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Nel frattempo Merlino trova il tempo di partecipare al convegno di studi organizzato dal MSI al Terminillo, durante il quale Giulio Caradonna tiene una relagione sul tema “Genesi del colpo si stato”

Quando Merlino arriva al Bakunin gli iscritti al circolo sono divisi in due frazioni. C’e’ una maggioranza, che e’ posta sotto accusa da un gruppo di giovani, tra cui Pietro Valpreda ed Emilio Bagnoli. Burocratismo, dirigismo, incapacita’ di cogliere le nuove prospettive politiche create dall’esplosione delle lotte operaie e studentesche: queste le accuse dei giovani, che a loro volta vengono tacciati di avventurismo dai piu’ anziani. L’ingresso di Mario Merlino, che si lega subito al gruppo degli “arrabbiati”, contribuisce a peggiorare sensibilmente la situazione. Alle denunce di essere, ancora in contatto con i fascisti, e confidente della polizia, lui replica dicendo che “i vecchi” del Bakunin usano le calunnie per coprire le vere ragioni del loro dissenso, che sono politiche. Merlino e’ il primo a sostenere esplicitamente la necessita’ di una scissione, onde formare un nuovo circolo. Per questo si offre anche di reperire i fondi necessari, 150.000 lire che gli sarebbero state promesse da un imprecisato “gruppo cattolico”.

Nonostante la crisi, l’attivita’ del Bakunin prosegue, tra i baraccati della periferia romana e gli operai della FIAT in sciopero.

Merlino comincia a fare delle proposte.

TESTIMONIANZA N. 3

“Mi chiamo’ in disparte e mi chiese se ero disposto a partecipare a una azione notturna contro la FIAT. Si trattava di lanciare delle bottiglie molotof. Io avrei dovuto accompagnarlo con la mia macchina. Gli risposi che non ero d’accordo e lui non insistete. Mi disse tuttavia che gli dispiaceva di avermi sopravvalutato”.

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Sempre assiduo nella vita del circolo, solo il sabato e la domenica Merlino non si fa vedere, dice che va a trascorrere i week- end ai Castelli Romani per fare un po’ di footing e ossigenarsi. Invece partecipa ai campeggi “a cielo aperto” dell’associazione neofascista e paramilitare Europa Civilta’ nell’Alta Sabina e nel Parco Nazionale degli Abruzzi, organizzati dal vecchi amico Loris Facchinetti. Quando rimane a Roma, la domenica mattina va alla messa delle dieci nella chiesa del convento delle suore di Via Montanelli. luogo di convegno di cattolici integralisti.

Merlino e’ un fervido commentatore dei brani evangelici che vengono discussi collettivamente, Ma la sua fede non gli impedisce durante lo sciopero della fame degli anarchici sulle gradinate del Palazzo di Giustizia, di esibirsi con in mano un cartello con lo slogan “Ne dio ne stato, ne sevi ne padroni”. Il lungo sciopero della fame e’ fatto, a Roma come a Milani, per protestare contro la carcerazione illegale degli anarchici incolpati degli attentati del 25 aprile.

In quei giorni Merlino ripete le sue proposte ad altri giovani del Bakunin.

TESTIMONIANZA N. 4

“Merlino mi confido’ che aveva intenzione di organizzare un corso per la fabbricazione di bombe e che di questo progetto aveva gia parlato a R. Disse che Stefano Delle Chiaie, quando militavano assieme nelle organizzazioni fasciste, lo aveva istruito su questo argomento e che sarebbe stato in grado di farci delle lezioni. Aggiunse che aveva una pellicola da sviluppare dove erano illustrati i vari modi di fabbricazione degli ordigni esplosivi”

TESIMONIANZA N. 5

Merlino una volta invito’ me e tre altri due anarchici del circolo Bakunin in casa sua per discutere “alcune cose molto riservate”. Non ricordo con esattezza il periodo ma credo che fossero gli ultimi giorni di settembre o i primi di ottobre. Quando arrivammo da lui lo trovammo assieme a un suo amico, un certo Roberto, che si presento’ come un ex camerata, convertitosi all’anarchia. Disse che aveva un’edicola all’EUR. Dopo un breve preambolo Merlino ci propose la costituzione di un commando terroristico, dicendo che una persona a lui molto vicina era in possesso di materiale informativo sulla fabbricazione di ordigni esplosivi. Il suo amico aggiunse che lui era in grado di procurarsi del “materiale”. Merlino ci invito’ a casa sua due volte. la prima volta ci propose una azione di sabotaggio alla FIAT di Viale Manzoni, organizzata in questo modo: alcne auto avrebbero bloccato le vie adiacenti per ostacolare l’arrivo della polizia, mentre gli altri compagni sarebbero penetrati all’interno e, dopo aver tagliato con dei coltelli i tubi dei distributori, avrebbero appiccato fuoco alla benzina fuoriuscita. Cosi- disse- sarebbe saltato tutto in aria.

La volta successiva ci propose di assaltare una caserma situata nei pressi di casa sua, della quale diceva di avere una mappa dettagliata, per portare via armi e munizioni. In questa occasione era presente alla riunione un’altro suo amico , che noi non conoscevamo, il quale ci disse di essere in possesso delle piante dei vari trealicci della televisione che si potevano fare saltare. Aggiunse che se le era procurate quando era disegnatore, presso l’ingegnere che aveva realizzato il traliccio TV di Viareggio. Noi, comunque, lasciammo cadere queste proposte perche’ contrarie al nostro concetto di “azione esemplare”.

Infatti, l’unica azione esemplare che il gruppo di anarchici realizzo’. e’ la costruzione, eseguita nottetempo, di un muro di mattoni in mezzo a un cortile di un caseggiato popolare i cui inquilini erano stati sfrattati a scopo speculativo.

Il 23 ottobre 1969, per l’anniversario della battaglia di El Alamein e’ previsto a Roma il raduno nazionale di paracadutisti e i fascisti si mobilitano per dare un tono nostalgico alla manifestazione.

Gli “arrabbiati” del Bakunin decidono di diffondere un volantino di protesta e Mario Merlino si offre di estenderne il testo. Quando le copie sono gia’ stampate e pronte per essere distribuite, vengono bloccate da alcuni anarchici che giudicano il contenuto politicamente scorretto e provocatorio, e impongono che sia tolta la firma ” Circolo Bakunin”

Il nuovo episodio esaspera la polemica all’interno del Bakunin. Negli stessi giorni esce nella rivista “Ciao 2001” un’inchiesta sui gruppi minoritari di destra e fra essi e’ citato il “gruppo anarco-fascista XXII Marzo, fondato da Mario Merlino”. Si tratta di un’inesattezza, nel senso che il gruppo non esiste piu’ da oltre un anno, ma e’ un’altra occasione (prefabbricata?) per aggravare i dissensi all’interno del circolo. Merlino fa l’indignato e cerca di coinvolgere altri nella sua protesta, sostenendo che e’ giunto il momento di dare forma consistente al loro dissenso. Inoltre, dice, c’e’ la prospettiva di chiedere, una smentita e un risarcimento danni alla rivista che lo ha “diffamato”. “Ciao 2001”, per evitare noie, pubblica un nuovo articolo, consistente in un’intervista collettiva ai dissidenti del bakunin con relative fotografie in cui abbondano i pugni chiusi e i medaglioni con la A cerchiata. Il tutto viene ricompensato con 40.000 lire.

I soldi seviranno per pagare il primo affitto di una sede e il circolo creato dagli scissionisti del Bakunin si chiamera’ 22 Marzo, dove i numeri arabi sostituiscono quelli romani del vecchio gruppo fondato da Merlino nella primavera del 1968. Con lui se ne vanno Pietro Valpreda, Emilio Bagnoli, Roberto Gargamelli, Emilio Borghese e un’altra quindicina di giovanissimi. In attesa di trovare una sede decidono di riunirsi nel negozietto di lampade liberty in via del Boschetto che l’anarchico Ivo De Savia, rifugiato all’estero renitente alla leva, ha lasciato al suo amico Pieetro Valpreda.

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