Pronto Silvio, sono Saccà
Berlusconi: “In Rai lavorano solo ‘prostitute’ e raccomandati di sinistra”
La reazione del Cavaliere dopo la pubblicazione del colloquio con Agostino Saccà
"Lo sanno tutti, in Rai lavori solo se sei di sinistra o se ti prostituisci"
Il "dialogo" Berlusconi-Saccà, rimbalzato di rete in rete, è troppo squallido per riderci sopra.
Tutte da ridere, invece, le reazioni del boss e dei suoi servi. Lui dice che in Rai lavorano solo quelli di sinistra o le prostitute (si presume d’ambo i sessi).Insomma, quelli di destra, che noi credevamo ispirati al più fervente idealismo, sarebbero tutti da annoverare nella antica categoria delle donnacce o (per par condicio), degli omacci. Ed ecco i giornali a caccia dei suddetti, più o meno famosi, costretti a scegliere tra il respingere l’offesa o ringraziare il boss per la citazione al demerito, che offre la insperata possibilità di piazzare la loro faccetta di tolla nelle pagine politiche. Intanto, deputati e senatori del Partito della di Lui libertà, si scatenano contro le intercettazioni, nel tentativo (che di solito riesce), di oscurare i discorsi intercettati. Lui voleva solo comprarsi i favori di un senatore facendo un favore a una ragazza.
Non una prostituta (che se no Lui sarebbe un protettore), ma un’artista perseguitata dai comunisti.
La conversazione tra il manager Rai e il Cavaliere
L’audio
Saccà:“Lei è amato nel paese, glielo dico senza piangeria”.
Berlusconi:“Sto cercando di avere la maggioranza in Senato”
Il testo
VERBALE: di trascrizione di conversazioni telefoniche in arrivo ed in partenza sull'utenza avente il numero XXX XXXXXXX in uso a Saccà Agostino, come da decreto del 05.06.2007 emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli
a firma del Dott. Dr. Vincenzo PISCITELLI Data: 21/06/2007 Ora: 18:40:09 Durata: 0:07:17

S.S.= Segretaria Saccà S.= Saccà S.P.= Segretaria Presidente P.= Presidente (Berlusconi)

S: Pronto.
S.S.: Direttore, glielo passano.
S: Si,.. pronto.
S.P.: Si Direttore, le passo il Presidente.
S: Si, grazie.
P: Agostino!
S: Presidente! Buonasera ..come sta ... Presidente... 
P: Si sopravvive... 
S: Eh .. vabbè, ma alla grande, voglio dire, anche se tra difficoltà, cioè io ... lei è sempre più amato nel paese ...
P: Politicamente sul piano zero ...
S: Si.
P: ... Socialmente, mi scambiano ... mi hanno scambiato per il papa.. 
S: Appunto dico, lei è amato proprio nel paese, guardi glielo dico senza nessuna piangeria ...
P: Sono fatto... oggetto di attenzione di cui sono indegno ...
S: Eh .. ma è stupendo, perchè c'era un bisogno ... c'è un vuoto ... che .. che lei copre anche emotivamente ... cioè vuol dire ... per cui la gente .. proprio ... è cosi ... lo registriamo... 
P: E' una cosa imbarazzante ..
S: Ma è bellissima, però
P: Vabbè .. allora? 
S: Presidente io la disturbo per questo, per una cosa fondamentale, volevo dirle alcune cose della Rai importanti in questo momento, perchè abbiamo faticato tanto per conservare la maggioranza .. eh, la maggioranza cinque è importante anche in questo passaggio, riusciamo a conservarla per un anno dopo la ... ma è strategica questa cosa, ma se la stanno giocando in una maniera .. stupida ... proprio, cioè ... quindi, volevo.. lei già lo sa ... perchè le avevo... volevo darle questo allarme, perchè, allora, se abbiamo la maggioranza in consiglio, e quindi abbiamo una forte importanza, questa maggioranza non la smonta più nessuno ormai dopo la decisione... 
P: si, ... non capisco Urbani che fa lo stronzo, no?!
S: Mah! Allora ... Urbani, io non .. non lo so .. penso che in questi giorni sono stati più i nostri alleati ... che hanno un pò .. no! ... lui forse ha fatto un errore su Minoli ...e l'altra volta ... eh .. però sono stati un pò .. AN e anche la Lega, che per un piatto di lenticchie hanno spaccato la maggioranza ... dopo quindici giorni, in cui la maggioranza era uscita saldissima dalle aule giudiziarie, cioè quello che non è riuscito con specie ... 
P: Mamma mia, vabbè, adesso io ho dovuto ... interessarmi di questa cosa.... 
S: Gli è riuscito con Speciale .. gli è riuscito forse con quello della Polizia ... 
P: .. adesso li richiamo .. a ..(parola incomprensibile) ... 
S: Li richiami lei all'ordine .. Presidente ...
P: Daccordo.
S: .. perchè abbiamo una grande vittoria .. qui in azienda stavamo riprendendo ...anche con Sensi ... Ingiro (fonetico) ..
P: vabbè .. va bè .. adesso vediamo, vediamo un pò. Senti, io ... poi avevo bisogno di vederti .. 
S: Si.
P: perchè c'è Bossi che mi sta facendo una testa tanto ..
S: si .. si ..
P: .. con questo cavolo di .. fiction .. di Barbarossa ..
S: Barbarossa è a posto per quello che riguarda .. per quello che riguarda Rai fiction, cioè in qualunque momento ... 
P: allora mi fai una cortesia ...
S: si
P: puoi chiamare la loro soldatessa che hanno dentro il consiglio ..
S: si.
P: .. dicendogli testualmente che io t'ho chiamato ...
S: vabbene, vabbene .. 
P: ...che tu mi hai dato garanzia che è a posto ..
S: si, si è tutto a posto .. 
P: .. chiamala, perchè ieri sera ..
S: la chiamo subito Presidente ... 
P: ... a cena con lei e con Bossi, Bossi mi ha detto, ma insomma .. di qui di là ... dice ... Ecco, se tu potevi fare sta roba ...mi faresti una cortesia. 
S: allora diciamola tutta ... diciamola tutta Presidente .. cosi lei la sa tutta, intanto il signor regista ha fatto un errore madornale perchè un mese fa ... ha dato .. e loro lo sanno .. ha dato un'intervista alla Padania, dicendo che aveva parlato con Bossi e che era tutto... io, ero riuscito a rimetterla in moto la cosa, che era tutto a posto perchè aveva parlato col Senatur .. bla, bla, bla ... il giorno dopo il corriere scrive ...
P: esiste ... (parola incomprensibile) ...
S: in due pezzi, dicendo, Saccà fa quello che gli chiede la ..(parola incomprensibile) le mando poi gli articoli ... così...
P: chi è il regista?
S: il regista è Martinelli, che è un bravo regista, però è uno stupido,un ingenuo, un cretino proprio... 
P: uhm ...
S: un cretino, mi ha messo in una condizione molto difficile, perchè mi ha scritto un articolo sul corrier della sera ... e poi non contento, Grasso sul Magazine del corriere della sera ... scrive il potente Saccà fa quello che gli dice Berlusconi e basta ... ecc. .. che poi, non è vero, lei non mi ha chiesto mai ... 
P: allora ascoltami...
S: lei è l'unica persona che non mi ha chiesto mai niente ... vogliodire ...
P: io qualche volta di donne ... e ti chiedo ... perchè ..
S: si, ... ma mai ... 
P: ... per sollevare il morale del capo .. (ridendo) 
S: eh esatto, voglio dire ... ma, mi ha lasciato una libertà culturale di ... ideale totale .. voglio dire .. totale .. e questo lo sanno tutti, allora perchè, e, malgrado questo, io sono stato chiamato poi dal Presidente, dal Direttore Generale: "Mah! Com'è sta cosa!?" Questa cosa vale perchè, vale perchè Barbarossa è Barbarossa, perchè Legnano è Legnano... 
P: certo, certo .. 
S: perchè i Comuni a Milano hanno segnato la civiltà dell'occidente .. voglio dire ..
P: daccordo .. vabbene ...
S: Quindi, adesso io la chiamo subito ecc. ... Presidente, poi quando lei ha un attimo di ... 
P: la settimana prossima sto a Roma ... vieni a trovarmi quando vuoi ..
S: eh .. vediamo .. 
P: ... chiama la Marinella lunedi ...
S: mi metto daccordo con Marinella ...
P: .. lunedi che ci mettiamo daccordo, vabbene. Senti, tu mi puoi fare ricevere due persone ... 
S: assolutamente...
P: .. perchè io sono veramente dilaniato dalle richieste di coso ....
S: assolutamente .. 
P: con la Elena Russo non c'era più niente da fare? Non c'è modo...?
S: no .. c'è un progetto interessante .. adesso io la chiamo .. 
P: gli puoi fare una chiamata? La Elena Russo; e poi la Evelina Manna. Non centro niente io, è una cosa ... diciamo ... di...
S: chi mi dà il numero?
P: Evelina Manna ... io non c'è l'ho ...
S: chiamo .. 
P: no, guarda su Internet ..
S: vabbè, la trovo, non è un problema ... me la trovo io ..
P: ti spiego che cos'è questa qui ..
S: ma no, Presidente non mi deve spiegare niente ..
P: no, te lo spiego: io stò cercando di avere ... 
S: Presedente, lei è la persona più civile, più corretta.. 
P: allora ... è questione di .. (parola incomprensibile, le voci si accavallano) .... 
S: ma questo nome è un problema mio ... 
P: io stò cercando ... di aver la maggioranza in Senato ... 
S: capito tutto ... 
P: eh .. questa Evelina Manna può essere .. perchè mi è stata richiesta da qualcuno ... con cui sto trattando ...
S: presidente ... a questo proposito, quando ci vediamo, io gli posso dire qualcosa che riguarda la Calabria .. interessante ... 
P: molto bene... 
S: .. perchè c'è stato un errore, in una prima fase c'è stato un errore per la persona che ha mediato il rappor ... poi glielo dico a voce ...
P: .. che non andava bene?
S: .. non andava bene .. 
P: devo farlo io direttamente.
S: esatto, non andava bene per nulla ..
P: va bene ... 
S: poi le dico meglio ... Presidente .. 
P: va bene, io sto lavorando in operazione libertaggio .. l'ho chiamata così, va bene? 
S: va bene ...
P: va bene .. se puoi chiamare questa signora qui ... 
S: la chiamo .. e poi quando ... 
P: Evelina Manna ... 
S: .. ci vediamo le riferisco ..
P: .. e anche Elena Russo ... grazie, ci sentiamo .. 
S: vabbene ... allora arrivederla Presidente ...
P: la settimana prossima ci vediamo ...
S: .. oh .. metta le mani però su sta maggioranza ... perchè veramente io ho rischiato tanto per avere la maggioranza in consiglio .... 
P: faccio questo .. anche se ... 
S: ... e si è sciolta dopo la set ... abbiamo fatto una figura barbina!
P: va bene ...
S: .. ma non per colpa .. mi creda ... di Urbani ....
P: daccordo ... 
S: Urbani fa altre cazzate ... 
P: Si, si va bene! 
S: grazie Presidente ..
P: grazie ciao ... ci vediamo la settimana prossima.

Le attrici nominate nelle intercettazioni Saccà-Berlusconi
Evelina Manna, Antonella Troise e Camilla Ferranti sono le attrici nominate nelle intercettazioni
tra il potente direttore di Raifiction Agostino Saccà e Silvio Berlusconi, hanno lavorato sia in Rai che in Mediaset.
Evelina Manna ha recitato in "La guerra è finita" e "Padre Pio" su Rai1.
Ma ha fatto anche cinema: "Caso mai" di D'Alatri e "Alessandro Magno" di Oliver Stone. Nel suo sito molte le foto esplicite, magari per sostenere l'abolizione delle tasse per gli artisti.
Antonella Troise Ha avuto piccole parti in alcune fiction tv. Nel ‘95 ha recitato in "La regina degli uomini pesce" di Sergio Martino, nel 2000 in "Giorni dispari" di Dominick Tambasco. Poi "Caso mai" di D'Alatri nel 2002 e "Il fuggiasco" di Magni nel 2003. 
Camilla Ferranti "Uomini e donne" ha un blog tutto suo. È un'assistente parlamentare, laureata in Scienze politiche. Ha recitato in "La notte delle sirene", Rai2, "Veline" su Canale 5. È protagonista nel 2006 dello spot del Martini.
Elena Russo Nella nuova inchiesta su Berlusconi che coinvolge anche il direttore Agostino Saccà è comparso anche il nome dell'attrice Elena Russo, che l'ex premier avrebbe chiesto a Saccà di "piazzare".

Il coraggio di Mancino
21 gennaio 2007 Marco Travaglio

«Il giornalista che viene a conoscenza di un fatto non può non pubblicarlo.
Il diritto di cronaca è garantito dalla Costituzione».

L’ha ripetuto due volte nel giro di una settimana il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino. Ora, ringraziare un politico, fra l’altro piuttosto antico, perché banalmente riconosce - bontà sua - ai giornalisti il diritto-dovere di fare il proprio mestiere di informare, è bizzarro, ma doveroso. Perché l’ovvio e il banale, in un paese che ha smarrito i fondamentali, diventano quasi rivoluzionari. Infatti di solito, quando parlano di giornalisti, i politici dicono tutt’altro. E pensano anche peggio.

Tant’è che soltanto otto mesi fa la Camera approvava trionfalmente il disegno di legge Mastella che mette la museruola ai giornali su intercettazioni e atti d’indagine con 447 voti favorevoli, 7 astenuti e nessun contrario (nemmeno uno). La maggioranza più bulgara mai vista nella storia recente: dai fascisti storaciani ai comunisti terzinternazionalisti.

Se la stessa corrispondenza di amorosi sensi della casta degl’intoccabili si ripetesse anche in Senato, la legge entrerebbe in vigore e metterebbe il silenziatore sui grandi scandali della politica e dell’economia, ma consentirebbe pure alla magistratura di operare per anni nell’ombra, lontano da quel controllo sociale che il Parlamento, nel 1989, ritenne doveroso abrogando il segreto istruttorio affinché il popolo italiano potesse verificare come viene amministrata la Giustizi nel suo nome.

Il ddl Mastella+447 si impernia, infatti, sul principio abominevole secondo cui il giornalista che viene a conoscenza di un fatto non può e non deve pubblicarlo. Altrimenti rischia una multa fino a 100 mila euro o, in alternativa, una pena detentiva.

E, si badi bene, il divieto di pubblicazione non riguarda le notizie coperte dal segreto, che già oggi è vietato pubblicare. Riguarda gli «atti non più coperti da segreto». Oggi quegli atti, se riportati integralmente, costano al giornalista un’oblazione di 240 euro. In futuro, con l’elevazione della multa a 100 mila, saranno oblazionabili a 50 mila euro: 100 milioni di lire, una somma che nessun giornalista può permettersi. Solo un editore può sobbarcarsi un simile esborso. Così saranno gli editori a decidere, di volta in volta, se se autorizzare o meno il proprio giornale la pubblicazione di un atto, anche non segreto. Diranno sì se converrà ai loro interessi, cioè se quell’atto mette in cattiva luce un loro avversario politico o affaristico, mentre se dispiacerà a loro o ai loro amici, o semplicemente sarà interessante per i cittadini, lasceranno perdere.

La libertà d’informazione sarà affidata alle guerre per bande tra editori, che poi sono anche e soprattutto banchieri, finanzieri, costruttori, imprenditori, palazzinari, politici o amici di politici o suoceri di politici. E la politica sarà ancor più sotto ricatto di quanto lo sia oggi, perché intercettazioni e altri atti giudiziari «non coperti da segreto» saranno comunque noti a giornalisti ed editori, che potranno eventualmente far sapere ai personaggi interessati di averli in pugno e contrattare con loro il prezzo del silenzio.

Un altro ovvio quanto rivoluzionario passo in avanti, Mancino lo compie quando parla di «segreto investigativo», invece di ripetere la solita giaculatoria del «segreto istruttorio». Che è stato abrogato nel 1989, com’è noto a tutti gli addetti ai lavori, fuorché a coloro che lo abrogarono.

E come ha finalmente riconosciuto lo stesso presidente Giorgio Napolitano, che nei giorni dello scandalo Rai-Mediaset aveva invece invocato il «segreto istruttorio». I due segreti non si differenziano soltanto per il nome, ma per la sostanza. Il segreto istruttorio copriva come un sudario tutta l’istruttoria: sino al termine delle indagini, non si poteva sapere né scrivere nulla. I magistrati operavano sott’acqua, all’insaputa della stampa e dei cittadini. Il segreto investigativo o «delle indagini», invece, ha due particolarità. Anzitutto è posto a esclusiva tutela delle indagini: non degli indagati.

Decide il pm quando cessa l’interesse dell’indagine a nascondere all’indagato che si indaga su di lui. A quel punto lo avverte, o con l’avviso di garanzia per notificargli l’accusa, o con l’invito a comparire per interrogarlo, o col mandato di perquisizione per perlustrargli la casa o l’ufficio, o con l’ordine di custodia cautelare per arrestarlo, o con l’ordinanza di sequestro per portargli via qualche bene. In quel preciso istante, da quando l’indagato ne «ha conoscenza» o «può avere conoscenza», l’atto non è più segreto. Com’è noto all’indagato e al suo difensore, può essere divulgato ai cittadini.

Tant’è che, se il pm decide che è meglio che resti riservato per un po’, ne dispone la «segretazione». Quando,dunque, i giornali raccontano il contenuto avvisi di garanzia, inviti a comparire, verbali di interrogatorio, ordinanze di sequestro o di perquisizione o di custodia, magari citando intercettazioni o altre fonti di prova, non violano alcun segreto. Se li riportano dalla prima all’ultima parola, incappano nell’anacronistico divieto di pubblicazione integrale, oblazionano a 240 euro e morta lì. È il caso, per esempio, della telefonata Berlusconi-Saccà pubblicata ieri dal sito dell’Espresso senz’alcuna violazione del segreto, in quanto contenuta negli atti depositati a disposizione delle parti a chiusura dell’indagine della Procura di Napoli.

Tutt’altra questione sono gli atti segreti, che sono pochi ma pure esistono. Per esempio, lo scoop di Repubblica sulla stessa indagine napoletana (che una settimana fa non era ancora giunta al deposito degli atti) a carico di Berlusconi, Saccà e altri sulla compravendita di senatori e sulle ragazze raccomandate a Raifiction. Dice autorevolmente Mancino, «il giornalista che viene a conoscenza di un fatto non può non pubblicarlo», ma «chi fa uscire una notizia che invece non deve uscire si rende responsabile di violazione del segreto investigativo». Come ha fatto Repubblica nel darne la notizia, ancorché segreta. Come ha fatto il Giornale pubblicando la famosa telefonata Fassino-Consorte, ancora top secret, e il nome di Silvio Siricna come possibile oggetto di ricatti da parte del clan Corona. Il giornalista deve, se la notizia è vera e di interesse pubblico, violare i segreti: poi naturalmente si assume la responsabilità di aver infranto la legge e dunque accetta le conseguenze della sua violazione. E cioè l’indagine a suo carico, con lo spiacevole corollario di perquisizioni, per violazione del segreto in concorso con il pubblico ufficiale (magistrato o investigatore) che gli ha spifferato la notizia segreta. Dovendo coprire le sue fonti, il giornalista ha il dovere di tacere il nome di chi gli ha dato la notizia, anche a costo di farsi indagare per reticenza o favoreggiamento. Il che spiega perché raramente le fughe di notizie trovano un colpevole.

Ricapitolando. In un sistema liberale, gli atti non segreti devono essere sempre pubblicabili, possibilmente integrali e testuali, onde evitare manipolazioni del giornalista (dunque il ddl Mastella+447 non deve proprio esistere); e gli atti segreti devono restare non pubblicabili, ma se il giornalista se li procura ha il dovere di pubblicare anche quelli, accettando poi di risponderne della propria violazione dinanzi alla legge. Ma siamo in Italia, dunque va tutto a rovescio: quando esce una notizia non segreta, si tuona alla violazione del segreto istruttorio (che non esiste più da 18 anni). Poi si fa una legge per vietare la pubblicazione di notizie non segrete, a riprova del fatto che oggi non è vietata.

Ma si può fare il giornalista in un manicomio simile?