13.04.2004
I troppi misteri della Presidium:
vigilantes o mercenari?
di Toni De Marchi

 Building Gasib Third floor - No. 710, Basra. Basra, in italiano, è Bassora, la capitale della regione dove opera il nostro contingente militare. E, qui, al terzo piano del palazzo Gasib ha sede la filiale irachena della Presidium International Corporation che ostenta quell'indirizzo sul suo sito Internet. Alla Presidium sono riconducibili almeno due degli italiani rapiti in Iraq, Salvatore Stefio e Umberto Cupertino. Per gli altri non si sa bene, c'è una grande confusione in merito, forse creata ad arte per coprire, occultare, non fare capire. Quattrocchi, per esempio, pare fosse in Iraq per conto di una società ligure, la Ibsa, che a sua volta aveva avuto un subcontratto da una società americana, la Dts.

Lo stesso ministro degli Esteri, Frattini, contribuisce all'operazione di copertura. «C'è la possibilità che queste persone siano dipendenti di una società straniera, forse americana, che si occupa di sicurezza. Questo dato però non è sicuro, perché la società Dts non ha dato alcuna indicazione sui nomi dei suoi dipendenti che mancherebbero all'appello». L'agenzia che riferisce queste dichiarazioni, fatte al Tg2 dal responsabile degli Esteri, è delle 18.36 di ieri.

Dunque, molte ore dopo l'annuncio del rapimento, quando ormai si sapeva quasi tutto dei quattro. Compreso il fatto che almeno due lavorassero per la Presidium, una società dello Stefio, anche se risulta registrata nelle Seychelles. Un'informazione non certo segreta: stava scritta in un bel carattere corsivo nella corrispondenza dall'Iraq di domenica scorsa a firma Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della Sera. Cremonesi racconta di aver incontrato lo Stefio nella hall di un albergo di Baghdad: «In Iraq operiamo in una decina da guardie del corpo», gli aveva confidato lo Stevio. Eppure, alle 18 di martedì, il ministro Frattini continuava a dire di non sapere chi fossero.

Nessuno sapeva
A Bassora, a fianco del governatore inglese, c'è un vicegovernatore italiano, l'ambasciatore Mario Maiolini, ufficialmente un "pensionato" della Farnesina, ma in realtà designato dall'Italia a ricoprire quell'incarico.

A Bassora c'è anche il comando della divisione multinazionale a guida britannica, di cui è vicecomandante un generale italiano. Nessuno di questi sapeva che a due passi dai loro uffici operava una società, di proprietà di italiani, che forniva servizi armati?

Non è credibile, tanto più che la Presidium è così ben radicata in Iraq da essere inserita negli elenchi delle imprese che lavorano per la "ricostruzione" del Paese. «Presidium International Corporation, Security Services. Risk Analysis. Crisis management. Military Consulting»: questa è la descrizione della società in un elenco di imprese che lavorano in Iraq.

C’è una sede, Sammichele di Bari, ed un numero di cellulare italiano (prefisso 340) dove risponde solo una segreteria telefonica. Sammichele di Bari, in Puglia è, guarda caso, anche la residenza di Umberto Cupertino, uno dei quattro rapiti.

Dunque gli italiani di qualche milizia privata in Iraq ci stanno davvero, hanno uffici vicino ai comandi dove stanno gli italiani, quelli "ufficiali", si fanno pubblicità mettendo indirizzi e numeri di cellulari italiani, ma il ministro degli Esteri dice di non sapere nulla.

Stessa risposta dal ministero della Difesa. Silvana Pisa, deputata Ds della commissione Difesa della Camera, ha presentato tre interrogazioni sulle milizie private in Iraq. Ogni volta il ministero, per bocca del sottosegretario Salvatore Cicu, ha detto di non avere informazioni in merito. «Non sappiamo, non siamo informati: la risposta è sempre stata la stessa», commenta la Pisa. Che questo pomeriggio porrà nuovamente la questione quando le commissioni Esteri e Difesa affronteranno il problema iracheno.

Ma perché tanto imbarazzo, tanta reticenza forse degna di miglior causa? Che in Iraq ci siano ventimila soldati "civili" lo sanno anche i muri. Basta fare un giro per i siti della varie Private Military Companies (società militari private, letteralmente) per ritrovare dettagli, numeri, stipendi. C'è anche quello della Presidium, naturalmente. Che dice di avere la sede centrale alle Seychelles, ed una filiale ad Olbia, in viale dell'Isola Bianca.

Ma all'indirizzo non c'è nessuno: un ristorante, una base della Guardia Costiera, nient'altro. Anche il numero di telefono risulta inesistente.

Per la legge sono mercenari
Troppo mistero per della gente che dice di essere soltanto dei super-vigilantes impegnati in una zona un po' più pericolosa del normale. Un grande Bronx, o poco più. In realtà secondo la legge italiana, la definizione che si dovrebbe applicare loro è quella di “mercenari".

«Chiunque avendo ricevuto un corrispettivo economico... combatte in un conflitto armato.. senza far parte delle forze armate di una delle parte..è punito...»: recita così l'articolo 3 di una legge del 1995 che reprime le attività dei mercenari. La definizione è quella del trattato contro i mercenari, mai entrato in vigore perché solo dodici Stati, tra cui l'Italia, l'hanno ratificato.

Che il conflitto ci sia lo dice la risoluzione dell'Onu che attribuisce a Stati Uniti e Gran Bretagna lo status di "potenze occupanti". «In base alla legge, sembra proprio che per i civili italiani armati che stanno in Iraq si possa parlare di mercenari» commenta Domenico Gallo, un magistrato che si è spesso occupato di legalità internazionale e di diritto dei conflitti. "Certo, dovrebbe pronunciarsi un giudice, ma mi pare che si tratti proprio di questo: mercenari" aggiunge Gallo. E forse così si spiegano le troppe reticenze e i silenzi.