Mancano pochi giorni allo scoppio delle bombe. Sabato 6 dicembre Mauro Ferri, segretario del PSU, rilascia al settimanale “Gente” questa dichiarazione: “O il quadripartito o elezioni anticipate. La decisione di scioglimento delle camere spetta al Capo dello Stato che ne ha il potere previsto dalla costituzione… e sono convinto che tutti gli italiani possono essere certi che nelle mani del Presidente Saragat il potere e’ ben affidato.”
Domenica 7 dicembre in un discorso ad Alessandria, Ferri ribadisce il leit-motiv socialdemocratico: “Quadripartito o elezioni anticipate” e fa un nuovo esplicito richiamo al Presidente Saragat. Due giorni dopo, in un’intervista alla “Stampa” di Torino, Ferri afferma che “non e’ aberrante”” l’ipotesi di una collaborazione tra democristiani, socialdemocratici e liberali, nel caso si presenti la “drammatica necessita’ di garantire la liberta’, come dopo la crisi del luglio ’60”.
Mercoledi’ 10 dicembre il settimanale tedesco “Der Spiegel” pubblica una dichiarazione del segretario del MSI, Almirante: “Organizzazioni giovaanili fasciste si preparano alla guerra civile in italia; nella lotta contro il comunismo tutti i mezzi sono giustificabili, per cui non ci deve essere piu’ distinzione tra misure politiche e misure militari. Di fianco ad Almirante, il dirigente confindustriale Ferruccio Gambarotta specifica ancora meglio: “Il sistema parlamentare non e’ fatto per gli italiani. Occorre una organizzazione politica sovrapartitica, una coalizione dai monarchici sino ai socialdemocratici con una fede mitica nell’ordine.”
Giovedi’ 11 dicembre: lo stesso fiuto dimostrato da Mauro Ferri (che ha parlato di “drammatica necessita’ di difendere la liberta'” tre giorni prima delle bombe) lo dimostra il settimanale “Epoca”. Mancano ventiquattro ore alla strage di Piazza Fontana e il giornale appare in edicola con una vistosa copertina tricolore. L’articolo e’ di Pietro Zullino e conclude cosi’: “…se la confusione diventasse drammatica, e se -nel’ipotesi di nuove elezioni- la sinistra non accettasse il risultato delle urne, le forse armate potrebberro essere chiamate a ristabilire immediatamente la legalita’ repubblicana. Questo non sarebbe un Colpo di Stato ma un atto di volonta’ politica a tutela della liberta’ e della democrazia…Tuttavia il ristabilimento manu militari della legalita’ repubblicana, possibile nel giro di mezza giornata, potrebbe non essere sufficiente. La situazione generale e’ terribilmente intricata… come si pu’ garantire un minimo di stabilita’ al potere economico?… Questa repubblica cosi’ com’e’ funziona ancora? La confusione che stiamo vivendo non sara’ dovuta al fatto che le sue istituzioni sono ormai insufficienti o superate? Perche’ i costituenti crearono l’articolo 138, che prevede la possibilita’ di riformare la carta fondamentale della Repubblica? Chi ci impedisce di utilizzare l’articolo 138 per correggere i difetti ormai evidenti nelle nostre istituzioni? Perche’ non possiamo imparare qualcosa dalle grandi democrazie dell’occidente? perche’ non ci poniamo seriamente il problema della Repubblica Presidenziale, l’unica capace di dare forza e stabilita’ al potere esecutivo? Vi sono giornio in cui la storia impone riflessioni di questo tipo. Forse questi giorni sono venuti. Questi giorni, forse, noi li stiamo gia’ vivendo.
Indice generale del libro