Occupazione a Manzoni
Il 28 febbraio è stato occupato un grosso stabile al centro di roma (viale Manzoni) da migranti e giovani autorganizzati,
per rispondere alla totale mancanza di spazi di socialità nella capitale e alla crescente repressione e militarizzazione della città.
Lo stabile è di proprietà della Provincia di Roma, in disuso da 23 anni.
Dopo le diverse richieste di assegnazione da parte dei migranti, richieste cadute nel vuoto senza alcuna motivazione,
si è deciso di occupare lo stabile.
Questa occupazione si propone di restituirlo agli abitanti e ai giovani della città facendone un luogo dove non solo si possano incontrare e confrontare gli immigrati, i giovani, gli abitanti tutti anche organizzando ogni genere di servizio utile (dagli sportelli legali agli archivi) connesso alla casa, alla scuola, al lavoro. Ma un luogo che possa essere anche e soprattutto un luogo di socialità diversa e non commercializzata, un luogo di iniziativa fra tutti quelli che, pur condividendo il territorio metropolitano e i problemi quotidiani, sono divisi e frammentati o persino ostili. Un luogo di conoscenza e confronto tra culture (dai corsi di lingua a quelli di storia) e vissuti personali rendendo possibile incrociarsi in modo libero.
Lo stabile è nel quartiere Esquilino, storicamente quartiere ricco di diversità, grazie alla forte presenza di immigrati. Nello stesso quartiere qualche tempo fa è stato occupato dai fascisti un altro stabile, l'ormai famoso CasaPound, con le loro provacazioni e il loro tentativo di riscrivere la storia del quartiere attaccando gli immigrati (anche con attacchi violenti ai loro negozi). Nonostante questo Casa Pound esiste indisurbata mentre su questa nuova occupazione grava ancora la minaccia di sgombero da parte della Provincia (che si è detta disposta ad incontare le/gli occupanti solo a condizione che lascino il posto). Sgombero che confermerebbe la tendenza che si va affermando in questa città di eliminare qualsiasi forma di lotta esca fuori da una vaga quanto strumentale legalità. Proprio per questo è necessario un sostegno totale e una solidarietà pratica a questa occupazione la cui fine rappresenterebbe una perdita per tutta la città.