Avevano costruito l’autostrada Siracusa-Gela usando “materiale di riempimento assolutamente inidoneo e ben diverso da quello previsto nel capitolato d’appalto” e prelevando il materiale “non da cave ma da scavi e pertanto inadeguato a sostenere il peso di un traffico pesante”. E tutto con il benestare dei responsabili e dei collaudatori del cantiere. Una frode che, secondo quanto accertato dalla procura di Siracusa, causò agli enti appaltanti – Anas a Consorzio autostrade siciliane – un danno patrimoniale di quasi sette milioni di euro. Sono queste la principali motivazioni per cui polizia e guardia di finanza hanno sequestrato, su disposizione del gip Vincenzo Panebianco, 6.673.000 euro in titoli azionari alla società Baldassini Tognozzi Pontello costruzioni generali, con sede a Calenzano, in provincia di Firenze.
Nell’inchiesta relativa agli appalti per la realizzazione
dell’autostrada siciliana e che nel 2008 aveva portato al temporaneo sequestro
del tratto Noto-Rosolini, risultano coinvolti l’amministratore delegato
dell’impresa costruttrice, Diego Lazzarini, Carmelo Grosso Camelo, amministratore
della Italappalti costruzioni di Catania e Giuseppe Genovese, legale della
Techital. Ma in base alle indagini, nella frode un ruolo determinante avrebbero
avuto anche Felice Siracusa, ingegnere capo dei lavori dell’autostrada,
e i tecnici collaudatori nominati dall’Anas Mauro Coletta, Francesco Bonparola,
Augusto Tornusciolo, Antonello Colosimo, Edoardo Flaccomio, Gaspare Guadagnino
e Carlo Iacchia. Questi ultimi avrebbero certificato la perfetta realizzazione
di un tratto di circa dieci chilomentri dell’opera, tra Noto e Rosolini,
senza aver prima effettuato le verifiche previste dalla legge. La frode
aveva poi spinto Anas a Cas ad assegnare oltre 21 milioni di euro all’impresa
appaltatrice per i lavori di formazione dei rilevati stradali e di regimentazione
delle acque piovane.
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