DIRITTO
le risultanze sul punto di caduta

L'accurato esame delle risultanze processuali consente di ritenere, senza ombra di ragionevole dubbio, che il corpo del Pinelli cadde nell'aiuola, in zona compresa tra i mt. 2 circa e mt. 2,66 dalla parete su cui si apre la finestra del comm. Calabresi  e tra i mt. 270 circa e i mt. 3,50 circa dalla parete a sinistra per chi entra in questura.

Esso, dopo la caduta, era posto in posizione quasi parallela alla prima parete e con la testa piu' prossima dei piedi alla parete stessa, la parte alta del corpo rivolta verso la parete e le estremità inferiori rivolte verso il vialetto centrale del cortile.

Il teste Massimo Cambiaghi, barelliere dell'ambulanza, che nel corso dell'esame testimoniale eseguito sul posto, ha dichiarato che il corpo del Pinelli si trovava con il capo a mt. 2,32 dalla parete prospicente ed a mt. 3,59
dalla parete sinistra, Ha ricordato anche, con certezza, non solo di aver osservato  con il suo compagno di equipaggio, subito dopo , che se il corpo fosse caduto poco piu' in la si sarebbe sfracellato sulla pietra del vialetto circostante l'aiuola (vialetto che misura dalla prete all'aiula mt. 1,66)
ma anche che per giungere nei pressi del corpo dovette girare intorno ad un albero, che gli dette fasvtidio durante le operazioni di caricamento.

L'altro barelliere, il Peralda, dal canto suo, sentito dal P.M. nell'immediatezza dei fatti, ha dichiarato che il corpo si trovava nell'angolo sinistro dell'aiuola, (per chi entra in Questura) tra la siepe e l'albero.

I testi Domenico Pitea, Benito Sicchiero, Corrado Angelino e Giacomo Salmieri, ancora, esaminati sul posto, sono stati assolutamente concordi nel dichiarare che il corpo del Pinelli si trovava , in posizione pressocchè parallela alla parete prospiciente, in zona dell'aiuola  molto prossima a quella indicata dai soprracitati testi Cambiaghi e Peralda.

Ora tali deposizioni sono certamente di quelle rese a questo G.I. dai testi Antonio Manchia e Aldo Palumbo, che hanno dichiarato che il capo del Pinelli dopo la caduta si trovava rispettivamente a mt. 4,12 e 4,04 dalla parete prospiciante.

Non solo infatti il Manchia ed il Palumbo osservano il corpo del Pinelli solo per un attimo ed in preda a viva emozione certamente seguita alla scoperta, mentre il Pitea, il Sicchiera, l'Angelino ed il Slmeri si trattennero presso il corpo del Pinelli anche dopo aver vinto l'emozione, ma per tutto il tempo che esso giacque nell'aiuola in attesa dell'ambulanza, ma gli stessi Manchia e Palumbo, sentiti dal P.M. dott. Caizzi, nell'immediatezza dei fatti dichiararono concordemente che il corpo cadde a circa due metri o poco piu' in dalla parete prospiciente (vedi dep. fg. 46 e 47 - 70 e 71 in vol, III cart. I )

Le deposizioni del Cambiaghi, Peralda, Pitea, Angelino, Sicchiero e Salmieri poi, trovano riscontro in circostanze obbiettive incontrovertibili.
L'unico albero dell'aiuola invero, sito nell'angolo sinistro, per chi entra nella Questura (gli altri sono in parti diverse dell'aiuola e rispettivamente
a mt. 6,50 8 e 10.50 dalla verticale della finestra dell'ufficio del dott. Calabresi) e' quello il cui fusto, come e' emerso dalle ispezioni, dista mt. 2,66 dalls parete prospiciente e mt. 2,71 dalla parete sinistra.
E che proprio questo fosse l'albero cui fecero riferimento Cambiaghi e Peralda e' dimostrato, dal fatto che esso subito dopo la precipitazione, presentava (come risulta da numerose fotografie scattate dopo pochi minuti dai numerosi fotografi delle redazioni dei quitidiani di Milano accorsi sul postoed il mattino successivo dai fotografi della Polizia scientifica) alcuni dei rami, rivolti verso la parete prospiciente, spezzati di fresco (vedi foto nn. 4-5-6-7 del vol.  VI, cart, I e nn. 6-8- 11-14-17 del vol. VIII. cart 3). E i rami non potevano essere spezzati che dal corpo del Pinelli durante la caduta.

Del resto, non e' senza significato, che la traiettoria con punto di caduta nella zona dell'aiuola indicata, passi vicino alla leggera della gronaia all'estremità del cornicione del terzo piano e sulla verticale della metà di sinistra (per chi si affaccia) della finestra dell'ufficio del comm. Calabresi.

E tale deformazione, posto che su tutta la lunghezza e profondità del cornicione non ne sono rilevate altre, posto che il Palumbo avverti' anche rumori paragonati a scatolone che urti qualcosa ( ed e' proprio questo il rumore che provoca l'urto di un solido contro la lamiera che riveste il cornicione e termina formando la grondaia) e posto chePinelli nella precipitazione perse una delle scarpe che fu rinvenuta ed una certa distanza dal corpo, fu con ogni verosimiglianza dovuta ad impatto di una estremità del corpo in caduta.

A questo punto è appena il caso di aggiungere che la conclusioni cui è giunto il Giudice Istruttore, non sono per nulla contrastate dalle diverse conclusioni cui sono giunti i periti e i consulenti di parte.

Essi infatti hanno fissato il punto di caduta rispettivamente a quattro e cinque metri (ottenuti aggiungendo alla determinazione dei periti la distanza fra
il vertice del capo e il baricentro) facendo una media matematica tra le varie distanze indicate dai rìtestimoni.

Questo criterio statistico non puo' essere assolutamente accetteto sul piano processuale.

I dati sicuramente emersi dall'istruttoria e si qui esposti consentono di passare ad un serio e consapevole esame delle varie ipotesi di precipitazione e di vagliarne la validità o verosimiglianza.
 
 

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