"LEGITTIMO IMPEDIMENTO"
UNA LEGGE DALLA VITA BREVE
Atti alla Consulta, sospeso il processo Mediaset
Interrotto il processo per corruzione contro Berlusconi.
La Corte costituzionale ora si dovrà esprimere sulla congruità con la carta
della legge 7 aprile 2010 che disciplina il legittimo impedimento

Atti alla Consulta, sospeso il processo Mediaset Ghedini: "Giudici non vogliono applicare la legge"
Il dibattimento è interrotto per tutti gli imputati, essendo impossibile stralciare la posizione di  Berlusconi da quella degli altri. Il difensore del premier: "Qui a Milano i processi non ce li lasciano fare"

 MILANO 19 APRILE 2010- Stop al processo Mediaset. I giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano hanno trasmesso alla Corte costituzionale gli atti per i diritti televisivi di Mediaset. Il dibattimento è sospeso per tutti gli imputati. Secondo i giudici, la legge del 7 aprile 2010 sul legittimo impedimento continuativo per il premier doveva essere varata con iter costituzionale. Adesso, in attesa della pronuncia della Consulta, è impossibile stralciare la posizione di Silvio Berlusconi da quella dei coimputati per non spezzare l'unitarietà del dibattimento. La connessione tra la posizione dei diversi imputati per il tribunale è evidente.

Molto critico l'avvocato Nicolò Ghedini, uno dei difensori del presidente del Consiglio. Secondo Ghedini, quella sul legittimo impedimento è "una legge dello Stato che i giudici non vogliono applicare". "Il nostro obiettivo è fare il processo e essere assolti - ha detto l'avvocato di Berlusconi - per questo avevamo offerto un calendario concordato. Il processo, comunque, non ricomincerà da capo, nulla del passato verrà perso e la prescrizione è sospesa". Per Ghedini insomma quella dei giudici è una "decisione scontata", soprattutto dopo quella di venerdì scorso, quando le toghe milanesi hanno trasmesso alla Consulta anche gli atti del processo Mills, che vede imputato solo Berlusconi per corruzione in atti giudiziari. Ghedini, oltre a ribadire che "non si vuole applicare una legge" ha aggiunto: "Il mestiere del presidente del Consiglio occupa molto tempo. E qui a Milano i processi non ce li lasciano fare".

Nell'ordinanza con cui inviano gli atti alla Corte costituzionale, i tre magistrati presieduti da Edoardo D'Avossa spiegano che la nuova norma sul legittimo impedimento "stabilisce a priori e in modo vincolante che la titolarità e l'esercizio di funzioni pubbliche costituiscono sempre legittimo impedimento per rilevanti periodi di tempo, prescindendo da qualsiasi valutazione del caso concreto". Questa legge, dunque, "si traduce nella statuizione di una vera e propria prerogativa dei titolari delle cariche pubbliche diretta a tutelarne non già il diritto di difesa nel processo bensì lo status o la funzione". Secondo i giudici quindi la nuova legge potrebbe violare l'articolo 138 della Costituzione che regola la revisione delle leggi costituzionali e pertanto doveva essere approvata seguendo l'iter costituzionale e non, come invece è stato fatto, l'iter ordinario.

"Ne deriva - è scritto ancora nell'ordinanza - che la norma in questione realizza la medesima situazione già analizzata alla Corte Costituzionale nella recente sentenza numero 262/2009 sul cosiddetto Lodo Alfano". La nuova norma sul legittimo impedimento, osserva il tribunale, preclude "ogni possibilità di correlazione tra singola udienza e specifico impegno, il che si traduce nel privare il giudice del potere-dovere di verifica della sussistenza dell'impedimento". Sulla valutazione dei giudici Angelino Alfano però è "sereno". Intervenuto a margine di una visita al salone del mobile, il guardasigilli ha detto: "Noi non la pensiamo in questo modo - ha detto a proposito della valutazione dei giudici sulla necessità di un iter costituzionale - perché abbiamo approvato una legge ordinaria. Il governo attende serenamente il giudizio della corte costituzionale", ha concluso.
 

MILANO 16 aprile 2010-
Il processo Mills non esce dall'impasse e gli atti tornano alla Consulta.
La legge sul legittimo impedimento presenta infatti profili di incostituzionalità soprattutto perché introduce una nuova prerogativa attraverso una legge ordinaria e non costituzionale. Per questo, dopo quattro ore di Camera di consiglio, i giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano, davanti ai quali è in corso il processo 'gemello' sul caso David Mills nei confronti di Silvio Berlusconi, hanno deciso di inviare gli atti alla Corte costituzionale e di interrompere il processo in corso fino alla decisione della Consulta stessa. Niccolò Ghedini, difensore del premier, non ha nascosto la sua ira. Per il legale si tratta dell'ennesima dimostrazione che i magistrati milanesi "vogliono per forza processare Berlusconi".

Secondo il collegio dei giudici presieduto da Francesca Vitale, "la legge sul legittimo impedimento presenta profili di incostituzionalità sugli articoli 3 (che sancisce il principio dell'uguaglianza della legge per tutti) e 138 (l'articolo che disciplina la procedura di revisione costituzionale) della costituzione". La Corte costituzionale ora si dovrà esprimere sulla congruità con la carta della legge 7 aprile 2010 che disciplina il legittimo impedimento continuativo del presidente del Consiglio e dei Ministri. 

Nell'ordinanza i giudici richiamano le recenti decisioni in cui la Corte costituzionale aveva spiegato che la norma che consente di sospendere i processi per il capo del governo o altre cariche dello Stato deve essere approvata con una procedura di revisione costituzionale. Per i giudici di milano non basta dunque una legge ordinaria, ma è necessaria una legge di rango costituzionale. "Solo una legge approvata secondo quanto previsto dall'articolo 138 della costituzione potrebbe prevedere ulteriori prerogative per il presidente del Consiglio" oltre a quelle già previste dalla Costituzione. In pratica, secondo i magistrati milanesi una norma sul legittimo impedimento andava "trattata con una legge costituzionale". I giudici sottolineano che lo stesso legislatore ha ammesso che la legge 7 aprile 2010 è una legge temporanea in attesa del varo e dell'entrata in vigore di una legge di rango costituzionale.

"La decisione dei giudici non è condivisibile perché dimostra la volontà di questo tribunale di non applicare la legge, una legge a nostro giudizio volta a ottemperare le esigenze di giustizia con quelle istituzionali del presidente del Consiglio", ha commentato Ghedini, uno dei legali di Silvio Berlusconi. "Avevamo offerto delle date utili, ma non c'è stata data risposta neanche su questo punto", ha concluso Ghedini.

Stamattina, prima che i giudici della decima sezione del tribunale di Milano si riunissero in camera di Consiglio per decidere se concedere o meno il rinvio, il rappresentante della pubblica accusa, Fabio De Pasquale, si era opposto al rinvio dell'udienza chiesto dalla difesa Berlusconi per il legittimo impedimento rappresentato dalla riunione dell'esecutivo a Palazzo Chigi. ''Il Consiglio dei ministri", aveva detto il pm in aula, "è un caso di impedimento che non è assoluto''. Secondo De Pasquale, "perché l'impedimento sia legittimo, ci vuole una ragione grave e inderogabile". All'ordine del giorno della riunione di oggi a Palazzo Chigi, ha osservato il pm in aula, "ci sono invece provvedimenti di non particolare rilevanza e urgenza''. 

A titolo di esempio, il magistrato dell'accusa aveva citato provvedimenti che riguardano "la diffusione del turismo sportivo tramite il golf e problemi linguistici dell'Alto Adige". I legali di Silvio Berlusconi, come già fatto nel processo per i diritti televisivi di Mediaset, avevano depositato un documento della segreteria generale della presidenza del Consiglio in cui spiegavano che il premier non sarebbe potuto essere in aula prima del 21 luglio per via di impegni istituzionali. Da qui la necessità di un rinvio sulla base della nuova legge sul legittimo impedimento.