Questa nostra iniziativa oltre che, esprimere solidarietà con la nostra amica eritrea a cordoglio per le vittime, nel sollecitare una inchiesta, anche in sede UE per accertare le responsabilità di questo ultimo eccidio, vuole essere l’inizio di una serie d’iniziative che culmineranno nella partecipazione alle mobilitazioni nazionali di fine settembre e del 17 ottobre.
Rispetto agli specifici fatti vogliamo ricordare che il salvataggio delle vita in mare costituisce un principio cardine del diritto internazionale e che tale principio sovrasta e precede ogni altra finalità di controllo e contrasto dell’immigrazione irregolare.
Di conseguenza le intese, i protocolli operativi tra Italia e Malta e tra detti stati e il sistema europeo Frontex dovrebbero essere finalizzati, in prima istanza, ad organizzare un efficiente sistema di monitoraggio e soccorso.Ciò non appare chiaro a livello operativo e molti sono i dubbi e gli interrogativi, che questa tragedia, come altre, mettono in luce..
Denunciamo altri aspetti paradossali di questa vicenda come il fatto che dei naufraghi, in cerca di protezione internazionale, vengano accusati del reato di ingresso irregolare introdotto dalla L. 94/2009 (pacchetto sicurezza)..
Le vittime di questo come di altre tragedie, per la drammaticità dei viaggi subiti, sono senza dubbio persone che sono state esposte ad un trauma estremo e chiediamo che questo sia messo al centro delle procedure, non trattandoli come criminali.
Quanto avvenuto in questi ultimi giorni a sud di Lampedusa e che si è ripetuto nelle scorse ore, si inquadra nella pratica dei “respingimenti” collettivi ed informali verso la Libia che il governo italiano ha ordinato alle unità militari, in particolare ai mezzi della Guardia di Finanza, a partire dal 15 maggio scorso. Più di 1200 migranti sono stati respinti negli ultimi mesi verso i porti libici o riconsegnati alle imbarcazioni militari libiche.
Questa pratica di cui non conosciamo il costo umano è tanto più odiosa in quanto tanti dei respinti avevano titolo ad accedere nel territorio italiano per ottenere il riconoscimento di uno status di protezione internazionale. Quello che è certo è che l’Italia ha commesso un illecito sanzionabile da parte della Commissione Europea e dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo.
L’esito di un certo impianto legislativo, introdotto dalla legge sulla sicurezza, con tutta evidenza, è l’aggravarsi di condizioni che nel tempo non potranno che provocare altre tragedie simili. Il mantenere l’ingresso nel paese di fatto inibito alla normale e regolare ricerca di lavoro, introducendo norme estremamente restrittive, salvo poi ricorrere all’ipocrisia della regolarizzazione selettiva, come quella per le colf e le badanti, sviluppa CLANDESTINITA’ e utilizza il pretesto di volerla combattere per introdurre misure liberticide e anticostituzionali come quelle presenti nella legge sulla sicurezza.
Promuovono:
AMREF – Palermo;
ass.ASANTESANA;
CGIL regionale;
CGIL medici;
Cobas antirazzisti;
Collettivo 20 luglio; Emergency;
GRISS;
Istituto valdese di Palermo;
Laboratorio antifascista;
Laboratorio Zeta;
Laici comboniani;
SIMM- Società italiana medicina migranti;
Suore missionarie comboniane;
Catania, 1 settembre 2009 Comunicato Stampa Questi continui atti eludono palesemente la Carta Costituzionale nata dalla Resistenza e le leggi internazionali. Infatti, in aggiunta alla violazione dei basilari Diritti Umani, in particolare, è drasticamente intaccato l’art. 10 della Costituzione che testualmente recita: “l’ordinamento giuridico si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute,……..lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. L’ultimo respingimento effettuato domenica nei riguardi di un barcone con a bordo 75 persone provenienti dalla Somalia – area di dittatura e di guerra -, uomini, donne e bambini, è stato ancora una volta decisamente condannato dall’Unione Europea e dal rappresentante in Italia dell’Alto Commissariato per i profughi. Il portavoce dell’Esecutivo comunitario ha evidenziato che la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha sancito che non possono effettuarsi respingimenti nei confronti di chi corre il rischio reale di essere sottoposto a tortura o a pene o trattamenti inumani e degradanti. L’ ANPI di Catania considera inaccettabile ed illecita la dinamica ormai consolidata che non permette ai migranti, In questa maniera viene arbitrariamente negato un elementare diritto riconosciuto perfettamente legittimo I somali, consapevoli di andare verso atroci conseguenze, sulla motovedetta hanno disperatamente richiesto l’asilo Ciò è intollerabile alle coscienze umane che, intendono difendere la dignità delle persone contro le sopraffazioni Già una settimana addietro oltre 70 eritrei, provenienti da un’altra zona di guerra e di massacri, sono stati condannati Proprio dall’aeroporto di Catania giorno 29 agosto sono stati definitivamente allontanati 33 migranti L’ANPI di Catania muove appello a tutte le persone del nostro territorio, alle organizzazioni laiche e religiose, “armate” |