Lode a Sindaco di Siracusa Bufardeci
Molte volte abbiamo aspramente criticato le politiche della giunta comunale di Siracusa,
Specie nelle scelte di politica urbanistica; ma, una volta tanto dobbiamo complimentarci
con il Sindaco di Forza Italia Titti Bufardeci, per il recuperero di un pezzettino
della cintura ferroviaria che stringeva la città in un anello, di acciaio sin dai primi anni del '900
e che adesso, per alcune decine di metri, è stata trasformata in una stupenda pista ciclabile.
Fervono le proposte, i progetti, i piani di studio:
Un gruppo di professionisti per un progetto «serio» di riqualificazione
Architetti di tutto il mondo unitevi: continuano il sopralluoghi sui siti italiani organizzati dalla Europan (la federazione europea che gestisce concorsi di architettura) e ieri mattina è toccata a Siracusa, al palazzo Impellizzeri sono stati presentati
i siti su cui verranno svolti studi per la riqualificazione urbana. Hanno preso parte ai lavori l’assessore all’urbanistica Reale,
il vice presidente dell’ordine provinciale degli architetti Mallìa, la responsabile italiana della Europan Vesco, il funzionario
del comune Di Guardo che ha accompagnato gli architetti al sopralluogo e il capo dell’ufficio tecnico comunale Figura.
Trenta gli architetti (ma il bando è ancora aperto) provenienti da tutto il mondo, nove dei quali italiani, che si dedicheranno
ai lavori sulla dismessa cintura ferroviaria siracusana. "Le parti di città che si sono sviluppate voltando le spalle alle aree
occupate dalla ferrovia si trovano improvvisamente a confrontarsi con un nuovo tessuto - spiega Marilia Vesco -,
che favorisce invece il dialogo con il paesaggio e in particolare con il mare".
La linea ferroviaria venne realizzata, infatti, nei pressi della città,
in aree che in quell’epoca non erano interessate dall’urbanizzazione. Il suo percorso è stato dismesso da anni e le aree sono
state cedute al Comune. Quattro quelle sensibili individuate: l’accesso a nord (sito A), sul quale è previsto il recupero della
zona dell’ex-mattatoio e la realizzazione dell’ingresso al parco litorale con attrezzature di servizio.
La connessione con gli spazi pubblici (sito C, Mazzarrona) con la realizzazione di residenze temporanee anche ad uso turistico
e di servizi. Infine le aree per le attività sportive e ricreative (sito B, Santa Panagia e sito D, Grottasanta). Saranno recuperate
così le aree lungo la ferrovia e ai suoi margini e verrà incrementata la mobilità pedonale. A partire dalla dismissione della
ferrovia, che alterna percorsi in rilevato e percorsi in trincea, sono stati avviati una serie di programmi. Tra questi sono in fase
di studio due interventi, per la viabilità (via Piave-Piazza Cappuccini) e per una pista ciclabile (Piazza Cappuccini-Targia)
attraverso l’utilizzo del tratto dei binari. "I tessuti urbani hanno così la possibilità di fruire il paesaggio - conclude l’architetto
Vesco - attraverso l’attuazione di interventi di ricucitura infrastrutturale e di riqualificazione urbanistica".
E' bello poter dire qualcosa di buono di questa Amministrazione;
Dopo che abbiamo visto con dispiacere il degradarsi della città tra abbandono e devastazioni
urbanistiche, e assistiamo alla declamazione dei pregi di nuovi progetti che vedono la
cementificazione selvaggia di aree protette, sulla carta, ma destinate da questa amministrazione,
alla "concessione" per nuovi "mega-alberghi" esclusivi per il turismo del'elitè,
come quello previsto alla "tonnara" del plemmirio, quello, nel ex Palazzo delle Poste,
o quello da insediarsi nel'ex-carcere borbonico in Ortigia.
Ortigia, ex Carcere di Siracusa
Comune  Provincia e imprenditoria privata
"il recupero sinergico" dei beni pubblici
7 aprile 2007 MARIA TERESA GIGLIO
Provincia e Comune insieme nell’interesse del territorio.
Un passo importante di questo percorso unitario è il destino prossimo del carcere borbonico.
Bruno Marziano e Titti Bufardeci intendono recuperare la storica struttura sia per non lasciarla allo stato di abbandono attuale, sia per riqualificare quello scorcio di Ortigia a ridosso del Talete che già sta vedendo i primi interventi di recupero urbano.
Il cammino intrapreso dai due enti locali ha già compiuto le prime due tappe basilari: la Provincia, ente proprietario, ha già impegnato un milione di euro indispensabili per il recupero del tetto, a rischio di crollo, e per la messa in sicurezza generale della struttura (per quanto non totale per insufficienza della copertura finanziaria necessaria) mentre il Comune ha già predisposto l’iter per la variazione della destinazione d’uso dell’antico carcere prevista dal Piano particolareggiato per Ortigia.
Il provvedimento dell’amministrazione Bufardeci dovrà passare al vaglio del consiglio comunale che ha il potere decisionale sull’argomento.
L’iter riguardante il palazzo vede anche già un progetto privato di recupero. A presentarlo è l’imprenditore Andrea Corso, presidente di Assoturismo, che intenderebbe farne un albergo di lusso. "La Provincia non è in grado di affrontare le spese necessarie per la ristrutturazione del carcere borbonico, che ammontano in base ad una stima di massima a circa 25 milioni di euro. Se la struttura viene affidata in gestione ad un privato, i vantaggi che ne conseguono sono diversi: si riqualifica la zona, si recupera un palazzo storico, e l’ente non solo è sgravato da una spesa che non è capace di affrontare, ma anzi ne trae profitti che possono essere destinati ad altri usi pubblici", ha spiegato Marziano.
Dal suo canto Bufardeci ha rilevato come il carcere sia da troppo tempo abbandonato, ricettacolo di insetti e topi e discarica a cielo aperto. "Il carcere borbonico ricade in una zona di Ortigia su cui ci sono in corso cinque cantieri aperti di riqualificazione, come quello della Graziella e che a breve vedrà partire quello dell’ex palazzo delle poste che prevede anche il recupero dell’area circostante.
E la stessa condizione sarà posta a chi si farà carico del progetto per il palazzo borbonico". L’iter burocratico, se tutto andrà in porto, vedrà fra sei mesi l’indizione della gara per l’esecuzione della prima tranche di lavori.
Ma il carcere non è l’unica opera pubblica che vede insieme il sindaco ed il presidente della Provincia.
C’è anche il completamento dell’autostrada Sr-Ct e Sr-Rosolini. "C’è il rischio che tutto vada troppo a rilento.
Abbiamo convocato per martedì tutti i deputati nazionali e regionali perché lavorino in sinergia per il superamento di tutti gli ostacoli".
Bufardeci: presto città più che accogliente
«Stiamo lavorando per rendere la città più accogliente». Interviene così il primo cittadino, Giambattista Bufardeci, sulla questione servizi turistici a Siracusa.
E annuncia l’apertura prevista già a partire da oggi di nuovi bagni pubblici nell’area dell’Antico mercato di Ortigia, a ridosso dei resti del tempio di Apollo, in piazza Pancali. «Abbiamo predisposto l’apertura al pubblico di nuovi servizi igienici per turisti e non - afferma il sindaco Bufardeci -. I visitatori potranno così fruire dei bagni all’ingresso di Ortigia, così come nei pressi della fonte Aretusa, dove sono fruibili vicino all’acquario, e poco prima della porta Marina di fronte al Grand hotel». L’amministrazione comunale si impegna dunque a migliorare l’ospitalità della città nei confronti dei turisti, potenziando i servizi richiesti spesso proprio dagli stessi visitatori.
Dalla carenza di bagni pubblici nei siti maggiormente frequentati, come l’isolotto di Ortigia e le zone archeologiche della Neapolis, al potenziamento dei trasporti pubblici alla disponibilità di posteggi, sono questi i punti deboli del sistema turistico aretuseo a cui il Comune, e gli altri enti chiamati in causa tra cui l’Apit, stanno provvedendo. «Lavoriamo su più fronti - conclude Bufardeci - per migliorare il volto di una città che ormai si annovera tra le mete predilette di turisti italiani e stranieri, come mostra il boom di presenze registrato in questi giorni di Pasqua ».
Siracusa Un altro villaggio sulla costa protetta di Terrauzza
La proposta attualmente al vaglio della commissione consiliare urbanistica

Un altro villaggio turistico in via di approvazione nella costa siracusana:
l’“Acquamarina Club 2” dovrebbe fare la sua comparsa a Terrauzza.
5 aprile 2007 GRAZIELLA AMBROGIO
Nonostante le perplessità inizialmente espresse dagli enti di tutela, oggi il progetto appare con tutte le carte in regola, leggi e approvazioni rilasciate da parte degli enti competenti, e prosegue quasi indisturbato il suo iter burocratico. Il relativo incartamento è approdato in questi giorni in seno alla commissione urbanistica, in qualità di proposta di deliberazione per il consiglio comunale.
Dopo il discusso placet al villaggio “La Maddalena”, in un sito sottoposto a vincoli paesaggistici ed archeologici dove insiste anche un’area marina protetta, un altro programma edilizio sulla realizzazione di un nuovo complesso turistico si annuncia, nella medesima penisola ma sul versante opposto, e promette di far discutere.

Il commento del presidente della prima commissione consiliare Salvo Sorbello già segretario provinciale del Mpa, partito che della salvaguardia dell’ambiente ha fatto il suo cavallo di battaglia, è per il momento piuttosto cauto.
«E’ preciso intendimento della commissione che si trova davanti ad una proposta dell’amministrazione di approvare il piano di lottizzazione in questione – afferma - di verificare, come ha sempre fatto nel passato, in piena trasparenza e con il fattivo contributo dei rappresentanti di tutte le forze politiche, se le procedure sono state seguite in maniera corretta,anche alla luce del nuovo Prg, il quale sarà operante entro poche settimane.

Intendiamo infatti continuare a batterci con tenacia e convinzione affinché il nostro territorio, che purtroppo ha già subito troppe violenze, sia strumento per uno sviluppo sostenibile, compatibile con le nostre tradizioni».

Il progetto, a grandi linee, prevede la realizzazione di un edificio alberghiero e altre unità ricettive decentrate, nel complesso, 900 posti letto. Da Palazzo Vermexio rilevano che “la quantità e la disposizione delle aree destinate a servizio pubblico e cedute al Comune sono conformi alle prescrizioni urbanistiche vigenti ed adottate”. In verità, gli enti preposti, non hanno accolto subito la proposta inoltrata dalla ditta nel 2004, data in cui è stato presentato il piano di lottizzazione in ottemperanza alle prescrizioni urbanistiche approvate in variante al Prg.

La Commissione edilizia speciale ha esaminato il progetto nel luglio 2006 rendendo parere contrario in quanto, il succitato Piano, non garantiva la “fruibilità pubblica del mare”.

Opinione mutata dopo la cessione gratuita e volontaria, da parte del proprietario, dell’area posta aldilà della Sp 58, a garanzia del libero uso della costa.

Ancora più strenua è apparsa la “resistenza” della Soprintendenza che ha fornito, a denti stretti, un placet condizionatissimo da una articolata serie di accorgimenti da mettere in opera, in fase di realizzazione e anche prima.

L’ente di tutela annota che il complesso alberghiero appare “troppo invasivo, complessivamente estraneo e non rapportato alla tipologia utilizzata per il vicino complesso decentrato”.

«Costa ormai tutta cemento»
IL NUOVO VILLAGGIO TURISTICO.
le reazioni alla notizia del possibile insediamento alla penisola della Maddalena
6 aprile 2007
«Ancora cemento alla penisola Maddalena, stavolta nei pressi dell’insediamento dell’antica tonnara di Terrauzza.Eppure si tratta di un’area tra le più pregiate del territorio urbano, in parte risparmiata dall’abusivismo edilizio e dalla speculazione selvaggia dei decenni passati ».
Esprime così le sue perplessità in merito al futuro villaggio turistico “Acquamarina 2” Paolo Tuttoilmondo,
presidente del circolo “Chico Mendes” e responsabile cittadino di Legambiente.
L’iter per la realizzazione della struttura ricettiva è approdato in questi giorni alla prima commissione urbanistica
presieduta da Salvo Sorbello, un passo propedeutico alla trattazione del succitato piano di lottizzazione in consiglio
comunale. «A consentire l’edificazione di un altro villaggio turistico, una struttura con ben 900 posti letto – afferma
l’ambientalista - è quella stessa previsione di piano regolatore, confermata nel nuovo Prg, che ha destinato porzioni
della penisola, fra cui lo stupendo litorale da Punta Tavola a Punta Mola, a zona C12
(T1 secondo la denominazione del nuovo Piano ndr) cioè edificabile per insediamenti turistici.
Occorre ricordare, per l’ennesima volta, che sull’area ricadono il vincolo paesaggistico e archeologico e che nelle acque
prospicienti l’intera area è stata istituita anche l’Area Marina Protetta del Plemmirio, proprio con la finalità di tutelare
e valorizzare l’ecosistema e la biodiversità marina e costiera, la cui tutela dipende anche dalla conservazione dell’ambiente
costiero. Minacciare l’integrità ambientale della riserva marina significherebbe anche pregiudicarne quella funzione
di risorsa turistica che fin qui ha avuto e vanificare il prezioso lavoro di quanti si battono per una fruizione sostenibile
del mare di Siracusa.
La realizzazione di nuovi villaggi turistici alla Maddalena, dopo quello di contrada Massolivieri e l’ampliamento
del Minareto, si pone, dunque, in totale contrasto con le ragioni di uno sviluppo economico sostenibile e duraturo
dell’area, realmente rispettoso delle risorse ambientali».
Tuttoilmondo chiude il suo intervento rivolgendo un appello al consiglio comunale: «Chiediamo all’assemblea – dice -
di non approvare nessun altro piano di lottizzazione alla Penisola Maddalena al fine di garantirne l’effettiva tutela
e conservazione». Si dichiara “favorevole ad aumentare la qualità e la quantità dell’offerta turistica cittadina” il vicesindaco
e assessore comunale ai beni culturali Fabio Granata il quale tuttavia aggiunge: «Siamo perfettamente consapevoli che
il patrimonio paesaggistico e naturalistico, oltre che quello culturale, siano punti di forza da tutelare e per questo chiederò
di essere convocato in seno alla commissione consiliare, per un’istruttoria del progetto e per comprendere la sua coerenza
con l’idea che abbiamo di sviluppo della città.
La presenza di aree destinate al turismo – conclude – non significa che, automaticamente, debba essere accettato qualsiasi
progetto venga presentato in quelle aree, anche perché la reale incidenza sull’economia cittadina di villaggi che sorgono
fuori dalla cinta urbana è spesso del tutto autosufficiente. E’ dunque da valutare attentamente non solo il singolo progetto
ma bensì la strategia complessiva del modello di sviluppo turistico».
GRAZIELLA AMBROGIO
Questi in grandi linee i progetti per il nostro territorio,
messi in cantiere dal Sindaco di Siracusa Bufadeci, di destra,
in collaborazione con il Presidente della Provincia Marziano, che si dice di sinistra.
Entrembi, mentre per fare cassa, privatizzano l'acqua;piangono della scarsezza di risorse a disposizione delle "loro" amministrazioni, entrambe, sembrano promuovere un territorio sempre piu' estraneo ai propri abitanti, e sempre piu' dedito
ad una utilizzazione d'elite, dove soo le fasce abbienti abbiano diritto di cittadinanza.
Un territorio  che diventerebbe incapace di produrre proprie lavorazioni e dipenderebbe solo da un turismo "ricco"
che ricorda molto lo "stile americano" dove convivono fianco a fianco estrema miseria e lusso sfrenato, come in California. 
 Una utilizzazione del patrimonio pubblico che i "Nostri" dicono ineluttabile, di concessioni trentennali, cioè eterne, ai privati.
Mentre in altre terre, come in Sardegna, pubblici Amministratori,
non particolarmente di sinistra, ma forse con maggiori capacità,
riescono a trovarte il modo di rendere pubblico l'utilizzo dei beni comuni.
Sardegna, salve le miniere. Disertato il bando di vendita
07.04.07 Davide Madeddu
Nessun acquirente. La corsa per la conquista delle miniere dismesse della Sardegna è già finita. Almeno per il momento senza alcun compratore. Il bando di gara internazionale con cui la regione sarda avrebbe voluto vendere una parte del patrimonio ex minerario situato davanti al mare è andato deserto. Allo scadere dei termini per la vendita di aree da bonificare ma, comunque, situate davanti al mare, e dichiarate dall´Unesco patrimonio dell´umanità, nessuno dei quattro aspiranti pretendenti si è presentato.

I quattro gruppi imprenditoriali interessati all´affare, gruppo Pirelli Re, Lombarda Immobiliare di Ligresti, un´associazione temporanea d´imprese chiamata Sviluppo Sardegna, e inoltre la Hines Italia fondo investimento americano, non parteciperanno alle fasi successive del bando di gara. Le quattro società, che pure hanno superato la prima griglia non hanno formalizzato la richiesta di partecipazione alla selezione con cui l´advisor avrebbe dovuto individuare gli acquirenti cui assegnare poi le aree messe in vendita.

Un progetto nato nell´estate scorsa che però dovrà ora essere rivisto giacché nessuno ha intenzione di acquistare le aree distribuite tra Masua, Monte Agruxau, Ingurtosu, Pitzinurri e Naracauli situate nella Sardegna sud occidentale tra il Guspinese e il Sulcis Iglesiente. L´obiettivo, almeno era, infatti, la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso e in alcuni casi abbandonato. Con una spesa di trentadue milioni di euro il bando prevedeva la vendita dei compendi di Masua e Monte Agruxau, situate nel Sulcis Iglesiente e, la prima delle due, a meno di cinquecento metri dal mare e dal faraglione di Pan di Zucchero. Un´area che si estende per 318 mila ettari, con la possibilità di recuperare la volumetria esistente sino al limite massimo 160mila metri cubi, divisi in 120mila per Masua e 40mila per Monte Agruxau. Luoghi diventati famosi soprattutto grazie al film "Il figlio di Bakunin" del regista Gianfranco Cabiddu e punto di riferimento per appassionati di turismo minerario o comunque alternativo.

L´altra area che la regione avrebbe voluto vendere si estende per 329 mila ettari e comprende Ingurtosu, Pitzinurri e Naracauli. Una zona del Guspinese diventata celebre sia per le riprese del film di Cabiddu sia perché raccontata e descritta ampiamente nei romanzi di Giampaolo Pansa. Tra gli obiettivi della regione, la «conservazione del patrimonio paesaggistico e naturalistico dei villaggi operai del Sulcis ma anche la conservazione e la valorizzazione dell'attività mineraria». A contestare il bando internazionale e la possibilità che le aree minerarie, da bonificare perché ricche di sostanze minerali e scarti delle lavorazioni minerarie che superano i limiti previsti dalla legge, sono state le organizzazioni sindacali che hanno chiesto chiarezza «su chi avrebbe dovuto occuparsi delle bonifiche ambientali e del piano finanziato con fondi nazionali per 500 milioni di euro da spendere in dieci anni».

Il flop del bando di gara internazionale però riapre i giochi sul futuro di una parte della Sardegna che gode del sigillo dell´Unesco in quanto inserito nell´ambito del Parco Geominerario. E sulla vicenda non tarda ad arrivare neppure la presa di posizione del presidente della Regione Renato Soru. «Il bando è stato contestato, non lo abbiamo più sostenuto così come questi bandi vanno seguiti e sostenuti - fa sapere il governatore -. Perché nessun investitore serio investe senza avere certezze e tantomeno dove c'è anche un poco di ostilità». Quanto al futuro delle aree minerarie a picco sul mare Soru chiarisce: «Faremo le bonifiche ambientali e Masua diventerà un museo naturale anche grazie a questa spinta».

Il nuovo progetto: un Parco Geominerario in Sardegna
Si chiama Parco Geominerario, storico, archeologico e ambientale della Sardegna ed è il contenitore che, con il sigillo dell´Unesco e una dote di 520 milioni di euro da spendere nell´arco di una decina di anni deve far rivivere le miniere dismesse della Sardegna prima con le bonifiche e i lavori di risanamento delle aree altamente degradate poi con uno sviluppo turistico e culturale. Il Parco Geominerario, ente commissariato recentemente dal ministro dell´Ambiente riunisce 125 comuni e si estende per circa 3000 chilometri quadrati.

Compito del parco geominerario, nato dopo l´occupazione di 365 giorni della miniera di Monteponi da parte dei lavoratori socialmente utili, è quello di far rinascere le vecchie miniere in un contesto culturale e ambientale. Parco nazionale di interesse regionale dove le decisioni devono essere prese dai ministeri, in particolare da quello dell´Ambiente, d´intesa con la Regione sarda e in particolare con l´assessorato regionale all´Ambiente. Tra le altre iniziative dell´ente parco anche la sovrintendenza sulle bonifiche ambientali, risanando le aree degradate lasciate in eredità dalle vecchie società minerarie, spendendo i 520 milioni di euro previsti dal piano nazionale per le bonifiche ambientali delle aree altamente degradate.

Al Parco Geominerario è legata anche la stabilizzazione di 500 ex lsu (lavoratori socialmente utili) che da due anni e mezzo sono impiegati in alcuni cantieri comunali in attesa di una stabilizzazione nelle bonifiche ambientali. Con l´avvio delle opere di risanamento delle aree degradate e "avvelenate da un secolo di sfruttamento minerario selvaggio", è la motivazione adotta dai sindacalisti nel corso delle numerose proteste, dovrebbero essere assunte altre 500 persone. Interventi che dovrebbero contribuire a risolvere la crisi occupazionale che da anni colpisce la Sardegna. Non è comunque tutto.

Legata al futuro del Parco Geominerario c´è anche la ricerca scientifica e lo studio. In almeno uno dei siti minerari dismessi continueranno, infatti, i lavori per testare nuovi mezzi da utilizzare nel sottosuolo e inoltre si svolgeranno gli stage che gli studenti dell´università, allestita nella sede dell´ex direzione mineraria di Monteponi dovranno svolgere.