Per l’obiettivo di fornire anche a Milano una "organizzazione" equivalente a quella romana del circolo 22 Marzo, Giuseppe Pinelli e’ destinato a svolgere un ruolo molto importante durante l’ultimo interrogatorio che si svolge nell’ufficio al quarto piano del commissario aggiunto Luigi Calabresi. Il "giro" Feltrinelli-Corradini-anarchici e’ stato prescelto e "il Pino" deve servire a incastrarlo. Se dira’ quello che si aspettano da lui, il successo del’operazione e’ assicurato. Pinelli sara’ un teste credibilissimo per la sua insospettabilita’, per il rifiuto della violenza che ha sempre manifestato, perche’ e’ il personaggio che ci vuole autorevole tra gli anarchici. E percio’ il personaggio che ci vuole per realizzare la fase conclusiva della manovra, i cui momenti precedenti sono stati:
1) nel gruppo prescelto si sono tenuti certi discorsi, si e’ parlato di armi, di guerriglia, di come opporsi a tentativi di colpo di stato, ecc. (tutti argomenti che ormai vengono trattati anche nei salotti della borghesia progrressista ma non importa: quel che conta, ai fini della complessa manovra e’ che tali argomenti siano stati trattati anche in quel gruppo prescelto, perche’ cio’ e’ pregiudiziale
2) nel gruppo si sono infitrati provocatori-informatori che hanno soffiato sul fuoco, hanno estremizzato al massimo il discorso, hanno proposto la necessita’ di passare dalla teoria alla pratica, ecc.
2) Nel frattempo sono stati commessi degli attentati la cui firma e’ resa simile a quella che avrebbe lasciato tale gruppo se mai li avesse commessi, e per questo l’opinione pubblica e’ gia’ predisposta ad accetterlo come quello dinamitardo per eccellenza.
A questo punto manca solo l’avallo di Giuseppe Pinelli, "Il Pino" e’ ritenuto un emotivo che si puo’ facilmente terrorizzare, e un ingenuo che si puo’ facilmente ingannare.
L’interrogatorio si svolge secondo questo schema:
1) intimidazione: "il tuo alibi per il pomeriggio del 12 e’ caduto";
2) in tentativo di fiaccare la sua resistyenza fisica e psichica (non lo laciano nemmeno dormire, lo tengono costantemente "sotto pressione";
3) il tentativo di impaurirlo facendogli balenare la possibilita’ di essere coinvolto tra gli autori della strage.
Ma gli alibi reggono, la resistyenza psico- fisica del Pino anche. Allora la musica deve cambiare, si passa al’interrogatorio pesante, quello coi "rumori di sedie smosse, come una rissa" e gli vengono contestati fatti, nomi, circostanze precise. Ma un’ interrogatorio di questo tipo e’ una specie di boomerang, per chiedere bisogna per forza dire e il Pino, che ascolta attentamente prima di rispondere, improvvisamente intuisce qualcosa, intuisce che si sta cercando di farlo cadere in una trappola, intuisce anche, grazie proprio a quei nomi e a quelle circostanze che gli stanno contestando, la funzione di provocatore svolta da qualcuno che si e’ infiltrato nel gruppo, coglie il legame che interccorre tra il provocatore e qualcuno degli uomini che lo stanno interrogando.
E invece di tacere, invece di guadagnare tempo, emotivamente parla, indignato minaccia, e chiede che certi nomi, certe sue affermazioni vengano messe a verbale.
Fra chi lo interroga, non tutti hanno capito quello che Pinelli ha capito. Ma un paio di persone certamente si. E allora parte, tra i tanti, quel colpo decisivo che fa stramazzare Pinelli sulla sedia, gli fa perdere coscenza. Pinelli sta male (Si chiama in quel momento L’autoambulanza?) Pinelli ha bisogno d’aria. bisogna avvicinarlo alla finestra, appoggiare il suo corpo inanimato alla sbarra di ferro traversale, bassa. Troppo bassa, non trattiene il Pino, il Pino scivola gia’ nel vuoto.
Una disgrazia. Un malore prima e la disgrazia poi. Questa al’incirca la versione che uno dei cinque presenti nella piazza (il commissario Luigi Calabresi, i brigadieri Panessa, mucilli, Mainardi, il tenente dei caarabinieri Sabino Lograno) fornira’ a un suo superiore. Questa versione, attraverso un lungo giro, giunge a chi sta conducendo questa controinchiesta. E sarebbe credibile, forse, se non vi fosse quella lesione bulbare nel collo di Pinelli. se non vi fosse la sua totale mancanza di riflessi durate la "scivolata" lungo il muro, indizio evidente che non si tratta di un uomo colto da malore ma di un uomo inanimato. Tuttavia credibile, forse, per chi era in quella stanza e non ha saputo distiguere il colpo fatale vibrato sul corpo del Pino, e non ha capito perche’ quel colpo e’ stato vibrato e perche il Pino doveva cadere dalla finestra.