DIRITTO
La macchia ovolare - il colpo di Karatè

Altra parte della perizia eseguita subito dopo la morte del Pinelli, che suscito'
l'interesse di coloro che non credevano alla versione ufficiale del suicidio, fu quella relativa "all'area grossolanamente ovolare" sulla superfice posteriore del torace, alla base del collo di cm. 6x3, nella quale l'epidermide appariva lievemente ispessita con maggiore evidenza del disegno reticolare, di colore piu' chiaro rispetto alla cute circostante che appariva violacea per ipostasi.

Di tale reperto la perizia non dava altra spiegazione oltre a quella che
"al taglio non si erano riscontrate infitrazioni imorragiche dell'epidermide e del derma".
Cio' faceva ritenere che si trattasse di una lesione che, a differenza di tutte le altre, era caratterizzata da ischemia anziche' da infiltrazione emorragica dei tessuti.

Se cosi' era, anch'essa andava riferita ad un'azione lesiva di tipo contusivo, difficilmente ricinducibile o compatibile con la precipitazione dall'alto, come le altre lesioni.

Affiorano quindi perplessita' varie, che giunsero sino alla formulazione dell'ipotesi che essa fosse dovuta ad un colpop di "Karatè" (di colpo di Karatè parlo' esplicitamente il settimanale "Lotta Continua" nel n.12 del 14-5-1970).
Tali perplessità colpirono anche il Collegio  chiamato a giudicare Pio Baldelli, direttore rsponsabile di "Lotta Continua", per il reato di diffamazione a mezza stampa nei confronti del Commissario Luigi Calabresi.
Esso infatti con ordinanza del 18 dicembre 1970 ritenne necessario procedere a perizia medico-legale collegiale, al fine di accertare:

"Se la cennata risultanza necroscopica era, in sede di accertamento tecnico, da ascrivere, pur tenuto conto della accertata assenza di manifestazioni emorragiche:

1) ad azione fisica violenta esercitata sul corpo del Pinelli subito o immediatamente prima della precipitazione al suolo dall'altezza di mt. 19,45,
azione fisica determinante in quest'ultimo uno stato di incoscienza totale o parziale, provvisorio o permanente;

2) ovvero ad un eventuale rimbalzo del corpo del Pinelli dovuto durante la precipitazione o al termine della stessa;

3) ovvero alle conseguenze dell'impatto stesso del corpo di Pinelli contro il suolo del cortile della Questura Centrale di Milano.

Il Collegio peritale composto dai proff. Vittorio Chiodi, Aldo Franchini e Francesco Introna, rispettivamente direttori degli Istituti di Medicina Legale di Firenze, Genova e Padova, il 25 marzo 1971 deposito' la relazione peritale concludendo: "Sulla base della valutazione critica degli elementi sottoposti al nostro esame (verbale di autopsia,, perizia, fotografie del cadavere) riteniamo che la "area ovolare" descritta dai periti sulla superfice posteriore del torace, alla base del collo, non sia l'effetto di un trauma contusivo, ma sia un fenomeno tanatologico per compressione da appoggio in zona ipostatica".

Poiche' il tribunale non consegno' al Collegio Peritale il reperto anatomico ancora conservato in formalina presso l'Istituto di Medicina Legale di Milano, reperto che di conseguenza non fu preso in esame dai periti, le perplessità furono appena sopite.
Esse pertanto riaffiorarono nel corso della presente istruttoria.
A tale proposito il Collegio Peritale nominato da questo Giudice Istruttore nella sua relazione conclusiva ha scritto:
"Quanto all'area ovolare descritta "alla base del collo" sulla faccia posteriore del torace del Pinelli e' da discutere se si tratti di una lesione vitale (riportata prima o nel corso della precipitazione) o di un evento post-mortale).

"Nella prima eventualità e considerato che si tratterebbe ovviamente di una lesione contusivìa, sono anzitutto da eliminare l'ipotesi della irritazione semplice (che non lascia tracce sul cadavere), della escoriazione, della quale mancano i reperti di incartapecorimento cutaneo e tanto piu' la presenza di crosta, il colorito bronzeo ecc., e della echimosi, che ovviamente sarebbe stata ben evidente per il caratteristico colorito, che nel caso in esame mancava.
Si e' prospettata, in  particolare, l'ipotesi diretta a identificare "l'area ovalare" in discussione con una "impronta negativa" analoga a quelle descritte dal Walcher (Beltr. gen. Med. 1932 p. 98) per lesioni prodotte con colpi di frusta o di bastone e che si presentano come una striscia ischemica, delimitata peraltro da due strie marginali iperemicoecchimotiche.
Tale lesione sarebbe stata piu' precisamente dovuta a un corpo contundente
a superfice pianeggiante, delimitata da spigolo acuti.
"Analoghe "impronte negative" o "lesioni anemiche" o "ischemiche" sono state osservate dal Bàlazs (Dtsche Ztschr. ger Med., 1933)
 in corrispondenza degli arti inferiori  e delle regioni glutee in donne che si erano precipitate in acqua da un'altezza di circa 10 metri e l'Autore intepreto'
come dovute alla violenta compressione fra la superfice dell'acqua e il piano scheletrico sottostante alle parti molle e in particolare ai piani cutanei soggetti all'urto.
Dal canto suo il Pensold (Dtsche Ztsche. ger. Med. 1938) trovo' una "impronta negativa" sulla coscia di una persona precipitata dall'alto di un terzo piano, nella zona cutanea che aveva urtato a piatto contro il suolo.
All'esame istologico si osservava, nel caso, ischemia dei capillari della zona biancastra centrale e replezione vascolare con piccoli focolai emorragici in corrispondenza dei margini, situati prevalentemente nello spessore del derma.
"Ha messo in evedenza il Pensold che "l'impronta negativa" puo' essere appena apprezzabile se situata in zona elevata del cadavere, mentre e' bene evidente nei suoi caratteri essenziale (pallore centrale con iperemia dei margini) se la lesione risiede in zona declive.
Lesioni di questo tipo sono state poi descritte da Tomio Watenabe (Atlante, op. cit.) dal Procop (Lehrbuch ger. Med, Berlino 1960) ed altri.
"Osserviamo che nel caso Pinelli "l'area ovalare" per quanto situata in zona declive del cadavere, era del tutto priva del caratteristico alone congestizio-emorragico, il che fa ritenere non verosimile l'ipotesi della "impronta negativa" e con cio', considerato anche quanto si e' detto in precedenza, l'altra eventualità del trauma contusivo locale, sufficiente a provocare - tanto piu' data la sede non idonea - un tubamento soppressivo dello stato di coscienza.
Riteniamo pertanto piu' verosimile che l'area ovalare null'altro fosse se non un reperto tanatologico, dovuto a un meccanismo di compressione della cute in zona declive, che ha impeditoil costituirsi in quel punto della ipostasi;
compressione esercitate precocemente ad opera di qualche superfice sporgente dal piano di giacitura del cadavere nel deposito mortuario (ad esempio il "ceppo" che si colloca sotto il collo del cadavere).
"E' stato affewrmato che "l'area ovalare" altro non sarebbe che l'effetto di una violenza traumatica esercitata sul Pinelli prima della precipitazione e tale da produrre perdita di coscienza.
"Osserviamo anzitutto che  l'ipotesi si presenta assai poco verosimile, in quanto la sede di applicazione della violenza e la sua indubbiamente modesta intensità la rappresentano come non idoneaad incidere sullo stato di coscienza del soggetto.
Infatti abbiamo localizzato l'ubicazione di detta macchia come corrispondente al livello VII cervicale I toracica.
"La sede, infatti, non e' fra quelle cosidette reflessogene ed e' anatomicamente ben lontana dalle strutture encefaliche del tronco e della base, ove hanno sede i meccanismi fisiologici regolatori della coscienza,
si che soltanto nel caso di una violenza di tale intensità da determinare una commozione del midollo cervicale con espanzione verso l'alto fino alle strutture endocraniche, ovvero tale da determinare un violento "colpo di frusta" (violenta iperestezione del capo da contraccolppo, co stiramento esercitato sui tonchi arteriosi vertrebali e conseguente transitoria ischemia cerebrobasilare), si potrebbe opinare l'insorgere di un fugace stato d'incoscienza.
"Ma in entra
mbe le due ipotesi l'azione contusiva deve essere di tale entità che non potrebbero mancare gli effetti contusivi locali ben evidenti (rilevanti manifestazioni ecchimotiche) anche a livello della cute, quali non si possono considerare i minuscoli spandimenti ematici, inapparenti all'esame macroscopico non evidenziati dai precedenti Periti che si sono limitati ad esaminare gli strati superficiali della cute ed evidenziati soltanto da noi estendendo l'esame degli strati profondi della cute (strato adiposo)

"Dobbiamo quindi concludere che si tratto' al piu' di un'azione traumatica assolutamente inidonea a determinare effetti clinico-funzioneli di qualche importanza e tanto meno da perdita di coscienza, sempre per di piu' confermando che la violenza potrebbe essersi esercitata nel complesso meccanismo traumatologico della precipitazione.
"Quanto al reperto  di "lieve ispessimento" cutaneo descritto dai primi Periti a carico della cute dell' "area ovalare" osserviamo che tale descrizione macroscopica non e' stata confermata dall'esame istologico, mentre non sapremmo come interpretare la sommariamente descritta "maggiore evidenza del disegno reticolare" se non, forse, con l'impressione della trama della maglia indossata dal Pinelli, evidentemente -come risulta dalle indagini fotografiche- nelle zone interessatw dalle lividure cadaveriche.
E' appena da accennare che la cute non presenta abitualmente nessun isegno reticolare".
I consulenti di parte dal canto loro, prospettarono l'ipotesi che "l'area ovalare" potesse essere stata determinata da forte azione contusiva che aveva determinato "violenta ipertenzione del capo" con conseguente  stato d'incoscienza.
L'ipotesi fu prospettata in base alla considerazione che i periti avevano riscontrato, esaminando al microscopio il reperto prelevato dal primo Collegio Peritale al momento dell'autopsia, delle infiltrazioni ematiche, se pur di modestissima entità che mal si conciliavano con la conclusione dei periti di "reperto tanatologico".

Ora, ritiene il giuduìicante che tale ipotesi non sia assolutamente convincente data la modestissima consistenza delle infiltrazioni ematiche riscontrate.

Di cio' si sono resi conto gli stessi consulenti quando, per superare l'ostacolo, hanno fatto riferimento ad un non meglio precisato "mezzo lesivo atto a non lasciare traccia".
Essi, del resto, non hanno potuto negare che cominque lo stato di incoscienza determinato sarebbe stato "fugace".
Uno stato cioe' d'incoscienza di pochi secondi e tale da non giustificare assolutamente nè sitazioni di panico nè la decisione drastica della simulazione del suicidio per precipitazione.

Cio' posto, le conclusioni dei Periti appaiono piu' che corrette sul piano scientifico e per nulla contraddittorie.

Fermo restando il reperto tanatologico, la modestissima infiltrazione ematica potrebbe indiscutibilmente essere dovuta ad una qualsiasi causa coeva o successiva alla precipitazione (non bisogna dimenticare che il Pinelli era ancora in vita dopo la caduta, ancora in vita durante il trasporto in Ospedale, ancora in vita al momento dell'esame radiografico ed ancora in vita durante le operazioni di rianimazione, ne bisogna dimenticare che non fu esaminata la condizione del punto dell'aiuola ove cadde ed in cui poteva essevi una pietra o un qualsiasi altro corpo duro).

La verità e' che, com'è  universalmente riconosciuto, in casi di precipitazione
il contributo all'accertamento della verità che puo' darer il semplice e solo esame medico-legale è sempre modesto e limitato.
Ne sia prova il fatto da parte che i  periti in relazione alla spiegazione delle cause di ogni lesione "ante mortem" hanno usato l'espressione "verosimile"
e dall'altra i consulenti tecnici, mentre non hanno contrastato con convinzione le argomentazioni tecnico-legali, hanno contrastato con estrema decisione le argomentazioni sull'ipotesi della caduta con slancio attivo prospettata come "maggiormente verosimile" dai periti.

Fu proprio per la consapevolezza dei limiti del contributo che le indagini medico-legali in particolare e tecniche in generale possono dare in casi di precipitazione che questo Giudice Istruttore parallelamente si preoccupo' di stabilire con la massima esattezza possibile il punto di caduta del corpo, di disporre una seri di ispezioni e di esperimenti (stimolando sempre la dialettica tra i periti, consulenti e difensori delle parti, per l'apporto che essa, naturalmente, dava alla prospettazione e risoluzione dei problemi),
di procedere ad un accurato e critico riesame degli atti sia della prima istruttoria che del dibattimento a carico di Pio Baldelli, di eseguire infine, una serie di indagini istruttorie collaterali.

paragrafo 4: L'esame delle contrastanti versioni
e la conferenza stampa del dott. Guida

 
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