Italia, un dramma che si ripete, e la tragedia non si è trasformata i farsa:

La crisi morde, migliaia di persone senza lavoro, senza reddito, senza una casa, migliaia in coda alle mense caritatevoli, e scuole pericolanti,
e licenziamenti, e fabbriche che chiudono, imprenditori inseguiti da debiti e dal fisco che si suicidano, e fabbriche che chuidono, e ditte che
"delocalizzano" esportando la produzione in paesi dove il lavoro costa meno, e servizi pubblici sempre meno efficenti;
A questo Partiti e organizzazioni sindacali sanno sempre meno dare risposta,
si arroccano nei loro riti brocratici, affidando alle televisioni le loro formule per la risoluzione dei problemi, sempre più distanti dalla vita reale.
Intanto, altri più abili raccolgono consenso: come in Italia nel 1921 con Mussolini, come in Argentina con Peron,
come in Germania con Hitler, come ancora in italia nel 1994 con Berlusconi, come ora anno 2013, con peppe Grillo,
E i politici autonominatosi rappresentati non riescono ad ascoltare quelle voci di protesta, quelle grida di bisogno,
E in tanti, troppi non riescono più ad organizzare la propria rabbia, spenti da troppi anni di televisione;
Ed allora, invece di invece di auto-organizzarsi in tanti si affidano al nuovo "Leader"
Che gli grida quel che si vogliono sentir dire, che sono tutti ladri, che bisogna mandarli a casa, gli grida quelle cose, molte giuste,
che sono nate dal pensiero e dal lavoro di movimenti auto-organizzati, che già da tempo avevano scelto di non delegare più,
e paradossalmente, come nel fascismo, quei programmi, quelle parole d'ordine, nate dalla sinistra,
sono state trasformate nel "Manifesto" del nuovo emergente Partito, il MoVimento 5 Stelle.

Espulso dal Partito socialista fondò prima il Popolo d'Italia, attraverso il quale portò avanti
una forte campagna interventista e il 23 marzo 1919, i Fasci Italiani di Combattimento, organizzazione
che ricordavano quelle fondate anni prima per chiedere l'entrata in guerra dell'Italia.
In quell'occasione fu stilato un programma dove oltre a dichiarare il pieno appoggio agli ex combattenti
per un miglioramento delle pensioni, si chiedevano rivendicazioni sociali come una pesante tassazione del capitale e dei
profitti di guerra, una paga minima di base per i reduci, la nazionalizzazione dell'industria degli armamenti e la confisca dei beni ecclesiastici. Si evidenziava un atteggiamento estremamente duttile e ricco di professate contraddizioni;
tale ciò da consentire di potersi inserire in ogni vicenda politica, quale che fosse il corso delle cose.
si dichiarò infatti aristocratico e democratico, conservatore e progressista,
reazionario e rivoluzionario, legalitario e illegalitario.
Non era Peppe Grillo, il suo nome era Benito Mussolini correva l'anno 1914

Il programma fascista del 23 marzo 1919

    Italiani!

    Ecco il programma nazionale di un movimento sanamente italiano. Rivoluzionario perchè antidogmatico e antidemagogico; fortemente innovatore, perchè antipregiudiziaiolo. Noi poniamo la valorizzazione guerra rivoluzionaria al di sopra di tutto e di tutti. Gli altri problemi: burocratici, amministrativi, giuridici, scolastici, coloniali ecc. li tracceremo quando avremo creato la classe dirigente. Per questo noi vogliamo: 

Per il problema politico:

    a) Suffragio universale e scrutinio di lista regionale con rappresentanza proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne.

    b) Il minimo di età per gli elettori abbassato ai 18 anni; quello per i deputati ai 25 anni.

    c) L'abolizione del Senato.

    d) La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata tre anni, il cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato.

    e) La formazione di Consigli nazionali tecnici del lavoro, dell'industria, dei trasporti, dell'igiene sociale, delle comunicazioni ecc. eletti dalle collettività professionali e di mestiere, con poteri legislativi, e col diritto di eleggere un Commissario generale con poteri di Ministro. 

Per il problema sociale:

    Noi vogliamo:

    a) La sollecita promulgazione di una Legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratori la giornata legale di otto ore di lavoro.

    b) I minimi di paga.

    c) La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al tecnico dell'industria.

    d) L'affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne sia degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici.

    e) La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei trasporti.

    f ) Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sull'invalidità e sulla vecchiaia, abbassando il limite di età proposto attualmente da 65 anni a 55 anni. 

Per il problema militare:

    Noi vogliamo:

    a) L'istituzione di una milizia nazionale, con brevi periodi d'istruzione a compito esclusivamente difensivo.

    b) La nazionalizzazione di tutte le fabbriche di armi e di esplosivi.

    c) Una politica estera nazionale intesa a valorizzare nelle competizioni pacifiche della civilt? la nazione italiana nel mondo. 

Per il problema finanziario:

Noi vogliamo:

a) Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia la forma di vera espropriazione parziale di tutte le ricchezze.

b) Il sequestro di tutti i beni delle Congregazioni religiose e abolizione di tutte le mense vescovili, che costituiscono una enorme passività per la Nazione, e un privilegio di pochi.

c) La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra ed il sequestro dell'85% dei profitti di guerra.

Italiani!
Il Fascismo italiano vuole continuare nella sua vita nazionale a valorizzare la grande anima fusasi e temperatasi nel grande cimento bellico; vuole tenere ancora uniti - con una forma di antipartito - gli Italiani di tutte le fedi e di tutte le classi produttrici per sospingerli alle nuove ineluttabili battaglie che si devono combattere a complemento e a valorizzazione della grande guerra rivoluzionaria. I Fasci di combattimento vogliono che la somma di sacrifici compiuti possano dare agli Italiani nella vita internazionale quel posto che la vittoria ha loro assegnato. Per questa grande opera tutti devono irreggimentarsi nei Fasci italiani di combattimento.




Stato e cittadini, Energia, Informazione, Economia, Trasporti, Salute, Istruzione
L’organizzazione attuale dello Stato è burocraticasovradimensionata, costosa, inefficiente.
Il Parlamento non rappresenta più i cittadini che non possono scegliere il candidato, ma solo il simbolo del partito.
La Costituzione non è applicata. I partiti si sono sostituiti alla volontà popolare e sottratti al suo controllo e giudizio.

• Abolizione delle province
• Abolizione dei rimborsi elettorali
• Accorpamento dei Comuni sotto i 5.000 abitanti
• Abolizione del Lodo Alfano • Insegnamento della Costituzione ed esame obbligatorio per ogni rappresentante pubblico
• Riduzione a due mandati per i parlamentari e per qualunque altra carica pubblica
• Eliminazione di ogni privilegio particolare per i parlamentari, tra questi il diritto alla pensione dopo due anni e mezzo 
• Divieto per i parlamentari di esercitare un’altra professione durante il mandato
• Stipendio parlamentare allineato alla media degli stipendi nazionali
• Divieto di cumulo delle cariche per i parlamentari (esempio: sindaco e deputato)
• Non eleggibilità a cariche pubbliche per i cittadini condannati
• Partecipazione diretta aogni incontro pubblico da parte dei cittadini via web, come già avviene per Camera e Senato
• Abolizione delle Authority e contemporanea introduzione di una vera class action
• Referendum sia abrogativi che propositivi senza quorum
• Obbligatorietà della discussione parlamentare e del voto nominale per le leggi di iniziativa popolare
• Approvazione di ogni legge subordinata alla effettiva copertura finanziaria
• Leggi rese pubbliche on line almeno tre mesi prima delle loro approvazione per ricevere i commenti dei cittadini.

Se venisse applicata rigorosamente la legge 10/91, per riscaldare gli edifici si consumerebbero 14 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato
calpestabile all’anno. In realtà se ne consumano di più. Dal 2002 la legge tedesca, e più di recente la normativa in vigore nella Provincia di Bolzano,
fissano a 7 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato calpestabile all’anno il consumo massimo consentito nel riscaldamento ambienti.
Meno della metà del consumo medio italiano.

Utilizzando l’etichettatura in vigore negli elettrodomestici, nella Provincia di Bolzano questo livello corrisponde alla classe C, mentre alla classe B corrisponde a un consumo non superiore a 5 litri di gasolio, o metri cubi di metano, e alla classe A un consumo non superiore a 3 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato all’anno. Nel riscaldamento degli ambienti, una politica energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2, anche per evitare le
sanzioni economiche previste dal trattato di Kyoto nei confronti dei Paesi inadempienti, deve articolarsi nei seguenti punti:
• Applicazione immediata della normativa, già prevista dalla legge 10/91 e prescritta dalla direttiva europea 76/93, sulla certificazione energetica degli edifici
• Definizione della classe C della provincia di Bolzano come livello massimo di consumi per la concessione delle licenze edilizie relative sia alle nuove costruzioni, sia alle ristrutturazioni di edifici esistenti • Riduzione di almeno il 10 per cento in cinque anni dei consumi energetici del patrimonio
edilizio degli enti pubblici, con sanzioni finanziare per gli inadempienti
• Agevolazioni sulle anticipazioni bancarie e semplificazioni normative per i contratti di ristrutturazioni energetiche col metodo esco (energy service company), ovvero effettuate a spese di chi le realizza e ripagate dal risparmio economico che se ne ricava

• Elaborazione di una normativa sul pagamento a consumo dell’energia termica nei condomini, come previsto dalla direttiva europea 76/93, già applicata da altri Paesi europei.

Il rendimento medio delle centrali termoelettriche dell’Enel si attesta intorno al 38%. Lo standard con cui si costruiscono le centrali di nuova generazione, i cicli combinati, è del 55/60%. La co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, con utilizzo del calore nel luogo di produzione e trasporto a distanza dell’energia elettrica, consente di utilizzare il potenziale energetico del combustibile fino al 97%. Le inefficienze e gli sprechi attuali nella produzione
termoelettrica non sono accettabili né tecnologicamente, né economicamente, né moralmente, sia per gli effetti devastanti sugli ambienti, sia perché accelerano l’esaurimento delle risorse fossili, sia perché comportano un loro accaparramento da parte dei Paesi ricchi a danno dei Paesi poveri. Non è accettabile di per sé togliere il necessario a chi ne ha bisogno, ma se poi si spreca, è inconcepibile. Per accrescere l’offerta di energia elettrica non è necessario costruire nuove centrali, di nessun tipo. La prima cosa da fare è accrescere l’efficienza e ridurre gli sprechi delle centrali esistenti, accrescendo al contempo l’efficienza con cui l’energia prodotta viene utilizzata dalle utenze (lampade, elettrodomestici, condizionatori e macchinari in dustriali).
Solo in seguito, se l’offerta di energia sarà ancora carente, si potrà decidere di costruire nuovi impianti di generazione elettrica. Nella produzione di energia elettrica e termica, una politica energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2 anche accrescendo l’offerta, deve articolarsi nei seguenti punti:

• Potenziamento e riduzione dell’impatto ambientale delle centrali termoelettriche esistenti
•Incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica con tecnologie che utilizzano le fonti fossili nei modi più efficienti, come la co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, a partire dagli edifici più energivori: ospedali, centri commerciali, industrie con processi che utilizzano calore
tecnologico, centri sportivi ecc.
 

• Estensione della possibilità di riversare in rete e di vendere l’energia elettrica anche agli impianti di micro cogenerazione di taglia inferiore ai 20 kW
• Incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica estendendo a tutte le fonti rinnovabili e alla micro-cogenerazione diffusa la normativa del conto energia, vincolandola ai kW riversati in rete nelle ore di punta ed escludendo i chilowattora prodotti nelle ore vuote
• Applicazione rigorosa della normativa prevista dai decreti sui certificati di efficienza energetica, anche in considerazione dell’incentivazione alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che essi comportano
• Eliminazione degli incentivi previsti dal CIP6 alla combustione dei rifiuti in base al loro inserimento, privo di fondamento tecnico-scientifico, tra le fonti rinnovabili
• Legalizzazione e incentivazione della produzione di biocombustibili, vincolando all’incremento della sostanza organica nei suoli le produzioni agricole finalizzate a ciò
• Incentivazione della produzione distribuita di energia termica con fonti rinnovabili, in particolare le biomasse vergini, in piccoli impianti finalizzati all’autoconsumo, con un controllo rigoroso del legno proveniente da raccolte differenziate ed escludendo dagli incentivi la distribuzione a distanza del calore per la sua inefficienza e il suo impatto ambientale
• Incentivazione della produzione di biogas dalla fermentazione anaerobica dei rifiuti organici.

L’informazione è uno dei fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individuale. Se il controllo dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano derive antidemocratiche. Se l’informazione ha come riferimenti i soggetti economici e non il cittadino, gli interessi delle multinazionali e dei gruppi di potere economico prevalgono sugli interessi del singolo. L’informazione quindi è alla base di qualunque altra area di interesse sociale. Il cittadino non informato o disinformato non può decidere, non può scegliere. Assume un ruolo di consumatore e di elettore passivo, escluso dalle scelte che lo riguardano.

Le proposte:
• Cittadinanza digitale per nascita, accesso alla rete gratuito per ogni cittadino italiano
• Eliminazione dei contributi pubblici per il finanziamento delle testate giornalistiche
• Nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l’azionariato deve essere diffuso con
proprietà massima del 10%
• Le frequenze televisive vanno assegnate attraverso un’asta pubblica ogni cinque anni
• Abolizione della legge del governo D’Alema che richiede un contributo dell’uno per cento sui ricavi agli assegnatari di frequenze televisive
• Nessun quotidiano con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l’azionariato diffuso con proprietà massima del 10%
• Abolizione dell’Ordine dei giornalisti
• Vendita ad azionariato diffuso, con proprietà massima del 10%, di due canali televisivi pubblici
• Un solo canale televisivo pubblico, senza pubblicità, informativo e culturale, indipendente dai partiti
• Abolizione della legge Gasparri
• Copertura completa dell’ADSL a livello di territorio nazionale

• Statalizzazione della dorsale telefonica, con il suo riacquisto a prezzo di costo da Telecom Italia, e l’impegno da parte dello Stato di fornire gli stessi servizi a prezzi competitivi ad ogni operatore telefonico
• Introduzione dei ripetitori Wimax per l’accesso mobile e diffuso alla Rete
• Eliminazione del canone telefonico per l’allacciamento a lla rete fissa
• Allineamento immediato delle tariffe di connessione a Internet e telefoniche a quelle europee
• Tetto nazionale massimo del 5% per le società di raccolta pubblicitaria facenti capo a un singolo soggetto economico privato
• Riduzione del tempo di decorrenza della proprietà intellettuale a 20 anni
• Abolizione della legge Urbani sul copyright
• Divieto della partecipazione azionaria da parte delle banche e di enti pubblici o para pubblici a società editoriali
• Depenalizzazione della querela per diffamazione e riconoscimento al querelato dello stesso importo richiesto in caso di non luogo a procedere (importo depositato presso il tribunale in anticipo in via cautelare all’atto della querela)
• Abolizione della legge Pisanu sulla limitazione all’accesso wi fi.

• Introduzione della class action
• Abolizione delle scatole cinesi in Borsa
• Abolizione di carichemultiple da parte di consiglieri di amministrazione nei consigli di società quotate
• Introduzione di strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti nelle società quotate
• Abolizione della legge Biagi
• Impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno
• Vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale
• Introdurre la responsabilità degli istituti finanziari sui prodotti proposti con una compartecipazione alle eventuali perdite
• Impedire ai consiglieri di amministrazione di ricoprire alcuna altra carica nella stessa società se questa si è resa responsabile di gravi reati
• Impedire l’acquisto prevalente a debito di una società (es. Telecom Italia)
• Introduzione di un tetto per gli stipendi del management delle aziende quotate in Borsa e delle aziende con partecipazione rilevante o maggioritaria dello Stato
• Abolizione delle stock option
• Abolizione dei monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, ENI, ENEL, Mediaset, Ferrovie dello Stato
• Allineamento delle tariffe di energia, connettività, telefonia, elettricità, trasporti agli altri Paesi europei
• Riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari

• Vietare la nomina di persone condannate in via definitiva (es. Scaroni all’Eni) come amministratori in aziende aventi come azionista lo Stato o quotate in Borsa
• Favorire le produzioni locali
• Sostenere le società no profit
• Sussidio di disoccupazione garantito
• Disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (es.distributori di acqua in bottiglia).

• Disincentivo dell’uso dei mezzi privati motorizzati nelle aree urbane
• Sviluppo di reti di piste ciclabili protette estese a tutta l’area urbana ed extra urbana
• Istituzione di spazi condominiali per il parcheggio delle biciclette
• Istituzione dei parcheggi per le biciclette nelle aree urbane
• Introduzione di una forte tassazione per l’ingresso nei centri storici di automobili private con un solo occupante a bordo
• Potenziamento dei mezzi pubblici a uso collettivo e dei mezzi pubblici a uso individuale (carsharing) con motori elettrici alimentati da reti
• Blocco immediato del Ponte sullo Stretto
• Blocco immediato della Tav in Val di Susa
• Proibizione di costruzione di nuovi parcheggi nelle aree urbane
• Sviluppo delle tratte ferroviarie legate al pendolarismo
• Copertura dell’intero Paese con la banda larga
• Incentivazione per le imprese che utilizzano il telelavoro
• Sistema di collegamenti efficienti tra diverse forme di trasporto pubblici
• Incentivazione di strutture di accoglienza per uffici dislocati sul territorio collegati a Internet
• Incentivazione dei mercati locali con produzioni provenienti dal territorio
• Corsie riservate per i mezzi pubblici nelle aree urbane
• Piano di mobilità per i disabili obbligatorio a livello comunale.

L’Italia è uno dei pochi Paesi con un sistema sanitario pubblico ad accesso universali. Due fatti però stanno minando alle basi l’universalità e l’omogeneità del Servizio Sanitario Nazionale: la devolution, che affida alle Regioni l’assistenza sanitaria e il suo finanziamento e accentua le differenze territoriali, e la sanità privata che sottrae risorse e talenti al pubblico. Si tende inoltre ad organizzare la Sanità come un’azienda e a far prevalere gli obiettivi economici rispetto a quelli di salute e di qualità dei servizi.

GRATUITÀ DELLE CURE ED EQUITÀ DI ACCESSO
• Garantire l’accesso alle prestazioni essenziali del Servizio Sanitario Nazionale universale e gratuito
• Ticket proporzionali al reddito per le prestazioni non essenziali
• Monitorare e correggere gli effetti della devolution sull’equità d’accesso alla Sanità

FARMACI
• Promuovere l’uso di farmaci generici e fuori brevetto, equivalenti e meno costosi rispetto ai farmaci “di marca” (che in Italia costano spesso di più che all’estero) e più sicuri rispetto ai prodotti di recente approvazione
• Prescrizione medica dei principi attivi invece delle marche delle singole specialità (come avviene ad esempio in Gran Bretagna)

INFORMAZIONE
• Programma di educazione sanitaria indipendente pubblico e permanente sul corretto uso dei farmaci, sui loro rischi e benefici
• Politica sanitaria nazionale di tipo culturale per promuovere stili di vita salutari e scelte di consumo consapevoli per sviluppare l’autogestione della salute (operando sui fattori di rischio e di protezione delle malattie) e l’automedicazione semplice
• Informare sulla prevenzione primaria (alimentazione sana, attività fisica, astensione dal fumo) e sui limiti della prevenzione secondaria (screening, diagnosi precoce, medicina predittiva), ridimensionandone la portata, perché spesso risponde a logiche commerciali
• Sistema di misurazione della qualità degli interventi negli ospedali (tassi di successo, mortalità, volume dei casi trattati ecc.) di pubblico dominio

MEDICI
• Proibire gli incentivi economici agli informatori “
SCIENTIFICI
” sulle vendite dei farmaci
• Separare le carriere dei medici pubblici e privati, non consentire a un medico che lavora in strutture pubbliche di Operare nel privato
• Incentivazione della permanenza dei medici nel pubblico, legandola al merito con tetti massimi alle tariffe richieste in sede privata
• Criteri di trasparenza e di merito nella promozione dei primari

ORGANIZZAZIONE
• Liste di attesa pubbliche e on line
• Istituzione di centri unici di prenotazione on line
• Convenzioni con le strutture private rese pubbliche e on line
• Investire sui consultori familiari
• Limitare l’influenza dei direttori generali nelle ASL e negli ospedali attraverso la reintroduzione dei consigli di amministrazione

LOTTA PER IL DOLORE
• Allineare l’Italia agli altri Paesi europei e alle direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella lotta al dolore.
In particolare per l’uso degli oppiacei (morfina e simili)

RICERCA
• Possibilità dell’8 per mille alla ricerca medico scientifica
• Finanziare la ricerca indipendente attingendo ai fondi destinati alla ricerca militare
• Promuovere e finanziare ricerche sugli effetti sulla salute, in particolare legate alle disuguaglianze sociali e all’inquinamento ambientale dando priorità ai ricercatori indipendenti
• Promuovere la ricerca sulle malattie rare e spesare le cure all’estero in assenza di strutture nazionali
• Introdurre, sulla base delle raccomandazioni dell’OMS, a livello di Governo centrale e regionale, la valutazione dell’impatto sanitario delle politiche pubbliche, in particolare per i settori dei trasporti, dell’urbanistica, dell’ambiente, del lavoro e dell’educazione

AMMINISTRATORI PUBBLICI
• Eliminazione degli inceneritori
• Introduzione del reato di strage per danni sensibili e diffusi causati dalle politiche locali e nazionali che comportano malattie e decessi nei cittadini nei confronti degli amministratori pubblici (ministri, presidenti di Regione, sindaci, assessori).

• Abolizione della legge Gelmini
• Diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole con l’accesso per gli studenti
• Graduale
abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via
Internet in formato digitale
• Insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo
• Abolizione del valore legale dei titoli di studio
• Risorse finanziarie d
ello Stato erogate solo alla scuola pubblica
• Valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti
• Insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri(obbligatorio in caso di richiesta di
cittadinanza)
• Accesso pubblico via Internet a
lle lezioni universitarie
• Investimenti nella ricerca universitaria

Insegnamento
a distanza via Internet
• Integrazione Università/Aziende
• Sviluppo strutture di accoglienza degli studenti
 

Di fronte alle camere Giorgio Napolitano rovescia molte critiche sui partiti «inconcludenti» e non fa nessuna autocritica. Tra lacrime e minacce esplicite, il bis-capo dello stato chiede ai grillini di rispettare le istituzioni e massacra
soprattutto Bersani e il «sovra-rappresentato» Pd. Poi ordina a tutti, «piaccia o no», un governo di larghe intese.
Avviando un pericolosissimo «presidenzialismo»
22/04/2013
Giuramento del Presidente della Repubblica

La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica si sono riuniti in seduta comune
per il giuramento e il messaggio del Presidente della Repubblica.

XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico della Seduta Comune
Seduta n. 2 di lunedì 22 aprile 2013

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA LAURA BOLDRINI

La seduta comincia alle 17.

Giuramento e messaggio del Presidente della Repubblica.

Quando il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, accompagnato dal Presidente della Camera, Laura Boldrini, e dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, entra nell'aula, l'Assemblea si leva in piedi – Vivissimi, prolungati applausi, cui si associano i membri del Governo e il pubblico delle tribune.
Il Presidente della Camera prende posto al suo seggio, con alla destra il Presidente della Repubblica e alla sinistra il Presidente del Senato.

Il PRESIDENTE Laura Boldrini:
Invito il Presidente della Repubblica a prestare giuramento a norma dell'articolo 91 della Costituzione
(L'Assemblea si leva in piedi).

Il Presidente della Repubblica pronuncia la formula:

«Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione»
(Vivissimi, prolungati applausi, cui si associano i membri del Governo e il pubblico delle tribune).

Il Presidente della Camera cede il suo seggio al Presidente della Repubblica e prende posto alla sua destra.

PRESIDENTE. Il Presidente della Repubblica rivolgerà ora il suo messaggio al Parlamento.
Invito i membri dell'Assemblea a prendere posto.

Il Presidente della Repubblica, restando in piedi,
rivolge all'Assemblea il seguente messaggio:

Signora Presidente, onorevoli deputati, onorevoli senatori, signori delegati delle regioni, lasciatemi innanzitutto esprimere, insieme con un omaggio – che in me viene da molto lontano – alle istituzioni che voi rappresentate, la gratitudine che vi debbo per avermi, con così largo suffragio, eletto Presidente della Repubblica (Applausi). È un segno di rinnovata fiducia che raccolgo comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie forze, e apprezzo in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti in Parlamento che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia (Applausi).

So che in tutto ciò si è riflesso qualcosa che mi tocca ancora più profondamente, e cioè la fiducia e l'affetto che ho visto in questi anni crescere verso di me e verso l'istituzione (Parlamentari e delegati regionali si levano in piedi – Vivi applausi) che rappresentavo tra grandi masse di cittadini, di italiani, uomini e donne di ogni età e di ogni regione, a cominciare da quanti ho incontrato nelle strade, nelle piazze, nei più diversi ambiti sociali e culturali, per rivivere insieme il farsi della nostra unità nazionale.

Come voi tutti sapete non prevedevo di tornare in quest'Aula per pronunciare un nuovo giuramento e messaggio da Presidente della Repubblica. Avevo già nello scorso dicembre pubblicamente dichiarato di condividere l'autorevole convinzione che la non rielezione al termine del settennato è l'alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della Repubblica. Avevo ugualmente messo l'accento sull'esigenza di dare un segno di normalità e continuità istituzionale con una naturale successione nell'incarico di Capo dello Stato.

A queste ragioni e a quelle più strettamente personali, legate all'ovvio dato dell'età, se ne sono infine sovrapposte altre, rappresentatemi, dopo l'esito nullo di cinque votazioni in quest'Aula di Montecitorio, in un clima sempre più teso, dagli esponenti di un ampio arco di forze parlamentari e dalla quasi totalità dei presidenti delle regioni. Ed è vero che questi mi sono apparsi particolarmente sensibili alle incognite che possono percepirsi a livello delle istituzioni locali maggiormente vicine ai cittadini, benché ora alle prese con pesanti ombre di corruzione e di lassismo; istituzioni che ascolto e rispetto, signori delegati delle regioni, in quanto portatrici di una visione non accentratrice dello Stato, già presente nel Risorgimento e da perseguire finalmente con serietà e coerenza.

È emerso da tali incontri, nella mattinata di sabato, un drammatico allarme per il rischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nell'inconcludenza, nella impotenza ad adempiere il supremo compito costituzionale dell'elezione del Capo dello Stato. Di qui l'appello che ho ritenuto di non poter declinare, per quanto potesse costarmi l'accoglierlo, mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del Paese (Applausi).

La rielezione per un secondo mandato del Presidente uscente non si era mai verificata nella storia delle Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in questo senso aveva lasciato, come si è significativamente notato, schiusa una finestra per tempi eccezionali.

Ci siamo, dunque, ritrovati insieme in una scelta pienamente legittima, ma eccezionale, perché senza precedenti è apparso il rischio che ho appena richiamato, senza precedenti e tanto più grave nella condizione di acuta difficoltà e perfino di emergenza che l'Italia sta vivendo in un contesto europeo e internazionale assai critico e per noi sempre più stringente.

Bisognava, dunque, offrire al Paese e al mondo una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi, passando di qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l'Italia. È a questa prova che non mi sono sottratto, ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Ne propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna. Negli ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti, che si sono intrecciate con un'acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale, non si sono date soluzioni soddisfacenti; hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi, e strumentalismi. Ecco cosa ha condannato alla sterilità o a esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento (Applausi).

Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato, dunque, facilmente ignorato o svalutato e l'insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti e il Parlamento sono state con facilità, ma anche con molta leggerezza, alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie (Applausi), da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono.

Attenzione: il vostro applauso, quest'ultimo richiamo che ho sentito di dovere esprimere, non induca ad alcuna autoindulgenza (Applausi). Non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell'amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme (Applausi).

Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005 (Applausi). Ancora pochi giorni fa il Presidente Gallo ha dovuto ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione della Corte costituzionale a rivedere, in particolare, la norma relativa all'attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi. La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell'abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovrarappresentanza in Parlamento (Applausi). Ed è un fatto non certo imprevedibile che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti (Applausi).

Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate e, peraltro, mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario (Applausi).

Molto si potrebbe aggiungere, ma mi fermo qui, perché su quei temi specifici ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale (Applausi).
Ma ho il dovere di essere franco: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al Paese (Applausi). Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana.

Parlando a Rimini a una grande assemblea di giovani nell'agosto 2011 volli rendere esplicito il filo ispiratore delle celebrazioni del Centocinquantenario della nascita del nostro Stato unitario, l'impegno a trasmettere piena coscienza di quel che l'Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato e delle grandi riserve di risorse umane e morali, di intelligenza e di lavoro, di cui disponiamo. E aggiunsi di aver voluto così suscitare orgoglio e fiducia, perché le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando, crisi mondiale, crisi europea e, dentro questo quadro, l'Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze, con il suo bagaglio di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile.

Ecco, posso ripetere quelle parole di un anno e mezzo fa, sia per sollecitare tutti a parlare il linguaggio della verità, fuori da ogni banale distinzione e disputa fra pessimisti e ottimisti, sia per introdurre il discorso sull'insieme di obiettivi in materia di riforme istituzionali e di proposte per l'avvio di un nuovo sviluppo economico più equo e sostenibile. È un discorso che, anche per ovvie ragioni di misura di questo mio messaggio, posso solo rinviare ai documenti dei due gruppi di lavoro da me istituiti il 30 marzo scorso, documenti di cui non si può negare, se non per gusto di polemica intellettuale, la serietà e concretezza, anche perché essi hanno alle spalle elaborazioni sistematiche non solo delle istituzioni in cui operano i componenti dei due gruppi, ma anche di altre istituzioni e associazioni qualificate. Se poi si ritiene che molte delle indicazioni contenute in quei testi fossero già acquisite, vuol dire che è tempo di passare in sede politica ai fatti; se si nota che, specie in materia istituzionale, sono state lasciate aperte diverse opzioni su vari temi, vuol dire che è tempo di fare delle scelte conclusive e si può naturalmente andare anche oltre, se si vuole, con il contributo di tutti.

Vorrei solo formulare, a commento, due osservazioni. La prima riguarda la necessità che al perseguimento di obiettivi essenziali di riforma dei canali di partecipazione democratica e dei partiti politici e di riforma delle istituzioni rappresentative, dei rapporti tra Parlamento e Governo, tra Stato e regioni, si associ una forte attenzione per il rafforzamento e rinnovamento degli organi e dei poteri dello Stato. A questi sono stato molto vicino negli ultimi sette anni e non occorre perciò che rinnovi oggi un formale omaggio, si tratti di Forze armate o di forze dell'ordine, della magistratura (Applausi) o di quella Corte che è suprema garanzia di costituzionalità delle leggi.

??Occorre grande attenzione di fronte a esigenze di tutela della libertà e della sicurezza da nuove articolazioni criminali e da nuove pulsioni eversive e anche di fronte a fenomeni di tensione e disordine nei rapporti tra diversi poteri dello Stato e diverse istituzioni costituzionalmente rilevanti.
??Né si trascuri di reagire a disinformazioni e polemiche che colpiscono lo strumento militare, giustamente avviato ad una seria riforma, ma sempre posto, nello spirito della Costituzione, a presidio della partecipazione italiana, anche con il generoso sacrificio di non pochi nostri ragazzi, alle missioni di stabilizzazione e di pace nella comunità internazionale (Parlamentari e delegati regionali si levano in piedi – Vivi applausi – I Presidenti della Camera e del Senato si levano in piedi).

La seconda osservazione riguarda il valore delle proposte, ampiamente sviluppate nel documento da me citato, per affrontare la recessione e cogliere le opportunità che ci si presentano per influire sulle prossime opzioni dell'Unione europea, per creare e sostenere il lavoro, per potenziare l'istruzione ed il capitale umano e per favorire la ricerca, l'innovazione e la crescita delle imprese.

Nel sottolineare questi ultimi punti, osservo che su di essi mi sono fortemente impegnato in ogni sede istituzionale e occasione di confronto e continuerò a farlo. Essi sono nodi essenziali al fine di qualificare il nostro rinnovato e irrinunciabile impegno a far progredire l'Europa unita, contribuendo a definirne e rispettarne i vincoli di sostenibilità finanziaria e stabilità monetaria e insieme a rilanciarne il dinamismo e lo spirito di solidarietà e accoglierne al meglio gli insostituibili stimoli e benefici (Applausi). E sono anche i nodi, innanzitutto di fronte ad un angoscioso crescere della disoccupazione, quelli della creazione di lavoro e della qualità delle occasioni di lavoro, attorno a cui ruota la grande questione sociale che ormai si impone all'ordine del giorno in Italia e in Europa. È la questione della prospettiva di futuro per un'intera generazione, è la questione di un'effettiva e piena valorizzazione delle risorse e delle energie femminili. Non possiamo restare indifferenti dinanzi a costruttori di impresa e lavoratori che giungono a gesti disperati, a giovani che si perdono, a donne che vivono come inaccettabile la loro emarginazione o subalternità (Applausi).

Volere il cambiamento, ciascuno interpretando a suo modo i consensi espressi dagli elettori, dice poco e non porta lontano se non ci si misura su problemi come quelli che ho citato e che sono stati di recente puntualizzati in modo obiettivo e in modo non partigiano (Applausi). Occorre misurarsi su quei problemi perché diventino programma di azione del Governo che deve nascere e oggetti di deliberazione del Parlamento che sta avviando la sua attività e perché diventino fulcro di nuovi comportamenti collettivi da parte di forze, in primo luogo nel mondo del lavoro e dell'impresa, che appaiono bloccate – è scritto nel documento del gruppo di lavoro –, impaurite, arroccate in difesa e a disagio di fronte 9all'innovazione, che è invece il motore dello sviluppo. Occorre un'apertura nuova, un nuovo slancio nella società, occorre un colpo di reni nel Mezzogiorno stesso per sollevare il Mezzogiorno da una spirale di arretramento e impoverimento (Applausi).

Il Parlamento ha di recente deliberato, addirittura all'unanimità, il suo contributo su provvedimenti urgenti che al Governo Monti, ancora in carica, toccava adottare e che esso ha adottato, nel solco di uno sforzo di politica economico-finanziaria ed europea che meriterà certamente un giudizio più equanime, quanto più si allontanerà il clima dello scontro elettorale e si trarrà il bilancio del ruolo acquisito nel corso del 2012 in seno all'Unione europea (Applausi).
??Onorevoli deputati, onorevoli senatori, signora Presidente, apprezzo l'impegno con cui il movimento, largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico-parlamentare, ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l'influenza che gli spetta. Quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica, e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento (Parlamentari e delegati regionali si levano in piedi – Vivi applausi). Non può, d'altronde, reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo, ovunque, i partiti (Applausi). La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi, ma non c’è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace, alla formazione delle decisioni pubbliche, senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi (Parlamentari e delegati regionali si levano in piedi – Vivi applausi) o di movimenti politici organizzati, tutti, comunque, da vincolare all'imperativo costituzionale del metodo democratico (Applausi).

Le forze rappresentate in Parlamento, senza alcuna eccezione, devono comunque dare ora, nella fase cruciale che l'Italia e l'Europa attraversano, il loro apporto alle decisioni da prendere per il rinnovamento del Paese, senza temere di convergere su delle soluzioni, dal momento che di recente nelle due Camere non si è temuto di votare all'unanimità, sentendo voi tutti, onorevoli deputati e senatori, di far parte dell'istituzione parlamentare non come esponenti di una fazione, ma come depositari della volontà popolare (Applausi). C’è da lavorare concretamente, con pazienza e spirito costruttivo, spendendo e acquisendo competenze innanzitutto nelle Commissioni di Camera e Senato. Permettete che ve lo dica uno che entrò qui da deputato all'età di 28 anni e portò, giorno per giorno, la sua pietra allo sviluppo della vita politica democratica (Parlamentari e delegati regionali si levano in piedi – Vivi applausi). Lavorare in Parlamento sui problemi scottanti del Paese non è possibile se non nel confronto con un Governo come interlocutore essenziale sia della maggioranza sia dell'opposizione.
A 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio, dopo che ci si è dovuti dedicare all'elezione del Capo dello Stato, si deve, senza indugio, procedere alla formazione dell'Esecutivo. Non corriamo dietro alle formule o alle definizioni di cui si chiacchiera. Al Presidente non tocca dare mandati per la formazione del Governo che siano vincolati a qualsiasi prescrizione, se non quella voluta dall'articolo 94 della Costituzione, un Governo che abbia la maggioranza in ambedue le Camere (Applausi).

Ad esso spetta darsi un programma secondo le priorità e la prospettiva temporale che riterrà opportune. E la condizione è dunque una sola: fare i conti con la realtà delle forze in campo nel Parlamento da poco eletto, sapendo quali prove aspettino il Governo e quali siano le esigenze e l'interesse generale del Paese. Sulla base dei risultati elettorali, di cui non si può non prendere atto, piacciano oppure no, non c’è partito o coalizione, omogenea o presunta tale, che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole sue forze. Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori o qualunque patto, se si preferisce questa espressione, si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un Governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, le esigenze di intese più ampie e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale. D'altronde, non c’è oggi in Europa nessun Paese di consolidata tradizione democratica governato da un solo partito, nemmeno più il Regno Unito, operando dovunque Governi formati, o almeno sostenuti, da più partiti tra loro affini o abitualmente distanti e perfino aspramente concorrenti. Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione (Applausi), di un diffondersi dell'idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini appunto di mediazioni, intese, alleanze politiche. O forse tutto questo è più concretamente il riflesso di un paio di decenni di contrapposizione fino allo smarrimento dell'idea stessa di convivenza civile (Applausi), come non mai faziosa e aggressiva, di totale incomunicabilità tra schieramenti politici concorrenti.

Lo dicevo già sette anni fa in quest'Aula, nella medesima occasione di oggi, auspicando che fosse finalmente vicino il tempo della maturità per la democrazia dell'alternanza, che significa anche il tempo della maturità per la ricerca di soluzioni di governo condivise quando se ne imponga la necessità, altrimenti si dovrebbe prendere atto dell'ingovernabilità, almeno nella legislatura appena iniziata. Ma non è per prendere atto di questo che ho accolto l'invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente della Repubblica (Applausi). L'ho accolto anche perché l'Italia si desse nei prossimi giorni il Governo di cui ha bisogno e farò, a tal fine, ciò che mi compete non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt'al più, per usare un'espressione di scuola, da fattore di coagulazione. Ma tutte le forze politiche si prendano con realismo le loro responsabilità. Era questa la posta implicita dell'appello rivoltomi due giorni or sono.

Mi accingo, signora Presidente, al mio secondo mandato, senza illusioni e tanto meno pretese di amplificazione salvifica delle mie funzioni; eserciterò, piuttosto, con accresciuto senso del limite, oltre che con immutata imparzialità, quelle che la Costituzione mi attribuisce, e lo farò fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo suggerirà e, comunque, le forze me lo consentiranno (Applausi).
Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una fase di vita già molto avanzata. Inizia per voi un lungo cammino da percorrere con passione, con rigore e con umiltà. Non vi mancherà il mio incitamento e il mio augurio. Viva il Parlamento?! Viva la Repubblica?! Viva l'Italia (I Presidenti della Camera e del Senato si levano in piedi e, con loro, l'intera Assemblea e i membri del Governo – Vivissimi, prolungati applausi cui si associa il pubblico delle tribune)?!

PRESIDENTE. Si dia lettura del processo verbale della seduta.
ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
PRESIDENTE. La seduta è tolta.
La seduta termina alle 17,41.


Il messaggio alle Camere del Presidente della Republica Italiana: