Se la destra non rinuncia al fascio:
VIZI CHE NON SI PERDONO
La statua del gerarca omicida
di C. Modica

RAGUSA - La passione per i "cimeli" del periodo fascista che ha colpito la provincia iblea e la citta' di Ragusa in particolare da quando la destra ha cominciato a pigliarsi tutte le amministrazioni anche grazie a quell'innata litigiosita' della sinistra che sta ancora facendo i conti con la marea di personalismi che la pervade, ha sicuramente toccato un livello altissimo - o bassissimo, dipende dai punti di vista - con la volonta' politica che ha dato finanziamenti al progetto di una statua raffigurante il gerarca fascista Pennavaria che Comune e Provincia vogliono sistemare nella centralissima piazza Liberta'. Se, da una parte, l'onorevole Pennavaria ha il merito (naturalmente da un molto parziale punto di vista) di avere dirottato il duce da Modica a Ragusa nella scelta del capoluogo di provincia grazie ad uno dei suoi tristemente famosi escamotage di qualita' alquanto dubbia, dall'altra stiamo assistendo al disssociarsi della maggior parte dei Comuni del ragusano da questa iniziativa unitamente a gruppi politici e d'opinione, come Verdi, Ds, Rifondazione comunista, oltre ad un comitato che e' stato costituito appositamente per protestare contro questo ardimentoso progetto nel tentivo di impedire la posa della statua.
Un pensiero al gerarca ed ai suoi "meriti" non puo' mancare, nel ricordo imperituro - si spera - di tutti, per capire su cosa potrebbe fondarsi la necessita' di elevare una statua nel centro di una citta' che non ne vuole proprio sapere di "eroi fascisti".
Filippo Pennavaria non fu solo gerarca fascista e sottosegretario di Stato nel ministero Musssolini: si macchio' di gravissimi atti di violenza contro operari, contadini, giovani militanti socialisti, per stroncare il dissenso e convincere con la forza e il terrore tanti cittadini inermi che era un obbligo di tutti piegarsi al regime fascista.
Per ammissione di altri esponenti fascisti dell'epoca, come si puo' leggere nel volume "Tre anni di battaglie fasciste, novembre 1919-dicembre 1922", Pennavaria il 24 novembre 1919 fondo' l'associazione nazionale combattenti la quale, forte di un migliaio di tessarati ex combattenti disoccupati e di esaltati giovani fascisti, divenne un centro di forza pronto all'azione, per mettere in pratica l'ordine di Mussolini di "imporre le idee fasciste nei cervelli dei refrattari toccando i crani a suon di manganellate". Fonti storiche concordanti attribuiscono a Pennavaria la responsabilita' di sanguinose azioni criminali come quella condotta il 9 aprile 1921 a Ragusa in piazza San Giovanni dove furono uccisi 4 braccianti e ferite oltre 60 persone, colpevoli di sostare pacificamente dinanzi alla Camera del lavoro insieme al deputato socialista Vacirca. Pennavaria, definito "l'apostolo violento del credo fascista in tutta la provincia di Siracusa in quegli anni", si ritiene essere il responsabile degli incendi che devastarono le leghe rosse la sera del 4 settembre 1922, cosi' come degli atti di guerriglia contro operai e contadini che si opponevano all'espansione della violenza nera e delle tante incursioni squadristiche che seminarono il terrore.

Sono questi i "meriti" acquisiti sul campo negli anni in cui si affermo' e si consolido' il regime fascista, per i quali Pennavaria divenne " seniore della milizia" e fiduciario del Pnf per la Sicilia orientale.
Continuiamo la panoramica di questo protagonista della storia fascista a cui fa riferimento l'amministrazione di centrodestra come uomo di valore a cui elevare una statua. Dopo la sua elezione a deputato il 6 aprile 1924, un'inchiesta parlamentare accerto' le sue responsabilita' in numersosi atti di violenza compiuti a scopo politico ed elettorale, tan'e' che, sia pure con il furbesco ricorso ad altre motivazioni per una concomitante causa di ineleggibilita', Pennavaria dovette dimettersi.
Appare sconcertante, dunque, la decisone del Comune e della Provincia di onorare un personaggio di cui sono noti e accertati gli atti compiuti in piena e fanatica adesione al regime fascista, contro la legalita' democratica, e contro i valori di liberta' e di rispetto della persona umana. Pennavaria fu allontanato da un Parlamento a cui non piacque troppo la catena di soprusi ed ingiustizie compiuti dal gerarca: ma, evidentemente, piace al sindaco Arezzo e agli interessi che il centrodestra sta continuando a gestire all'interno della provincia. Intanto, il Comune ha gia' fatto riaprire il sacrario fascista di piazza Liberta', murato nel 1943 dopo il crollo del fascismo di cui il monumento e' apolegetica testimonianza. Probabilmente, nonostante la distanza che il partito di Fini ha voluto prendere dal fascio di cui e' diretto discendente oltre che continuum storico di quei valori che hanno devastato il corpo sociale ed i diritti del nostro popolo, la destra ragusana continua ad apprezzare personaggi che hanno impresso un marchio fatto di ingiustizie e soprusi all'intera comunita' iblea e che gli attuali amministratori vogliono non solo ricordare e riabilitare ma rendere immortali.

Domenico Arezzo, sindaco del capoluogo ibleo, rendendosi disponibile alla proposta del comitato anti Pennavaria che vuole che sia posta una lapide in piazza san Giovanni per ricordare i morti del 9 aprile 1921, ha tranquillamente dichiarato alle telecamere Rai che "la maggioranza dei ragusani ha chiesto che questa statua si faccia".
Non risulta che ci sia stato un referendum della citta' sulla questione, ne' che siano pervenute al Comune delle lettere, fax, email o similari, di cittadini
che non vedono l'ora che siano spesi 250 milioni di lire per innalzare una statua alta 7 metri ad un uomo che si e' macchiato di gravi crimini. Misteri della politica!!