LETTERA  DA UN’INSEGNATE SICILIANA  AL MINISTRO GELMINI.

05-05-10, Gentile Ministro Gelmini,

l'altro giorno, leggendo la sua intervista sul Corriere della Sera, in cui dichiarava che
ASTENSIONE OBBLIGATORIA DOPO IL PARTO è un  privilegio, sono rimasta basita.

Per capire che Lei di educazione ne capisse poco, non era necessaria la laurea in pedagogia, che io possiedo e Lei no,
o i tre corsi post  laurea, che io possiedo e Lei no, visto quello che sta combinando alla scuola statale.
Ma almeno speravo avesse competenze giuridiche, essendo Lei avvocato  ed io no.

Certo, dato che Lei, ora paladina della regionalizzazione, si è  abilitata in "zona franca" (quel di Reggio Calabria)
perché più facile  (come da Lei con un'ingenuità e candore imbarazzante affermato), lo si  poteva supporre.

E allora, prima le faccio una piccola lezione di diritto, e poi parliamo d'educazione.
L'astensione dopo il parto, sulla quale Lei oggi con tanta leggerezza motteggia, è definita OBBLIGATORIA ed è un diritto inalienabile  previsto da quelle leggi per cui donne molto più in gamba di Lei e di  me hanno combattuto strenuamente,
a tutela delle lavoratrici madri.
Discorso diverso è il congedo parentale, di cui si può fruire, dopo i  tre mesi di vita del bambino, per un totale di 180 giorni, solo in  parte retribuiti integralmente.

Ovviamente per persone come Lei, con un reddito di oltre 150.000 euro  l'anno, pari quasi a quello del governatore
della California Arnold  Schwarzenegger, discutere di retribuzione in questo caso più che un  privilegio è un'eresia.
Ovviamente Lei non può immaginare, perché può permettersi tate, tatine, nido "aziendale" al ministero, ma LA GENTE NORMALE , che Lei  dice di comprendere, ha a che fare con file d'attesa interminabili per nidi insufficienti e costi per babysitter superiori a quelli della  propria retribuzione.

Voglio dirle una cosa però, consapevole che le mie affermazioni  susciteranno più clamore delle sue, DA PEDAGOGISTA
E DA ESPERTA, affermo che fruire dell'astensione OBBLIGATORIA oltre che un DIRITTO è anche un DOVERE,
prima di tutto morale e poi anche sociale.

Come vede ho più volte sottolineato la parola OBBLIGATORIA, che già  di per se dovrebbe suggerirle qualcosa.
Ma preferisco spiegarmi meglio, anche se è necessaria una piccola premessa doverosa.

Lei, come tante donne, crede che l'essere madre, anche se nel suo  caso da pochi giorni, Le dia la competenza per parlare
e pontificare su  educazione e sviluppo del bambino, ai quali grandi studiosi hanno  dedicato anni e anni di studio.
In realtà, per dibattere sulla pedagogia, oggi chiamata più propriamente SCIENZE  DELL'EDUCAZIONE, bisogna
avere competenze  specifiche, che dalle sue dichiarazione Lei non sembra possedere.

Le potrei parlare della teoria sull'attaccamento di Bowlby, dell'imprinting, e di etologia, ma non voglio confonderle le idee
e  quindi ricorro ad esempi più accessibili. Basta guardare il regno  animale per rendersi conto come le femmine di tutte le
specie non si allontanano dai cuccioli e dedicano loro attenzione massima e cura FINO  ALLO SVEZZAMENTO.

Non è una legge specifica relativa agli umani, ma della natura  tutta.
Procreare, infatti, implica delle responsabilità precise, è una  scelta di vita, CHE SE CAMBIA IL COMPORTAMENTO ANIMALE, A MAGGIOR  RAGIONE CAMBIA LA VITA DI UNA DONNA.
Sbaglia chi crede che l'arrivo di un figlio, non comporti cambiamenti  nella propria vita.

Un bambino non chiede di nascere, fare un figlio non è un capriccio  da togliersi, ma una scelta di servizio,
di dono di se stessi e anche  del proprio tempo. Non sono i figli che devono inserirsi nella nostra vita, siamo noi
che dobbiamo cambiarla per renderla a loro misura. Se non facciamo  questo, potremmo fare crescere bambini soli,
senza autostima e con poca  sicurezza di sé.

Bambini affamati di attenzioni, perché non gliene è stata data  abbastanza nel momento in cui ne avevano massimo bisogno, cioè i primi  mesi di vita. L'idea che non capiscono niente, che non percepiscono la differenza  ad esempio tra un seno materna e un biberon della tata, è solo nostra.

Ciò non vuol certo dire che tutti bambini allattati artificialmente o  che tutti bambini con genitori che tornano subito a lavoro, saranno dei  disadattati. Ma bisogna fare del nostro meglio per farli crescere bene, come quando in gravidanza assumevamo l'acido folico, per prevenire la "spina  bifida".

I bambini hanno nette percezioni, già nel grembo materno.
L'idea, che se piangono non si devono prendere in braccio "perché si   abituano alle braccia", è un luogo comune.
Le "abitudini" arrivano dopo i 6 mesi, fino ad allora è tutto amore.

Non è un caso che studi recenti, riabilitano il cosleeping, (dormire nel lettone) e i migliori pediatri sostengono la scelta  dell'allattamento a richiesta. Il volere educare i bambini  inquadrandoli come soldati, già dai primi giorni di vita,
non solo è antisociale, perché una generazione cresciuta senza il rispetto dei  suoi ritmi di crescita può essere inevitabilmente compromessa, ma è un  comportamento al di fuori delle più elementari regole umane e  naturali.

Poi è anche vero che per molte donne, tornare a lavorare subito dopo  il parto sia una necessità assoluta.
Ma per questo problema dovrebbe intervenire adeguatamente lo Stato e  non certo con affermazioni come le sue.

Mi rendo conto che il suo lavoro le permette di lasciare la bambina, rilasciare interviste di questo tipo (di cui noi non sentivamo la  necessità) e tornare con comodo da sua figlia.
Ma ci sono lavori che richiedono tempi e una fatica fisica e mentale che Lei non conosce.

Tempo che sarebbe inevitabilmente tolto ad un neonato che ha bisogno  di una mamma "fresca",
che gli dedichi la massima attenzione.

Noi donne infatti, se spesso per necessità ci comportiamo come Wonder Woman,
poi siamo colpite da sindrome di sovraffaticamento.

E non è vero che è importante la qualità e non la quantità: - perché la qualità del tempo di una mamma da pochi giorni,
che rientra nel  tritacarne della routine quotidiana, aggiungendo il carico della  gestione di un neonato,
può essere compromessa. - perché un bambino non  dovrebbe scegliere tra qualità e quantità, almeno nei primi mesi,
dovrebbe disporre di entrambe le cose.

Per non parlare poi del fatto, che se un genitore non può  permettersi qualcuno che tenga il bambino nella propria casa,
nel corso  degli spostamenti, lo espone, con un bagaglio immunologico ancora  carente, alle intemperie o alle inevitabili possibilità di contagio  presenti in un nido.

Infatti, è scientificamente provato che i bambini, che vanno al nido   troppo presto, o che non vengono allattati al seno,
sono più soggetti  ad ammalarsi, con danno economico sia per le famiglie che per il  sistema sanitario.

Poi per carità, si può obiettare, che ci sono bambini che si ammalano  anche in casa, o come succede anche ai bambini
allattati al seno, ma è  come dire ad un medico, che giacché si è avuto un nonno fumatore  campato 100 anni, non è vero
che il fumo fa male.

Bisogna dunque incentivare i comportamenti da genitore virtuoso, anche con la consapevolezza che i bambini non sono funzioni  matematiche, ma si può fare molto, per favorire una crescita armoniosa,  già dalla prima infanzia, se non addirittura durante la gravidanza.

E allora le domando Ministro, di svolgere il suo ruolo importante  istituzionale con maggiore serietà, cercando
di evitare affermazioni fuori luogo come questa, o come quella secondo cui "studiare non è poi  così importante",
rendendo Renzo Bossi come esempio.

Si dovrebbe impegnare di più nell'analisi dei problemi, per evitare valutazioni errate e posizioni dannose per lei,
per gli altri e per il paese.

Perché forse qualcuno potrebbe aver pensato che tutto sommato il suo  era un ministero poco importante, che se  guidato da un giovane  ministro senza competenze specifiche, "non poteva arrecare grossi danni", soprattutto obbedendo ciecamente ai dettami del Tesoro, ma Lei  con la sua presunzione di voler parlare di cose che non conosce, sta  contribuendo a minare il futuro di un'intera generazione.

Un'ultima cosa, Lei che di privilegi se ne intende bene, essendo un politico, la usi con maggiore pudore questa parola.

Rosalinda Gianguzzi
Insegnante precaria della scuola primaria siciliana.
Mamma e docente per vocazione, scrittrice per diletto