Dell’Utri condannato in appello a 7 anni per concorso esterno a Cosa nostra
25 marzo 2013

La Corte d'appello di Palermo ribadisce la sentenza che era stata annullata dalla Cassazione nel marzo 2012.
L'accusa: aver "rafforzato Cosa nostra" creando un "aggancio" con Silvio Berlusconi.
Il commento a caldo: "Il romanzo criminale continua". Il pg Patronaggio: "Richiesta di arresto? Non è dato saperlo"

Marcello Dell’Utri è stato condannato in appello a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. I giudici della Corte d’Appello di Palermo hanno condannato a 7 anni Marcello Dell’Utri, accogliendo la richiesta del pg Luigi Patronaggio. “Speravo in un’altra sentenza, ma l’accetto” è stato il commento a caldo dell’ex senatore. Che poi ha aggiunto: “Il romanzo criminale continua…”. “Naturalmente speravo in un’assoluzione, ma sapevo anche che poteva essere una condanna. Ne prendo atto”. Le accuse potrebbero essere però prescritte se la Cassazione, che con ogni probabilità sarà chiamata a pronunciarsi di nuovo dall’imputato, non si pronunciasse entro il 2014. “Se arrivasse la prescrizionedirei come Andreotti: sempre meglio di niente”, ha commentato.

La nuova sentenza arriva dopo che la Corte di Cassazione, nel marzo 2012, aveva annnullato il precedente giudizio d’appello, che si era concluso con la medesima condanna a sette anni. I giudici, però, aveva assolto Dell’Utri dai reati a lui contestati dal ’92 in poi. Nelle motivazioni, la Cassazione aveva sottolineato che il reato di concorso esterno a Cosa nostra era stato commesso certamente “fino al 1977?, mentre non lo aveva ritenuto provato per gli anni successivi. Nel verdetto di oggi, la Corte presieduta da Raimondo Lo Forti fa riferimento alla sentenza del Tribunale di primo grado che aveva condannato l’imputato a 9 anni e, vista l’assoluzione in appello ormai definitiva dei fatti successivi al ’92, determina la pena a 7 anni di carcere.

“Questa è una sentenza che rende giustizia a un lavoro molto impegnativo svolto, ci riteniamo soddisfatti”, ha commentato il pg Luigi Patronaggio, che oggi nelle ultime repliche in aule ha ribadito contro Dell’Utri l’accusa di aver “rafforzato” Cosa nostra creando un “aggancio” con Silvio Berlusconi. “Sostanzialmente la sentenza di condanna a 7 anni per Dell’Utri è una conferma della sentenza di secondo grado, è stata riconosciuta la responsabilità penale per il periodo che arriva fino al 1992. Dobbiamo leggere le motivazioni, poi le singole condotte che vengono ascritte al condannato”, ha aggiunto Patronaggio. E alla domanda se la Procura generale chiederà l’arresto dell’imputato, Patronaggio a caldo aveva replicato: “Questo non è dato sapere…”.

“Se mi dovessero assolvere non brinderò né festeggerò, sono vent’anni che soffro. Non c’è nulla da festeggiare”, aveva affermato Dell’Utri entrando nell’aula bunker di Palermo poco prima della sentenza. “Mi sembra che questa Corte d’Appello abbia esaminato con spirito molto serio e distaccato tutti gli atti”, ha proseguito Dell’Utri. “Se dovesse andar male, mi dovessero condannare non dirò che sono giudici comunisti”. Prima della lettura della sentenza, Dell’Utri è tornato sul caso Mangano. “Io non ho mai detto che Vittorio Mangano è un eroe, ho detto e lo ripeto anche oggi che Mangano è il mio eroe”. Eroe, ha precisato, “come nei romanzi russi, perché ho saputo che gli hanno detto che se mi avesse accusato non avrebbe più avuto problemi giudiziari”.



Dell’Utri come Andreotti: “Mediò tra la mafia e Berlusconi,
ma c’è la prova solo fino al 1977?
Le motivazioni della sentenza di Cassazione che ha annullato, con rinvio, la condanna a sette anni per concorso esterno
"Convergenti interessi" del Cavaliere e di Cosa nostra. A salvare il senatore del Pdl, il "buco" tra il 1977 e il 1982,
quando lasciò il Cavaliere per andare a lavorare da Rapisarda.
E con l'ascesa di Riina il senatore potrebbe essere diventato una vittima di Cosa nostra.
Confermato l'incontro del 1974 tra il futuro premier e i boss Bontade, Teresi e Di Carlo
Il Fatto Quotidiano | 24 aprile 2012

Il senatore Marcello Dell’Utri è stato davvero il “mediatore” tra Silvio Berlusconi e Cosa nostra, alla quale il Cavaliere di Arcore pagò “cospicue somme” per la sua sicurezza e quella dei suoi familiari. Dell’Utri ha davvero contribuito al “rafforzamento dell’associazione mafiosa”. Però il reato è compiutamente provato soltanto fino al 1977, e non per gli anni successivi. Un punto fondamentale per il calcolo della prescrizione, e dunque per determinare o meno una condanna definitiva.

E’ questo il punto centrale fissato dalla Corte di Cassazione nelle motivazioni della sentenza che ha annullato con rinvio la condanna in appello per concorso esterno a Dell’Utri. Un caso molto simile a quello di un altro politico illustre, Giulio Andreotti. Che, secondo la sentenza definitiva, ha favorito Cosa nostra “fino alla primavera del 1980?, e il relativo reato è dunque prescritto. Ma nel caso di Dell’Utri la partita è ancora aperta, dato che il processo è stato rinviato a un nuovo appello. E, secondo i calcoli della Cassazione, allo stato attuale si potrebbe prescrivere nel 2014.

E’ “probatoriamente dimostrato”, scrive la quinta sezione penale della Cassazione presieduta da Aldo Grassi, che Marcello Dell’Utri “ha tenuto un comportamento di rafforzamento dell’associazione mafiosa fino a una certa data, favorendo i pagamenti a Cosa nostra di somme non dovute da parte di Fininvest. Tuttavia va dimostrata l’accusa di concorso esterno per il periodo in cui il senatore di Forza Italia lasciò Fininvest per andare a lavorare per Filippo Alberto Rapisarda, tra il 1977 e il 1982?. La suprema Corte dice che il giudice del rinvio dovrà “nuovamente esaminare e motivare se il concorso esterno contestato sia oggettivamente e soggettivamente configurabile a carico di Dell’Utri, anche nel periodo di assenza dell’imputato dall’area imprenditoriale Fininvest e società collegate”.

E dopo il 1982? I rapporti tra Dell’Utri e gli uomini di Cosa nostra continuano, così come i pagamenti di Berlusconi, almeno fino al 1992. Ma per questo periodo i giudici, si legge ancora nelle motivazioni, non hanno dimostrato con certezza se questi rapporti fossero ancora determinati da “reciproco interesse”, o se invece il braccio destro di Berlusconi non fosse diventato in sostanza una vittima. Anche perché nel 1981 i “garanti del patto”, i boss Stefano Bontate e Mimmo Teresi vengono inghiottiti dalla guerra di mafia che apre la strada ai Corleonesi di Totò Riina.  ”La corte territoriale”, si legge nelle motivazioni, ha trascurato “del tutto quello che apparirebbe un rapporto estremamente teso tra Dell’Utri riluttante ai pagamenti e i vertici mafiosi del dopo Bontate”, compreso Riina, “autore di repliche perentorie e/o di attentati”.
 


25 Marzo 2013 la Corte di Appello di Palermo legge il dispositivo della sentenza
di condanna a 7 anni del fondatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri

  Mafia, la sentenza della Cassazione del 2012 Dell’Utri. Processo da rifare:
Dell'Utri e la mafia, le motivazioni della Cassazione from ilfattoquotidiano