DIRITTO
L'esame delle versioni contrastanti
la conferenza stampa del dott. Marcello Guida

Dall'attento e critico esame degli atti processuali, emerge che, subito dopo la precipitazione vi furono, da parte dei presenti, reazioni di sgomento dovute non tanto ai sentimenti di pietà verso il Pinelli quanto a considerazioni piu' o meno conscie delle conseguenze negative personali che da quell'episodio potevano loro derivare.

Ne sono prova evidente che il dott. Allegra dopo essersi portato le mani tra i capelli e lo stesso dott. Calabresi, non si preoccuparono di precipitarsi nel cortile e di accertare le condizioni di salute del Pinelli (coca che sintomaticamente fece solo il solo ten. Lograno, estraneo all'ufficio ed occasionale spettatore sia dell'interrogatorio che della precipitazione) ma di avvertire il Questore.

La circostanza che il Calabresi ed il Panessa manifestarono subito dopo con il Valitutti una sorta di inconsapevole risentimento con "l'ingrato" Pinelli, il primo affermando che il Pinelli aveva le mani in pasta dappertutto, era dentro fino al collo negli attentati del 25 aprile 1969 e cio' malgrado "la polizia non gli aveva mai dato fastidio" ed il secondo che Pinelli era un delinquente e, se si era buttato, voleva dire che in qualche modo era coinvolto negli attentati.

La circostanza infine che il dott. Allegra ed il dott. Calabresi riferirono al Questore, che il secondo si era allontanato dal suo ufficio, non per consegnare il vebale dell'interrogatorio ormai già terminato, ma per riferire subito al Capo dell'Ufficio che il Pinelli era rimasto visibilmente scosso allorchè gli era stato detto che Valpreda aveva confessato (arg. ex On. Alberto Malagugini, giornalista Camilla Cederna del 6-04-1970 e dott. Marcello Guida del 28-06-1974 ed ex rapporto Allegra 16-12-1969
nr. 33810/U.P.)

Ma quella stessa notte un altro episodio che, a parere del giudicante, ebbe notevole influenza sul comportamento dei protagonisti della vicenda.
Il dott. Guida, Questore di Milano, nonostante l'Onorevole Malagugini avesse richiamato la sua attenzione sulle gravi responsabilità che si assumeva nel rendere pubblico il suo convincimento sulla responsabilità  negli attentati, degli anarchici in generale e del Pinelli in particolare (e questa circostanza dovette avere certamente il suo peso nella formazione di probabile convincimento da parte degli Ufficiali di P.G. presenti, che il Questore non agisse di sua iniziativa), tenne una conferenza stampa sulle modalità della morte del Pinelli nel corso della quale fece affermazioni, poi riportate dalla stampa, quali: "Era fortemente indiziato". "Ci aveva fornito un alibi ma questo era completamente caduto".
"I  funzionario e l'ufficiale gli hanno rivolto l'ultima contestazione. Un mome, un gruppo: li conosceva? Li aveva visti? Quando? Poi sono usciti dalla stanza, Di improvviso Giuseppe Pinelli è scattato. Ha spalancato i battenti della finestra socchiusi e si è buttato nel vuoto". ("Corriere della Sera" del 16-12-1969).
"Quando si è accorto si è accorto che lo Stato che lui combatteva lo stava per incastrare, ha agito come avrei agito io stesso se fossi stato un anarchico ("l'Unità" del 17-12-1969).
"E' stato coerente con i sui principi. Se fossi stato lui avrei fatto la stessa cosa. Quando ha visto che la legge lo aveva preso si e' tolto la vita" ("Corriere d'Informazione" del 16-12-1969),
affemazioni che nessun dubbio potevano lasciare sulla colpevolezza
del Pinelli.
Ora, la preoccupazione di cui si è detto e la piu' o meno consapevole certezza che la versione dei suicidio era gradita "AI SUPERIORI", che avevano senza esitazione alcuna, utilizzata come strumento per avvalorare la tesi della colpevolezza degli anarchici, ebbero un'influenza certamente notevole nella formulazione delle versioni dell'accaduto che ciascuno dei prsenti dette al Magistrato del P.M. dott. Caizzi il successivo giorno 16.12-1969.

Il brig. Panessa infatti parlo' di "scatto felino", il ten. Lograno ed il brig. Mainardi di "scatto verso la finestra", il brig. Mucilli di "tuffo oltre la ringhiera"

La riprova di tanto e' data dal fatto che, quando i protagonisti vengono chiamati di nuovo a deporre nel corso del dibattimento Baldelli, allorchè queste preoccupazioni e suggestioni sono cessate (era stato pronunciato il decreto di archiviazione nel procedimento penale relativo alla morte del Pinelli ed il P.M. ed i Magistrati di Roma, che avevano proceduto all'istruttoria nel procedimento relativo agli attentati del 12-12-1969, avevano escluso qualsiasi responsabilità dello stesso Pinelli) abbandonano i toni prima tanto univoci, sicuri, sia sulla repentinità dello scatto che sul tuffo volontario oltre la ringhiera.

Il tenente Lograno ammete, al'udienza de 14-10-1970, di non aver visto lo scatto verso la finestra nè il tuffo oktre la ringhiera dichiarando: "Dopo che Pinelli introdusse la mano fra i battenti mi distrassi, sentii il rumore delle ante e vidi i due sottufficiali che facevano di tutto per portarsi nel vano del balcone. Vidi le suole delle scarpe di Pinelli all'altezza della ringhiera.

Il brig. Mucilli all'udienza del 29-10-1970 ammette, a sua volta, di non aver visto Pinelli tuffarsi oltre la ringhiera e dichiara: "Sentii gridare si e' buttato ed il rumore dello sbattere della finestra, i piedi di Pinelli (che precipitava a testa in giu') erano già oltre la metà della ringhiera."

Il brig. Caracuta all'udienza del 28-10-1970 ammette di avere mentito quando dichiaro' al P.M. dott. Caizzi di aver visto Pinelli fare un balzo repentino verso la finestra spalancata e buttarsi nel cortile e dichiara: " Mentre rileggievo le copia del verbale udii sbattere la finestra, vidi Panessa (nei pressi della ringhiera) sporgersi come per trattenere qualcosa".

Mainardi e Panessa infine, pur mantenendo ferma la versione del suicidio, non parlano piu' dello scatto felino verso la finestra da parte del Pinelli, ma solo di apertura repentina del battente e di balzo nel vuoto.

Ora, da queste versioni, che appaiono piu' attendibili, non solo per l'assenza di preoccupazioni e suggestioni, ma anche perche', nella loro varietà, meglio si accordano con la normale diversità di percezione che piu' persone presenti ad un episodio devono avere per la necessariamente diversa condizione di attenzione e per il diverso "tempo di reazione agli stimoli" di ciascuno, ri ricava in maniera chiara ed inequivocabile che:

1) Pinelli si avvicino' alla finestra-balcone ed apri' il battente in maniera assolutamente normale come se volessa scuotere la cenere della sigaretta o prendere una boccata d'aria.
Se cosi' non fosse infatti il ten. Lograno, che vide Pinelli mentre infilava la mano tra i battenti socchiusi, avrebbe gridato per richiamare l'attenzione del Mainardi e del Panessa che erano nei pressi, o quantomeno non avrebbe distolto la sua attenzione cosi' come fece.

2) il rumore dell'anta sbattuta fu contemporaneo al grido lanciato dal Mainardi e precedette di frazioni di secondo, se nonfu addirittura contemporaneo o successivo, la precipitazione.
Pur voltandosi di scatto verso il punto da cui proveniva il rumore e il grido, nessuno degli altri presenti nella stanza, oltre al Panessa ed il Mainardi, e compreso lo stesso brig. Sarti che si trovava sulla porta, ebbe modo infatti di vedere Pinelli mentre superava la ringhiera.
Sarti e Lograno videro i piedi del corpo che precipitava a testa il giu' all'altezza della parte superiore della ringhiera;
Mucilli vide la sola parte inferiore del corpo oltre la metà della ringhiera;
Mainardi, infine, non riusci' a vedere il corpo che precipitava ma solo Panessa che si sporgeva dalla finestra per trattenere qualcosa.

Ammesso e non concesso quindi che fu Pinelli con un suo movimento a sbattere il battente (e non Mainardi nel tentativo di bloccare il corpo),
egli non torno' indietro per spiccare il balzo.

Fra il rumore ed il momento in cui il corpo si trovava oltre la ringhiera non intercorse infatti che il brevissimo tempo di un uomo ad uno stimolo acustico (cosi' com'è dimostrato dalle diverse percezioni dei singoli in reazione al diverso tempo soggettivo di reazione) tempo cetamente inferiore a quello che avrebbe impiegato Pinelli a tirarsi uno o piu' passi indietro e spiccare un salto.

3) il primo delle presone presenti nella stanza a gridare "Si è buttato, si è buttato" e ad uscire nel corridoio gridando la stessa frase fu il ten. Lograno.
Ed egli, non avendo visto le modalità della precipitazione, cio' fece, non per scienza diretta, ma per logica deduzione.
L'ultima volta che aveva visto Pinelli era nei pressi del balcone, da solo.
Poi stava già precipitando nel vuoto, ergo si era buttato.

paragrafo 5: indagini sul punto di caduta

 
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