Fabbrica dei veleni: il braccio armato del potere
Senza nessuna remora il "Potere" usa tutti i mezzi per salare se stesso: lusighe, corruzioni, ricatto, scandali, falsi scandali:
uno dopo l'altro i protagonisti di un dissenso critico vengono subissati da notizie, ad arte costruite e diffuse ad arte,
che diffamono i rei del pensiero critico e gli esternatori di idee non in linea con il "regime".
Chiesa, magistrati, figure istituzioli, mogli, parlamentari, tutti debbono tacere di fronte al verbo del "piccolo dittatore"
Oppure su di loro si abbatterà l'inferno: il "Metodo Boffo".
Vittorio Feltri 8/10/2010 "Caso Marcegaglia:
"Ieri il dossier non c’era: siccome siamo dei giornalisti 'scellerati',
oggi lo abbiamo preparato e domani lo pubblichiamo". 
Feltri, Porro, Sallustri ad Emma Marcecaglia Presidente della Confindustria:
Ha rotto i coglioni, le minacce, abbiamo scherzato.
Dossier Marcegaglia, perquisito Il Giornale"
Indagati Sallusti e Porro: violenza privata
"Segugi spostati da Montecarlo a Mantova" l'indagine dei pm napoletani su "Il Giornale"
Le intercettazioni ("adesso ci divertiamo per venti giorni rompiano il coglioni alla Marcegaglia come pochi al mondo")
 e la deposizione resa il 5 ottobre dalla presidente di Confindustria
hanno portato la procura partenopea a disporre la perquisizione nella sede del quotidiano
7 ottobre 2010
Nicola Porro e Renato Arpisella. l'audio della telefonata tra
il vicedirettore del Giornale Nicola Porro e Renato Arpisella, portavoce del presidente di Confindustria:
Arpisella e Crippa. La conversazione tra Rinaldo Arpisella portavoce del presidente di Confindustria Mauro Crippa responsabile delle relazioni esterne di Mediaset :

Le risposte del presidente degli industriali a Berlusconi, criticato dalla Marcegaglia per l'impasse del governo sulle riforme:
Abbiamo perso la pazienza !!!


I fatti.
Il vicedirettore del Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi,
all’indomani delle critiche di Emma Marcegaglia al governo,
manda un sms ad un collaboratore del presidente di Confindustria:
«Domani super pezzo giudiziario sugli affari della family».

Poi, al telefono:
«Adesso ci divertiamo, per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcecaglia come pochi
al mondo! Abbiamo spostato i segugi da Montecarlo a Mantova», la città dove Macegaglia vive.
La presidente di Confindustria dice (non in tv: agli inquirenti) di sentirsi minacciata
e ricattata. Ora Porro dice che scherzava. Feltri che «Marcegaglia ha rotto i coglioni».
I metodi del Giornale e di Libero - “il trattamento Boffo” - sono noti, non c'è bisogno
di ricordare come siano stati trattati di volta in volta i «nemici» del Premier: la moglie,
Boffo, Fini, Chiara Moroni, decine di altri.


Il Giornale domani 9 ottobre 2010pubblicherà «un dossier di quattro pagine»
sul presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Lo comunica la direzione del quotidiano senza per il momento dire altro.
Feltri: Confalonieri s'informò su "campagna"
Il direttore editoriale del Giornale, Vittorio Feltri, alla conferenza stampa con il direttore Alessandro Sallusti
e il vice Nicola Porro, ha rivelato che il 16 settembre mattina Fedele Confalonieri volle sapere se corrispondeva al vero
la preoccupazione del presidente di Confindustria su un'inchiesta nei suoi confronti da parte del quotidiano.
Feltri ha ricordato che Confalonieri gli ha chiesto se il Giornale stava organizzando una «campagna a tappeto».
«Io - ha spiegato Feltri - non ne sapevo nulla. Sallusti mi aveva riferito dello scherzo fatto da Porro ad Arpisella.
Io ho pensato “ma che pirla Porro che si diverte a fare queste cose”. A Confalonieri ho detto che il Giornale non voleva
fare nulla contro la Marcegaglia. Lui non ha esercitato pressioni, la sua telefonata era volta solo ad avere informazioni».

L'sms di Porro: «Adesso le rompiamo il cazzo»
La minaccia della preparazione di un dossier contro Emma Marcecaglia, alla base del decreto di perquisizione eseguito oggi nella sede de 'Il Giornale', sarebbe avvenuta in seguito all'intervista rilasciata il 15 settembre scorso al Corriere della Sera dalla presidente degli industriali nella quale si esprimevano critiche al governo, con accenni ai conflitti personali (che ''non aiutano la crescita'') e alla campagna di stampa nei confronti di Fini. Un elemento di rilievo secondo i magistrati e' rappresentato dal sms inviato il 16 settembre da Porro a Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa della Marcecaglia: ''Ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affari della family marcecaglia''.

Nella successiva telefonata, pochi minuti dopo, intercorsa tra i due, il giornalista afferma ''...adesso ci divertiamo per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcecaglia come pochi al mondo!'' aggiungendo che non si trattava di uno scherzo e di aver ''spostato i segugi da Montecarlo a Mantova'' con riferimento - spiegano i pm - alla citta' centro di riferimento degli interessi economici e familiari del presidente di Confindustria.

Gli inquirenti registrano poi una telefonata tra Arpisella e un responsabile delle relazioni esterne di Mediaset con la richiesta di un intervento di Confalonieri. In un colloquio successivo, il responsabile Mediaset parla dell'avvenuto intervento del presidente di Mediaset presso Il Giornale e del fatto che la Marcecaglia lo aveva poi ringraziato. Nel decreto viene poi riportato un passaggio di un'altra telefonata, del 22 settembre, tra Porro e Arpisella in cui il giornalista afferma: ''...dobbiamo trovare un accordo perche' se no non si finisce piu' qui...la signora se vuole gestire i rapporti con noi deve saper gestire...quello che cercavo di dirti e' che dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa, vantaggiosa nel senso diciamo delle notizie delle informazioni della collaborazione no...''.

Per Porro erano solo «frasi scherzose» quelle pronunciate nella telefonata con Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti
con la stampa di Marcegaglia. Lo ha dichiarato lo stesso vicedirettore in una conferenza stampa oggi pomeriggio a Milano:
«Vorrei che venissero pubblicate sui siti con l'audio. Ci prendevamo in giro vicendevolmente».



Carabinieri nella sede del quotidiano su richiesta della Procura di Napoli.
L'accusa è che si cercasse di raccogliere un dossier sul presidente di Confindustria, "colpevole" di critiche al governo.
Il direttore querela il procuratore Lepore e accusa: "Contro di noi violenza riservata nemmeno ai criminali".
Porro: "Minacce al telefono solo frasi scherzose".
Feltri: "Marcegaglia? Non me ne frega niente. Anzi, ha rotto i coglioni.."

MILANO 7 settembre 2010- Il direttore del quotidiano Il Giornale Alessandro Sallusti e il vicedirettore Nicola Porro sono indagati nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Napoli su presunte minacce al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. L'ipotesi formulata dai pm è di concorso in violenza privata. La sede del quotidiano e le abitazioni dei giornalisti sono state perquisite dai carabinieri del Noe, il nucleo operativo ecologico che indagava su un traffico di rifiuti, alla ricerca di documenti a sostegno dell'accusa: la presunta raccolta di un dossier riguardante il presidente di Confindustria, dopo che l'imprenditrice aveva formulato critiche nei confronti del governo 1. 

La perquisizione è scattata a seguito di intercettazioni 2 disposte per un'altra inchiesta della Procura di Napoli. Che Sallusti e Porro attaccano in conferenza stampa. Per il vicedirettore de Il Giornale le presunte minacce "erano solo frasi scherzose". E Sallusti critica la violenza della perquisizione subita, riservata "neanche ai criminali".

L'inchiesta. I pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock intendono approfondire alcune conversazioni tra i due giornalisti indagati e l'addetto ai rapporti con i media del leader degli industriali relative a insistenze affinché la Marcegaglia "correggesse" alcune dichiarazioni forti contro l'azione del governo, minacciando la pubblicazione di notizie che l'avrebbero danneggiata. Di qui l'indagine, scaturita da intercettazioni da cui, secondo i pm, sarebbe emersa la presunta intenzione del Giornale di mettere in piedi una campagna di stampa contro la Marcegaglia. 

I decreti di perquisizione sono stati emessi dai due pm e vistati dal procuratore Giandomenico Lepore. Lo stesso Lepore conferma che le perquisizioni si inquadrano come sviluppi di un'indagine napoletana "su altri fatti" dalla quale sono emersi elementi tali da rendere necessari "approfondimenti in via d'urgenza". Nella redazione del quotidiano sono giunti anche il direttore editoriale Vittorio Feltri - che si è fatto fotografare posando come se avesse le manette ai polsi - e i componenti del Comitato di redazione. Presente anche un perito nominato dall'autorità giudiziaria.

Sallusti querela Lepore. In una nota il direttore del Giornale ha fatto sapere di aver dato mandato di querelare il procuratore di Napoli per diffamazione con grave danno alla propria reputazione e immagine. "Non ho mai fatto - dice Sallusti - o ricevuto alcuna telefonata, messaggio o e-mail sull'argomento in questione, non ho mai parlato in vita mia con il presidente Marcegaglia, con il suo assistente Rinaldo Arpisella, del quale ho appreso solo oggi l'esistenza, né con persone riconducibili allo staff del presidente di Confindustria".

Sallusti: "Woodcock si è mosso dopo mio articolo". "In un capo d'accusa mi viene contestato l'articolo del 16 settembre nel quale ho scritto che i pm spiano le nostre telefonate - spiega il direttore de Il Giornale in conferenza stampa nel pomeriggio -. Io ho delle fonti e ho scritto che al Giornale sapevamo di essere sotto inchiesta. Questo ha fatto muovere Woodcock, che ha mosso più di venti carabinieri spendendo così soldi dei contribuenti".

Sallusti: "Non hanno trovato nulla". "Una violenza che non si riserva neanche ai criminali comuni - attacca ancora Sallusti parlando delle perquisizioni -. C'era il mandato anche per le perquisizioni personali. Come se eventuali dossier li tenessimo nelle mutande". "Hanno perquisito con molta accuratezza gli uffici miei e di Porro - prosegue Sallusti -. Non hanno trovato nulla, ma hanno letto tutta la mia corrispondenza privata e l'attività del giornale. Sono stati copiati tutti i dati dove ci sono informazioni sensibili sulla mia vita personale". 

Porro: "Solo frasi scherzose". Solo "frasi scherzose" quelle pronunciate nella telefonata intercorsa 3 tra il vicedirettore del Giornale, Nicola Porro, e Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa di Emma Marcegaglia. Lo sostiene lo stesso Porro in conferenza stampa. "Vorrei che sui siti venisse pubblicato l'audio -  aggiunge il vicedirettore de Il Giornale -. Ci prendevamo in giro vicendevolmente". ''Tutte le frasi che avete letto sono vere - spiega Porro -. Perché con Rinaldo Arpisella avevo un rapporto normale, dialettico e amichevole. Come tutti quelli che si occupano di economia, negli ultimi 10 anni l'ho sentito più volte al mese. Con lui ho dimestichezza nel parlare, nel fare battute, ma non nel minacciare''. 

Feltri: "Confalonieri mi chiamò...". In conferenza stampa interviene anche il direttore editoriale de Il
Giornale, Vittorio Feltri. Confermando un interessamento, il 16 settembre mattina, da parte di Fedele Confalonieri. Ai pm Emma Marcegaglia ha raccontato di aver chiamato personalmente il presidente di Mediaset perché intervenisse presso Il Giornale. Feltri oggi spiega che Confalonieri voleva sapere se corrispondeva al vero la preoccupazione del presidente di Confindustria su un'inchiesta nei suoi confronti da parte del quotidiano per una '''campagna a tappeto". "Io - ha spiegato Feltri - non ne sapevo nulla. Sallusti mi aveva riferito dello scherzo fatto da Porro ad Arpisella. Ho pensato 'ma che pirla Porro che si diverte a fare queste cose'. A Confalonieri ho detto che il Giornale non voleva fare nulla contro la Marcegaglia. Lui non ha esercitato pressioni, la sua telefonata era volta solo ad avere informazioni".

Feltri: "Marcegaglia ha rotto i...". "La Marcegaglia - conclude Feltri con tono scherzoso - parla ogni due minuti alla televisione e ci ha fatto venire il latte alle ginocchia. Anzi, se permettete, ci ha anche rotto i coglioni. Quando ero direttore non me ne fregava niente di intervistarla. E penso di interpretare il pensiero di Sallusti e cioè che anche a lui non interessa una sua intervista".

I pm: "Diritto di critica, non di coartare". Nelle motivazioni del decreto di perquisizione, i magistrati della Procura napoletana riprendono le riflessioni fatte dalla Marcegaglia nella sua testimonianza. Per dire che il diritto di critica da parte della stampa è fuori discussione, ma il giornalista non può utilizzare i propri scritti "per coartare la volontà altrui". Perché in questo caso si configura il reato di violenza privata.

Il Cdr del Giornale: "Vale principio d'innocenza". "Questa operazione arriva in un clima di veleno e fango che sono stati sparsi sul nostro giornale per alcune inchieste scomode documentate dalla prima all'ultima pagina" dice Felice Manti, componente del Cdr del Giornale che "si batterà perché la verità venga fuori. Per i colleghi vale il principio di innocenza e solo la magistratura potrà chiarire se c'è stato un dossier o meno". 

Siddi (Fnsi): "Che non sia controllo preventivo". "Grave inquietudine per quanto sta accadendo - dice il segretario nazionale della Federazione nazionale della Stampa, Franco Siddi - Pur nel rispetto del lavoro dei magistrati, non vorremmo che gli interventi in atto assumessero i caratteri del controllo preventivo sulla stampa".

Perina: "Ora Pdl rifletta". "Anziché scagliarsi pregiudizialmente contro la magistratura, sarebbe bene se qualcuno nel Pdl riflettesse - dichiara il direttore del Secolo d'Italia e parlamentare di Fli -. Quel che oggi è ipotizzato contro la Marcegaglia il Giornale lo ha già fatto nei confronti di Boffo e di Fini". 

Epifani: Abnorme". "Apprendo questa cosa con grande stupore: mi sembra una cosa abnorme" dichiara il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. "Mi auguro che l'inchiesta faccia chiarezza".

Ironia Cicchitto: "Procura contribuisce a libertà di stampa". "La Procura di Napoli sta dando il suo contributo alla libertà di stampa perquisendo Il Giornale e alcuni giornalisti" dice il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. "Siamo molto curiosi di vedere le reazioni di coloro che sono mobilitati per il disegno di legge sulle intercettazioni. Siamo ancor più curiosi di capire le ragioni e le conseguenze di una iniziativa che ha aspetti devastanti".

Gasparri: "Si faccia sentire chi difende libertà di stampa". ''Leggo esterrefatto le notizie che
riguardano la perquisizione nella sede del Giornale - dichiara il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri - Mi auguro che chi dice di difendere la libertà dell'informazione faccia sentire forte la sua voce''. 

Giulietti: "Fabbrica dei veleni è altrove". "Non ci sono mai piaciute le perquisizioni nelle sedi dei giornali e per questo non ci è piaciuta neppure quella ordinata nella sede del Giornale", afferma in una nota Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21. "Se davvero si vogliono mettere le mani sulla fabbrica dei veleni le perquizioni andrebbero disposte altrove, anche a costo di disturbare logge e servizi deviati".


Roma, via Aurelia, le otto e trenta del mattino di martedì 5 ottobre.
In gran segreto, nelle stanze di una caserma dei carabinieri, Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, viene sentita dai pm di Napoli Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli. Il verbale della testimonianza resa dall'imprenditrice mantovana chiude il cerchio delle verifiche disposte dalla Procura di Napoli dopo l'sms inviato meno di tre settimane prima, il 16 settembre 2009, dal vice direttore del Giornale Nicola Porro a Rinaldo Arpisella, segretario particolare della leader degli industriali. Il giorno precedente l'invio di quel messaggio, Emma Marcegaglia aveva rilasciato un'intervista al Corriere della Sera nella quale fra le altre considerazioni criticava duramente il governo Berlusconi.

"Domani super pezzo giudiziario sugli affaire della family Marcegaglia", era scritto nell'sms, intercettato nell'ambito di una diversa inchiesta, condotta dai carabinieri del Noe su presunte attività di smaltimento illecito di rifiuti ad opera di grandi gruppi industriali. Le telefonate successive, e in particolare quella intercorsa meno di un'ora dopo l'invio dell'sms, nella quale Porro afferma "adesso ci divertiamo per venti giorni rompiamo il c... alla Marcegaglia come pochi al mondo" e aggiunge di aver "spostati i segugi da Montecarlo a Mantova", hanno indotto i magistrati a ipotizzare che nei confronti di Emma Marcegaglia fosse stata rivolta "la grave minaccia consistita nel prospettare l'avvenuta raccolta di un dossier per l'avvio di una campagna di stampa della durata di venti giorni sugli affari e sulle vicende giudiziarie della famiglia" del presidente di Confindustria. Campagna che, nella impostazione degli inquirenti, energicamente contrastata dal Giornale, avrebbe dovuto essere "analoga a quella in atto nei confronti del presidente della Camera Fini".

Nel verbale redatto il 5 ottobre, Emma Marcegaglia ammette di aver "sicuramente percepito l'avvertimento come un rischio reale e concreto per la mia persona e la mia immagine, tanto reale e concreto che mi misi personalmente in contatto con Confalonieri". Spiega, la presidente di Confindustria, che "al Giornale erano piccati sia per le mie dichiarazioni contro l'operato del governo sia, soprattutto, per il fatto che io stessa, e Confindustria, ci siamo sempre "filati poco il Giornale stesso e hanno dunque tentato di costringermi a cambiare il mio atteggiamento verso il quotidiano concedendo interviste che, almeno recentemente, non avevo fatto".

Le dichiarazioni della Marcegaglia, unite a quelle del suo portavoce e agli elementi desunti dalle intercettazioni, hanno indotto i pm a disporre la perquisizione scattata questa mattina 1. Nelle motivazioni del provvedimento, firmato anche dal procuratore Giandomenico Lepore, i magistrati rilevano che il giornalista "ha il pieno diritto di scrivere ciò che ritiene, di criticare e di farlo anche in modo duro, pungente e veemente" e anche, al di là degli aspetti di natura deontologica, "anche di essere fazioso". Ma secondo gli inquirenti napoletani nessuno, neppure i giornalisti, "ha il diritto di utilizzare la prospettazione dei propri scritti e delle proprie pubblicazioni al solo scopo di coartare la volontà altrui."