La crisi del fascismo squadrista

Nella primavera del 1968 il neofascismo romano e' in crisi, battuto nel proprio feudo nazionale: l'universita'. il 15 marzo, nella facolta' di lettere occupata, l'assemblea permanente del Movimento Studentesco, discute il programma per l'indomani, che prevede un incontro con le delegazioni delle altre sedi universitarie, gli studenti medi e alcuni rappresentanti della UNEF parigina, del SDS tedesco e del Black Power americano.

A qualche centinaio di metri anche la facolta' di legge e' occupata, ma dagli studenti fascisti di Caravella e i Pacciardini di Primula Goliardica. Anche li si discute di "lotte contro il sistema", di "nuove strategie rivoluzionarie".

Nel pomeriggio un vicequestore, responsabile dell'ordine nella citta' universitaria, si presenta per avvertirli che "i comunisti stanno preparando un'attacco per domani". Gli studenti neofascisti non lo stanno nemmeno ad ascoltare, lo scherniscono. Lo stesso succede a Stefano Delle Chiaie che piu' tardi cerca di convincerli dell'assalto imminente dei "rossi". Qualcuno addirittura lo insulta, lui, il capo riconosciuto dell'estrema destra extraparlamentare, gridandogli "servo dei padroni" e "cane da guardia del capitale".

Durante la notte nello scantinato della facolta' scoppia una bomba che distrugge il locale delle caldaie e provoca un'incendio. Ma neppure questo attentato serve a creare una spicosi dell'attacco comunista trA i giovani di Caravella e Primula Goliardica. Ci si aspettava una loro reazione, chi ha bisogno di incidenti tra "opposti estremismi" per spazzare via la marea nascente della contestazione studentesca di sinistra, non ha tenuto conto della profonda crisi che travaglia anche i seguaci del "Credere Obbedire Combattere".

A provocare i necessari incidenti provvederanno, allora, gli squadristi di pelo vecchio. Il giorno dopo una colonna di circa 200 uomini giudata da Giorgio Almirante, Giulio Caradonna e Liugi Turchi marciano verso il Piazzale della Minerva gia' affollato di migliaia di militanti del Movimento Studentesco. Caradonna ha fatto le cose in grande: per l'occasione le sue squadre di picchiatori sono arrivate da tutte le parti d'Italia e sono armate di spranghe di ferro, bastoni e catene. Lungo la strada la colonna fa una sosta alla facolta' di legge per cacciare fuori gli studenti irresoluti, i camerati rammolliti, e convincerli a partecipare all'azione. Ma sono pochi quelli che si accodano. Lo scontro nel Piazzale della Minerva e' violentissimo. Superato il momento di sorpresa il Movimento Studentesco reagisce, caccia e insegue i fascisti che per la ritirata scelgono la facolta' di legge. Assediati da qualche migliaio di studenti esasperati, gli uomini di Caradonna lanciano dalle finestre tutto quanto hanno sotto mano, perfino scrivanie. e feriscono molti degli assedianti. Nonostante i lanci le porte stanno per cedere e i fascisti farebbero la fine che si meritano se non intervenisse provvidenzialmente la polizia a disperdere gli studenti. I fascisti fermati, che vengono scortati uno ad uno sino ai cellulari, sono 162. Fra essi ci sono anche Mario Merlino, Stefano Delle Chiaie e una decina di Bulgari reclutati nel campo profughi di Latina, i quali non saranno portati in Questura: la polizia li lascia andare in una zona tranquilla lontano dall'universita', All'onta di essere stati sconfitti, e salvati dalla polizia, i fascisti debbono aaggiungere l'amara sorpresa di aver visto tra gli studenti che li assediavano molti dei "camerati" di legge che essi erani venuti a "salvare dai rossi".

Battuto militarmente, isolato politicamente, con una base giovanile profondamente disorientata, pre il fascismo romano e' arrivato il momento di elaborare una nuova strategia., sia per sopravvivere, sia per continuare a fornire i servizi richiesti da chi lo paga.

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