La morte di Armando Calzolari

L'uomo scomparte la mattina di natale 1969, a Roma. E' uscito di casa come al solito alle otto con il suo cane, un settter inglese di nome Paulette, dicendo alla moglie che sarebbe tornato verso le dieci, per la messa. A mezzogiorno la donna comincia a preoccuparsi si e' accorta che il marito si e' dimenticato a casa il portafoglio con i documenti. All'una scende in strada, vede che la "500" bianca non e' parcheggiata e prega un vicino di casa di accompagnarla al parco di Villa Doria Pamphili; ma i guardiani quella mattina non hanno visto l'uomo e il suo cane. Nessun altro nei dintorni li ha visti. La donna telefona agli ospedali. Avverte un amico, un monsignore del Vaticano, perche' si informi in questura. In serata denuncia la scomparsa ai carabinieri. Il giorno dopo i quotidiani romani danno la notizia in poche righe di cronaca.

Il cadavere dell'uomo viene scoperto piu' di un mese dopo, la mattina di mercoledi' 28 gennaio, dall'operaio di un cantiere che lo scorge in fondo a un piccolo pozzo, affiorante nell'acqua insiame alla carogna di Paulette.. Il pozzo e' alla periferia di Roma, in localita' Bravetta, e i carabinieri non si sono spinti sin qui perche' la moglie ha escluso che questa fosse una meta delle passeggiate con il cane, su strade fangose per la pioggia e troppo lontane da casa.

Il corpo e' in avanzato stato di decomposizione ma l'autopsia esclude che siano presenti tracce di violenza. L'orologio da polzo e' fermo sulle 8,34. Chi conduce le indagini parla subito di disgrazia: forse l'uomo, per salvare il cane caduto nel pozzo, vi e' caduto a sua volta e non e' piu' stato capace di uscirne; ha chiamato, ma nessuno, dato il luogo isolato - un terreno da costruzione, con alberi e canneti- ha sentito le sue invocazione d'aiuto. L'uomo e' Armando Calzolari, detto Dino, nato a Genova 43 anni prima. Ex ufficiale di coperta nella marina mercantile, poi commissario di bordo. Da otto anni non naviga piu'. Il suo lavoro dichiarato era di addetto alle pubbliche relazioni per un'impresa di costruzione di strade e ponti. In realta' procurava, e in parte amministrava i fondi del Feronte Nazionale di Junio Valerio Borghese. Le numerose amicizie all'estero, specialmente negli Stati Uniti, la conoscenza di diverse lingue e la facilita' con la quale stringeva rapporti, oltra alla sua provata fede di ex Maro' della X Mas, facevano di lui un personaggio prezioso per le attivita' del "principe nero".

L'ipotesi di un delitto, e pre giunta di un delitto politico, viene avanzata esplicitamente per la prima volta a soli nove giorni dalla scomparsa di Calzolari, il 2 gennaio 1970, con un articolo del quotidiano filofascista di Roma "Il Tempo". L'articolo sottolinea che il lavoro per il Fronte Nazionale "aveva evidentemente portato (Calzolari) a conoscenza di alcune situazioni i cui particolari potrebbero interessare gruppi organizzati di avversari politici. Qualcuno infatti, ha detto che negli ultimi tempi in cui lavorave per il Fronte Nazionale, il Calzolari aveva ricevuto delle minacce: per esempio, era stato visto rispondere al telefono ed impallidire. Tuttavia "Il Tempo non lancia accuse contro la sinistra: "gli avversari politici di cui parla, potrebbero benissimo essere identificati nella tormentata geografia delle organizzazioni di estrema destra che sono proliferate in Italia negli ultimi anni. Molto diverso, dodici giorni dopo, l'atteggiamento dell'organo dell'MSI, "il Secolo d'Italia". Il giornalista Sergio Te' insiste sull'ipotesi del delitto politico, e parla esplicitamente di estrema sinistra. Ma e' molto vago quando si tratta di definire le attivita' della vittima: tra i molti "pare" il Fronte Nazionale e' scomparso, si parla solo di un indefinito "gruppo politico". L'articolo di Sergio Te', ex militante del gruppo fascista Avanguardia Nazionale, si chiede inoltre se l'inchiesta senza risultati dipenda solo da un'eccessiva lentezza nelle operazioni di ricerca "oppure da una troppo efficiente organizzazione interessata a "far sparire" certe persone dopo essersene servita per sottrarre loro importanti informazioni". Ma di quali informazioni poteva essre in possesso Armando Calzolari, tanto importanti da costargli la vita?

Che di delitto si tratti, e' difficile dubitare, il pozzo della Bravetta e' nascosto agli sguardi da una scarpata sopraelevata e da un canneto, in mezzo a un ampio terreno recintato, reso fangoso dalle piogge: un posto tutt'altro ideale per le passeggiate col cane, in una mattina di dicembre, D'altra parte e' molto difficile cadervi dentro, per un uomo, e tanto piu' per un cane da caccia. La buca del diametro di circa m. 1,50 e' ben visibile e protetta da una spalletta di mattoni alta 40 centimetri. Il punto piu' profodo misura un metro e 76 centimetri, cioe' poco piu' della statura di Calzolari, e l'acqua non supera gli 80 centimetri. Inoltre le pareti offrono molti spigoli, improbalile morire d'inedia li dentro, come afferma chi ha assistito all'autopsia, specie per un'uomo come Armando Calzolari, un'atleta robusto, campione di lotta giapponese ed esperso nuotatore subacqueo.

Tre giorni dopo la sua scomparsa, il 28 dicembre, mentre i cani poliziotto seguono inutili piste, la "500" bianca di Armando Calzolari viene improvvisamente ritrovata in un parcheggio a 200 metri dalla sua abitazione, La moglie e i vicini escudono di averla notata prima. Il giorno successivo la donna, Maria Piera Romano, riceve la visita di alcuni "amici di parito". Dice loro che vuole dichiarare a qualche settimanale che conosce i rapitori e le loro intenzioni, "per impaurirli e impedire che facciano del male ad Armando". Gli amici, dei quali la donna non vuole fare i nomi,, la sconsigliano dicendo che la sua iniziativa potrebbe "avere l'effetto contrario". Il 4 gennaio la signora Calzolari riceve un'altra visita: questa volta e' il capitano dei caarabinieri Castino il quale, nel corso di un lungo colloquio, cerca di convincerla a scartare l'ipotesi del delitto politico adombrata dal "il Tempo" e la consiglia di avere fiducia nel ritorno del marito.

L'unica persono, a parte i carabinieri e camerati che sino a oggi e' riuscita ad avvicinare Maria Piera Romano, racconta cos' l'incontro: "La stanza di questo appartamento al quarto piano di Via Baglioni, al quartiere Gianicolenze, e' modesta e impersonale: una piccoa libreria, una scrivania, una poltrona, un paio di tavolinetti e poche altre cose. Mi colpisce una serie di volumi con rilegature nuovissime della quali non riesco a decifrare i titoli in caratteri dorati, poi mi accorgo che i volumi sono tutti capovolti. Altra cosa che mi sembra strana, una serie di frasi di Kipling chiuse tra parentesi e tradotte in italiano su un foglio dattiloscritto. La signora mi dice che conobbe Calzolari dieci anni fa e che si sposarono quando lui era ancora commissario di bordo, la qual cosa contrasta con quanto afferma il portiere che sostiene che non sono legalmente marito e moglie. E' agli ultimi due anni di navigazione che risalgono tutte le "importanti amicizie" contratte dal Calzolari. Si sono trasferiti a Roma da Genova solo due anni fa e adesso l'attivita' principale del Calzolari consisterebbe in un lavoro di pubblica relazioni presso una ditta che costruisce strade e ponti, della quale per la signora non vuole fare il nome. Questo lavoro lo interessava moltissimo perche' lo portava a fare quella vita mondana che aveva sempre amato. La sua grande passione era la gente importante, con la quale stringeva amicizia che poi coltivava a distanza di anni e di continenti. Amava tutti gli sport praticandone parecchi, in particolare la lotta giapponese nella quale era abilissimo. Il suo lavoro consisteva quasi essenzialmente nel coltivare e aumentare le relazioni e i contatti della "ditta anche a livello ministeriale. Quasi tutte le occasioni per questi incontri erano offerte da pranzi sapientemente organizzati, quasi sempre in un ristorante assai noto (Ville Radieuse, Via Aurelia 641). Intervenivano principalmente industriali, uomini politici e prelati. La signora ricorda di una volta in cui, lei presente, c'erano il carrozziere Zagato e il cardinale Tisserant.

"Certo mio marito era un nazionalista" dice la signora CAlzolari che preferisce usare questa parola per dire che Armando Calzolari era per un governo forte e ammirava i colonnelli greci nonche' gli israeliani. Naturalmente non gli piacevano gli arabi e tantomeno i negri, esseri incapaci e inferiori. La grande ammirazione per Mussolini lo portava spesso a violente discussioni in luoghi pubblici, anche dal giornalaio se capitava.

Calzolari partecipava anche alle manifestazioni ma pare non abbia mai picchiato nessuno; asnzi una volta disse che stava per scattare contro la polizia ma pensando alle sue qualita di lottatore si era frenato in tempo. Non aveva mai fatto vita di sezione e non aveva la tessera del partito (MSI). In quanto al lavoro politico la signora non esclude che ne abbia svolto, ma dice di non saperne nulla. Oltre ai rapporti con prelati del Vaticano, CAlzolari frequentava assiduamente la cofraternita di San Battista dei genovesi in Via Anicia in Trastevere e la messa della domenica era solito ascoltarla in Sant'Andrea della Valle.

In merito alla scomparza del Calzolari l?opinione della signora e' molto vaga. Non escude che suo marito, quella mattina, sia stato avvicinato da persone che potrebero averlo convinto con ricati o con promesse a seguirlo per partecipare aun lavoro connesso con qualcuna delle tante conoscenze che Calzolari aveva all'estero e che potrebbe anche essere legata a fatti politici; u n lavoro forse per il quale lui era stato individuato come l'uomo adatto. E' escuso che sia stato portato via con la forza date le sue qualita' atletiche e data anche la presenza del cane. Mi dice che in questi giorni cerca di controllarsi molto allo scopo di non cadere in depressione. E nel silenzio pensa di trovare la verita'. A volte crede di esserci vicina; ci sono tre nomi, dice, sui quali mi sono soffermata in modo particolare. Si tratta di un'industriale che non e' di Roma, di cui non fa il nome, il quale avrebbe mandato a suo marito un regalo il cui valore sembra del tutto sproporzionato, trattandosi di una comune conoscenza limitata allo scambio dei biglietti da visita. Le chiedo perche' non sia andata a trovare questa persona e mi offro anche di farlo io per lei, se crede. Ma non sembra propenz, dice che ci pensera' e in caso mi telefonera'.

Dopo questo incontro, avvenuto verso la meta' di gennaio, nessuno riesce piu' a entrare in contatto con la moglie di Calzolari. E alla fine di quel mese, trovato il cadavere nel pozzo della Bravetta ed emessa la versione ufficiale di morte accidentale, la donna si dice soddisfatta di queste conclusioni dell'ichiesta e parte per Torino. Passano due mesi e di nuovo avvicinata, questa volta telefonicamente dalla stessa persona, la vedova di Calzolari le confida di essere preoccupata perche' la magistratura non ha ancora archiviato la pratica, il che "la danneggia economicamente". Fatto, inspigabile, visto che Armando Calzolari non risulta assicurato; a meno di pensare che qualcuno abbia promesso alla vedova di aiutarla economicamente, nel suo silenzioso dolore, solo quando, e a condizione, che il caso fosse stato definitivamente archiviato.

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