Il business del calcestruzzo impoverito, dalla Lombardia alla Sicilia
e a Siracusa sotto sequestro i cassoni "depotenziati" del porto grande venduti al Comune
88 su 103 risultano costruiti con cemento impoverito.
La Calcestruzzi spa di Bergamo, da più di due anni sotto amministrazione giudiziaria, aveva il monopolio
nella fornitura per le opere pubbliche in Sicilia, materiale che conteneva minori quantità di cemento.

Sette aziende sequestrate boss mafiosi e dirigenti bergamaschi in manette:
14 persone in manette per associazione a delinquere e frode.

Arrestati da carabinieri e finanzieri i vertici di Cosa nostra siciliana e della Calcestruzzi spa di Bergamo. In una vasta operazione denominata "Doppio colpo", che ha interessato Sicilia, Lombardia, Lazio e Abruzzo, i militari dell'arma e le fiamme gialle dei comandi provinciali di Caltanissetta hanno arrestato 14 persone e sequestrato sette aziende siciliane operanti nel settore del movimento terra.

Tra gli arrestati boss mafiosi, cui sono stati contestati i reati di associazione mafiosa e illecita concorrenza con violenza e minaccia, e i dirigenti della Calcestruzzi Spa di Bergamo, cui sono stati contestati i reati di associazione per delinquere e frode in pubbliche forniture.

Con l'appoggio della mafia, cui cedeva parte dei maggiori profitti realizzati frodando i propri clienti - ai quali forniva calcestruzzo con minori quantitativi di cemento - l'azienda bergamasca, da più di due anni sotto amministrazione giudiziaria, aveva assunto il monopolio nella fornitura di calcestruzzo in Sicilia.

I provvedimenti restrittivi sono stati notificati in carcere al capomafia Giuseppe 'Piddu' Madonia, 64 anni, al boss Francesco La Rocca, 72 anni, e a Giuseppe Giovanni Laurino, 53 anni, esponente di spicco del clan Cammarata di Riesi. Carabinieri e guardia di finanza hanno invece posto agli arresti domiciliari gli imprenditori Salvatore Rizza, 78 anni, Santo David e Gandolfo David, 71 e 77 anni; il consulente esterno e l'amministratore del sistema informatico della Calcestruzzi Spa, Gianni Cavallini, 48 anni di Ravenna e Alvis Alessandro Trotta, 41 anni, di Milano; il responsabile del controllo gestione della stessa società, Carlo Angelo Bossi, 41 anni, di Induno (Milano), e due ex dipendenti, Mario De Luca, 47 anni, di Napoli, e Nunzio Anello, 42 anni, di Mazzarino (Caltanissetta); il consulente esterno dell'Italcementi, Giancarlo Bianchi, 54 anni, di Brignano Gero D'Adda.

Sono stati invece condotti in carcere gli imprenditori Francesco Lo Cicero, 56 anni, di Campobello di Licata (Agrigento) e Vincenzo Arnone, 47 anni, di Serradifalco (Caltanissetta).

Lo Cicero, Arnone e i due imprenditori David sono indagati per associazione mafiosa; La Rocca, Madonia, Rizza, Lauria, Lo Cicero, Arnone e gli stessi David sono accusati di illecita concorrenza con violenza e minaccia, aggravato dall'avere avvantaggiato Cosa nostra; a Cavallini, Trotta, Bossi, De Luca, Anello e Bianchi è contestato il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di frodi in pubbliche forniture; De Luca e Anello sono anche indagati per truffa.

Sette le aziende sequestrate per un valore complessivo di oltre 5,5 milioni di euro: la ditta 'David Santo & Gandolfo Snc' di Polizzi Generosa (Palermo), la società Telg Srl di Riesi (Caltanissetta), l'impresa individuale 'Lo Cicero Francescò di Campobello di Licata (Agrigento), la ditta 'Arnone Vincenzo & C. Srl'di Mussomeli (Caltanissetta), l'impresa individuale 'Ricotta Maria Pià di Caltanissetta, l'impresa individuale 'Incognito Antoniò di Bronte (Catania) e l'azienda 'Fo. Tra. Srl'di Gela (Caltanissetta).
 

una vasta operazione denominata "Doppio colpo", che ha interessato Sicilia, Lombardia,
Lazio e Abruzzo, carabinieri e guardia di finanza dei comandi provinciali di Caltanissetta
hanno arrestato 14 persone e sequestrato sette aziende siciliane operanti nel settore
del movimento terra.

Tra gli arrestati, alcuni boss mafiosi accusati di associazione mafiosa e illecita concorrenza con violenza e minaccia, 
dirigenti della Calcestruzzi Spa di Bergamo, ai quali sono stati contestati i reati di associazione per delinquere e frode 
in pubbliche forniture. Secondo l'accusa, con l'appoggio della mafia, cui cedeva parte dei maggiori profitti realizzati
frodando i propri clienti - ai quali forniva calcestruzzo con minori quantitativi di cemento - l'azienda bergamasca, 
che da oltre due anni è sotto amministrazione giudiziaria, aveva assunto il monopolio nella fornitura di calcestruzzo in Sicilia.

LE OPERE A RISCHIO. Nell'ordinanza del Gip Giovambattista Tona, che ha esaminato e accolto quasi integralmente le richieste di custodia cautelare e di sequestro cautelativo della Dda nissenna nell'ambito dell'inchiesta "Doppio colpo", c'è anche un'ampia e dettagliata relazione sugli impianti che sarebbero stati realizzati con il cemento impoverito della Calcestruzzi spa e di Italcementi.

Al di là delle valutazioni tranquillizzanti riguardo l'insussistenza di immediati pericoli di crollo nelle opere esaminate - scrive Tona - va evidenziato che non vi è stata opera sottoposta a valutazione dei periti che non abbia rilevato delle anomalie di pure diversa significatività.

Il Gip cita ad esempio lo svincolo di Castelbuono, sull'A20: "a fronte di un'unica ricetta utilizzata per il confezionamento del calcestruzzo per tutta la parte dell'opera sottoposta a verifica gli esiti delle prove di resistenza hanno dato un'estrema variabilità di esito e questa circostanza può essere sintomatica di un alterato equilibrio del rapporto acqua/cemento". Secondo il Gip "le forniture non rispettavano le ricette di qualifica, spesso indulgevano al risparmio nell'utilizzo dei materiali necessari per il confezionamento, finivano per creare le condizioni per la frode".

Anche per la galleria Cozzo Minneria, sull'A20, "operando un calcolo sugli esiti di tutte le prove di laboratorio, si ricavano valori di resistenza media superiore a quello richiesto, ma con un enorme scarto tra valori massimi e minimi; una variabilità assai sospetta, imputabile plausibilmente a variazioni notevoli nella composizione delle singole forniture di calcestruzzo".

Per l'ospedale S. Elia di Caltanissetta "sono stati rilevati già dal direttore dei lavori, prima dell'indagine, dei provini di calcestruzzo non conforme; vi è da credere che le forniture potessero essere effettivamente non conformi, per la variazione in corso di produzione del mix design utilizzato".

Per quanto attiene alla diga foranea di Gela "con riferimento alla fornitura vi fu una deliberata, cospicua e sistematica riduzione dei quantitativi di cemento utilizzato per il confezionamento". Tona ricorda anche "i risultati perentori delle prove di schiacciamento effettuati sulla Galleria Cipolla, lungo lo scorrimento veloce per Licata. I periti hanno pure ventilato pericoli di crollo, riservandosi eventuali ulteriori approfondimenti che non sono stati disposti. E anche sulla scorrimento 626 Salso III i periti hanno evidenziato valori non accettabili e comunque diversi da quelli rilevati in altre parti dell'opera. 

"A fronte di questi dati - conclude Tona -  è stato rilevato nel sistema informatico un numero cospicuo di ricette che prevedevano mix design per le medesime opere, con valori di dosaggio delle materie prime che, se applicati, avrebbero determinato un prodotto non conforme. Inoltre sono state riscontrate tracce inequivocabili di tentativi di inquinamento delle prove, con la soppressione di numerose ricette conservate nella banca dati poco dopo l'avvio delle indagini sugli impianti di Riesi e di Gela".


Siracusa: il caso dei Cassoni per le nuove banchine d'attracco del porto grande:
88 su 103 risultano costruiti con cemento impoverito.
Luca Signorelli 25/04/2010
il vicepresidente della commissione nazionale antimafia, il deputato Fabio Granata, chiede l'amministrazione di eliminare
il muro di cemento, ed accertare le tutte le colpe e responsabilità che hanno portato Siracusa a ritrovarsi in questa situazione.
«I cassoni devono essere spostati prima dell'estate, collocandoli una decina di metri più all'interno, liberando la banchina e ripristinando i servizi minimi che consentano l'attracco delle imbarcazioni turistiche, per restituire l'incantevole paesaggio del Porto Grande. Quella di oggi è un'occasione per dimostrare il malcontento della società per questo muro di cemento che, da ormai due anni, impedisce l'attracco delle piccole e medie imbarcazioni da diporto alla marina. Ciò costituisce un grave danno per le attività alberghiere e commerciali di Ortigia, ma soprattutto un lucro cessante e un danno emergente per la città». Con questi presupposti associazioni, politici e gente comune si è ritrovata, ieri mattina, al Foro Italico per manifestare contro i cassoni della Marina dopo che la Procura ha verificato che 88 non sono conformi alla normativa e solo cinque manufatti sono stati dissequestrati.

«Adesso, subito, lo sgombro totale della Marina, su cui emergano tutte le responsabilità». 
25/04/2010 Luca Signorelli

«Alla luce dell'esito della perizia chiede Granata, si sospenda la ditta da ogni rapporto con le amministrazioni pubbliche
e si avvii una procedura risarcitoria per l'enorme danno subito dalla città». 
Granata ha presentato un'interpellanza indirizzata ai ministeri alle Infrastrutture e all'Ambiente, rispetto alla questione
del ripristino dei luoghi e dei lavori sulla banchina del Foro Italico. 

«Un atto formale - spiega - ma ciò che conta è la decisione del Comune di attivare un procedimento di responsabilità
nei confronti della ditta, con risvolti penali, e ripristinare lo stato dei luoghi. L'amministrazione comunale crei
una commissione ad hoc sul problema e affidi una sorta di delega sui lavori complessivi del porto, sono tutti tasselli
a incastro ma deve supervisionare i lavori». 

Anche per il deputato nazionale non importa come o dove devono essere reperiti i fondi, importa che quei cassoni
devono scomparire. «Ci sono i soldi dell'appalto - aggiunge Granata - si utilizzino quelli, si trovi una formula per utilizzarli, questo lo sa il sindaco, che è un tecnico. Quei cassoni potrebbero anche essere demoliti: costa meno del trasporto.
Detto questo il Comune deve decidere cosa fare, deve seguire la vicenda con l'ufficio legale, facendo emergere il danno enorme che si è subito».

A questo punto sarà tutto da rifare. I lavori sulla banchina dovranno ricominciare daccapo, quando le acque
si saranno calmate, e si attenderanno altri due anni prima di vederne la conclusione. 
«Si devono rifare, ma non lì - conclude Granata - La decisione di fare i lavori in loco, chi si è assunto la responsabilità
e secondo quali principi è stato fatto un muro di cemento alto 6 metri in uno dei punti più belli della città?
Qualsiasi lavoro alla Marina dovrà essere fatto in un cantiere fuori dal porto, la Marina torni libera».


E gli amministratori, responsabili del governo della città scendono in piazza,
alla Marina di Siracusa manifestare contro lo scempio dei "cassoni",
di proprietà del Comune, abbandonati sul lungo mare da 2 anni. 
Una manifestazione lanciata tramite Facebook e organizzata da associazioni, tra le quali Siracusa in Movimento, Anfass, Assopedoni, Assonautica e Associazione degli agenti marittimi, che hanno raccolto circa un centinaio di firme e hanno intenzione di proseguire nei prossimi giorni. Oltre al sindaco, Roberto Visentin, e al consigliere comunale Fabio Rodante (An verso il Pdl), ieri ha partecipato alla manifestazione anche l'ex sindaco di Siracusa oggi assessore regionale Titti Bufardeci. «Ho intenzione di parlare con il direttore del dipartimento Trasporti della Regione, Vincenzo Falgares - ha sottolineato - per reperire le risorse, che pare siano circa 600 mila euro, per trasferire i cassoni in un'altra zona. Fondi da reperire anche all'interno del contratto stesso, ma che né Comune né impresa hanno in questo momento». Bufardeci ha quindi deciso di appoggiare la manifestazione per sollecitare l'impegno di tutti per una pronta risoluzione.

«Ci troviamo davanti a una drammatica vicenda - ha aggiunto -, sotto il profilo giudiziario e delle opere pubbliche. I cassoni devono andarsene, si deve liberare la Marina, quella siracusanità di Ortigia tradotta nella passeggiata a mare, che oggi viene tradita». Domani, infine, in Consiglio comunale si discuterà del Porto Grande e verrà probabilmente decisa la data in cui, in una seduta specifica, saranno analizzati gli atti relativi ai cassoni.