Scuola al via tra riforma e proteste
Le testimonianze: mense care, classi affollate
Il ministro la definisce il più grande licenziamento di massa, una giornata epocale.
E ieri migliaia di precari hanno bloccato lo Stretto di Messina.
"Ponte sì, ma per la scuola"


Messina 12 settembre 2010, traghetti e treni bloccati per ore:
protestano contro i tagli dei posti di lavoro previsti dal ddl Gelmini.


 Il blocco ai traghetti per Villa San Giovanni
MESSINA -  Un migliaio di precari della scuola, sul molo delle Fs all'imbarcadero di Messina, ha bloccato il collegamento da e per Villa San Giovanni intorno alle 13, occupando tutte le invasature. Per ore le navi non hanno potuto salpare nè attraccare. Anche i precari radunati sulla sponda calabrese dello Stretto, a Villa San Giovanni, hanno bloccato il viale che dagli imbarcaderi conduce verso l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, con conseguente paralisi del traffico. Alcuni dei manifestanti hanno fatto presente che quella di oggi è stata solo una dimostrazione di ciò che possono fare e che sono pronti a bloccare di nuovo e più a lungo i collegamenti nello Stretto. L'iniziativa si è conclusa intorno alle 15, prossimo appuntamento il 18 settembre a Palermo. Polemiche per l'iniziativa della Questura, che ha identificato molti manifestanti. 25 persone sono state segnalate all'autorità giudiziaria "per eventuali reati contro l'ordine pubblico".

Stamattina il comitato Insegnanti precari della Sicilia ha organizzato a Messina l'iniziativa "Invadiamo lo Stretto: un ponte per la scuola". In tutto sono oltre quattromila (non più di 2500 per la questura) i manifestanti che hanno protestato contro i tagli dei posti di lavoro previsti nel ddl Gelmini. Insegnanti e personale Ata, provenienti da tutte le province della Sicilia, si sono radunati in piazza Cairoli, e tanti precari sono arrivati, per manifestare, anche da Basilicata, Campania e Puglia. Alcuni indossando t-shirt con scritto "Nè farabutti, nè fannulloni, sono lavoratori", e intonando cori come "Vogliamo un solo licenziato: ministro Gelmini disoccupato". Tante le bandiere della Cgil e tante anche le forze dell'ordine.

Una precaria di 25 anni, Claudia Urzì, del coordinamento di Catania, ha spiegato: "Quello di oggi è un ponte umano che unisce le giuste rivendicazioni dei lavoratori, contro quel ponte degli sprechi che dovrebbe unire Sicilia e Calabria". I precari chiedono che proprio i fondi per il collegamento stabile tra le due sponde dello Stretto vengano utilizzati, invece, per la loro stabilizzazione nella scuola. La protesta in Sicilia è stata promossa dalla "Rete dei precari" di Agrigento e vi hanno aderito Flc-Cgil, Cobas, Coordinamento dei precari in lotta e Comitati provinciali, Pd, Idv e Sinistra Ecologia e Libertà, gli studenti medi, l'Udu, il Coordinamento genitori democratici ed una delegazione del Comitato genitori di bambini autistici di Palermo e l'associazione politico-culturale "DeM - Democratici e milazzesi".

Oltre alla cancellazione del provvedimento del governo che prevede la soppressione di 130mila posti, tra docenti e Ata, entro il 2011, i precari chiedono "a gran voce le dimissioni del ministro Gelmini a causa di una politica fallimentare e distruttiva sul settore della conoscenza". Secondo la Flc-Cgil siciliana, che ha aderito alla protesta, "i tagli agli organici sfasciano la scuola pubblica, dividono socialmente il paese allontanando ancora di più il nord dal sud, rompendo i legami sociali e solidali".

All'iniziativa sullo Stretto di Messina ha partecipato anche uno degli ultimi docenti supplenti ancora in sciopero della fame: si tratta di Giuliana Lilli, del coordinamento precari scuola di Roma, che da una decina di giorni porta avanti, realizzando una sorta di staffetta, il digiuno iniziato dai due precari siciliani Giacomo Russo e Caterina Altamore.


Riforma, l'orgoglio della Gelmini
Il ministro: "Parte una riforma storica".
Ma il debutto di tre milioni di studenti è accompagnato da disagi e polemiche.
Insegnanti, precari e genitori sul piede di guerra 
12 settembre 2010 SALVO INTRAVAIA

ROMA 12 settembre 2010 - Il ministro Mariastella Gelmini la definisce "una giornata storica". Via alla riforma della scuola, oggi, con la prima campanella per oltre tre milioni di studenti, ma è un debutto tra un rumore assordante di polemiche. La rabbia dei precari, le critiche alla scuola coi simboli leghisti e dalla festa del Pd Pierluigi Bersani parla di "licenziamento di massa" dei precari e di "emergenza nazionale" per l'istruzione.
"La scuola italiana - dichiara la Gelmini - cambia e parte la riforma che era attesa da decenni. Viene completamente ridisegnata la struttura della superiore, all'insegna della chiarezza e della modernità". Oggi partono i nuovi licei, i nuovi istituti tecnici e professionali che consentiranno, nota il ministro, "maggior collegamento tra scuola e lavoro, più attenzione alle materie scientifiche, più inglese e rilancio dell'istruzione tecnica e professionale". Ma viene anche messo alla prova il tetto del 30 per cento, caldeggiato dalla Lega, di alunni stranieri per classe, e parte pure il countdown sulle assenze alle superiori: massimo 50 giorni in un anno, pena l'automatica bocciatura senza appello. 

A tenere banco in queste ore è la polemica sul nuovo polo scolastico di Adro (Brescia), dedicato all'ideologo della Lega Gianfranco Miglio. L'esposizione del "Sole delle Alpi" (simbolo della Lega) su banchi, vetrate e perfino sullo zerbino non è andato giù neppure alla ministra di Leno. "Francamente, il sindaco di Adro ci ha abituato ad un centro folklore, ad un certo estremismo, che ovviamente io come ministro dell'Istruzione - dice la Gelmini - non condivido, ma forse nemmeno tutto il partito della Lega può condividere esasperazioni che non fanno bene neanche a quel movimento". Una vicenda, questa di Adro, che Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria del Pd, bolla come "inqualificabile" e da "ventennio" fascista. 
L'inquilino di viale Trastevere si sofferma anche sulla prima B dell'elementare Laparelli di Roma, con 19 bambini stranieri e neppure un italiano. "Abbiamo introdotto una regola, andrò a verificare nel caso di specie come mai ci ritroviamo con una classe di soli immigrati". "Il tetto del 30 per cento - spiega - serve per evitare che alcune classi diventino classi ghetto". E mentre Bersani definisce il taglio di 133mila posti in tre anni varato dall'esecutivo come "il più grande licenziamento di massa della nostra storia", la Gelmini apre ai precari parlando "150mila assunzioni in otto anni". Per risolvere il problema del precariato l'unica soluzione è il numero programmato introdotto dalle nuove regole per il reclutamento annunciate tre giorni fa. "Entro il 2018 assorbiremo 220 mila precari" assicura il ministro. Ma una pubblicazione dello stesso dicastero la smentisce: serviranno forse 15 anni.


Mense più care, classi super affollate così protestano genitori e insegnanti
Sono già centinaia i messaggi arrivati a "Come va scuola?", l'iniziativa di Repubblica.it per raccontare l'inizio dell'anno scolastico. E le incognite sulla riforma Gelmini, a leggere queste storie, sono parecchie

Centinaia di interventi a Repubblica.it
Sono le prime voci dalle scuole che oggi tornano ad affollarsi. Ma la tensione intorno all'anno scolastico della riforma Gelmini - e dei tagli concordati da ministro nella Finanziaria - è già esplosa nelle settimane precedenti: proteste di precari (clamorosa quella di ieri a Messina), genitori e insegnanti alle prese con mille disfunzioni. Ecco alcune testimonianze mentre i messaggi dei lettori continuano ad arrivare allo speciale "Come va a scuola?"
 


Roma 
Per un bambino disabile
da 22 a 14 le ore di sostegno 
Il taglio del governo l'anno scorso ha provocato nei confronti di mio figlio diversamente abile di 9 anni (con diritto di avere a scuola il rapporto 1 a 1 tra lui e la figura educativa) un taglio di ben 14 ore di sostegno su 22. Questo taglio ha provocato un danno a mio figlio a livello educativo e l'indignazione del team di maestre che si prendono cura della sua istruzione.
Laura Trebbiani, genitore 

Cagliari
Via i collaboratori scolastici
e l'istituto rischia di non aprire 
Nella mia scuola in tre anni sono stati tagliati 3 posti da collaboratore scolastico. Adesso siamo in 4 per sorvegliare una scuola con 4 padiglioni, di cui due con classi a tempo pieno, e non possiamo garantire la sicurezza dei bambini. Con questa organizzazione basta che uno di noi sia in malattia e non si potrà aprire la scuola. La dirigente per garantire il servizio chiede che si facciano straordinari ogni giorno e si garantisca la reperibilità in qualsiasi momento.
Mario, collaboratore scolastico 

Reggio Emilia
La maestra di matematica
insegna inglese ma non lo sa 
Mia figlia frequenta la quarta elementare. Fino allo scorso anno aveva un'insegnante di inglese laureata, con anni di permanenza all'estero, molto aggiornata e coinvolgente. I bimbi grazie a lei adoravano l'inglese. Quest'anno mia figlia si ritroverà come english teacher la maestra di matematica che ha frequentato un corsetto di aggiornamento di 20 ore a giugno e che - parole sue - è terrorizzata dall'idea di insegnare una materia che non sa. 
Giovanna, genitore 

Messina
Le lezioni di mio figlio
in tre classi diverse 
Mio figlio, che frequenterà la V elementare, seguirà le lezioni di matematica ed italiano nella sua classe con le insegnanti di riferimento, mentre tutte le altre lezioni dovrà seguirle in interclasse con gli alunni della IV e della III elementare! Questa riforma sta spazzando via quel poco di migliorativo che si era riuscito a costruire negli ultimi anni: insegnanti specializzati in una materia e classi poco affollate. Sto seriamente pensando di andare all'estero e ricominciare tutto daccapo. 
Valeria, genitore 

Bergamo 
Anni di docenza a singhiozzo
nella giungla degli "spezzoni" 
Questa è la mia storia. Mi sono laureata con il massimo dei voti più di dieci anni fa. Poi iscrizione e frequenza delle scuole Silsis (con tanto di esborso finanziario sostanzioso, ma andava bene così: crogiolarsi nella speranza non ha mai prezzo). Da anni lavoro a singhiozzo, raffazzonando alla meglio uno spezzone qui, uno spezzone là. Finché dura. Questo è il mio lavoro, la mia vita.
Mariagrazia, insegnante 

Foggia 
Io, una cattedra e dieci classi
ma prima ci lavoravamo in 4 
Insegno come Itp meccanico in un istituto tecnico. Se potessi tornare indietro, farei subito la domanda di pensione. Io avrei lasciato ben volentieri la cattedra su cui siedo da anni ai miei colleghi che hanno perso il posto di lavoro. Io quest'anno sono costretto a lavorare su una cattedra di 10 classi. E pensare che l'anno scorso questa mia cattedra dava lavoro a tre insegnanti.
Luigi, insegnante 

Chieti 
Inizia la stagione
ma senza i professori 
Insegnante di ruolo di italiano storia e geografia. Inizia la scuola ma mancano ancora i colleghi di matematica, inglese, francese, arte, tecnologia, musica, scienze motorie... Tra gli insegnanti a tempo indeterminato siamo in quattro su tre classi, dal momento che dall'anno scorso le cattedre sono state brutalmente spezzate, frantumate e disperse a causa di tagli e contrazioni. Su una classe, un insegnante insegna italiano, un altro storia e geografia.
Francesca, insegnante 

Roma 
Niente aiuti a noi genitori
e sale il costo della mensa 
Mense più care, classi super affollate
così protestano famiglie e insegnanti 
Sono mamma di tre figli. I miei piccoli hanno otto anni, sei anni e due mesi. Sono disgustata per l'ipocrisia di questo governo che ha sbandierato "il sostegno alla famiglia" in campagna elettorale. E che ora ci lascia da soli. Ma sono triste anche per la cecità dei miei fratelli, cattolici, che hanno creduto a quelle promesse. Ora ecco l'ennesimo fardello sulle spalle delle famiglie come la mia: l'aumento massiccio delle quote per la mensa scolastica.
Flavia Perroni, genitore



Adro il comune sottrae una scuola pubblica alla colletività
Istituto Giianfranco Miglio diventa "Leghista"
12 settembre 2010 MICHELE SERRA
A proposito di violenza politica. Una scuola pubblica italiana (Adro, provincia di Brescia) è stata di fatto privatizzata dalla locale giunta e trasformata in scuola leghista, intitolata al professor Gianfranco Miglio. Sole delle Alpi impresso sui banchi, sui cestini dei rifiuti, sugli zerbini, sui tavoli, sui cartelli, sulle finestre, sul tetto, ovunque. Unico altro simbolo ammesso e anzi imposto è il crocifisso, che a scanso di equivoci è stato imbullonato ai muri: una specie di doppia crocifissione, povero Cristo.

L'episodio, quasi incredibile nei suoi termini di cronaca, e decisamente spaventoso in termini di democrazia, è inedito nella storia della Repubblica. Scuole di Stato con lo scudo crociato, o la falce e martello, o altri simboli di partito, ovviamente non se ne erano mai viste, per il semplice fatto che nessuno aveva mai osato concepire una così inconcepibile violazione di uno spazio pubblico: nemmeno nelle fasi più convulse e faziose della nostra tormentata vita politica. A Adro invece è accaduto, anche grazie alla partecipe collaborazione di una comunità fortemente coinvolta nella costruzione del nuovo plesso scolastico, fino a finanziarne gli arredi. La stessa comunità, con in testa il sindaco Oscar Lancini, non era intervenuta con altrettanta sollecitudine quando si trattò di far quadrare i conti della mensa scolastica, messi in crisi da una mora di poche migliaia di euro. Fu un imprenditore locale, allora, ad accollarsi generosamente quella spesa, guadagnandosi lo spregio e l'ira di molti suoi concittadini, sindaco in testa.

Alla maggioranza leghista di Adro (non solo alla Giunta) dev'essere sembrato ovvio considerare ininfluenti eventuali obiezioni, disagi, proteste da parte di chi leghista non è, e ritenendo di iscrivere i figli alla locale scuola pubblica (che vuol dire: la scuola di tutti) li ritrova iscritti d'ufficio a una scuola "verde", involontaria parodia delle scuole coraniche. L'omissione di questo scrupolo basilare (esistono minoranze, a Adro? vanno rispettate? tenute in considerazione?) è l'aspetto più sconvolgente della vicenda. Perché illustra una sorta di intolleranza "naturale" tipicissima dei regimi e delle masse plaudenti che li sostengono, alla quale non siamo più avvezzi da sessantacinque anni. Le macroscopiche violazioni di legge, e perfino gli aspetti anticostituzionali, passano quasi in second'ordine rispetto all'impressionante spettacolo di una comunità così autocompiaciuta della propria coesione politica da stabilire l'inesistenza degli "altri", e non solo gli stranieri: ora anche i non leghisti. Gli italiani.

Ce ne sarà pure qualcuno, a Adro, di non leghista. Che deve fare? Subire e tacere? Emigrare, perché italiano e non "padano", inaugurando così l'incredibile paradosso di italiani che si sentono extraterritoriali in Italia (non più "padroni a casa loro", per dirla con la Lega)? Sarà molto istruttivo vedere, al di là delle dichiarazioni di circostanza, quali provvedimenti concreti vorranno prendere autorità varie e istituzioni di ogni ordine e grado, tutte direttamente coinvolte da un simile affronto alla democrazia: a partire, ovviamente, dal ministro della scuola Gelmini e dal ministro dell'Interno Maroni. 

Si pensa, in genere, che ad ogni azione corrisponda una reazione uguale e contraria. Nel caso del progressivo manifestarsi, in alcune zone del Nord, di una secessione di fatto, la reazione fin qui non ha certo corrisposto all'azione. Si spera che l'esproprio leghista di una scuola pubblica sia la goccia che fa traboccare il vaso. O gli italiani non leghisti, al Nord, devono sentirsi cittadini di grado inferiore?


Come va a scuola?Insegnanti, studenti, genitori raccontano le storie e mandano le foto !!!
Si apre uno dei più incerti anni scolastici, tra tagli pesanti, precari a casa e classi sovraffollate.
la Repubblica chiede ai lettori di essere testimoni delle mille realtà della scuola italiana
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