Falso in bilancio, legge fuori dall'Europa
di Sergio Sergi
l’avvocato generale della Ue Julianne Kokott dà ragione ai giudici di Milano
la legge sul falso in bilancio contrasta con il diritto comunitario. «Va disapplicata»:

La legge del centrodestra, dice l’avvocato, rende più complessa l’azione penale e ha per conseguenza l’impunità degli imputati. Il giudizio finale spetta ora alla Corte. La procura di Milano aveva fatto ricorso a Bruxelles nel 2002 per lo stralcio Sme. Niccolò Ghedini, deputato di FI e difensore di Berlusconi, che ieri pomeriggio si è recato a Palazzo Chigi, parla ora di «violazione dei nostri principi costituzionali».

Sarà pure avvocato generale ma il giudizio che ha redatto sulla legge del centrodestra italiano (e di Berlusconi) sul falso in bilancio è perentorio. Quella legge va «disapplicata», ha scritto Julianne Kokott nella motivazione inviata alla Corte nelle «cause riunite» che riguardano «Silvio Berlusconi e altri». Secondo l'avvocato generale, una legge penale più favorevole, adottata successivamente a quando è stato commesso un reato, deve essere «disapplicata se e in quanto contrasta con il diritto comunitario». Di più: la pubblicazione di un bilancio falso andrebbe equiparata all'omessa pubblicazione del medesimo bilancio e, di conseguenza, le legislazioni degli Stati membri dovrebbero prevedere «sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive anche per l'ipotesi di falso in bilancio».

La relazione dell'avvocato generale non è ovviamente vincolante anche se, per prassi e nella stragrande maggioranza delle sentenze emesse a Lussemburgo, il Tribunale e la Corte di Giustizia non si dissociano dal parere di quell'ufficio. In ogni caso, la valutazione dell'avvocato Kokott è importante perchè afferma l'incompatibilità con il principio della legalità della pena di una legge penale successiva più favorevole. Insomma, la legge italiana sul falso in bilancio non sarebbe compatibile. Per l'avvocato Kokott, «spetta ai giudici del rinvio valutare, nel caso concreto, se le nuove disposizioni penali corrispondano ai requisiti del diritto comunitario». Ciò vuol dire che i magistrati delle corti italiane dovrebbero confermare il principio della prevalenza del diritto comunitario su quello nazionale.

L'avvocato ha scritto: «In presenza di una legge penale più favorevole adottata alla commissione del reato, in tutto o in parte incompatibile con il diritto comunitario, sono tenuti ad applicare il diritto Ue e a disattendere la legge penale più favorevole». La conclusione è chiarissima: nel giudicare Berlusconi o quanti altri siano incorsi nel reato di falso il bilancio, la giustizia italiana dovrebbe non ricorrere alla nuova legge del centro destra essendo successiva agli anni in cui sono stati commessi i reati contestati.

Il ricorso dei giudici penali italiani, presentato nella causa davanti alla Corte del Lussemburgo, ha fatto notare che l'applicazione della nuova legge italiana sul falso in bilancio, imposta dalla maggioranza di centro destra, «avrebbe come conseguenza l'impunità degli imputati». Il legislatore italiano, infatti, «avrebbe reso più complessa l'azione penale rispetto alla normativa precedente, in particolare eliminando soglie di tolleranza percentuali, termini di prescrizione più brevi e il presupposto della querela».

La Commissione europea, che ha preso parte alle audizioni nella causa in Lussemburgo, ha commentato positivamente il parere dell'avvocato generale: «L'avvocato generale adotta le nostre posizioni. Per noi la direttiva europea sulla contabilità obbliga gli Stati membri ad avere sanzioni proporzionate e dissuasive quando i conti pubblici sono falsi».

Un’aberrazione giuridica senza precedenti, è il commento dell’avvocato Ghedini: si farebbe rivivere «la precedente legge sul falso in bilancio, che risaliva ancora all'epoca fascista periodo nel quale in tema di democrazia non abbiamo nulla da imparare ma che evidentemente piace a molti del centrosinistra per il suo spiccato statalismo». È solo la richiesta della pubblica accusa, si consola il sottosegretario alla giustizia Vietti. Ora la corte di giustizia dovrà valutare - dice Anna Finocchiaro, responsabile giustizia dei Ds - se nel caso Sme bisognerà applicare la legge vigente, approvata dal governo italiano, o la disciplina precedente, compatibile con i diritto comunitario. È una questione delicata, che coinvolge la sovranità dello stato nazionale. In ogni caso, le legislazioni nazionali non possono essere così distanti dal diritto comunitario».

E Violante, sarcastico: «Chiedete a Tremaglia un giudizio su questa decisione... Questo ci dice quanto sia importante che non ci sia un uomo solo al comando, come la riforma che si sta votando. Un uomo solo che ha obbligato questo maggioranza ad approvare una legge che ci ha ridicolizzato davanti al mondo, inaccettabile in un contesto europeo».