La prima relazione dei tecnici della Commissione d'inchiesta americana
La storia dell'11 Settembre (in italiano)
(Outline of the 9/11 Plot Staff Statement No. 16 16.6.2004)
     
L'attacco alle Torri Gemelle dell'11 Settembre fu solo parte di un piano più ampio e complesso di un gruppo di terroristi minato da forti contrasti interni: la prima relazione dei tecnici della Commissione nazionale per gli attacchi terroristici agli Stati Uniti è stata diffusa il 16 giugno e ha rivelato molti particolari non noti della tragedia. Uno è che non sono state trovate prove di legami tra i terroristi e i servizi segreti iracheni. L'altro - più impressionante - è che il piano originario prevedeva il dirottamento di dieci aeroplani che avrebbero dovuto essere lanciati contro il Campidoglio,
la Casa Bianca, l'Fbi, la Cia, alcune centrali atomiche ed altri grattacieli in California.
Presentiamo una traduzione redazionale dell'appassionante ricostruzione dell'attentato. Il testo che viene presentato è quello integrale del rapporto in lingua originale. (18 giugno 2004)  

National Commission on Terrorist Attacks upon United States Outline of the 9/11 Plot Staff Statement No. 16 16.6.2004
 
Profilo del complotto dell’11/9

Dichiarazione del personale N° 16

Membri della Commissione, questo suo personale è pronto a riferire i primi elementi raccolti intorno alla cospirazione che ha causato l’attacco terroristico dell’11 settembre contro gli Stati Uniti. Rimaniamo pronti a riconsiderare la nostra comprensione della questione via via che i lavori proseguiranno. Dietrich Snell, Rajeh De, Hyon Kim, Michael Jacobson, John Tamm, Marco Cordero, John Roth, Douglas Greenburg e Serena Wille hanno svolto la maggior parte del lavoro investigativo sul quale si basa questa dichiarazione.

Siamo stati fortunati ad aver avuto accesso ai risultati di uno sforzo investigativo massiccio compiuto dal Federal Bureau of Investigation, da altre agenzie esecutive e dal repertorio spionistico e di analisi della Central Intelligence Agency, della National Security Agency, del Dipartimento di Stato e del Dipartimento della Difesa.

Questa dichiarazione riflette per la maggior parte le affermazioni attribuite nel corso degli interrogatori ai diversi cospiratori dell’ 11/9 e agli appartenenti ad al Qaeda. Abbiamo cercato il più possibile di corroborare questo materiale. Parte di esso è risultato discordante. Abbiamo dovuto esprimere dei giudizi basandoci sulla consistenza e sulla credibilità delle prove. I dati in nostro possesso sulle dichiarazioni attribuite a questi individui derivano da rapporti scritti; non abbiamo avuto accesso diretto ad alcuno di essi.

Panoramica del complotto

Origini degli attacchi dell’11/9

Sembra che l’idea degli attacchi dell’11 settembre sia venuta a un veterano della jihad di nome Khalid Sheikh Mohammed (KSM). Kuwaitiano proveniente dalla regione pachistana del Belucistan, KSM crebbe in una famiglia religiosa e sostiene di essersi unito alla Fratellanza Musulmana all’età di 16 anni. Dopo aver compiuto gli studi universitari in un college degli Stati Uniti, si recò in Afghanistan per partecipare alla L'attacco alle Torri Gemelle dell'11 Settembre fu solo parte di un piano più ampio e complesso di un gruppo di terroristi minato da forti contrasti interni: la prima relazione dei tecnici della Commissione nazionale per gli attacchi terroristici agli Stati Uniti è stata diffusa il 16 giugno e ha rivelato molti particolari non noti della tragedia.. Dopo la guerra, prestò servizio in una organizzazione non governativa nel Pakistan che assisteva i mujahidin afghani. La prima volta in cui KSM fu sorvegliato da parte delle autorità statunitensi fu a causa dell’attività terroristica di suo cugino Ramzi Yousef, la mente dell’attentato dinamitardo del 1993 al World Trade Center.

KSM fornì una piccola somma di denaro per quell’attacco. L’anno seguente si unì a Yusef nelle Filippine per pianificare quella che si sarebbe chiamata operazione "Bojinka"e che prevedeva di compiere attentati dinamitardi nell’arco di tempo di due giorni contro 12 aerei passeggeri statunitensi nell’area dell’Oceano Pacifico.

Quel complotto fu tuttavia sventato quando le autorità filippine scoprirono nel 1995 a Manila l’equipaggiamento di Yousef per realizzare ordigni. Nel corso del 1995, Yousef e due suoi complici nel complotto Bojinka vennero arrestati all’estero ed espatriati negli Stati Uniti per essere processati, ma KSM riuscì ad evitare la cattura dopo l’accusa del gennaio 1996 che lo riconosceva come parte attiva nel complotto.

Secondo la sua testimonianza, a metà del 1996 KSM tornò in Afghanistan. Vi aveva incontrato Usama Bin Ladin nel corso degli anni ’80. Ora, a metà del 1996, KSM cercò di rinsaldare quella conoscenza, nel periodo in cui Bin Ladin si era appena trasferito in Afghanistan dal Sudan.

Nel corso di un incontro con Bin Ladin e Mohamed Atef, il capo oerazioni di al Qaeda, KSM espose diverse idee per gli attacchi contro gli Stati Uniti. Una delle operazioni che egli propose, secondo la sua stessa testimonianza, era una versione allargata di quello che sarebbe accaduto negli attacchi dell’11 settembre. Bin Ladin ascoltò ma non si impegnò ancora.

Bin Ladin approva il progetto

Secondo KSM , gli attacchi dinamitardi del 1998 contro l’ambasciata dell’Africa orientale significavano che Bin Ladin intendeva attaccare gli Stati Uniti. All’inizio del 1999 Bin Ladin convocò KSM a Kandahar per dirgli che la sua proposta di utilizzare gli aerei come armi aveva ora il pieno sostegno di al Qaeda. Nella primavera del 1999 KSM incontrò nuovamente Bin Ladin e Atef a Kandahar per stilare una prima lista degli obiettivi. La lista includeva la Casa Bianca e il Pentagono, voluti da Bin Ladin; il Campidoglio statunitense e il World Trade Center, obiettivo preferito da KSM.

Bin Ladin fornì rapidamente a KSM quattro soggetti per eventuali operazioni suicide: Nawaf al Hazmi, Khalid al Midhar, Walid Muhammad Salih bin Attash, noto anche come Khallad e Abu Bara al Taizi. Hazmi e Midhar erano entrambi di nazionalità saudita – anche se Midhar era in realtà di origine yemenita – ed erano mujahidin di provata esperienza, avendo combattuto insieme in Bosnia. Questi erano tanto desiderosi di partecipare agli attacchi contro gli Stati Uniti che avevano già ottenuto i visti di soggiorno per gli Stati Uniti. Khallad e Abu Bara , essendo di nazionalità yemenita avrebbero avuto delle difficoltà ad ottenere i permessi di soggiorno negli Stati Uniti rispetto ai Sauditi. Pertanto KSM decise di dividere l’operazione in due parti. Hazmi e Midhar si sarebbero recati negli Stati Uniti, e gli operativi yemeniti sarebbero andati nell’Asia sud orientale per realizzare una versione ridotta del complotto Bojinka.

Nell’autunno del 1999 iniziò l’addestramento per gli attacchi. Hazmi, Midhar, Khallad e Abu Bara parteciparono ad un corso di addestramento di élite nel campo di Mes Aynak in Afghanistan.

In seguito, KSM insegnò a tre di questi agenti operativi i rudimenti della lingua inglese e mostrò loro come consultare un elenco telefonico, come fare prenotazioni di viaggio, come usare Internet e come codificare le informazioni. Essi usarono anche dei giochi per computer sulla simulazione di volo e analizzarono gli orari di volo delle compagnie aeree per scoprire quali aeroplani sarebbero stati contemporaneamente in volo.

Kuala Lumpur

Dopo l’addestramento, i quattro agenti operativi per la missione fecero un viaggio a Kuala Lumpur, in Malesia. Khallad e Abu Bara avevano il compito di studiare i sistemi di sicurezza e la sorveglianza sui vettori statunitensi, mentre Hazmi e Mihdar avrebbero cambiato i passaporti a Kuala Lumpur prima di recarsi negli Stati Uniti.

Khallad - che era andato a Kuala Lumpur prima Hazmi e Mihdhar - lavorò in un laboratorio di protesi di Kuala Lumpur. Volò quindi ad Hong Kong viaggiando su un aereo di linea statunitense riuscendo a nascondere un taglierino nella sacca da toletta portata a bordo. Tornò a Kuala Lumpur , dove Hazmi e Mihdhar arrivarono nella prima settimana di Gennaio 2000. A Kuala Lumpur gli operativi di al Qaeda furono ospiti di membri della Jemaah Islamiah ta i quali, Hambali e Yazid Sufaat. Quando Khallad si recò successivamente a una riunione a Bangkok, Hazmi e Mihdhar decisero di andare con lui per sviluppare la loro copertura come turisti.

Khallad partecipò alle sue riunioni a Bangkok e tornò a Kandahar. Khallad e Abu Bara non avrebbero partecipato a operazioni aeree; nell’estate del 2000, Bin Ladin annullò la parte della missione che riguardava l’Asia sudorientale perché era troppo difficile coordinarla con la parte che riguardava gli Stati Uniti. Hazmi e Mihdhar trascorsero qualche giorno a Bangkok e quindi raggiunsero Los Angeles, divenendo i primi due agenti operativi dell’11/9 che entrarono negli Stati Uniti il 15 gennaio 2000.

Quattro studenti ad Amburgo

Mentre KSM stava dispiegando i suoi primi agenti operativi per gli attacchi dell’11/9 a Kuala Lumpur, un gruppo di quattro uomini educati all’occidentale che si sarebbero rivelati ideali per per gli attacchi stavano entrando nei campi di al Qaeda in Afghanistan. I quattro erano Mohammed Atta, Marwan al Shehhi, Ziad Jarrah e Ramzi Binalshibh. Atta, Shehhi e Jarrah e sarebbero stati i ipiloti degli attacchi dell’11/9, mentre Binalshibh sarebbe stato il coordinatore chiave del complotto.

Atta, il più anziano del gruppo, nacque in Egitto nel 1968 e nel 1992 andò in Germania per studiare dopo essersi laureato all’Università del Cairo. Shehhi veniva dagli Emirati Arabi Uniti (UAE) ed entrò in Germania nel 1996 grazie a un programma di addestramento militare. Jarrah proveniva da una ricca famiglia libanese e andò in Germania dopo gli studi superiori per studiare alla Università di Greifswald. Infine, Binalshibh, uno yemenita, arrivò in Germania nel 1995.

Atta e Binalshibh furono i primio ad incontrarsi, in una moschea di Amburgo nel 1995.

Atta e Binalshibh si trasferirono in un appartamento di Amburgo con Shehhi, che studiava a Bonn; dopo diversi mesi il trio si trasferì al 54 di Marienstrasse, sempre ad Amburgo. Non è chiaro in quali circostanze Shehhi conobbe Atta e Binalshibh. E’ anche ignoto come e quando Jarrah, che viveva a Greifswald, incontò per la prima volta il gruppo, mentre sappiamo che si trasferì ad Amburgo verso la fine del 1997.

A quell’epoca, Atta, Shehhi e Binalshibh vivevano insieme ad Amburgo, insieme a Jarrah erano ben conosciuti tra i musulmani di Amburgo e insieme a pochi altri studenti con idee simili, tenevano accese discussioni anti-americane. Atta, il capo del gruppo dei quattro, denunciava quello che descriveva come un movimento globale ebraico incentrato a New York City, che egli riteneva controllasse il mondo finanziario e i mezzi di informazione. Con il passare del tempo il gruppo si fece più estremista e segreto. Secondo Binalshibh , intorno al 1999 i quattro avevano deciso di passare all’azione e di sposare la causa della jihad contro i Russi in Cecenia.

Gli studenti di Amburgo si uniscono ad al Qaeda

Poiché Binalshibh è il solo dei quattro ancora vivo, egli è la fonte primaria per spiegare come il gruppo di Amburgo fu reclutato per il complotto dell’11/9. Binalshibh dichiara che durante il 1999 egli e Shehhi ebbero modo di incontrare un individuo al quale espressero l’interesse di unirsi alla lotta in Cecenia. Furono indirizzati a un altro individuo chiamato Mohamedou Ould Slahi – un membro di al Qaeda che viveva in Germania. Li avvertì che era difficile andare in Cecenia e che avrebbero dovuto andare prima in Afghanistan. Seguendo il consiglio di Slahi, tra novembre e dicembre 1999, Atta, Jarrah, Shehhi e Binalshibh si recarono in Afghanistan viaggiando separatamente.

Quando Binalshibh raggiunse i campi di addestramento di Kandahar trovò che Atta e Jarrah avevano già fatto giurato bayat, o fedeltà a Bin Ladin, e che Shehhi era già partito alla volta degli Emirati Arabi Uniti per preparare la missione contro gli Stati Uniti il gruppo che era stato scelto. Binalshibh seguì l’esempio e giurò bayat a Bin Ladin in una riunione privata. Binalshibh, Atta e Jarrah si incontrarono con il luogotenente di Bin Ladin, Mohamed Atef, che gli diede istruzione di tornare in Germania e di iscriversi a dei corsi per pilotare gli aerei. Atta fu designato come l’emiro, ovvero come capo della missione. Si incontrò con Bin Ladin per discutere agli obiettivi: il World Trade Center, che rappresentava l’economia statunitense; il Pentagono come simbolo militare, il Campidoglio come la fonte percepita della politica staunitense di sostegno a Israele. Anche la Casa Bianca era nella lista, poiché Bin Ladin la considerava un simbolo politico e la voleva colpire. KSM e Binalshibh hanno entrambi dichiarato che all’inizio del 2000 Shehhi, Atta e Binashibh si incontrarono con KSM a Karachi per un addestramento che includeva l’insegnamento degli aspetti della cultura americana e su come fare per leggere gli orari dei voli aerei.

I primi di marzo del 2000 le quattro nuove reclute di al Qaeda tornarono in Germania. Iniziarono a cercare scuole di volo in Europa, ma scoprirono in breve che l’addestramento sarebbe costato di meno e sarebbe stato più rapido negli Stati Uniti. Atta, Shehhi e Jarrad ottennero i permessi di soggiorno per gli Stati Uniti , ma a Binalshibh - il solo yemenita del gruppo - fu più volte rifiutato. Nella primavera del 2000, Atta, Shehhi e Jarrah si prepararono a raggiungere gli Stati Uniti per iniziare l’addestramento al volo. Binalshibh sarebbe rimasto nelle retrovie e avrebbe aiutato a coordinare l’operazione, fungendo da connessione tra KSM e Atta.

California

Mentre gli operativi di Amburgo stavano unendosi al complotto dell’11/9, Nawaf al Hazmi e Khalid al Mihdhar già vivevano negli Stati Uniti, essendo arrivati a Los Angeles il 15 gennaio del 2000. Non è stato chiarito dove vissero durante le prime due settimane dopo il loro arrivo. Sembra che frequentarono la moschea King Fahd di Culver City, alloggiando probabilmente in un appartamento nelle vicinanze. Molte cose sulle loro attività e frequentazioni nel corso della loro permanenza a Los Angeles rimangono sconosciute e la nostra ricerca su questo periodo della cospirazione continua.

KSM dichiara di aver ordinato ai due di sistemarsi a San Diego dopo aver tratto indicazioni da un elenco telefonico sulle scuole di lingua e di volo della zona. Sapendo che ne’ Hazmi ne’ Mihdhar parlavano inglese e che non conoscevano la cultura occidentale, KSM istruì questi agenti operativi a cercare aiuto presso la comunità musulmana locale.

Quanto al primo febbraio 2000, Hazmi e Mihdhar si trovavano comunque ancora a Los Angeles. Quel giorno, i due agenti operativi di al Quaeda incontrarono un saudita di nome Omar al Bayoumi. Bayoumi disse loro che viveva a San Diego e che li avrebbe potuti aiutare se avessero deciso di trasferirsi lì.

Nel giro di pochi giorni, Hazmi e Mihdhar andarono a San Diego. Trovarono Bayoumi al Centro islamico ricordandogli la sua offerta di aiutarli a trovare un appartamento. Il cinque febbraio, Hazni e Mihdhar traslocarono in un alloggio che affittarono nel comprensorio di appartamenti di Bayoumi a San Diego. Mentre non è certo che Bayoumi li aiutò a sistemarsi a San Diego, non disponiamo di una prova provata che egli lo fece sapendo che erano terroristi o che egli credesse nell’estremismo violento.

Hazni e Mihdhar ricevettero assistenza anche da altri vari individui della comunità musulmana di San Diego. Diversi loro nuovi amici erano studenti stranieri intorno ai venti anni di età che frequentavano la moschea Rabat in località La Mesa. Uno di loro, un immigrato illegale di nome Mohdar Abdullah, fu particolarmente vicino ad Hazni e Mihdhar e li aiutò ad ottenere le patenti di guida e ad iscriversi alle scuole.

Quando venne interrogato dall’FBI dopo l’11/9, Abdullah, negò di sapere alcunché sui piani terroristici degli agenti operativi.

Comunque Abdullah, prima della sua recente estradizione in Yemen, avrebbe riferito più volte a suoi compagni di prigionia di aver saputo in anticipo della missione dell’11/9 degli agenti operativi, giungendo al punto di raccontare ad un carcerato che egli aveva ricevuto istruzioni di andare a prendere gli agenti operativi all’aeroporto internazionale di Los Angeles, e di condurli in auto da Los Angeles a San Diego. Sembra che Abdullah e altri della sua cerchia nutrissero delle simpatie per l’estremismo.

Nel periodo in cui stettero a San Diego, Hazmi e Mihdhar ebbero rapporti anche con Anwar Aulaqi, un imam della moschea Rabat. Aulaqi ricomparirà nel prosieguo della nostra storia.

Un altro residente di San Diego affittò ad Hazmi e Mihdhar una stanza della sua casa. Un cittadino apparentemente rispettoso della legge con stretti contatti con la polizia locale e il personale dell’FBI, che non ebbe alcun sospetto per il comportamento dei suoi compagni di abitazione. Ne’ le sue conoscenze tra il personale operativo delle forze di sicurezza gli fecero domande sui suoi inquilini.

Si ritenne che Hazmi e Mihdhar studiarono l’inglese e che si iscrissero a scuole di volo, ma fecero soltanto alcuni superficiali tentativi in queste due attività. Mihdhar pagò un corso di inglese che Hazmi frequentò per circa un mese. I due agenti operativi di al Quaeda presero anche poche brevi lezioni di volo.

Secondo i loro istruttori di volo, gli interessava la conoscenza degli aeroplani a reazione e non comprendevano che dovevano incominciare a esercitarsi con aerei piccoli. Nel giugno del 2000, Mihdhar fece ritorno improvvisamente dalla sua famiglia in Yemen, apparentemente senza permesso. KSM ne fu assai dispiaciuto e voleva depennarlo dall’operazione, ma Bin Ladin intercedette, e Mihdhar rimase a far parte del complotto.

Il gruppo di Amburgo arriva negli Stati Uniti

A maggio e giugno 2000 cominciarono ad arrivare sulla costa orientale degli Stati Uniti i tre agenti operativi provenienti da Amburgo che erano riusciti ad ottenere i visti di soggiorno. Marwan al Sheihhi arrivò per primo il 29 maggio 2000 sbarcando all’aeroporto di Newark nel New Jersey. Mohamed Atta arrivò allo stesso scalo cinque giorni dopo, il 3 giugno. Questi e Sheihhi non avevano ancora stabilito dove si sarebbero addestrati. Fecero delle ricerche sulle scuole di volo del New Hampshire e del New Jersey e, dopo aver trascorso circa un mese a New York City, visitarono la Airman Flight School di Norman, in Oklahoma, dove Zacharias Moussaoui si sarebbe iscritto nel successivo mese di febbraio.

Per qualche motivo, Atta e Shehhi decisero di non iscriversi lì. Andarono invece a Venice, in Florida, dove Ziad Jarrah aveva già iniziato il suo addestramento presso il Florida Flight Training Center, essendo arrivato negli Stati Uniti il 27 giugno. Atta e Shehhi si iscrissero presso un’altra scuola di volo, la Huffman Aviation, e iniziarono il loro addestramento con cadenza quasi giornaliera.

A metà agosto, Atta e Shehhi passarono entrambi il test della Private Pilot Airman. I loro istruttori hanno descritto Atta e Shehhi come soggetti aggressivi e maleducati che avevano fretta di completare il loro addestramento.

Nel frattempo, Jarrah ottenne il suo certificato di pilota privato per monomotore all’inizio di agosto 2000. A ottobre, Jarrah fece il primo di cinque viaggi all’estero che intraprese durante la sua permanenza negli Stati Uniti. Tornò in Germania per far visita alla sua fidanzata, Aysel Senguen, figlia di iimigrati turchi, che Jarrah aveva conosciuto nel 1996 e sposata nel 1999 con una cerimonia islamica non riconosciuta dalla legge tedesca.

Il quarto pilota: Hani Hanjour

Fino a questo punto, nell’ottobre del 2000, vi erano tre piloti dell’11/9 che stavano procedendo con il loro addestramento. Era tuttavia chiaro che i primi due stabiliti per la missione, Hazmi e Mihdhar, non avrebbero imparato a far volare un aeroplano.

Non fu tuttavia necessario ridurre la portata dell’operazione perché un giovane saudita con particolari credenziali era arrivato in un campo di all Quaeda in Afghanistan.

Hanni Hanjour aveva studiato negli Stati Uniti in modo discontinuo dal 1991 e aveva preso un numero sufficiente di lezioni di volo in Arizona da ottenere il suo certificato di pilota privato nell’aprile del 1999. Tra i suoi amici vi erano individui legati all’estremismo islamico.

Sembra che Hanjour era stato un musulmano devoto durante tutta la sua vita, negli anni ’80 aveva lavorato per una agenzia di soccorso in Afghanistan. Tornò in Afghanistan nel 2000 dove fu identificato tra le reclute di al Quaeda nel campo di al Faruk come pilota istruttore che sarebbe stato inviato a KSM per essere incluso nel complotto.

Dopo aver ricevuto un addestramento durato diversi giorni da parte di KSM a Karachi, Hanjour tornò in Arabia Saudita il 20 giugno 2000. Lì ottenne un permesso di soggiorno studentesco per gli Stati Uniti il 25 settembre, prima di fare un viaggio negli Emirati Arabi Uniti per ricevere i fondi per l’operazione da nipote di KSM, un cospiratore chiamato Alì Abdul Aziz Alì. L’otto dicembre 2000 Hanjour partì per San Diego per unirsi a Nawaf al Hazmi, che era rimasto da solo dalla partenza di Mihdhar sei mesi prima.

Una volta che Hanjour arrivò a San Diego e che si unì con Hazmi, i due si trasferirono rapidamente in Arizona, dove Hanjour aveva passato la maggior parte della sua precedente permanenza negli Stati Uniti. Il 12 dicembre 2000 si sistemarono a Mesa, in Arizona e Hanjour era pronto per rispolverare il suo addestramento da pilota. All’inizio del 2001 faceva uso di un simulatore di un Boeing 737. Poiché la sua esecuzione venne rilevata dai suoi istruttori di volo come inferiore alla media, essi gli sconsigliarono di continuare, ma egli insistette. Lui e Hazmi lasciarono allora il Sud-Ovest alla fine di marzo, viaggiando per il Paese con l’automobile di Hazmi. Alcune prove indicano che Hanjour potrebbe aver fatto ritorno in Arizona nel giugno del 2001 dove avrebbe ricevuto un ulteriore addestramento al volo insieme ad alcuni suoi complici.

I movimenti degli agenti operativi dell’11/9

Una volta tornati in Florida, i piloti di Amburgo - Atta, Shehhi e Jarrad - continuarono ad addestrarsi. Per la fine del 2000 stavano anche addestrandosi su simulatori di aviogetti. Intorno all’inizio del nuovo anno lasciarono tutti e tre gli Stati Uniti per vari viaggi all’estero. Jarrah fece il secondo e il tezo viaggio delle sue cinque escursioni estere, visitò la Germania e Beirut per incontrare rispettivamente la sua fidanzata e la famiglia. In uno di questi viaggi, la fidanzata di Jarrah tornò con lui negli Stati Uniti e stette con lui in Florida per dieci giorni, assistendo perfino a una delle sessioni di addestramento alla scuola di volo.

Mentre Jarrah faceva questi viaggi personali, Atta si recò in Germania nel gennaio 2001 per una prima riunione con Ramzi Binalshibh. Atta riferì che i piloti avevano completato il loro addestramento e che attendevano ulteriori istruzioni da al Qaeda. Dopo la riunione Atta tornò in Florida e Binalshibh si diresse in Afghanistan per mettere al corrente la dirigenza di al Qaeda. Non appena Atta fece ritorno in Florida, Shehhi fece il suo viaggio all’estero, un inspiegabile soggiorno di otto giorni a Casablanca.

Dopo il ritorno di Atta e Shehhi in Florida, si trasferirono nella zona di Atlanta, dove acquisirono un ulteriore addestramento. I due affittarono un piccolo aereo con un istruttore di volo e potrebbero aver visitato una scuola di volo a Decatur, in Georgia. Il 19 febbraio, Atta e Shehhi erano di nuovo in movimento, alla volta di Virginia Beach, in Virginia. Qui abbiamo una fotografia di Atta del 20 febbraio che preleva 4.000 dollari dal suo conto corrente presso una filiale della Sun Trust Bank di Virginia Beach. Poco più tardi, anche Jarrah passò qualche tempo in Georgia, risiedendo a Decatur a metà marzo. Alla fine di marzo, partì di nuovo per la Germania per fare visita alla sua fidanzata.

Intorno a questo periodo, Hanjoure Hazmi stavano viaggiando dall’Arizona veso la costa orientale.

Dopo essere stati fermati per eccesso di velocità in Oklahoma il primo aprile, arrivarono finalmente in Nord Virginia. Presso la moschea di Dar al Hijra di Falls Church, incontrarono un Giordano di nome Eyad al Rababab, probabilmente grazie a Anwar Aulaqi, l’imam che avevano conosciuto a a San Diego e che, nel frattempo, si era trasferio all’Est all’inizio del 2001.

Con l’aiuto di Rababah, Hanjour e Hazmi riuscirono a trovare una stanza in un appaertamento di Alexandria, in Virginia. Quando mostrarono interesse per la regione di New York, Rababah gli suggerì di accompagnarlo in Connecticut, dove stava per traslocare. L’otto maggio il gruppo - che d’ora in avanti includeva gli agenti operativi di al Qaeda Ahmad al Ghamdi e Majed Moqed - fece un viaggio a Fairfield, in Connecticut. Il giorno seguente, Rababah li portò a Paterson, nel New Jersey per la cena e per vedere la zona. Poco dopo si trasferirono in un appartamento di Paterson. Allo stato attuale non abbiamo elementi sufficienti per concludere che Rababah sapesse che gli agenti operativi erano dei terroristi quando li aiutò. Quanto ad Aulaqi, vi sono dei rapporti secondo i quali egli ha dei contatti con ambienti estremistici, e che le circostanze riguardo alla sua relazione con i dirottatori rimangono sospette. Comunque, non abbiamo la prova provata che egli si unì ai dirottatori sapendo che erano dei terroristi.

Mentre Hanjour e Hazmi si stavano sistemando in New Jersey, Atta e Shehhi stavano tornando nella Florida del sud. Abbiamo esaminato l’affermazione secondo la quale Atta si incontrò con un spia irachena a Praga il 9 aprile. Basandoci sulle prove disponibili - incluse le investigazioni delle autorità della Repubblica Ceca e di quelle statunitensi, oltre che su un rapporto di detenzione - non crediamo che questo incontro sia mai avvenuto. L’investigazione dell’FBI lo colloca in Virginia il 4 aprile, come evidenziato dalla fotografia scattata dalla videosorveglianza di questa banca con Atta che ritira 8.000 dollari dal suo conto corrente. Atta tornò in Florida l’11 aprile, se non prima. Non abbiamo riscontrato alcuna prova che Atta si sia recato nuovamente all’estero o che sia rientrato negli Stati Uniti prima di luglio, quando si recò in Spagna e tornò usando il suo vero nome. Shehhi d’altro canto era stato al Cairo tra il 18 aprile e il 2 maggio. Non conosciamo il motivo di questo viaggio.

I dirottatori di supporto

Mentre i piloti si esercitavano negli Stati Uniti, Bin Ladin e i capi di al Qaeda in Afghanistan iniziarono a selezionare i dirottatori di supporto - gli agenti operativi che avrebbero fatto irruzione nella cabina di pilotaggio e che avrebbero tenuto a bada i passeggeri dei quattro aerei dirottati. (Il termine dirottatori "muscolosi" compare nei rapporti degli interrogatori dei cospiratori dell’11/9 KSM e Binalshibh ed è stato ampiamente usato per riferirsi ai dirottatori che non erano piloti.) I cosiddetti dirottatori di supporto non erano in realtà fisicamente imponenti, dato che la maggior parte di loro erano alti tra 5’ 5’’ e 5’ e 7’’ (tra un metro e 65 e un metro e 70 circa) e avevano una corporatura slanciata. Oltre ad Hazmi e Mihdhar, la prima coppia che entrò negli Stati Uniti, vi erano altri 13 dirottatori di supporto, tutti eccetto uno provenienti dall’Arabia Saudita. Questi erano Satam Suqami, Wail e Waleed Shehri (due fratelli), Abdul Aziz al Omari, Fayez Banihammad (dagli Emirati Arabi Uniti), Ahmed al Ghamdi, Hamza al Ghamdi, Mohand al Shehri, Saeed al Ghamdi, Ahmad al Haznawi,Ahmed al Nami, Majed Moqed e Salem al Hazmi (il fratello di Nawaf al Hazmi).

I dirottatori di supporto avevano un’età compresa tra i 20 e i 28 anni, con diverse storie alle spalle. Molti erano disoccupati e non avevano avuto un’istruzione superiore, mentre pochi di loro avevano iniziato gli studi universitari. Sebbene alcuni di loro fossero assidui nel culto, sembra che altri facessero perfino uso di alcool e di droghe.

Non è stato ancora chiarito esattamente come ciascuno di essi sia stato reclutato da al Qaeda, ma la maggior parte di essi pare che sia stata indotta ad unirsi alla jihad in Cecenia attraverso contatti nelle università e nelle moschee saudite.

Tra la fine del 1999 e l’inizio del 2000, i giovani che sarebbero stati i dirottatori di supporto cominciarono a interrompere i rapporti con le loro famiglie e a seguire la Jihad. Si diressero verso i campi dell’Afghanistan, dove si offrirono volontari per operazioni suicide di al Qaeda.

Dopo essere stati scelti da Bin Ladin in persona per quella che sarebbe diventata l’operazione dell’11/9, la maggior parte di loro fece ritorno in Arabia Saudita per ottenere i visti di soggiorno negli Stati Uniti. Tornarono poi in Afghanistan per uno speciale addestramento su come realizzare dirottamenti, come disarmare gli ufficiali di volo e sul modo di maneggiare gli esplosivi e i coltelli. In seguito KSM li inviò negli Emirati Arabi Uniti dove suo nipote, Alì Abdul Aziz Alì insieme ad un altro membro di al Qaeda, Mustafa al Hawsawi, li avrebbero aiutati ad acquistare i biglietti aerei per gli Stati Uniti.

Verso la fine di aprile 2001, i dirottatori di supporto iniziarono ad arrivare negli Stati Uniti, specialmente in Florida, a Washington D.C., e a New York. Viaggiarono per lo più in coppia e all’arrivo ricevettero assistenza da parte di Atta e di Shehhi in Florida o di Hazmi e Hanjour a New York. Gli ultimi due, Salem al Hazmi e Abdulaziz al Omari, arrivarono a New York il 29 giugno e vennero analogamente presi in automobile il giorno seguente dal fratello di Salem, Nawaf, come evidenziato dal piccolo incidente di traffico che accadde mentre guidavano in direzione Est sul ponte George Washington. Infine, il 4 luglio, Khalid e Mihdhar, che avevano lasciato indietro Nawaf e al Hazmi a San Diego 13 mesi prima, fecero ritorno negli Stati Uniti. Mihdhar si unì immediatamente al gruppo a Paterson, nel New Jersey.

I preparativi estivi

Durante l’estate del 2001, oltre ad assistere i dirottatori di supporto recentemente arrivati, i piloti erano occupati nella sorveglianza dei voli trans-americani e nell’ulteriore addestramento. Il 24 maggio Shehhi prese il primo volo trans-americano da New York a San Francisco e di qui a Las Vegas. Il 7 giugno toccò a Jarrah il volo da Baltimora a Los Angeles e di qui a Las Vegas. Il 28 giugno fu poi la volta di Atta che volò da Boston a SanFrancisco e di qui a Los Angeles. Viaggiarono tutti in prima classe e sullo stesso tipo di aereo che avrebbero pilotato l’11 settembre.

Alcuni degli agenti operativi, oltre alle prove di volo, fece un ulteriore addestramento. All’inizio di giugno, Jarrah riuscì a volare nell’"Hudson Corridor", un corridoio a bassa quota lungo il corso del fiume Hudson che rende visibili diversi punti di riferimento di New York, incluso il World Trade Center. Hanjour fece la stessa richiesta presso una scuola di volo del New Jersey.

Gli agenti operativi dell’11/9 si divisero a quel punto in due località: la Florida del sud e Paterson, nel New Jersey. Atta avrebbe coordinato i due gruppi, specialmente con l’aiuto di Nawaf al Hazmi, che era considerato il secondo in comando di Atta per l’intera operazione. Il loro primo incontro di persona si tenne probabilmente a giugno, quando Hazmi fece un volo di andata e ritorno tra Newark e Miami.

Il passo successivo di Atta fu quello di fare una riunione a metà giugno sullo stato delle cose con Binalshibh presso una piccola città di villeggiatura in Spagna. Secondo Binalshibh, i due discussero lo stato di avanzamento del complotto e Atta rivelò che aveva bisogno ancora di cinque o sei settimane di tempo prima di poter fornire la data degli attacchi. Atta rivelò anche che durante il volo di prova, lui, Shehhi e Jarrah erano riusciti a portare i taglierini a bordo; definirono che il momento migliore per fare irruzione nella cabina di pilotaggio sarebbe stato dopo circa 10-15 minuti dal decollo, il momento nel quale avevano notato che le porte della cabina di pilotaggio si aprivano per la prima volta. Atta disse inoltre che i cospiratori avevano progettato di far schiantare gli aerei al suolo se non fossero riusciti a colpire i loro obiettivi. Lo stesso Atta aveva progettato di far schiantare il suo aereo tra le strade di New York se non fosse riuscito a colpire il World Trade Center. Dopo la riunione, Binalshibh partì per riferire i progressi alla dirigenza di al Qaeda in Afghanistan, mentre Atta fece ritorno in Florida il 19 luglio.

All’inizio di agosto, Atta trascorse una giornata presso l’aeroporto di Orlando in attesa di un ulteriore dirottatore di supporto per l’operazione, Mohamed al Kahtani. Come riportato nella dichiarazione n°1 del personale, Kahtani fu respinto dagli ufficiali del servizio immigrazione e non poté partecipare all’operazione. Il 13 agosto, sembra che ci fu un’altra riunione di persona degli attori principali del complotto, quando Atta, Nawaf al Hazmi e Hanjour si riunirono un’ultima volta a Las Vegas.

Due giorni dopo, l’FBI seppe dello strano comportamento di Zacharias Moussaoui, che stava addestrandosi sui simulatori di volo di Minneapolis.

Gli ultimi giorni

Oltre ai loro ultimi voli di prova e ai viaggi a Las Vegas, i cospiratori dovevano fare altri preparativi finali. Alcuni piloti fecero dei voli su piccoli aerei in affitto mentre i dirottatori di supporto facevano esercizi fisici. Gli agenti operativi acquistarono inoltre una serie di piccoli coltelli che avrebbero potuto utilizzare durante gli attacchi. Anche se non lo possiamo sapere con sicurezza, alcuni di questi coltelli comprati dai terroristi possono essere quelli ritrovati nel punto di impatto del volo 93. Il 22 agosto, Jarrah tentò di acquistare quattro sistemi posizionamento globale (GPS) in un negozio per piloti di Miami. Ce n’era disponibile uno solo e Jarrah lo comperò insieme a tre carte aeronautiche.

I cospiratori acquistarono i biglietti aerei appena due settimane prima degli attacchi.

Acquistarono i biglietti tra il 26 agosto e il 5 settembre tramite Internet, il telefono e di persona.

Una volta acquistati i biglietti, i cospiratori inviarono indietro i soldi rimasti ad al Qaeda. Durante la prima settimana di settembre fecero una serie di rimesse telefoniche a favore di Mustafa al Hawsawi negli Emirati Arabi Uniti, per il valore complessivo di circa 26.000 dollari. Nawaf al Hamzi tentò di inviare ad Hawsawi la carta di credito del conto corrente della banca di Mihdhar che ammontava ancora a circa 10.000 dollari.(Il pacchetto contenente la carta sarebbe stato poi intercettato dopo che l’FBI trovò la ricevuta della lettera espresso nell’automobile di Hamzi presso l’aeroporto di Dulles l’11/9.) L’ultimo passo era quello di avviarsi ai punti di partenza per gli attacchi. Gli agenti operativi del volo 77 della compagnia American Airlines, che sarebbe partito da da Dulles e che si sarebbe schiantato sul Pentagono si riunirono a Laurel, nel Maryland, a circa 20 miglia da Washington D.C. Il gruppo del volo 77 alloggiò in un motel di Laurel nella prima settimana di settembre e aveva passato il tempo allenandosi presso una palestra del luogo. Passarono l’ultima notte prima degli attacchi in un Hotel di Herndon, in Virginia, vicino all’aeroporto Dulles. Più a Nord, gli agenti operativi del volo United Airlines 93 che sarebbe partito da Newark e che sarebbe caduto a Stony Creek Township, in Pennsylvania, si riunirono a Newark. Appena passata la mezzanotte del 9 settembre, Jarrah ricevette quella multa per eccesso di velocità mentre si dirigeva a Nord lungo la statle 95 del Maryland, diretto al punto di raduno del suo gruppo nel New Jersey.

Atta continuò a coordinare le squadre fino alla conclusione. Il 7 settembre volò da Fort Lauderdale a Baltimora, probabilmente per incontrare la squadra del volo 77 a Laurel, in Maryland. Il 9 settembre volò da Baltimora a Boston. Per allora Marwan al Shehhi e il suo gruppo del volo 175 erano arrivati a Boston, e Atta fu visto con Shehhi nel suo hotel. Il giorno seguente Atta diede un passaggio in automobile ad Abdul Aziz al Omari, uno degli agenti di supporto del volo 11 e lo portò dal suo hotel di Boston a Portland, nel Maine. Per ragioni che rimangono ignote, nelle prime ore dell’11 settembre Atta e Omari presero un passaggio su un volo di scambio diretto a Boston per la coincidenza con il volo 11. Come qui si spiega, passarono il varco della sicurezza dell’aeroporto di Portland e salirono a bordo del volo che gli avrebe consentito di unirsi con il resto della loro squadra all’aeroporto Logan.

Mancò poco che la deviazione per Portland impedisse ad Atta e a Omari di prendere il volo 11 a Boston. Infatti il bagaglio per il quale avevano fatto il check a Portland non venne caricato a bordo dell’aereo.

I bagagli di Atta e di Omari vennero sequestrati dopo gli attacchi dell’11 settembre e risultò che contenevano una serie di oggetti eloquenti, tra i quali: corrispondenza dall’Università che Atta aveva frequentato in Egitto; la patente di guida internazionale e il passaporto di Omari; una videocassetta per un simulatore di volo di un Boeing 757, la custodia di un coltello, dello spray al pepe, probabile dotazione extra di cui i due cospiratori decisero di non aver bisogno.

La mattina dell’11 settembre, dopo anni di pianificazione e molti mesi di intensa preparazione, le quatro squadre dei terroristi erano pronte a compiere gli attacchi di quel giorno.

Il finanziamento del complotto dell’11/9

Riteniamo che per compiere gli attacchi dell’11/9 la spesa impiegata oscilli tra i 400.000 ed i 500.000 dollari. Gli agenti operativi spesero più di 270.000 dollari negli Stati Uniti, e che le spese associate alla figura di Zacarias Moussauoi – più ampiamente esposte a seguire – furono di almeno 50.000 dollari. Ulteriori spese inclusero il viaggio per ottenere i passaporti e i visti di soggiorno; il viaggio verso gli Stati Uniti; le spese sostenute dal capo del complotto e dagli appoggi fuori dagli Stati Uniti; le spese sostenute dalle persone scelte per essere dei dirottatori ma che in ultima istanza non parteciparono. Per molte di queste spese abbiamo soltanto prove frammentarie e/o rapporti di detenuti non confermati e su di esse si può fare soltanto una stima approssimativa. La nostra stima di 400-500.000 dollari non include le spese per le attività dei campi in Afghanistan, quelli in cui i dirottatori vennero reclutati e addestrati e nemmeno il costo vivo dell’addestramento.

Non abbiamo trovato alcuna prova che il gruppo di Amburgo abbia ricevuto fondi da al Qaeda prima della fine del 1999.

Prima di entrare a far parte della cospirazione, è probabile che si sostenessero da soli.

Pertanto, secondo KSM, ognuno di loro ricevette 5.000 dollari per le spese di ritorno in Germania dopo essere stati in Afghenaistan più altri fondi per il viaggio dalla Germania agli Stati Uniti.

KSM, Binalshibh e la figura di appoggio del complotto, Mustafa al Hawsawi, ricevettero ciascuno del denaro – forse 10.000 dollari per coprire le spese correnti mentre erano impegnati nei ruoli loro assegnati del complotto.

Le spese primarie degli agenti operativi negli Stati Uniti erano rappresentate dall’addestramento al volo, dalle spese correnti (alloggio, vitto, veicoli, assicurazione, ecc.), dalle spese di viaggio (i voli di prova, le riunioni, e i voli dell’11/9). Nel complesso, vennero depositati circa 300.000 dollari sul conto corrente bancario staunitense dei dirottatori dell’11/9. Essi ricevevano fondi negli Stati Uniti per mezzo di una serie di mezzi tutt’altro che eccezionali. Circa 130.000 dollari arrivarono tramite una serie di rimesse telefoniche da parte di Alì Abdul Aziz Alì che inviò circa 120.000 dollari da Dubai e da parte di Binalshibh che inviò poco più di 10.000 dollari dalla Germania. E’ qui riportata la ricevuta del più consistente trasferimento di denaro a favore dei cospiratori dell’11/9, 70.000 dollari che Alì inviò tramite rimessa telefonica a Marwan al Shehhi il 17 settembre 2000, proprio quando Shehi, Atta e Jarrah si trovavano a metà del loro addestramento al volo. Oltre a ricevere fondi tramite rimesse telefoniche, gli agenti operativi disponevano negli Stati Uniti di notevoli somme in contante e sotto forma di travelers check, di cui la maggior parte portata dai 13 dirottatori di sostegno che iniziarono ad arrivare nell’aprile del 2001. Infine, diversi elementi tra gli agenti operativi potevano contare su conti aperti presso istituzioni finanziarie estere, conti a i quali avevano accesso dagli Stati Uniti tramite le carte di credito ATM.

Per la cospirazione si fece largo uso delle banche negli Stati Uniti, sia quelle principali a carattere internazionale, sia quelle più piccole a carattere regionale. Tutti gli agenti operativi aprirono dei conti correnti intestandoli a proprio nome tramite passaporti ed altri documenti di identità. Non vi sono prove che abbiano mai usato numeri falsi della Previdenza sociale per aprire dei conti correnti.

Le loro operazioni economiche non erano cospicue e praticamente invisibili nella massa dei miliardi di dollari movimentata ogni giorno nel mondo.

Non esiste una prova credibile che gli agenti operativi abbiano ricevuto rilevanti finanziamenti da persone degli Stati Uniti. Non vi è in particolare alcuna prova che Mihdhar e Hazmi abbiano ricevuto dei finanziamenti dai cittadini sauditi Omar al Bayoumi e Osama Bassnan o che la principessa saudita Haifa al Faisal abbia procurato direttamente o indirettamente un qualche finanziamento per la cospirazione.

Il gGoverno degli Stati Uniti non ha potuto finora l’origine del denaroutilizzato per gli attacchi dell’11/9. Prove evidenti delineano il grosso dei fondi nella disponibilità di KSM , ma al momento la loro origine rimane oscura.

In fin dei conti la questione è relativamente inimportante. Al Qaeda aveva molti canali di finanziamento e la stima del suo bilancio annuale pre-11/9 era di 30 milioni di dollari. Se una particolare fonte di denaro si fosse prosciugata, al Qaeda avrebbe potuto facilmente trovare facilmente altro denaro per finanziare gli attacchi, che costarono 400-500.000 dollari in un arco temporale di circa due anni.

Una prospettiva ravvicinata su alcuni aspetti particolari del complotto

Considerati i catastrofici effetti degli attacchi dell’11/9, c’è la tentazione di dipingere l’esecuzione del complotto come qualcosa di quasi perfetto. Sarebbe un errore. I cospiratori dell’11/9 ebbero difficoltà logistiche, divisioni interne e perfino opinioni discordanti all’interno della direzione di al Qaeda. In ultima analisi, il complotto si è dimostrato sufficientemente flessibile da sapersi adattare e crescere a seconda delle circostanze.

I cambiamenti iniziali del complotto

Secondo quanto originariamente previsto, il complotto del l’11/9 comprendeva attacchi di più ampia portata di quelli realizzati l’11 settembre. KSM continua a sostenere che la sua proposta iniziale comprendeva il dirottamento di dieci aeroplani che dovevano colpire degli obiettivi sia sulla costa orientale, sia su quella occidentale degli Stati Uniti. Egli sostiene che oltre agli obiettivi che furono nei fatti colpiti l’11/9 , quegli aerei dirottati avrebbero dovuto schiantarsi sui quartieri generali della CIA e dell’FBI, su non identificati impianti nucleari civili e sui più alti edifici della California e dello stato di Washington. La controparte di questa proposta iniziale era il decimo aereo, che egli stesso avrebbe pilotato. Piuttosto che far schiantare l’aereo su un obiettivo, egli avrebbe ucciso tutti i passeggeri adulti, avrebbe contattato i mezzi di informazione in volo e sarebbe atterrato in un aeroporto statunitense. Sostiene poi che prima di rilasciare tutte le donne e i bambini avrebbe fatto un discorso denunciando la politica degli Stati Uniti in Medio Oriente.

KSM ammette che questa proposta iniziale ricevette inizialmente solo una risposta tiepida da parte della dirigenza di al Qaeda per via della sua vastità e della sua complessità. Quando infine Bin Ladin approvò l’operazione, eliminò l’idea di usare uno degli aeroplani per fare una dichiarazione pubblica ma fornì a KSM quattro agenti operativi, dei quali soltanto due avrebbero alla fine partecipato agli attacchi dell’11/9. All’epoca in cui furono scelti per l’operazione, questi due agenti operativi, Nawaf al Hamzi e Khalid al Mihdhar, avevano già ottenuto i permessi di soggiorno per gli Stati Uniti sui loro passaporti sauditi. Secondo KSM, entrambi avevano ottenuto i visti perchè volevano partecipare a un’operazione diretta contro gli Stati Uniti, essendo stati ispirati da un loro amico che era stato un dinamitardo suicida nell’attacco dell’agosto 1998 contro l’ambasciata degli Stati Uniti in Kenya. KSM comprese presto che gli altri due agenti operativi, Khallad bin Attash e Abu Bara al Taizi – che erano in possesso di documentazione yemenita e non saudita – non avrebbero potuto ottenere il permesso di soggiorno negli Stati Uniti. Infatti quel permesso era stato negato a Khallad nell’aprile del 1999, circa nello stesso periodo in cui Hazmi e Mihdhar lo avevano ottenuto in Arabia Saudita.

Sebbene KSM riconoscesse che gli agenti operativi yemeniti non avrebbero potuto recarsi negli Stati Uniti così facilmente come Hazmi e Mihdhar, voleva che Khalladh e Abu Bara prendessero parte all’operazione. Di conseguenza, a metà del 1999 KSM realizzò il suo principale accorgimento, dividendo in due parti il complotto, in modo tale che gli agenti operativi yemeniti avrebbero potuto partecipare senza dover ottenere i permessi di soggiorno per gli Stati Uniti. Egli si concentrò in particolare sull’area dell’Asia sudorientale perché riteneva che lì gli yemeniti avrebbero potuto viaggiare più facilmente che non negli Stati Uniti.

La prima parte dell’operazione sarebbe rimasta quella progettata inizialmente – gli agenti operativi Hazmi e Mihdhar avrebbero dirottato dei voli di linea e si sarebbero schiantati sugli obiettivi statunitensi.

La seconda parte del piano avrebbe tuttavia visto il coinvolgimento degli agenti operativi yemeniti secondo una versione modificata del complotto Bojinka: gli agenti operativi avrebbero dirottato gli aeroplani di linea statunitensi in volo sulle rotte del Pacifico provenienti dall’Asia sudorientale e sarebbero esplosi in aria invece di schiantarsi su particolari obiettivi. (Uno scenario alternativo, secondo KSM, prevedeva di portare gli aeroplani su obiettivi statunitensi in Giappone, a Singapore o in Corea.) Tutti gli aeroplani negli Stati Unitie nell’Asia sudorientale sarebbero comunque esplosi o si sarebbero schiantati più o meno contemporaneamente per massimizzare l’impatto psicologico degli attacchi.

Khallad ha ammesso di aver fatto un volo di prova tra Bangkok e Hong Kong all’inizio di gennaio 2000 in preparazione dell’operazione rivista. Secondo il suo racconto, riferì il risultato della sua missione a Bin Ladin e a KSM. Comunque, ad aprile o maggio del 2000 Bin Ladin aveva deciso di stralciare la parte dell’operazione che riguardava i voli in Asia sudorientale perché riteneva che sarebbe stato troppo difficile sincronizzare i dirottamenti e l’abbattimento degli aeroplani in aree opposte della Terra. Khallad, essendo stato privato dell’opportunità di diventare un agente operativo suicida, fu ridispiegato con la funzione di aiutare KSM a comunicare con Hazmi in California e successivamente con la funzione di fornire assistenza nell’operazione che colpì la Cole, mentre a Binalshib, dopo che gli fu negato il permesso di soggiorno, fu assegnato il compito di fornire assistenza ai piloti di Amburgo.

Hazmi e Mihdhar erano particolarmente mal preparati per metter su un’operazione negli Stati Uniti. Non avevano neanche una qualche familiarità con la cultura occidentale; Hazmi parlava a mala pena l’inglese e Mihdhar per nulla. Dato queste premesse, KSM era realmente preoccupato che sarebbero stati capaci di portare a termine la loro missione. Infatti egli continua a sostenere che la sola ragione per cui i due agenti operativi furono inclusi nel complotto dell’11/9 era il loro precedente possesso dei permessi di soggiorno e il personale interessamento di Bin Ladin affinchè vi partecipassero.

Diversamente dagli altri dirottatori dell’11/9 – ai quali era stato ordinato di evitare contatti con altri nella locale comunità musulmana – Hazmi e Mihdhar ebbero da KSM il permesso specifico di ricercare assistenza presso le moschee statunitensi una volta arrivati in quel Paese.

Secondo KSM, egli ordinò loro di prendere delle lezioni di inglese il più presto possibile, in modo tale da poter cominciare subito dopo l’addestramento al volo. Per come KSM la racconta, Hazmi e Mihdhar, una volta giunti a Los Angeles, tentarono di iscriversi a tre scuole di lingue ma non riuscirono a seguire le lezioni in nessuna di esse. Quando si recarono a San Diego, Hazmi si iscrisse ad un corso di inglese e, poco più tardi, i due presero alcune lezioni di volo ma anche in questo caso non riuscirono a fare progressi.

Secondo gli istruttori di volo, Hazmi e Mihdhar discevano di voler apprendere a controllare un aereo in volo e che non avevano alcun interesse per il decollo o l’atterraggio. Un istruttore di volo che parlava l’arabo ha ricordato che i due erano appassionati all’idea di imparare a pilotare i grandi jet, in particolare i velivoli della Boeing. Quando l’istruttore li informò che come tutti gli studenti avrebbero dovuto iniziare ad allenarsi su un aereo monomotore prima di imparare a pilotare i jet, essi manifestarono una tale delusione che l’istruttore pensò che o stavano scherzando o che fossero dei sognatori.

KSM dice che fu sorpreso dal fatto che Hazmi e di Mihdhar non fossero riusciti a diventare piloti. Comunque questo fallimento ebbe scarsa rilevanza nel complotto. La battuta d’arresto avvenne abbastanza presto da permettere ulteriori aggiustamenti. Al Qaeda scoprì nuovi agenti operativi e rimediò al problema con uomini capaci di parlare inglese, che avevano un grado di istruzione più elevato, che avevano familiarità con la cultura occidentale e, nel caso di Hani Hanjour, avevano un precedente addestramento al volo.

Gli altri sauditi che parteciparono al complotto

Oltre al ridispiegamento degli agenti operativi, il complotto individuò una serie di potenziali dirottatori suicidi che non parteciparono mai agli attacchi. Questi membri di al Qaeda o furono sollevati dal loro incarico avendo avuto delle difficoltà a procurarsi la necessaria documentazione per il viaggio o furono rimossi dall’operazione dalla dirigenza di al Qaeda.

Secondo KSM, al Qaeda intendeva utilizzare 25 o 26 dirottatori per il complotto dell’11/9, contro i 19 che vi presero effettivamente parte. Persino alla fine, nell’estate del 2001, KSM voleva inviare negli Stati Uniti il maggior numero di agenti operativi possibile per aumentare le possibilità che gli attacchi avessero successo, con sette o più dirottatori per ciascun volo. Abbiamo identificato almeno nove candidati dirottatori proposti in momenti diversi per entrare a far parte degli attacchi dell’11/9:

- Alì Abd al Rahman al Faqasi al Ghamdi e Zuhair al Thubaiti, entrambi rimossi dall’operazione dalla dirigenza di al Qaeda.

- Khalid Saeed Ahman al Zahrani e Saeed Abdullah Saeed al Ghamdi, sui quali abbiamo riferito nella dichiarazione n° 1 del personale, non riuscirono ad ottenere i permessi di soggiorno negli Stati Uniti.

- Saeed al Baluchi e Qutaybah al Najdi, entrambi sollevati dall’incarico dopo che Najdi fu fermato e interrogato brevemente dal personale di sicurezza aeroportuale del Bahrain.

- Saud al Rashid e Mushabib al Hamlan che sembra si ritirarono a seguito delle pressioni delle loro famiglie in Arabia Saudita.

- E, come riportato nella dichiarazione n° 1 del personale, Mohamed Mani Ahmad al Kahtani al quale fu rifiutato l’ingresso dagli ufficiali dell’aeroporto di Orlando il 4 agosto del 2001.

Sembra che la maggior parte di questi agenti operativi fu scelta da Bin Ladin in Afghanistan e che venne assegnata a KSM in modo analogo a quanto era avvenuto per gli altri. Tutti e nove avevano la nazionalità saudita. Un decimo soggetto, un tunisino di nome Abderraouf Jdey, può essere stato un candidato per partecipare all’attacco dell’11/9 oppure per un successivo attacco. Egli si ritirò e di lui discuteremo in seguito, in relazione ai progetti che riguardano Moussaoui. Nessuno di questi potenziali dirottatori riuscì ad unirsi ai 19.

Contrasti interni: Atta, Jarrah e Moussaoui

L’esistenza di contrasti interni al gruppo del complotto dell’11/9 avrebbe potuto rappresentare una notevole vulnerabilità potenziale per lo stesso complotto. Sembra che durante l’estate del 2001 tra Atta e Jarrah - due dei tre piloti di Amburgo - nacque una certa frizione e che Jarrah possa anche aver preso in considerazione la sua fuoriuscita dall’operazione. Sembra inoltre che KSM stesse preparando un altro agente operativo, Zacarias Moussaoui, perché prendesse il posto di Jarrah.

Jarrah era diverso dagli altri piloti di Amburgo, Atta e Shehhi. Considerata la sua storia personale e la sua personalità, Jarrah sembrava un candidato relativamente improbabile per diventare un agente operativo suicida di al Qaeda. Di famiglia benestante, aveva compiuto gli studi presso le scuole cristiane in Libano prima di decidere di andare a studiare in Germania. Frequentava i migliori nightclub e le discoteche di Beirut e quando in Germania festeggiava con i suoi colleghi di studio beveva anche la birra - un evidente tabù per ogni musulmano. Il suo forte trasporto affettivo per la sua fidanzata, Aysel Senguen, e i suoi stretti legami familiari risultano dalle conversazioni telefoniche che ebbe con loro quasi ogni giorno nel periodo in cui si trovava negli Stati Uniti. Nell’arco di dieci mesi prima dell’11/9 fece quattro viaggi all’estero.

Sembra anche che Jarrah abbia mostrato dei tratti personali amichevoli mentre si trovava negli Stati Uniti. Qui si metteva la brillantina, ostentava con orgoglio il certificato di pilota aereo che aveva ottenuto dopo il suo primo addestramento in Florida. Eppure si tratta della stessa persona che soltanto un anno prima aveva fatto un viaggio da Amburgo alla volta dell’Afghanistan e che aveva giurato di diventare uno degli agenti operativi suicidi di Bin Ladin.

Tanto KSM quanto Binalshibh hanno riferito che Atta e Jarrah ebbero un diverbio per via del comportamento indipendente di Jarrah e sul coinvolgimento nella pianificazione dell’operazione. Binalshibh crede che il diverbio nacque almeno in parte a causa delle frequenti visite e contatti di Jarrah con la sua fidanzata e con la famiglia. Inoltre, diversamente da Atta e da Shehhi - che avevano partecipato all’addestramento al volo insieme - negli Stati Uniti Jarrah passava la maggior parte del tempo da solo. Binalshibh avrebbe dovuto addestrarsi con Jarrah, ma non riuscì a ottenere il permesso di soggiorno negli Stati Uniti. Secondo Binalshibh, questo fatto portò Jarrah a sentirsi isolato ed escluso dal processo decisionale.

Binalshibh afferma di aver dovuto fare da paciere tra Atta e Jarrah.

L’ultimo viaggio di Jarrah per vedere la sua fidanzata, dal 25 luglio al 5 agosto 2001, è particolarmente interessante. A differenza dei suoi viaggi precedenti, in quella occasione Senguen gli comprò un biglietto di sola andata per la Germania. Sembra inoltre che Atta lo condusse in automobile all’aeroporto di Miami, altra circostanza insolita che suggerisce che qualcosa era andata male. Infine, secondo Binalshibh, che incontrò Jarrah all’aeroporto di Duesseldorf, Jarrah disse che aveva bisogno di incontrare Senguen immediatamente. Pochi giorni dopo, quando ebbe il tempo di incontrare Binalshibh, i due ebbero una accesa conversazione nel corso della quale Binalshibh incoraggiò Jarrah a portare a termine il piano.

Forse la prova più significativa che Jarrah stava riconsiderando la sua partecipazione al complotto dell’11/9 è da ricercarsi nelle comunicazioni tra KSM e Binalshibh a metà luglio del 2001. Durante la primavera e l’estate del 2001, KSM fece delle conversazioni che pare abbiano preoccupato il complotto dell’11/9. Sia KSM, sia Binalshibh confermano di aver discusso il complotto durante una loro conversazione di metà luglio che avvenne pochi giorni dopo la partenza di Jarrah per il suo ultimo viaggio in Germania. Binalshibh era appena tornato dal suo incontro con Atta in Spagna e stava riferendo a KSM sullo stato di avanzamento del complotto. Preoccupato della possibile fuoriuscita di Jarrah dall’operazione, KSM enfatizzò di fronte a Binalshibh l’importanza di garantire la pace tra Jarrah e Atta. Mentre parlavano di questa preoccupazione e del possibile ritardo del complotto, KSM indicò inoltre a Binalshibh di inviare "le gonne" da "Sally" - un riferimento in codice che significava che Binalshibh avrebbe dovuto inviare dei fondi a Zacarias Moussaoui. Atta e Jarrah furono indicati come una coppia infelice. KSM avvisò che se Jarrah "chiederà il divorzio, la faccenda costerà un bel po’ di soldi". Vi sono delle buone ragioni per credere che KSM volesse il denaro inviato a Moussaoui per prepararlo come un possibile sostituto pilota nel caso che Jarrah si fosse ritirato. Moussaoui aveva preso parte alle attività dei campi di addestramento di al Qaeda in Afghanistan. Inviato in Malesia nel settembre del 2000 da Bin Ladin e KSM per addestrarsi al volo, Moussaoui raccontò ai suoi complici terroristi in loco i suoi progetti per far schiantare un aeroplano sulla Casa Bianca. Andò negli Stati Uniti nel febbraio del 2001 - facilitato dalla ricerca fatta da Atta per una scuola di addestramento al volo - iniziò a prendere lezioni di volo presso la Airman Flight School di Norman, in Oklahoma, ma all’inizio di giugno smise l’addestramento. Poco dopo aver ricevuto 14.000 dollari da Binalshibh nei primi giorni di agosto, Moussaoui si affrettò a seguire un corso accelerato su un simulatore di volo presso la Pan Am International Flight Academy di Eagan, nel Minnesota. Più o meno nello stesso tempo acquistò due coltelli e chiese a due assemblatori di sistemi GPS se i loro dispositivi erano adatti per l’aviazione – azioni che ricordano da vicino quelle dei dirottatori dell’11/9 durante la fase finale dei preparativi per gli attacchi. L’arresto di Moussaoui avvenuto il 16 agosto 2001 mise fine al suo addestramento sul simulatore e gli evitò forse di partecipare all’operazione dell’11/9.

I rapporti sugli interrogatori di Binalshibh e di KSM su Moussaoui non sono del tutto coerenti. Secondo Binalshibh, egli aveva capito che KSM gli stava dando delle indicazioni per inviare il denaro a Moussaoui nel luglio del 2001 come parte del complotto dell’11/9. Inoltre, raccontando una discussione successiva all’11/9 che ebbe a Kandahar con KSM, Binalshibh dice che KSM si riferiva a Moussaoui come se questi avesse prreso parte al complotto dell’11/9, osservando che Moussaoui era stato arrestato perché non era stato sufficientemente discreto e che ciò era un’eccezione rispetto alle severe disposizioni di Bin Ladin di scegliere bene gli agenti operativi per il complotto.

D’altro canto, KSM nega che Moussaoui avesse mai avuto l’intenzione di prendere parte all’operazione dell’11/9 e che invece era stato chiamato a partecipare alla cosiddetta "seconda ondata" di attacchi sulla costa occidentale degli Stati Uniti dopo l’11 settembre. KSM dichiara inoltre che Moussaoui non ebbe mai alcun contatto con Atta negli Stati Uniti, e su questo non abbiamo alcuna prova contraria.

E’ comunque degno di nota che KSM sostiene che nell’estate del 2001 egli era troppo occupato nel complotto dell’11/9 per potersi occupare della progettazione della seconda ondata di attacchi. Egli ammette inotre che vennero reclutati soltanto tre possibili piloti per la seconda ondata, Moussaoui, Abderraouf Jdey, noto anche come Faruq al Tunisi (aveva un passaporto canadese), e Zaini Zakaria, noto anche come Mussa. Nell’estate del 2001 sia Jdey che Zaini si erano già ritirati dall’operazione. Il caso di Jdey è particolarmente interessante poiché alcune prove indicano che egli potrebbe essere stato scelto per l’operazione aerea nello stesso periodo in cui fu scelto il gruppo di Amburgo.

In ogni caso, l’arresto di Moussaoui non rese il complotto più difficile. Jarrah tornò negli Stati Uniti il 5 agosto e, come dimostrano gli eventi che seguono, era chiaramente intenzionato a portare a termine l’operazione.

Tempistica e obiettivi

La data e gli obiettivi degli attacchi scelti dai cospiratori forniscono un’altra opportunità per esaminare il complotto dall’interno. Sebbene Atta fosse un comandante tattico assai discreto, Bin Ladin aveva opinioni nette su entrambe le cose.

Sembra che la data degli attacchi non fu scelta che tre settimane prima dell’11 settembre. Secondo Binalshibh, quando incontrò a metà giugno, quest’ultimo prevedette soltanto che aveva ancora bisogno di cinque o sei settimane prima di poter scegliere una data. Quindi, a metà agosto, in una conversazione telefonica con Binalshibh, Atta rivelò la data degli attacchi, data che Binalshibh trasmise doverosamente attraverso la sua catena di comando tramite un messaggio personalmente inviato in Afghanistan alla fine di agosto tramite il complice di Amburgo Zachariya Essabar.

Bin Ladi aveva sollecitato KSM per dei mesi affinché anticipasse la data dell’attacco. Secondo KSM, Bin Ladin aveva persino chiesto che gli attacchi avvenissero a metà del 2000, dopo che l’opposizione del capo del partito israeliano di minoranza Ariel Sharon aveva causato uno scandalo nel Medio Oriente per essersi recato in un luogo delicato e conteso di Gerusalemme che è sacro per i musulmani e per gli ebrei.

Sebbene Bin Ladin riconoscesse che Atta e gli altri piloti erano appena arrivatio negli Stati Uniti per iniziare il loro addestramento al volo, il capo di al Qaeda voleva punire gli Stati Uniti pe il loro aiuto concesso a Israele.

Secondo quanto avrebbe detto a KSM, sarebbe bastato far cadere gli aerei e non colpire specifici obiettivi. KSM resistette a quelle pressioni ritenendo che l’operazione non avrebbe avuto successo se i piloti non si fossero completamente addestrati e se le squadre dei dirottatori non fossero state più ampie.

Sembra che nel 2001 Bin Ladin abbia fatto pressioni in due ulteriori occasioni su KSM per anticipare la data. Secondo KSM, Bin Ladin prima chiese che la data fosse quella del 12 maggio 2001, a sette mesi esatti dall’attacco conto la Cole. Poi, quando Bin Ladin apprese dai mezzi di informazione che Sharon avrebbe fatto visita alla Casa Bianca a giugno o luglio del 2001, tentò nuovamente di accelerare l’operazione. In entranbe le occasioni KSM ribadì che le squadre dei dirottatori non erano ancora pronte.

Altri detenuti di al Qaeda confermano che durante l’estate del 2001 gli attacchi dell’11/9 furono rimandati a dispetto dei desideri di Bin Ladin. Secondo un agente operativo, Khalid al Mihdhar rivelò che gli attacchi erano stati rimandati da maggio a giugno e in seguito, da luglio a settembre. Secondo un altro membro di al Qaeda, quell’estate a Kandahar fu diramato un’allerta generale - assai simile a quella che si era avuta nei campi di addestramento due settimane prima dell’attacco dinamitardo contro la Cole e a quella occorsa dieci giorni prima dell’attacco eventuale dell’11/9. Il risultato di questa allerta, fino alla sua cessazione, fu una generale dispersione dei membri di al Qaeda con le loro famiglie, l’innalzamento del livello operativo di sicurezza e la scomparsa di Bin Ladin per almeno trenta giorni.

KSM sostiene che non informò Atta o gli altri cospiratori sul fatto che Bin Ladin voleva anticipare la data dell’attacco perché sapeva che avrebbero proceduto una volta che fossero stati pronti. Atta era molto impegnato nell’oragnizzazione degli ultini agenti operativi arrivati, nel coordinamento delle squadre di volo e nella pianificazione degli obiettivi. Sembra infatti che la scelta degli obiettivi abbia influito sulla tempistica degli attacchi. Così come rivelato da una comunicazione tra Atta e Binalshibh di quel periodo acquisita in seguito da un computer sequestrato a KSM, Atta scelse la data dopo la prima settimana di settembre in modo tale che coincidesse con la sessione del Congresso degli Stati Uniti.

Secondo KSM, il Campidoglio americano rientrava a tutti gli effetti nella lista preliminare che egli aveva sviluppato inizialmente con Bin Ladin e con Atef nella primavera del 1999. Quella lista iniziale includeva anche la Casa Bianca, il Pentagono e il World Trade Center. KSM sostiene che mentre tutti erano d’accordo sul Campidoglio, egli voleva colpire il World Trade Center mentre Bin Ladin preferiva il Pentagono e la Casa Bianca.

Binalshibh conferma che Bin Ladin preferiva la Casa Bianca al Campidoglio, una preferenza che egli si premurò di rifere ad Atta quando i due si incontrarono in Spagna nella primavera del 1999. Atta rispose che la Casa Bianca rappresentava un obiettivo troppo difficile e che stava aspettando un riscontro di fattibilità da parte di Hani Hanjour e di Nawaf al Hazmi. IL 20 luglio Hanjour - probabilmente accompagnato da Hazmi - affittò un aeroplano e fece un volo di prova da Fairfield nel New Jersey a Gaithersburg nel Maryland, una rotta che gli avrebbe consentito di volare vicino a Washington D.C. Quando Binalshibh fece pressione su Atta nel corso di loro conversazione dell’inizio di agosto affinché includesse la Casa Bianca tra gli obiettivi, Atta fu d’accordo ma disse che avrebbe tenuto il Campidoglio come un obiettivo di riserva, nel caso in cui si fosse rivelato impossibile colpire la Casa Bianca. Basandoci su un altro scambio di opinioni tra Atta e Binalshibh del 9 settembre - due giorni prima degli attacchi – i cospiratori sarebbero stati ancora incerti su quali obiettivi avrebbero colpito a Washington.

Dissenso tra i capi di al Qaeda

L’atteggiamento della dirigenza di al Qaeda nei confronti del complotto dell’11/9 rappresenta un’ultima area di ricerca. Quando Atta fece gli ultimi preparativi nell’estate del 2001, emerse un dissenso tra i capi di al Qaeda in Afghanistan se fosse il caso di procedere con l’attacco.

Sebbene l’accesso ai dettagli del complotto fosse accuratamente ristretto, durante l’estate del 2001 si sparse la voce che un attacco contro gli Stati Uniti era imminente.

Secondo KSM, all’interno di al Quaeda era ampiamente noto che fosse in calendario qualche tipo di operazione contro gli Stati Uniti. Molti erano perfino a conoscenza del fatto che egli stava preparando degli agenti operativi da inviare negli Stati Uniti, come riportato da una fonte della CIA nel giugno del 2001.

Inoltre, quell’estate Bin Ladin fece diverse puntualizzazioni accennando a un attacco imminente, cosa che produsse delle dicerie nella comunità jihadista mondiale. Ad esempio, KSM afferma che in un discorso tenuto nel campo di addestramento afghano di al Faruq, Bin Ladin esortò specificamente i miliziani a pregare per il successo di un attacco imminente che avrebbe visto il coinvolgimento di 20 martiri.

Mentre la notizia di un attacco imminente contro gli Stati Uniti si diffondeva ulteriormente, si ebbe uno scontro all’interno della dirigenza di al Qaeda. Sebbene la volontà di Bin Ladin era che l’operazione procedesse il più presto possibile, diversi membri anziani di al Qaeda pensavano che avrebbero dovuto seguire la linea intrapresa dal loro ospite afghano, il capo talibano Mullah Omar, che si oppose all’attacco contro gli Stati Uniti. Secondo un membro di al Qaeda, quando Bin Ladin fece ritorno dopo l’allerta generale della fine di luglio, egli parlò ai suoi confidenti sui problemi che aveva perché Omar non voleva consentire ulteriori attacchi contro gli Stati Uniti che partissero dall’Afghanistan.

KSM dichiara che Omar si oppose all’attacco contro gli Stati Uniti per motivi ideologici ma che permise attacchi contro degli obiettivi ebraici. KSM nega che l’opposizione di Omar riflettesse la preoccupazione della vendetta statunitense ma nota che il capo talibano riceveva pressioni politiche da parte del Governo pachistano per evitare che al Qaeda operasse fuori dell’Afghanistan. Mentre alcuni maggiorenti di al Qaeda si opposero all’avvio dell’operazione dell’11/9 senza il consenso di Omar, altri si dice che espressero la loro preoccupazione che gli Stati Uniti avrebbero risposto militarmente.

Bin Ladin, dal canto suo, avrebbe sostenuto che gli attacchi contro gli Stati Uniti dovevano essere portati a termine immediatamente per sostenere la rivolta nei territori occupati di Israele e per protestare contro la presenza di forze militari statunitensi in Arabia Saudita. Bin Ladin pensava anche che un attacco contro gli Stati Uniti avrebbe favorito il reclutamento di al Quaeda e prodotto una raccolta di fondi fortunata. Secondo questo approccio, più al Qaeda avrebbe fatto, maggiore sarebbe stato il supoporto che avrebbe ricevuto. Sebbene egli dovette confrontarsi con l’opposizione di molti dei suoi consiglieri più anziani – inclusi i membri del Consiglio della Shura Shaykh Saeed, Sayf al Adl e Abu Hafs il mauritano – Bin Ladin passò oltre le loro obiezioni e gli attacchi andarono avanti.