Il programma fascista del 23 marzo 1919 Italiani! Ecco il programma nazionale di un movimento sanamente italiano. Rivoluzionario perchè antidogmatico e antidemagogico; fortemente innovatore, perchè antipregiudiziaiolo. Noi poniamo la valorizzazione guerra rivoluzionaria al di sopra di tutto e di tutti. Gli altri problemi: burocratici, amministrativi, giuridici, scolastici, coloniali ecc. li tracceremo quando avremo creato la classe dirigente. Per questo noi vogliamo: Per il problema politico: a) Suffragio universale e scrutinio di lista regionale con rappresentanza proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne. b) Il minimo di età per gli elettori abbassato ai 18 anni; quello per i deputati ai 25 anni. c) L'abolizione del Senato. d) La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata tre anni, il cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato. e) La formazione di Consigli nazionali tecnici del lavoro, dell'industria, dei trasporti, dell'igiene sociale, delle comunicazioni ecc. eletti dalle collettività professionali e di mestiere, con poteri legislativi, e col diritto di eleggere un Commissario generale con poteri di Ministro. Per il problema sociale: Noi vogliamo: a) La sollecita promulgazione di una Legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratori la giornata legale di otto ore di lavoro. b) I minimi di paga. c) La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al tecnico dell'industria. d) L'affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne sia degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici. e) La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei trasporti. f ) Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sull'invalidità e sulla vecchiaia, abbassando il limite di età proposto attualmente da 65 anni a 55 anni. Per il problema militare: Noi vogliamo: a) L'istituzione di una milizia nazionale, con brevi periodi d'istruzione a compito esclusivamente difensivo. b) La nazionalizzazione di tutte le fabbriche di armi e di esplosivi. c) Una politica estera nazionale intesa a valorizzare nelle competizioni pacifiche della civilt? la nazione italiana nel mondo. Per il problema finanziario: Noi vogliamo: a) Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia la forma di vera espropriazione parziale di tutte le ricchezze. b) Il sequestro di tutti i beni delle Congregazioni religiose e abolizione di tutte le mense vescovili, che costituiscono una enorme passività per la Nazione, e un privilegio di pochi. c) La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra ed il sequestro dell'85% dei profitti di guerra. Italiani! |
Stato e cittadini, Energia, Informazione, Economia, Trasporti, Salute, Istruzione L’organizzazione attuale dello Stato è burocraticasovradimensionata, costosa, inefficiente. Il Parlamento non rappresenta più i cittadini che non possono scegliere il candidato, ma solo il simbolo del partito. La Costituzione non è applicata. I partiti si sono sostituiti alla volontà popolare e sottratti al suo controllo e giudizio. • Abolizione delle province Se venisse applicata rigorosamente la legge 10/91, per riscaldare gli edifici si consumerebbero 14 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato Utilizzando l’etichettatura in vigore negli elettrodomestici, nella Provincia di Bolzano questo livello corrisponde alla classe C, mentre alla classe B corrisponde a un consumo non superiore a 5 litri di gasolio, o metri cubi di metano, e alla classe A un consumo non superiore a 3 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato all’anno. Nel riscaldamento degli ambienti, una politica energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2, anche per evitare le • Elaborazione di una normativa sul pagamento a consumo dell’energia termica nei condomini, come previsto dalla direttiva europea 76/93, già applicata da altri Paesi europei. Il rendimento medio delle centrali termoelettriche dell’Enel si attesta intorno al 38%. Lo standard con cui si costruiscono le centrali di nuova generazione, i cicli combinati, è del 55/60%. La co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, con utilizzo del calore nel luogo di produzione e trasporto a distanza dell’energia elettrica, consente di utilizzare il potenziale energetico del combustibile fino al 97%. Le inefficienze e gli sprechi attuali nella produzione • Potenziamento e riduzione dell’impatto ambientale delle centrali termoelettriche esistenti • Estensione della possibilità di riversare in rete e di vendere l’energia elettrica anche agli impianti di micro cogenerazione di taglia inferiore ai 20 kW L’informazione è uno dei fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individuale. Se il controllo dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano derive antidemocratiche. Se l’informazione ha come riferimenti i soggetti economici e non il cittadino, gli interessi delle multinazionali e dei gruppi di potere economico prevalgono sugli interessi del singolo. L’informazione quindi è alla base di qualunque altra area di interesse sociale. Il cittadino non informato o disinformato non può decidere, non può scegliere. Assume un ruolo di consumatore e di elettore passivo, escluso dalle scelte che lo riguardano. Le proposte: • Statalizzazione della dorsale telefonica, con il suo riacquisto a prezzo di costo da Telecom Italia, e l’impegno da parte dello Stato di fornire gli stessi servizi a prezzi competitivi ad ogni operatore telefonico • Introduzione della class action • Vietare la nomina di persone condannate in via definitiva (es. Scaroni all’Eni) come amministratori in aziende aventi come azionista lo Stato o quotate in Borsa • Disincentivo dell’uso dei mezzi privati motorizzati nelle aree urbane L’Italia è uno dei pochi Paesi con un sistema sanitario pubblico ad accesso universali. Due fatti però stanno minando alle basi l’universalità e l’omogeneità del Servizio Sanitario Nazionale: la devolution, che affida alle Regioni l’assistenza sanitaria e il suo finanziamento e accentua le differenze territoriali, e la sanità privata che sottrae risorse e talenti al pubblico. Si tende inoltre ad organizzare la Sanità come un’azienda e a far prevalere gli obiettivi economici rispetto a quelli di salute e di qualità dei servizi. GRATUITÀ DELLE CURE ED EQUITÀ DI ACCESSO FARMACI INFORMAZIONE MEDICI ORGANIZZAZIONE LOTTA PER IL DOLORE RICERCA AMMINISTRATORI PUBBLICI • Abolizione della legge Gelmini |
La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica si sono riuniti in seduta comune
per il giuramento e il messaggio del Presidente della Repubblica.
XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico della Seduta Comune
Seduta n. 2 di lunedì 22 aprile 2013
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA LAURA BOLDRINI
La seduta comincia alle 17.
Giuramento e messaggio del Presidente della Repubblica.
Quando il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, accompagnato dal Presidente della Camera, Laura Boldrini, e dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, entra nell'aula, l'Assemblea si leva in piedi – Vivissimi, prolungati applausi, cui si associano i membri del Governo e il pubblico delle tribune.
Il Presidente della Camera prende posto al suo seggio, con alla destra il Presidente della Repubblica e alla sinistra il Presidente del Senato.
Il PRESIDENTE Laura Boldrini:
Invito il Presidente della Repubblica a prestare giuramento a norma dell'articolo 91 della Costituzione
(L'Assemblea si leva in piedi).
Il Presidente della Repubblica pronuncia la formula:
«Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione»
(Vivissimi, prolungati applausi, cui si associano i membri del Governo e il pubblico delle tribune).
Il Presidente della Camera cede il suo seggio al Presidente della Repubblica e prende posto alla sua destra.
PRESIDENTE. Il Presidente della Repubblica rivolgerà ora il suo messaggio al Parlamento.
Invito i membri dell'Assemblea a prendere posto.
Il Presidente della Repubblica, restando in piedi,
rivolge all'Assemblea il seguente messaggio:
Signora Presidente, onorevoli deputati, onorevoli senatori, signori delegati delle regioni, lasciatemi innanzitutto esprimere, insieme con un omaggio – che in me viene da molto lontano – alle istituzioni che voi rappresentate, la gratitudine che vi debbo per avermi, con così largo suffragio, eletto Presidente della Repubblica (Applausi). È un segno di rinnovata fiducia che raccolgo comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie forze, e apprezzo in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti in Parlamento che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia (Applausi).
So che in tutto ciò si è riflesso qualcosa che mi tocca ancora più profondamente, e cioè la fiducia e l'affetto che ho visto in questi anni crescere verso di me e verso l'istituzione (Parlamentari e delegati regionali si levano in piedi – Vivi applausi) che rappresentavo tra grandi masse di cittadini, di italiani, uomini e donne di ogni età e di ogni regione, a cominciare da quanti ho incontrato nelle strade, nelle piazze, nei più diversi ambiti sociali e culturali, per rivivere insieme il farsi della nostra unità nazionale.
Come voi tutti sapete non prevedevo di tornare in quest'Aula per pronunciare un nuovo giuramento e messaggio da Presidente della Repubblica. Avevo già nello scorso dicembre pubblicamente dichiarato di condividere l'autorevole convinzione che la non rielezione al termine del settennato è l'alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della Repubblica. Avevo ugualmente messo l'accento sull'esigenza di dare un segno di normalità e continuità istituzionale con una naturale successione nell'incarico di Capo dello Stato.
A queste ragioni e a quelle più strettamente personali, legate all'ovvio dato dell'età, se ne sono infine sovrapposte altre, rappresentatemi, dopo l'esito nullo di cinque votazioni in quest'Aula di Montecitorio, in un clima sempre più teso, dagli esponenti di un ampio arco di forze parlamentari e dalla quasi totalità dei presidenti delle regioni. Ed è vero che questi mi sono apparsi particolarmente sensibili alle incognite che possono percepirsi a livello delle istituzioni locali maggiormente vicine ai cittadini, benché ora alle prese con pesanti ombre di corruzione e di lassismo; istituzioni che ascolto e rispetto, signori delegati delle regioni, in quanto portatrici di una visione non accentratrice dello Stato, già presente nel Risorgimento e da perseguire finalmente con serietà e coerenza.
È emerso da tali incontri, nella mattinata di sabato, un drammatico allarme per il rischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nell'inconcludenza, nella impotenza ad adempiere il supremo compito costituzionale dell'elezione del Capo dello Stato. Di qui l'appello che ho ritenuto di non poter declinare, per quanto potesse costarmi l'accoglierlo, mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del Paese (Applausi).
La rielezione per un secondo mandato del Presidente uscente non si era mai verificata nella storia delle Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in questo senso aveva lasciato, come si è significativamente notato, schiusa una finestra per tempi eccezionali.
Ci siamo, dunque, ritrovati insieme in una scelta pienamente legittima, ma eccezionale, perché senza precedenti è apparso il rischio che ho appena richiamato, senza precedenti e tanto più grave nella condizione di acuta difficoltà e perfino di emergenza che l'Italia sta vivendo in un contesto europeo e internazionale assai critico e per noi sempre più stringente.
Bisognava, dunque, offrire al Paese e al mondo una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi, passando di qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l'Italia. È a questa prova che non mi sono sottratto, ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Ne propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna. Negli ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti, che si sono intrecciate con un'acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale, non si sono date soluzioni soddisfacenti; hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi, e strumentalismi. Ecco cosa ha condannato alla sterilità o a esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento (Applausi).
Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato, dunque, facilmente ignorato o svalutato e l'insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti e il Parlamento sono state con facilità, ma anche con molta leggerezza, alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie (Applausi), da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono.
Attenzione: il vostro applauso, quest'ultimo richiamo che ho sentito di dovere esprimere, non induca ad alcuna autoindulgenza (Applausi). Non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell'amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme (Applausi).
Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005 (Applausi). Ancora pochi giorni fa il Presidente Gallo ha dovuto ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione della Corte costituzionale a rivedere, in particolare, la norma relativa all'attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi. La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell'abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovrarappresentanza in Parlamento (Applausi). Ed è un fatto non certo imprevedibile che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti (Applausi).
Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate e, peraltro, mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario (Applausi).
Molto si potrebbe aggiungere, ma mi fermo qui, perché su quei temi specifici ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale (Applausi).
Ma ho il dovere di essere franco: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al Paese (Applausi). Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana.
Parlando a Rimini a una grande assemblea di giovani nell'agosto 2011 volli rendere esplicito il filo ispiratore delle celebrazioni del Centocinquantenario della nascita del nostro Stato unitario, l'impegno a trasmettere piena coscienza di quel che l'Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato e delle grandi riserve di risorse umane e morali, di intelligenza e di lavoro, di cui disponiamo. E aggiunsi di aver voluto così suscitare orgoglio e fiducia, perché le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando, crisi mondiale, crisi europea e, dentro questo quadro, l'Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze, con il suo bagaglio di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile.
Ecco, posso ripetere quelle parole di un anno e mezzo fa, sia per sollecitare tutti a parlare il linguaggio della verità, fuori da ogni banale distinzione e disputa fra pessimisti e ottimisti, sia per introdurre il discorso sull'insieme di obiettivi in materia di riforme istituzionali e di proposte per l'avvio di un nuovo sviluppo economico più equo e sostenibile. È un discorso che, anche per ovvie ragioni di misura di questo mio messaggio, posso solo rinviare ai documenti dei due gruppi di lavoro da me istituiti il 30 marzo scorso, documenti di cui non si può negare, se non per gusto di polemica intellettuale, la serietà e concretezza, anche perché essi hanno alle spalle elaborazioni sistematiche non solo delle istituzioni in cui operano i componenti dei due gruppi, ma anche di altre istituzioni e associazioni qualificate. Se poi si ritiene che molte delle indicazioni contenute in quei testi fossero già acquisite, vuol dire che è tempo di passare in sede politica ai fatti; se si nota che, specie in materia istituzionale, sono state lasciate aperte diverse opzioni su vari temi, vuol dire che è tempo di fare delle scelte conclusive e si può naturalmente andare anche oltre, se si vuole, con il contributo di tutti.
Vorrei solo formulare, a commento, due osservazioni. La prima riguarda la necessità che al perseguimento di obiettivi essenziali di riforma dei canali di partecipazione democratica e dei partiti politici e di riforma delle istituzioni rappresentative, dei rapporti tra Parlamento e Governo, tra Stato e regioni, si associ una forte attenzione per il rafforzamento e rinnovamento degli organi e dei poteri dello Stato. A questi sono stato molto vicino negli ultimi sette anni e non occorre perciò che rinnovi oggi un formale omaggio, si tratti di Forze armate o di forze dell'ordine, della magistratura (Applausi) o di quella Corte che è suprema garanzia di costituzionalità delle leggi.
??Occorre grande attenzione di fronte a esigenze di tutela della libertà e della sicurezza da nuove articolazioni criminali e da nuove pulsioni eversive e anche di fronte a fenomeni di tensione e disordine nei rapporti tra diversi poteri dello Stato e diverse istituzioni costituzionalmente rilevanti.
??Né si trascuri di reagire a disinformazioni e polemiche che colpiscono lo strumento militare, giustamente avviato ad una seria riforma, ma sempre posto, nello spirito della Costituzione, a presidio della partecipazione italiana, anche con il generoso sacrificio di non pochi nostri ragazzi, alle missioni di stabilizzazione e di pace nella comunità internazionale (Parlamentari e delegati regionali si levano in piedi – Vivi applausi – I Presidenti della Camera e del Senato si levano in piedi).
La seconda osservazione riguarda il valore delle proposte, ampiamente sviluppate nel documento da me citato, per affrontare la recessione e cogliere le opportunità che ci si presentano per influire sulle prossime opzioni dell'Unione europea, per creare e sostenere il lavoro, per potenziare l'istruzione ed il capitale umano e per favorire la ricerca, l'innovazione e la crescita delle imprese.
Nel sottolineare questi ultimi punti, osservo che su di essi mi sono fortemente impegnato in ogni sede istituzionale e occasione di confronto e continuerò a farlo. Essi sono nodi essenziali al fine di qualificare il nostro rinnovato e irrinunciabile impegno a far progredire l'Europa unita, contribuendo a definirne e rispettarne i vincoli di sostenibilità finanziaria e stabilità monetaria e insieme a rilanciarne il dinamismo e lo spirito di solidarietà e accoglierne al meglio gli insostituibili stimoli e benefici (Applausi). E sono anche i nodi, innanzitutto di fronte ad un angoscioso crescere della disoccupazione, quelli della creazione di lavoro e della qualità delle occasioni di lavoro, attorno a cui ruota la grande questione sociale che ormai si impone all'ordine del giorno in Italia e in Europa. È la questione della prospettiva di futuro per un'intera generazione, è la questione di un'effettiva e piena valorizzazione delle risorse e delle energie femminili. Non possiamo restare indifferenti dinanzi a costruttori di impresa e lavoratori che giungono a gesti disperati, a giovani che si perdono, a donne che vivono come inaccettabile la loro emarginazione o subalternità (Applausi).
Volere il cambiamento, ciascuno interpretando a suo modo i consensi espressi dagli elettori, dice poco e non porta lontano se non ci si misura su problemi come quelli che ho citato e che sono stati di recente puntualizzati in modo obiettivo e in modo non partigiano (Applausi). Occorre misurarsi su quei problemi perché diventino programma di azione del Governo che deve nascere e oggetti di deliberazione del Parlamento che sta avviando la sua attività e perché diventino fulcro di nuovi comportamenti collettivi da parte di forze, in primo luogo nel mondo del lavoro e dell'impresa, che appaiono bloccate – è scritto nel documento del gruppo di lavoro –, impaurite, arroccate in difesa e a disagio di fronte 9all'innovazione, che è invece il motore dello sviluppo. Occorre un'apertura nuova, un nuovo slancio nella società, occorre un colpo di reni nel Mezzogiorno stesso per sollevare il Mezzogiorno da una spirale di arretramento e impoverimento (Applausi).
Il Parlamento ha di recente deliberato, addirittura all'unanimità, il suo contributo su provvedimenti urgenti che al Governo Monti, ancora in carica, toccava adottare e che esso ha adottato, nel solco di uno sforzo di politica economico-finanziaria ed europea che meriterà certamente un giudizio più equanime, quanto più si allontanerà il clima dello scontro elettorale e si trarrà il bilancio del ruolo acquisito nel corso del 2012 in seno all'Unione europea (Applausi).
??Onorevoli deputati, onorevoli senatori, signora Presidente, apprezzo l'impegno con cui il movimento, largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico-parlamentare, ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l'influenza che gli spetta. Quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica, e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento (Parlamentari e delegati regionali si levano in piedi – Vivi applausi). Non può, d'altronde, reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo, ovunque, i partiti (Applausi). La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi, ma non c’è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace, alla formazione delle decisioni pubbliche, senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi (Parlamentari e delegati regionali si levano in piedi – Vivi applausi) o di movimenti politici organizzati, tutti, comunque, da vincolare all'imperativo costituzionale del metodo democratico (Applausi).
Le forze rappresentate in Parlamento, senza alcuna eccezione, devono comunque dare ora, nella fase cruciale che l'Italia e l'Europa attraversano, il loro apporto alle decisioni da prendere per il rinnovamento del Paese, senza temere di convergere su delle soluzioni, dal momento che di recente nelle due Camere non si è temuto di votare all'unanimità, sentendo voi tutti, onorevoli deputati e senatori, di far parte dell'istituzione parlamentare non come esponenti di una fazione, ma come depositari della volontà popolare (Applausi). C’è da lavorare concretamente, con pazienza e spirito costruttivo, spendendo e acquisendo competenze innanzitutto nelle Commissioni di Camera e Senato. Permettete che ve lo dica uno che entrò qui da deputato all'età di 28 anni e portò, giorno per giorno, la sua pietra allo sviluppo della vita politica democratica (Parlamentari e delegati regionali si levano in piedi – Vivi applausi). Lavorare in Parlamento sui problemi scottanti del Paese non è possibile se non nel confronto con un Governo come interlocutore essenziale sia della maggioranza sia dell'opposizione.
A 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio, dopo che ci si è dovuti dedicare all'elezione del Capo dello Stato, si deve, senza indugio, procedere alla formazione dell'Esecutivo. Non corriamo dietro alle formule o alle definizioni di cui si chiacchiera. Al Presidente non tocca dare mandati per la formazione del Governo che siano vincolati a qualsiasi prescrizione, se non quella voluta dall'articolo 94 della Costituzione, un Governo che abbia la maggioranza in ambedue le Camere (Applausi).
Ad esso spetta darsi un programma secondo le priorità e la prospettiva temporale che riterrà opportune. E la condizione è dunque una sola: fare i conti con la realtà delle forze in campo nel Parlamento da poco eletto, sapendo quali prove aspettino il Governo e quali siano le esigenze e l'interesse generale del Paese. Sulla base dei risultati elettorali, di cui non si può non prendere atto, piacciano oppure no, non c’è partito o coalizione, omogenea o presunta tale, che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole sue forze. Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori o qualunque patto, se si preferisce questa espressione, si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un Governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, le esigenze di intese più ampie e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale. D'altronde, non c’è oggi in Europa nessun Paese di consolidata tradizione democratica governato da un solo partito, nemmeno più il Regno Unito, operando dovunque Governi formati, o almeno sostenuti, da più partiti tra loro affini o abitualmente distanti e perfino aspramente concorrenti. Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione (Applausi), di un diffondersi dell'idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini appunto di mediazioni, intese, alleanze politiche. O forse tutto questo è più concretamente il riflesso di un paio di decenni di contrapposizione fino allo smarrimento dell'idea stessa di convivenza civile (Applausi), come non mai faziosa e aggressiva, di totale incomunicabilità tra schieramenti politici concorrenti.
Lo dicevo già sette anni fa in quest'Aula, nella medesima occasione di oggi, auspicando che fosse finalmente vicino il tempo della maturità per la democrazia dell'alternanza, che significa anche il tempo della maturità per la ricerca di soluzioni di governo condivise quando se ne imponga la necessità, altrimenti si dovrebbe prendere atto dell'ingovernabilità, almeno nella legislatura appena iniziata. Ma non è per prendere atto di questo che ho accolto l'invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente della Repubblica (Applausi). L'ho accolto anche perché l'Italia si desse nei prossimi giorni il Governo di cui ha bisogno e farò, a tal fine, ciò che mi compete non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt'al più, per usare un'espressione di scuola, da fattore di coagulazione. Ma tutte le forze politiche si prendano con realismo le loro responsabilità. Era questa la posta implicita dell'appello rivoltomi due giorni or sono.
Mi accingo, signora Presidente, al mio secondo mandato, senza illusioni e tanto meno pretese di amplificazione salvifica delle mie funzioni; eserciterò, piuttosto, con accresciuto senso del limite, oltre che con immutata imparzialità, quelle che la Costituzione mi attribuisce, e lo farò fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo suggerirà e, comunque, le forze me lo consentiranno (Applausi).
Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una fase di vita già molto avanzata. Inizia per voi un lungo cammino da percorrere con passione, con rigore e con umiltà. Non vi mancherà il mio incitamento e il mio augurio. Viva il Parlamento?! Viva la Repubblica?! Viva l'Italia (I Presidenti della Camera e del Senato si levano in piedi e, con loro, l'intera Assemblea e i membri del Governo – Vivissimi, prolungati applausi cui si associa il pubblico delle tribune)?!
PRESIDENTE. Si dia lettura del processo verbale della seduta.
ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
PRESIDENTE. La seduta è tolta.
La seduta termina alle 17,41.
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