Nelle liste della P2, rinvenute il
17 marzo 1981 nella villa di Gelli di Castiglion Fibocchi, risultavano
iscritti numerosi nomi di dirigenti dei servizi segreti:Miceli, Maletti,
La Bruna, D’Amato, Fanelli, Viezzer.
Vi risultavano anche Giuseppe Santovito,
Grassini e Walter Pelosi, capo del CESIS dal maggio 1978.
C’erano i nomi di numerosi altri
dirigenti, tra cui Musumeci, capo della segreteria di Santovito, Sergio
Di Donato e Salacone, dell’ufficio amministrativo…
Nelle liste della P2 c’era anche
una nutrita schiera di funzionari del SISDE.
Per molti iscritti la data di iniziazione
era immediatamente precedente o successiva al passaggio nei servizi segreti.
Nel 1962-64 il generale De Lorenzo
e il SIFAR predisposero principalmente un’attività di schedatura
dei cittadini e di preparazione di un possibile colpo di Stato.
Negli anni settanta i dirigenti
del SID (mutamento del nome del servizio segreto da SIFAR a SID, dopo lo
scandalo del “piano Solo”) esplicarono soprattutto azioni per proteggere
eversori di destra e sospetti autori di stragi.
Gli ufficiali del SISMI, che ne
costituirono le strutture occulte, nel 1978-81 spaziarono dalla trattativa
trilaterale con Br e camorra per la liberazione di Cirillo, al depistaggio
dei giudici impegnati nelle indagini sulla strage del 2 agosto alla stazione
di Bologna, dalla operazione “Billygate” al peculato, dalle macchinazioni
nei confronti dei collaboratori del capo dello Stato alla diffusione di
notizie calunniose attraverso la stampa, da loro stessi finanziata.
A somiglianza
della P2, della quale per altro la struttura era una articolazione, il
SUPERSISMI svolgeva un amplissimo ventaglio di attività,
tutte direttamente o indirettamente finalizzate a intervenire nella sfera
politica, il che era, con tutta evidenza, incompatibile con le finalità
d’istituto.
Quando Gelli
nel marzo del 1965 s’iscrisse alla massoneria nella loggia del Grande Oriente
“Romagnosi” di Roma, aveva già delle buone credenziali
come fascista della repubblica di Salò.
Contava sull’amicizia con Giulio
Andreotti e referenze con gli ambienti del Vaticano, una lista di cinquanta
nuovi iscritti molto qualificati.
Aveva legami con molti ufficiali
dei servizi segreti, in particolare col generale Giovanni De Lorenzo e
con il colonnello dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Allavena, reduci dalle
trame del “piano Solo”, (che sarebbe scattato se il governo di centrosinistra
avesse adottato un programma autenticamente progressista), e dallo scandalo
delle schedature del SIFAR, il nostro servizio segreto che in pochi anni
aveva raccolto 157 mila dossier, per usarli come arma di ricatto su politici,
militari, giornalisti, preti, privati cittadini, uomini di cultura.
Questi dossier passarono molto probabilmente
nelle mani di Gelli, che ne fece uno degli strumenti del suo stesso potere.
Allo stesso De Lorenzo, capo del
Sifar, venne dato il compito di organizzare l’esercito clandestino di Gladio.
Nel 1962, quando Antonio Segni salì
al Quirinale, De Lorenzo era impegnato con gli uomini della CIA di Roma
a creare “squadre d’azione per compiere attentati contro le sedi della
Democrazia cristiana e di alcuni quotidiani del Nord, da attribuirsi alle
sinistre; sono necessari altresì gruppi di pressione che chiedano,
a fronte degli attentati, misure di emergenza al governo e al capo dello
Stato.”
(Il brano è tratto da un
memorandum dei servizi segreti americani ratificato da De Lorenzo).
La carriera
di Gelli in Massoneria fu velocissima.
Nel dicembre
del 1966, poco più di un anno dopo la sua iscrizione alla massoneria,
venne nominato capo della loggia HOD, nota come P2, la più importante
e misteriosa di tutto il Grande Oriente.
La Commissione parlamentare d’inchiesta
ha sottolineato che il ruolo di Gelli crebbe di pari passo col defilarsi
di Frank Gigliotti ormai anziano.
Gigliotti, uomo della CIA, era un
feroce anticomunista, amico di molti mafiosi siciliani, ex agente della
OSS, la rete di spionaggio degli Stati Uniti in Italia durante la guerra.
Dalle logge massoniche americane
gli era stato affidato il compito di rimettere insieme quello che rimaneva
della massoneria conservatrice di piazza del Gesù, con il Grande
Oriente di palazzo Giustiniani.
Gigliotti rimise in circolo logge
come la “Alam” del principe Giovanni Alliata di Montereale, protagonista
di almeno un paio di mancati golpe e amico di boss mafiosi e finanzieri
alla Michele Sindona.
Gelli stesso rivendicherà sempre con orgoglio i legami con la destra americana più reazionaria.
I legami
tra la CIA e la P2 sono stati confermati in un’intervista al TG1 nel 1990,
dalle rivelazioni di Richard Brenneke e Razin, ex agenti della CIA, sui
finanziamenti dei servizi segreti americani alla P2.
Presero, quindi, l’avvio le inchieste
che portarono a scoprire il ruolo della CCI, la “Kriminal Bank”, usata
dalla CIA e dai trafficanti internazionali di valuta e di armi.
I due agenti parlarono anche di
qualcosa molto simile a Gladio.
Razin era stato addirittura supervisore
della Gladio europea.
Questa
intervista scatenerà una delle prime esternazioni del presidente
Cossiga e porterà alla rimozione del direttore del telegiornale,
Nuccio Fava, e alla esautorazione del giornalista Ennio Remondino, autore
dell’inchiesta.
Per Cossiga, allora capo dello Stato
, era inammissibile che i servizi di sicurezza di un paese amico venissero
attaccati in quel modo.
Bisognava prendere provvedimenti
contro dirigenti e funzionari Rai.
Con altrettanta foga reagì
qualche mese dopo, dando del “giudice ragazzino” a Casson che voleva interrogarlo
su Gladio.
Nella sua testimonianza resa ai giudici
di Bologna, che indagavano sul coinvolgimento del capo della P2 nella strage
alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, Tommaso Masci, primo portiere
nella seconda metà degli anni 70 dell’albergo romano Excelsior,
di cui Gelli era in quel periodo cliente fisso, tracciava una descrizione
efficace del formicolio dei potenti intorno a Licio Gelli.
Tra i visitatori di Gelli c’erano
politici, militari, giornalisti, alti funzionari dello Stato, banchieri.
Tra coloro che lo frequentavano, c’erano Andreotti, Cossiga, Craxi, Fanfani,
solo per fare i nomi più noti.
Tra i visitatori c’era anche il
bombarolo Paolo Aleandri, il terrorista di destra a cui Gelli aveva affidato
il compito di mantenere i contatti con Filippo de Jorio, consigliere politico
dell’onorevole Andreotti, che era latitante per il golpe Borghese del 1970.
Lo stesso Aleandri incontrò
nella stanza di Gelli il generale Vito Miceli, capo del SID, cioè
l’uomo che avrebbe dovuto arrestarlo.
Verso la fine del 1979 Alfredo De
Felice, della cerchia dei neofascisti, assistette ad un
incontro tra Gelli e il ministro del Commercio Estero Gaetano Stammati,
che doveva sottoporre a Gelli le bozze di un decreto economico del Governo.
Il deputato democristiano si iscrisse
alla loggia P2 nel 1977 e, poco dopo, diventò ministro del Commercio
estero del governo Andreotti.
Dopo le elezioni del giugno 1979,
l’incarico di formare il nuovo governo fu dato a Cossiga, che affidò
il ministero del Commercio Estero a Stammati, quando, precedentemente,
lo aveva promesso al liberale Altissimo.
Alle inferocite rimostranze dei
liberali, Cossiga rispose: “Non ne ho potuto fare a meno; ho ricevuto tante
pressioni…”.
Nello stesso tempo Gelli, nella
sua stanza all’Excelsior, si vantava con gli amici di avere imposto Stammati.
L’attività
della P2 negli anni ’70 era frenetica.
C’era la
pratica costante della raccomandazione e c’erano gli affari, e gli affari
intrecciati col potere che lo alimentavano.
Degli affari citiamo i più
noti: l’ Eni-Petronim, il banco Ambrosiano, il crak della Banca Privata
di Sindona, la scalata al “Corriere della Sera”, tutti collegati a scandali
e cadaveri come quello di Calvi, penzolante sotto un ponte di Londra o
quello di Ambrosoli, liquidatore della banca Privata di Michele Sindona.
A volte
gli uomini della P2 si servirono delle organizzazioni criminali: mafia,
camorra, ‘ndrangheta.
Collegamenti accertati dalle inchieste
giudiziarie sul finto rapimento di Sindona, sul caso Cirillo, sulla strage
del rapido 904, sull’omicidio di Roberto Calvi.
I nomi degli iscritti alla P2 ritornano
con ossessiva puntualità in tutte le indagini sui misteri d’Italia:
la strage sul treno Italicus, il caso Moro, la strage della stazione di
Bologna del 2 agosto 1980, il delitto Mattarella, il traffico di armi e
droga, solo per citarne alcuni.
Il treno
“Italicus”, linea ferroviaria Firenze-Bologna, il 4 agosto 1974
verso sera tardi, venne squassato dalla forte esplosione di una bomba ad
altissimo potenziale:12 persone morte e 105 feriti.
Apparve certo, fin da subito, che
la
strage era opera del neonazismo. Le indagini si diressero sul
gruppo di neofascisti di Arezzo e precisamente su Franci, Malentacci e
Tuti, che avevano legami anche con la P2. I tre sono rinviati a giudizio
e poi assolti. Il giudice istruttore di Bologna Angelo Vella, affiliato
alla massoneria locale, non coinvolge nessun piduista.
Il neofascismo terrorista era coinvolto nella grande operazione presidenzialista, che rappresentava e rappresenterà lo scopo principale a cui tende, trasversalmente a tutti i partiti, la politica italiana.
Luciano
Violante, partendo dal golpe presidenzialista, era arrivato
ai gruppi terroristici di estrema destra. “Sussistono prove – scrive –
di una corrispondenza tra Edgardo Sogno e l’avvocato Antonio Fante di Padova…Che
dagli elementi in atti appare che tale corrispondenza abbia ad oggetto
la costituzione di una organizzazione intesa a raggruppare tutti i gruppi
di estrema destra, tra i quali anche Ordine Nuovo, in epoca successiva
al decreto di scioglimento di questo gruppo.”
Spiega, inoltre, nella sua requisitoria
contro Sogno e Cavallo, Violante: “..Va considerato che l’allertamento
disposto venne a conoscenza di quei settori militari che molteplici fonti
di prova indicano come interessati all’iniziativa eversiva, disincentivando
per il momento la realizzazione del piano…”
I giudici
milanesi Turone e Colombo arrivarono alla scoperta degli archivi di Gelli
indagando sul finto rapimento e il soggiorno in Sicilia del bancarottiere
Michele Sindona.
I giudici milanesi, come quelli
di Palmi, che indagavano sulle nuove logge coperte, scoprirono
che attraverso la P2 passavano molti dei misteri e degli scandali italiani
di quegli anni, e furono costretti a suddividere in capitoli
il materiale raccolto:
· la P2 e lo scandalo Eni;
· la P2 e il Banco Ambrosiano;
· la P2 e lo scandalo dei
petroli;
· la P2 e la magistratura;
· la P2 e la Rizzoli;
· la P2 e i segreti di Stato;
· la P2 e i finanziamenti
all’eversione nera;
· la P2 e le stragi;
· la P2 e il sequestro Moro;
· la P2 e il caso Pecorelli.
Un altro gigantesco capitolo fu aperto
dall’inchiesta del giudice Carlo Palermo
sul traffico di armi, che coinvolgeva molti piduisti e da cui trasparivano
forti legami con la criminalità organizzata e col traffico di droga………….
Un intreccio solido quello che traspare
dalle inchieste giudiziarie su mafia e massoneria.
Prima che i giudici di Palmi riaprissero
il capitolo oscuro dei rapporti tra massoneria, traffici di armi, affari
sporchi e criminalità, altre logge coperte erano finite in inchieste
della magistratura.
A Palermo
il giudice Falcone, prima di essere costretto a trasferirsi
a Roma, si era a lungo occupato di massoneria. Aveva scoperto la loggia
di via Roma 391, dove politici locali e funzionari pubblici venivano iniziati,
insieme a mafiosi del calibro di Michele Greco e Giovanni Cascio, del quale
molti anni dopo verrà intercettata una telefonata in cui si parlava
in termini amichevoli di Gelli.
Gran maestro della loggia di via
Roma era Pietro Calacione, direttore sanitario dell’ospedale Civico di
Palermo e il Civico, forse non per una semplice coincidenza, era uno dei
feudi elettorali dell’onorevole Salvo Lima.
Falcone si era occupato di un’altra
inchiesta sull’intreccio tra mafia e massoneria e le indagini dei carabinieri
si erano svolte in tre direttrici: logge massoniche, rilevamento di società
sull’orlo del fallimento, contatti con i politici.
Le indagini erano arrivate fino
a Roma e a Milano.
Pino Mandalari, capo di alcune logge,
poi condannato a due anni di carcere per riciclaggio di denaro sporco,
in una telefonata intercettata, si vantava di potere arrivare fino alla
segreteria di Bettino Craxi; in altre telefonate si parlava del generale
Cappuzzo, siciliano già iscritto alla P2, di Salvo Lima, di alcuni
sottosegretari di governo.
Inesplorata
resta la questione delle coperture assicurate a Gelli dai politici, a cominciare
da Andreotti, suo grande amico, poi da Cossiga, da Fanfani, da Craxi, da
Forlani e da molti altri.
Fu scoperto
che dietro la sigla del circolo Scontrino di Trapani si celavano ben sei
logge massoniche e una superloggia coperta( loggia C), con iscritti deputati
regionali, alti funzionari e mafiosi.
La loggia C saltò fuori anche
nelle indagini del giudice Augusto Lama di Massa Carrara, sui traffici
di armi di Aldo Anghessa, un collaboratore dei servizi segreti italiani.
Questa storia intricata vede coinvolti anche dei neofascisti che, secondo
una sentenza della magistratura, avrebbero ricevuto tra l’altro finanziamenti
da Licio Gelli.
E’ un intreccio solido quello che
traspare dalle inchieste giudiziarie su mafia e massoneria delle logge
coperte.
Uno studio
attento della struttura massonica più conosciuta, la P2, fa rilevare
che la regione più rappresentativa tra gli iscritti alla loggia
di Gelli è proprio la Sicilia, che non è, storicamente, una
terra di grandi tradizioni massoniche.
La P2,quindi, risultò coinvolta
in molte inchieste giudiziarie sulle stragi e su alcuni omicidi politici
Non è un caso che a Castiglion
Fibocchi, alla villa di Gelli, perquisita dai carabinieri per ordine dei
magistrati milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone, il 17 marzo 1981,
i giudici milanesi siano arrivati, indagando sul misterioso soggiorno in
Sicilia di Michele Sindona, il bancarottiere di Patti, iscritto alla P2
e legato a filo doppio ad Andreotti.
Nel corso del suo finto sequestro,
Sindona si era avvalso dell’appoggio, tanto della massoneria quanto della
mafia.
Proprio
durante il suo soggiorno in Sicilia, nell’estate del 1980, si aprì,
con gli omicidi del commissario Boris Giuliano e del giudice Cesare Terranova,
la stagione dei cosiddetti delitti “eccellenti”.
E’ solo
un caso che nella stessa estate ci sia la strage alla stazione di Bologna?
Il 20 maggio 1981, il governo messo alle strette dallo scandalo, comunicò al Parlamento la lista dei presunti aderenti alla loggia segreta P2 di Licio Gelli, alla quale risultavano affiliati, tre ministri, un segretario di partito, i vertici dei servizi segreti, militari, imprenditori, parlamentari, banchieri, giornalisti. .
Ogni nome era preceduto da un numero
di fascicolo e da un numero di gruppo; seguiva un “codice”, al quale talvolta
seguiva il numero della tessera e un appunto relativo alle quote sociali.
Nella lista c’erano: 52 alti ufficiali
dei Carabinieri, 50 dell’esercito,
37 della Guardia della Finanza,
29 della Marina, 11 Questori, 5 Prefetti, 70 imprenditori, (uno era un
famoso costruttore di Milano, figlio di un dipendente della Banca Rasini,
pluriinquisito e pluriindagato), 10 presidenti di banca, 3 ministri in
carica, 2 ex ministri, il segretario di un partito di governo, 38 deputati,14
magistrati, sindaci, primari ospedalieri, notai e avvocati.
Gli elenchi della loggia segreta
P2 del Venerabile Maestro Gelli, come si può notare, erano impressionanti:
politici, imprenditori, giornalisti, alti gradi delle forze armate, tutori
dell’ordine pubblico, funzionari dello stato, dirigenti dei servizi segreti,
magistrati. E ancora,119 piduisti già insediati ai vertici delle
maggiori banche, nel ministero del tesoro, e in quello delle finanze.
Gente che spesso aveva giurato fedeltà
e obbedienza tanto alla Costituzione Italiana quanto alla massoneria.
Secondo
la commissione parlamentare d’inchiesta, l’elenco completo degli iscritti
alla P2 era all’incirca di 2500 nomi; ne mancano 1650. Solo la magistratura
ha avuto il coraggio di punire gli appartenenti alla P2.
L’assoluzione
più sconcertante è stata quella dei militari, voluta dal
ministro della Difesa Lagorio, socialista e iscritto alla massoneria.
Tra i 962
iscritti c’è anche il “nostro” presidente del consiglio del 2001,
l’on. Cav. Silvio Berlusconi.
Silvio Berlusconi risulta iscritto
alla loggia P2, con la tessera numero 1816, codice e.19.78, gruppo 17,
fascicolo 0625, il 26 Gennaio del 1978.
Lo stesso giorno in cui si era iscritto
Maurizio Costanzo, numero di tessera 1819.
Dagli atti della Commissione parlamentare,
ed in particolare dagli elenchi degli affiliati, sequestrati in Castiglion
Fibocchi, figura il nominativo del Berlusconi (numero di riferimento 625)
e l’annotazione del versamento di lire 100.000, eseguito in contanti in
data 5 maggio 1978, versamento la cui esistenza risultava comprovata anche
da un dattiloscritto proveniente dalla macchina da scrivere di proprietà
di Gelli.
Alla Magistratura
di Venezia Berlusconi, sotto giuramento, nega di aver versato personalmente
soldi per la sua iscrizione, contro tutte le prove portate a suo carico,
e per questo viene condannato come “spergiurio”, in via definitiva, dal
Tribunale veneziano.
Berlusconi
sarà comunque amnistiato, e così potrà diventare Presidente
del Consiglio nel 1994 e nel 2001.