COMMISSIONI RIUNITE
Seduta di mercoledì 5 settembre 2001
Indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del
vertice G8 tenutosi a Genova.
Audizione del generale Giampaolo Ganzer, Vicecomandante del ROS
dell’Arma dei carabinieri
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, nell’ambito dell’indagine
conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova,
l’audizione del generale Giampaolo Ganzer, Vicecomandante del ROS dell’Arma
dei carabinieri.
Prima di dare inizio all’audizione in titolo, ricordo che l’indagine
ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria. La pubblicità
delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete
previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono
la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni
da parte di componenti il Comitato, anche mediante l’attivazione dell’impianto
audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento
dei lavori in separati locali.
Non essendovi obiezioni, dispongo l’attivazione dell’impianto audiovisivo
a circuito chiuso.
Ringrazio, anche a nome del Comitato, il generale Ganzer per aver
accettato il nostro invito ed aver fornito la sua disponibilità
ad horas. Il generale Ganzer ha predisposto una relazione, della quale
lo prego di dare lettura.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Signor
presidente, onorevoli membri del Comitato, il Raggruppamento operativo
speciale di cui sono Vicecomandante, nel rispetto delle proprie competenze
istituzionali in materia di contrasto dell’eversione ed in aderenza alle
direttive del comando generale dell’Arma, ha profuso uno specifico impegno
operativo in occasione del vertice G8 di Genova. Tale impegno, avviato
per tempo, in buona parte scaturiva dall’ampia attività informativa
originata da organi istituzionali, secondo cui formazioni eversive o terroristiche,
di matrice interna ed internazionale, avrebbero potuto sfruttare la scadenza
per azioni clandestine, allo scopo di ricercare la massima visibilità.
Il comando del ROS disponeva quindi l’invio in Genova di 45 militari, prescelti
tra gli appartenenti al reparto antieversione centrale e tra le sezioni
anticrimine maggiormente interessate alla problematica, allo scopo di potenziare
l’attività investigativa già condotta in loco dalla sezione
anticrimine di Genova ed assicurare, a ragion veduta, l’avvio di eventuali
ulteriori indagini.
L’impegno in parola si traduceva, ovviamente, in attività
tipiche di polizia giudiziaria, dirette dalla procura della Repubblica
di Genova, informata anche del citato potenziamento. Nel contempo, numerose
altre sezioni anticrimine del Raggruppamento conducevano distinte attività
in tale settore, riferendone alle autorità giudiziarie rispettivamente
competenti, dalle quali venivano di volta in volta autorizzate a fornire
al comando del Raggruppamento ed alla sezione anticrimine di Genova gli
elementi utili per la specifica esigenza. Proprio allo scopo di assicurare
un tempestivo e completo accordo tra i diversi reparti del ROS, mi portavo
a Genova il giorno 19 luglio, trattenendomi fino al 22 successivo. Avevo
altresì partecipato il 24 aprile ultimo scorso ad un seminario per
i comandanti dei reparti mobili dell’Arma e della Polizia di Stato, indetto
dall’ufficio coordinamento del dipartimento della pubblica sicurezza, allo
scopo di analizzare la minaccia rappresentata dai gruppi antagonisti.
Dalle complessive risultanze delle attività condotte a ridosso
del vertice, non emergevano tuttavia elementi idonei ad avvalorare la minaccia
terroristica, mentre veniva registrato un diffuso fermento nell’ambito
di ampie frange di matrice autonoma ed anarchica, indicativo di una forte
carica antagonista e della propensione alla violenza di queste componenti.
Ne costituiva riscontro l’attentato nei confronti di militari della stazione
dei carabinieri di San Fruttuoso, immediatamente ascritto alla matrice
anarco-insurrezionalista, come gli analoghi plichi incendiari pervenuti
a Ponzano Veneto (Treviso), a Milano ed al prefetto di Genova. Venivano
altresì registrati contatti con gruppi stranieri, in particolare
tedeschi, che, posso aggiungere senza entrare nel merito delle attività
investigative tuttora in corso, avrebbero poi effettivamente ed attivamente
partecipato alle devastazioni nel capoluogo ligure.
Preciso anche che, sempre con l’assenso dell’autorità giudiziaria,
i comandanti delle sezioni anticrimine hanno costantemente tenuto al corrente
i comandanti provinciali di Genova e delle altre province sugli spunti
di interesse desunti dalle indagini in corso, facendone altresì
oggetto di analisi congiunta con gli organi operativi degli stessi comandi
provinciali.
La sezione anticrimine di Genova, potenziata, come ho già
detto, sviluppava una serie di
investigazioni per ipotesi di reati eversivi senza rilevare, peraltro,
una diretta partecipazione degli indagati ai disordini di piazza, né
uno specifico interesse all’organizzazione delle manifestazioni.
Il giorno 20 luglio, a seguito di perquisizione domiciliare disposta
dalla procura della Repubblica di Genova, veniva tratto in arresto Cozzi
Marco, trentenne aderente al locale centro sociale Inmensa, trovato in
possesso di un ordigno esplosivo del tipo «Pipe bomb» e di
sostanze chimiche la cui combinazione avrebbe potuto provocare temibili
effetti dirompenti.
I servizi di osservazione e di pedinamento venivano intensificati
al termine delle manifestazioni, anche allo scopo di individuare elementi
e gruppi antagonisti, con particolare riferimento a quelli di ispirazione
anarchica denominati black bloc, resisi responsabili delle ripetute azioni
di devastazione e saccheggio contro i beni mobili e immobili. Da uno di
questi servizi di pedinamento scaturiva il fermo di polizia giudiziaria
di 25 stranieri, per lo più austriaci, controllati nel pomeriggio
del 22 luglio in Recco e trovati in possesso di diversificati materiali
atti ad offendere: caschi protettivi,
maschere antigas, ricetrasmittenti, capi di abbigliamento di colore
nero usati ed altro materiale attestante una loro riconducibilità
alla citata area estremista. Otto di costoro presentavano, altresì,
lesioni ed escoriazioni, le quali in sede di visita medica venivano fatte
risalire ai giorni immediatamente precedenti ed indicavano, quindi, una
loro partecipazione ai disordini.
Il fermo di polizia giudiziaria veniva convalidato dal pubblico
ministero e dal giudice per le
indagini preliminari di Genova, il quale emetteva provvedimento
di custodia cautelare per
partecipazione ad associazione finalizzata alla devastazione e al
saccheggio. Il 14 agosto il tribunale del riesame scarcerava gli indagati
per carenza di gravi indizi di colpevolezza. Gli stessi venivano immediatamente
espulsi dal territorio nazionale.
Il Raggruppamento, su delega della procura della Repubblica di Genova,
prosegue le indagini sulla specifica componente, per verificare l’esistenza
e l’operatività di una struttura sufficientemente stabile e di un
programma di azioni di violenza contro le cose e contro le persone, preciso
e preordinato, tale da configurare la sussistenza dell’ipotesi associativa.
Lo sforzo investigativo punta, pertanto, ad approfondire tutti gli aspetti
utili per una compiuta ricostruzione dei fatti specifici ed, altresì,
a chiarificare, anche attraverso la cooperazione con gli altri paesi, il
fenomeno aggregativo internazionale.
PRESIDENTE. Ringrazio il generale Ganzer per la sua relazione.
Passiamo agli interventi dei colleghi che hanno chiesto di parlare.
FILIPPO ASCIERTO. Intervengo brevemente, in modo da lasciare anche
a gli altri colleghi la possibilità di farlo.
Esprimo innanzitutto, signor generale, il mio ringraziamento e quello
di tanti altri cittadini italiani per il lavoro di intelligence preventivo,
ed anche repressivo, come nel caso dei 25 black bloc fermati.
Le chiedo, in primo luogo quali siano gli strumenti sequestrati
sul furgone ai black bloc. Ciò che ci meraviglia è la carenza
di gravi indizi sentenziata dall’autorità giudiziaria nel rimetterli
in libertà.
Inoltre, vorrei sapere, se vi siano state intercettazioni telefoniche
operate, in via preventiva, dal ROS e se tra le tante intercettazioni telefoniche
effettuate, di cui ci ha parlato La Barbera, e quindi suppongo effettuate
anche da parte del ROS, ne sia qualcuna che non fa parte di contestazioni
dell’autorità giudiziaria su fatti-reato e se lei possa farla avere
al Comitato, attraverso una richiesta che articoleremo con il presidente.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Per quanto
riguarda il materiale sequestrato, l’ho già elencato sommariamente:
ci sono bastoni, coltelli, maschere antigas, caschi, materiale per la copertura
e per la protezione di articolazioni, numerosi capi di abbigliamento di
colore nero, visibilmente utilizzati perché ancora impregnati di
sudore ed, infine, della documentazione fotografica, la quale secondo le
nostre valutazioni attestava la predisposizione da parte di costoro di
attrezzature ed anche di striscioni sicuramente riconducibili alla matrice
black bloc, ma che nella valutazione del tribunale del riesame non sono
risultati sicuramente attribuibili a singoli indagati. Ad ogni modo, non
posso entrare nel merito delle valutazioni del tribunale del riesame, con
riferimento alle quali, peraltro, la procura della Repubblica di Genova
ha già avanzato ricorso per Cassazione. Posso solo aggiungere che
la carenza di gravi indizi di responsabilità ovviamente non significa
che le indagini siano cessate e che gli
elementi investigativi a carico di costoro siano venuti meno.
Si tratta di una pronuncia intermedia di un’indagine preliminare
ancora in corso, anzi direi appena iniziata.
Per quanto concerne le intercettazioni telefoniche, non ne abbiamo
effettuata alcuna preventiva.
Le nostre intercettazioni sono esclusivamente di tipo giudiziario.
Peraltro, in materia di eversione, non è ammesso al momento lo strumento
dell’intercettazione preventiva, almeno secondo l’interpretazione di quasi
tutte le autorità giudiziarie. Si tratta, quindi, di atti, di trascrizioni
che sono ricompresi in indagini preliminari in corso e pertanto non sono
attualmente ostensibili.
LUCIANO VIOLANTE. Lei, generale, era l’ufficiale dei carabinieri
più alto in grado a Genova?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Sicuramente no. A Genova c’è un comandante di regione, il generale
Desideri, se non altro molto più anziano di me.
LUCIANO VIOLANTE. Il generale Desideri era operativo in Genova durante
il G8?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Era presente.
LUCIANO VIOLANTE. Può precisare, per cortesia, qual è
stato l’impiego dei ROS ed, altresì, quali sono state le funzioni
da lei concretamente rivestite nei giorni del vertice?
Vorrei, inoltre, chiederle se presero contatto con lei, o con altri
ufficiali dell’Arma, gli esponenti di Alleanza nazionale che si trattennero
nella sala operativa dell’Arma dei carabinieri. Può fornirci dei
particolari su questa visita, in termini di durata, scopo della stessa
e così via?
Infine, lei ha giustamente focalizzato i risultati delle indagini
svolte preventivamente, individuando la propensione alla violenza di componenti
del movimento. Vorrei sapere, sulla base delle vostre informazioni, in
che rapporto fossero queste componenti con il complesso del movimento.
Erano, cioè, componenti minoritarie o erano, invece, componenti
particolarmente significative?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Come ho già anticipato, l’impiego del Raggruppamento, quindi del
personale del ROS, anche nei giorni del vertice è stato esclusivamente
un impiego di polizia giudiziaria, limitato alle attività di indagine
nei confronti dei soggetti che già erano sottoposti a indagini preliminari
disposte dalla procura della Repubblica di Genova, così come in
altre sedi sono continuate le indagini disposte da altre procure della
Repubblica: il personale del ROS non è mai stato impiegato in attività
di ordine pubblico.
Posso aggiungere che addirittura tale personale era comandato in
missione a Genova per indagini di polizia giudiziaria, espressamente indicate
anche negli atti amministrativi che ne disponevano l’impiego nel capoluogo
ligure. Per quanto concerne i contatti con esponenti e parlamentari di
Alleanza nazionale a Genova…
LUCIANO VIOLANTE. Le chiedevo informazioni non solo circa le funzioni
del ROS ma anche sulle sue funzioni specifiche in quel contesto.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Le mie funzioni sono rimaste esclusivamente quelle che ho indicato, cioè
di raccordo tra la componente del ROS operante a Genova ed eventuali attivazioni,
di natura investigativa sul fronte dell’eversione, provenienti da altre
nostre articolazioni operanti sull’intero territorio nazionale. Non è
arrivata alcuna attivazione in tema di eversione nei giorni del vertice.
Per quanto concerne i parlamentari di Alleanza nazionale, posso
solo dire di aver incontrato e salutato occasionalmente, nella sede del
comando provinciale, il giorno 20 luglio, l’onorevole Ascierto e, il giorno
21, anche il Vicepresidente del Consiglio, onorevole Fini, ma, al di là
del saluto, non vi è stato alcun tipo di rapporto, in quanto la
loro presenza e la doverosa relazione nei loro confronti era assicurata
dal comandante provinciale.
Per quanto concerne, invece, i rapporti tra componenti estremiste,
maggiormente facinorose, rispetto ad altre componenti che pure hanno partecipato
alle manifestazioni, tenendo presente, anche in tal caso, che è
in corso l’opera di identificazione dei singoli soggetti e della loro matrice,
ritengo che si tratti di alcuni gruppi, di alcuni centri sociali e nel
contempo vi sia stata l’assoluta estraneità rispetto ai disordini
della componente maggioritaria.
MARCO BOATO. Riguardo all’informazione che ci ha dato e per la quale
la ringrazio – ho preso appunti molto in fretta in quanto lei ha letto
un po’ rapidamente, perciò le chiedo scusa se ho scritto in modo
imperfetto – mi pare che lei abbia detto che dell’attività investigativo-informativa
che stavate doverosamente e istituzionalmente svolgendo davate notizia
ai comandi provinciali di Genova e ad altri per gli spunti di particolare
interesse.
Vorrei chiederle se vi è stato, eventualmente in forma biunivoca,
anche un rapporto di informazione o di scambio di notizie da parte vostra
con i Servizi di informazione, cioè SISMI, SISDE e CESIS, inerente
a tale attività di carattere informativo e investigativo. Mi pare
che lei abbia risposto poc’anzi anche al presidente Violante, ma anche
a tale proposito vorrei chiederle maggiore precisione.
Mi sembra che lei abbia detto che avete tenuto sotto controllo,
nel periodo precedente il G8, persone indagate per fatti eversivi, ma che
non vi risulta che tali soggetti, che istituzionalmente controllavate,
abbiano avuto alcun rapporto con le manifestazioni di piazza. Può
confermarmi questa informazione? Mi pare che corrisponda, in qualche modo,
a ciò che ha detto poc’anzi il presidente Violante.
Lei ha accennato, alla fine della sua relazione, alla cooperazione
con altri paesi. Da parte di altri esponenti delle forze dell’ordine (in
questo caso le forze di polizia in particolare, il prefetto La Barbera,
responsabile all’epoca della polizia di prevenzione) si è parlato
di cooperazione positiva con alcuni paesi e difficoltà con altri,
e di una cooperazione importante giorni del G8 ma molto più difficile
nella fase precedente.
Vorrei chiederle se può approfondire tale spunto che ha citato
– se non sbaglio – nella parte conclusiva della sua relazione.
Per quanto riguarda l’episodio specifico sul quale lei ha incentrato
la sua relazione, ho sentito in precedenza un collega esprimere giudizi
pesanti sul tribunale del riesame di Genova, ma come lei sa – mi rivolgo
al presidente – non è nostro compito esprimere giudizi sull’autorità
giudiziaria, che – come lei ha correttamente detto – svolge le proprie
indagini e delibera i propri giudizi nei vari gradi.
L’episodio in questione è noto anche dai rapporti del SISMI
non vorrei sbagliarmi. Siamo di fronte alla vicenda riguardante la Volx
ttheater karawane (in tedesco è femminile: die Volx theater karawane).
Si tratta di un gruppo – risulta anche dai rapporti del SISDE – che svolge
il cosiddetto teatro di piazza in tutta Europa, che è ampiamente
conosciuto dai Servizi di informazione italiani ma anche austriaci e tedeschi,
che ha svolto attività teatrale in varie località con gli
strumenti che lei ha ricordato (striscioni, maschere antigas, eccetera),
e che da voi è stato fermato. Non critico tale attività di
polizia giudiziaria, di cui prendo soltanto nota. Il gruppo è stato
fermato a Recco il 22 luglio scorso, e quindi, per queste persone, non
vi è stato, in flagranza di reato, un fermo di polizia giudiziaria
o un arresto. Il giudice per le indagini preliminari ha confermato il fermo
trasformandolo
in custodia cautelare e il tribunale del riesame il 14 agosto ha
deciso diversamente. Io non le chiedo giudizi in quanto non è giusto
farlo. Le domando, però, se si tratta di tale gruppo, cioè
se i soggetti, che lei mi pare abbia attribuito in qualche modo al gruppo
black bloc anarchico-insurrezionalista, in realtà erano o siano
a posteriori risultati appartenenti al gruppo teatrale Volx theater karawane,
già noto ai servizi di informazione italiani ed europei.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Per quanto
concerne i rapporti con i Servizi di informazione, innanzitutto
il referente istituzionale per l’Arma dei carabinieri è il comando
generale, che ha trasmesso al raggruppamento operativo speciale e a tutti
i comandi territoriali interessati le attivazioni informative che di volta
in volta giungevano, sia in relazione alla minaccia eversiva e terroristica,
sia in relazione alle indicazioni rilevanti per l’ordine e la sicurezza
pubblica.
Oltre a ciò vi sono state alcune riunioni indette presso
il CESIS, alle quali hanno partecipato rappresentanti di tutte le forze
di polizia e, ovviamente, dei servizi di informazione: anche in tale caso
il referente, il rappresentante istituzionale è stato il comando
generale. L’ufficiale del comando generale in due circostanze è
stato anche accompagnato dal comandante del reparto antieversione del ROS.
Per quanto concerne i servizi investigativi condotti nei confronti
di una serie di soggetti indagati da varie procure della Repubblica per
ipotesi di reato di natura eversiva, ho anticipato, e lo confermo, che
non abbiamo rilevato un’implicazione, una partecipazione diretta di costoro
– soggetti appartenenti a matrici diversificate, da quella anarchico- insurrezionalista
ad altre – nei disordini e nell’organizzazione delle manifestazioni.
Relativamente alla cooperazione con altri paesi interessati al fenomeno
dei black bloc, ne ho riferito esclusivamente sotto il profilo investigativo:
si tratta cioè di attività investigative che abbiamo avviato
su delega della procura della Repubblica di Genova e che stiamo ora coltivando.
Ovviamente ci attendiamo una completa collaborazione. Questo anche
perché il fenomeno in esame, relativamente recente, non rientra
astrattamente neanche nel novero dei reati eversivi: la contestazione,
infatti, è quella di associazione per delinquere, non quella di
associazione sovversiva o di associazione sovversiva aggravata. È
chiaro che esiste comunque una rilevante valenza oggettiva per la sicurezza
degli Stati tale da richiedere anche il nostro impegno in materia.
Relativamente alle persone fermate, il cui fermo è stato
convalidato dal pubblico ministero e trasformato in ordinanza di custodia
cautelare in carcere dal giudice per le indagini preliminari e che è
stato infine seguito dalla scarcerazione decisa dal tribunale del riesame
il 14 agosto, confermo che il nucleo centrale è costituito da questo
gruppo di attori di origine austriaca nei cui confronti -non voglio però
affrontare una dialettica di tipo investigativo o dibattimentale – noi
e la procura della Repubblica di Genova riteniamo di aver individuato forti
elementi indiziari relativamente ad una loro attiva partecipazione ai disordini
e ad una contiguità con altri gruppi di origine germanica sicuramente
appartenenti alla componente black bloc. Su questo è in corso un’indagine
preliminare.
SAURO TURRONI. Intendo rivolgere alcune domande al generale Ganzer
proprio in merito agli ultimi argomenti trattati. Ho letto attentamente
le informative del SISMI: ce ne sono ben quattro – datate 1o giugno, 12
giugno, 15 giugno e 2 luglio – che parlano in maniera molto precisa del
gruppo teatrale cui faceva poc’anzi riferimento l’onorevole Boato, i no
border, no nation. MARCO BOATO. Il gruppo ha due denominazioni, una in
inglese ed una in tedesco (che ho prima citato).
SAURO TURRONI. In ciascuna delle informative viene descritta con
molta precisione tutta l’attrezzatura di cui dispongono questi signori,
i mezzi con cui si spostano, gli obiettivi di natura politica e di natura
propagandistica che si prefiggono, tra i quali quello di protestare e far
conoscere nelle piazze d’Europa – stanno infatti organizzando un tour nelle
piazze europee – i problemi che derivano dalla politica di restrizione
degli accessi in Europa nei confronti di persone di altri paesi.
Le informative riportano anche altre notizie, ed anzi rimandano,
per chiunque volesse avere più informazioni a proposito di questo
gruppo e a proposito dei loro programmi, al loro sito, di cui viene data
la descrizione, o ad un’altra lista di siti.
Di questi signori si conosceva quindi tutto; anzi, cercavano di
rendere pubbliche le loro idee ed i loro punti di vista. Quando vengono
fermati il 13 luglio, cioè 11 giorni dopo l’ultima informativa,
la perquisizione cui sono sottoposti permette di individuare esattamente
i materiali che sono puntualmente descritti nelle informative del SISMI.
Si trovano proprio quelli! Evidentemente le informative erano molto precise.
Ciò che non quadra più è quello che accade in seguito,
perché gli oggetti che sono stati trovati nella perquisizione del
giorno 13, oltre ad essere gli stessi, sono anche molto più numerosi
– i caschi erano una ventina – di quelli individuati il giorno 22 (tra
l’altro chi individua per primo tali oggetti il giorno 22 è un carabiniere,
che poi ne chiama altri e così via).
Ho letto le varie tesi che sono state presentate al tribunale del
riesame sia a sostegno dell’ipotesi accusatoria sia a sostegno della difesa.
Non voglio soffermarmi sui singoli elementi, però, per esempio,
tutti quelli che riguardano l’impiego dei mezzi sono clamorosamente smentiti
dagli accertamenti svolti. Dal momento che si conoscevano così bene
le cose e che c’erano solamente gli indumenti, una maschera da sub e qualche
altro «aggeggio» già ben conosciuto, vorrei capire qual
è stato il meccanismo che ha fatto sì che queste persone
– che pure erano state individuate, alcune anche identificate – siano state
oggetto di un arresto anche se non individuate in flagranza di reato.
Questo è un aspetto che non riusciamo assolutamente a comprendere,
signor generale, perché non ci risulta che questi siano stati colti
sul fatto mentre commettevano qualche atto, così come non risulta
che avessero utilizzato alcunché.
Questo è un aspetto che vorremmo comprendere, perché
credo che i cittadini debbano essere tranquillizzati sul fatto che partecipare
a qualche manifestazione non è di per sé sufficiente per
essere arrestati, magari il giorno dopo. Possono avere delle idee molto
contrastanti con quelle sostenute da tanti altri, possono avere cartelli
per inalberare i loro striscioni e le loro proteste, ma questo di per sé
non è sufficiente.
Considerati nel loro complesso, tutti questi elementi, non sembrano
sufficienti per poter costruire un’ipotesi accusatoria come quella che
è stata costruita e che ha portato alla carcerazione dei suddetti
soggetti. Le volevo sottoporre tale questione.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Credo di
poter rispondere solo parzialmente alla domanda poiché le
valutazioni sugli indizi posti alla base del fermo di polizia giudiziaria
e dell’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare evidentemente sonodi
competenza del pubblico ministero e del giudice che, per lo meno in quella
fase, hanno ritenuto che tali indizi fossero tali da rendere necessario
il provvedimento.
Potrei aggiungere, senza entrare nel merito della valutazione della
prova o gli indizi (non è mio compito), che sono stati acquisiti
ulteriori elementi rispetto a quelli che sono stati elencati, la cui valutazione
è comunque contenuta nell’ordinanza del tribunale del riesame. Pertanto,
credo di non poter aggiungere altro, se non che si tratta di soggetti a
pieno titolo tuttora indagati per l’ipotesi associativa contestata dalla
procura della Repubblica.
GIANCLAUDIO BRESSA. Avrei bisogno di un chiarimento rispetto ad
alcune sue affermazioni. Nella sua relazione, lei ha fatto riferimento
al fatto che il R.O.S. aveva verificato l’esistenza, prima del vertice,
di contatti con alcuni gruppi tedeschi presenti a Genova, che successivamente
sono stati protagonisti di azioni violente. Lei lo ha segnalato alla procura
di Genova? Se avete accertato la presenza a Genova di questi gruppi, da
voi in qualche modo intercettati nei contatti, quale sono le ragioni per
cui non sono stati sottoposti ad un controllo più stretto o ad altre
azioni?
Il secondo chiarimento è riferito al fatto che il ROS, come
lei ha affermato, è stato impegnato in attività di pedinamento,
al termine delle manifestazioni, con lo scopo di intercettare i black bloc.
Ha, inoltre, affermato che l’azione del ROS era orientata a seguire
soltanto persone indagate o indagabili da parte della polizia giudiziaria.
Questi pedinamenti, alla fine delle manifestazioni, sono avvenuti
su
indicazione della procura o su vostra iniziativa autonoma? In definitiva,
vorrei capire se l’azione di pedinamento, al termine delle manifestazioni,
era orientata dalla procura su alcuni soggetti predeterminati oppure avveniva
sulla base di elementi accertati nel corso della giornata, durante gli
scontri e le manifestazioni.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Per quanto
concerne l’indicazione relativa alla partecipazione di soggetti
stranieri, in particolare provenienti dalla Germania, ai disordini di Genova,
posso solo precisare, trattandosi di attività investigative in corso,
che tali acquisizioni sono frutto di indagini tecniche; quelle più
tipiche (ad esempio le intercettazioni telefoniche e ambientali) sono state
tempestivamente riferite alla procura della Repubblica competente (non
cito quale essa sia) e alla procura della Repubblica di Genova, su assenso
della stessa procura della Repubblica competente.
GIANCLAUDIO BRESSA. Lei ha affermato, però, che queste persone
intercettate sono poi arrivate a Genova e sono state protagoniste di azioni
violente; il fatto che ce lo abbia detto significa che ciò è
stato verificato. Perché, sebbene sia stata verificata la presenza
di tali persone, non si è compiuto alcun intervento?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Perché è
proprio questo il frutto delle acquisizioni tecniche, che possono
essere originali, cioè per voce degli stessi soggetti che hanno
partecipato alle devastazioni, ma non necessariamente….
GIANCLAUDIO BRESSA. Mi faccia capire. Lei vuol dire che anche questo
tipo di informazione è derivata da intercettazioni tecniche?
Non li avete visti compiere quelle azioni, ma avete intercettato
una telefonata?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Telefonate o altro genere di acquisizioni formali, nell’ambito dell’indagine
preliminare, da cui è emersa, in modo genuino e autentico, la partecipazione
ai disordini.
GIANCLAUDIO BRESSA. Non in flagranza?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Non in
flagranza, ma ad opera degli stessi interessati.
Per quanto riguarda i pedinamenti, che rappresentano una delle attività
tipiche da cui si sviluppa l’investigazione del raggruppamento (i pedinamenti,
le osservazioni sono, ovviamente, corredati da attività di ripresa
audio e video, da intercettazioni telefoniche), essi riguardavano, anche
nel corso delle manifestazioni, esclusivamente le situazioni e i soggetti
già precedentemente indagati. È chiaro che nel momento in
cui si sono verificate le devastazioni, i saccheggi ad opera di frange
violente, soprattutto di origine straniera (i cosiddetti black bloc), abbiamo
concorso, con una parte del dispositivo, dopo il termine delle manifestazioni,
alle attività del comando provinciale di Genova, che ha pure proceduto
ad altre intercettazioni e ad altri fermi di polizia giudiziaria, per
individuare alcune di queste componenti. Pertanto, è stata
una attività successiva ed aggiuntiva a quella tipicamente investigativa.
GIANCALUDIO BRESSA. Quindi, ciò non è avvenuto su
indicazione della procura della
Repubblica.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
L’attività rivolta ai black bloc è stata concordata con la
procura della Repubblica, ma originariamente non rientrava nell’indagine
preliminare condotta dalla stessa procura della Repubblica e sviluppata
da noi.
PIETRO FONTANINI. Signor generale, nella sua relazione lei ha fatto
riferimento ai fatti che hanno preceduto il vertice del G8: mi riferisco,
in particolare, agli attentati.
Ricordiamo che purtroppo ne è stato protagonista anche un
uomo dell’Arma, che ha aperto
incautamente un pacco bomba. Si sono verificati una serie di avvenimenti
che non possono essere ascrivibili a soggetti esteri, ma probabilmente
sono partiti tutti dal territorio italiano. Come avete considerato tali
fatti? Come sono stati utilizzati per prevenire ulteriori avvenimenti anche
durante le manifestazioni del G8?
Inoltre, signor generale, è possibile stilare una classifica
per quanto riguarda la pericolosità dei centri sociali? Lei ha citato
il componente di un centro sociale di Genova arrestato perché in
possesso di un ordigno. È possibile conoscere questa classifica?
In particolare, i centri sociali del nord-est come vengono da voi considerati
?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Per quanto
concerne gli attentati compiuti mediante l’invio di plichi esplosivi
od incendiari, abbiamo
immediatamente ritenuto attendibile ed autentico il documento di
rivendicazione, che è andato parzialmente distrutto, relativo all’esplosivo
pervenuto alla stazione dei carabinieri di San Fruttuoso e quello, risultato
invece integro, relativo ai plichi incendiari inviati al direttore del
TG4 Emilio Fede, alla sede della Benetton a Ponzano Veneto ed al prefetto
di Genova. Si trattava dello stesso documento di rivendicazione che, oltre
a far riferimento ai plichi esplosivi ed incendiari, con una graduazione
basata sull’identità dei destinatari, alle «pentole scoppiettanti»,
ci permette verosimilmente di ascrivere nel novero anche un ordigno esplosivo
rinvenuto e disinnescato a Bologna.
Tuttavia, ritengo pacifica la matrice anarco-insurrezionalista di
tali azioni. Si tratta di azioni di tipo clandestino che possono essere
considerate a tutti gli effetti opera di un’organizzazione che, secondo
la nostra ferma convinzione e in base al risultato di indagini che proseguono
da anni nei confronti di queste componenti, è basata su un apparente
spontaneismo; in realtà, essa è strutturata su un doppio
livello: uno di massa, che pratica in alcune occasioni la violenza diffusa
e l’illegalità di massa (quella che in altri tempi veniva definita
destabilizzazione) ed un livello di lotta clandestina armata, seppur di
proporzioni sinora limitate, che rappresenta quella che, secondo i termini
adoperati dagli
addetti ai lavori, è la componente clandestina dedita alla
«destrutturazione». Per tale ragione lo sforzo teso a prevenire
tali episodi è stato intensificato proprio nei confronti di situazioni
e di soggetti che riteniamo costituire una parte significativa, se non
il gruppo dirigente, di tali componenti.
Attraverso tali attività abbiamo verificato invece un apparente
disinteresse o, comunque, una non partecipazione alle attività pubbliche,
ovvero alle manifestazioni di massa del G8.
Per quanto riguarda una classifica di pericolosità dei centri
sociali, non credo di essere in grado di stilarla; ciò sarebbe improbo
per chiunque. Ho detto che sicuramente vi sono dei centri sociali che,
in fase preparatoria, hanno evidenziato un’accentuata attività,
predisposizioni indicative di una propensione alla violenza; ve ne sono
altri, che invece, non hanno dato segnali di questo genere.
Abbiamo anche riscontrato, attraverso attività tecniche,
che sicuramente molti centri sociali, anche del nord-est, non hanno partecipato
ad azioni di devastazione; viceversa, altri centri sociali, anche del nord-est,
hanno partecipato a tali attività.
Pertanto, uno degli obiettivi dell’attività investigativa
in corso è quello di individuare le
responsabilità soggettive.
FILIPPO MANCUSO. Accanto al senso dell’adempimento di un dovere,
come componente di questo Comitato, vi è anche un senso di rispetto
nei confronti dell’Arma dei carabinieri, della quale una persona della
mia famiglia ha fatto parte, sia pure con rango di «base».
Le pongo pertanto una domanda le cui motivazioni presentano due aspetti;
uno funzionale, l’altro morale, costituito dal ricordo.
Nel corso dell’audizione svoltasi in questa sede, il comandante
generale dell’Arma dei Carabinieri ha asserito e ribadito successivamente
– con riferimento al ROS – che a Genova il grado più elevato dell’Arma
era impersonato dal comandante provinciale, colonnello Tesser. L’affermazione
del Comandante generale è stata smentita dal colonello Tesser quando
ha affermato che lei, signor generale, era a Genova in quei giorni, in
collegamento con la vicenda che lì si andava svolgendo.
Oggi lei ha aggravato la défaillance di verità, penosamente
fattaci percepire dal Comandante generale, affermando che, oltre a lei
stesso, vi era un altro generale, il generale dei Carabinieri Desideri.
Pertanto, è due volte menzognera l’affermazione che non vi fosse
un altro ufficiale dell’Arma di grado superiore al colonnello Tesser.
Sembra che il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, oltre
ad ignorare se nella camionetta dalla quale ebbe origine la vicenda conclusasi
con la morte del giovane vi fosse o meno l’apparato radio – fatto grave,
sia pur nella sua ridotta dimensione -, ignorasse anche che a Genova vi
fossero, al di sopra e con grado superiore a quello del colonnello Tesser,
ben due generali dell’Arma dei carabinieri. Tutto ciò è possibile?
Da lei non voglio che un’asserzione o una negazione circa il punto
in questione. È possibile che il comandante generale dei carabinieri
ignorasse a tal punto la compagine dell’Arma a Genova, avendoci dato ripetutamente
quella risposta?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Credo di
essermi espresso in modo incompleto. Sicuramente, il colonnello
Tesser era l’unico responsabile per l’Arma dei Carabinieri in relazione
alle esigenze di ordine e sicurezza pubblica. Per quanto mi riguarda, ho
precisato che il mio compito era esclusivamente quello di raccordo delle
attivitàinformative ed investigative delle componenti anticrimine
che operavano esclusivamente nell’ambito della polizia giudiziaria.
Sempre e soltanto per completezza, in risposta ad una domanda del
presidente Violante, ho precisato che a Genova esiste un grado ed un livello
superiore a quello del comandante provinciale, che è rappresentato
dal comandante regionale dell’Arma dei Carabinieri, generale Desideri.
FILIPPO MANCUSO. Il mio non è un commento, ma una presa d’atto
uditiva e razionale su questo punto. La mia domanda, evasa mendacemente
dal Comandante generale, era in questi termini: a Genova vi erano ufficiali
dell’Arma dei Carabinieri di grado superiore a quello del colonnello Tesser?
Non avevo fatto questioni di mansioni, di occasionalità o
di permanenza di una o dell’altra struttura dell’Arma.
La genericità della mia domanda allora ebbe come corrispondenza
la genericità…
PRESIDENTE. Vi è lo stenografico, onorevole Mancuso. Credo
che su questo punto il Comitato sia d’accordo nel ricordare ciò
che lei sta affermando.
FILIPPO MANCUSO. Se lo ha ricordato lei, si figuri il sottoscritto.
PRESIDENTE. Il problema credo sia abbastanza chiaro: a quella domanda
ricordiamo tutti ciò che rispose il comandante Siracusa; allo stesso
modo, è abbastanza chiara la risposta data in questo momento dal
generale Ganzer. Quindi, a domanda il comandante ha risposto non identificando
il generale comandante della regione dell’Arma dei carabinieri.
ROBERTO MENIA. Signor generale, vorrei sottoporle due questioni
da cui discendono alcune domande.
Innanzitutto, la curiosità di alcuni colleghi è stata
sollecitata, o solleticata, dalla presenza di parlamentari di Alleanza
nazionale all’interno della centrale operativa, presenza che andava palesemente
intesa come segno di solidarietà verso le forze dell’ordine.
Io invece sono curioso di avere informazioni riguardo la presenza
di altri parlamentari alle
manifestazioni, in luoghi o contesti in cui si siano sviluppate
azioni violente; le chiedo in merito se può dirci o se può
escludere che vi siano stati comportamenti sostanzialmente di sostegno
di ciò che stava avvenendo. Le risulta che esistono intercettazioni
che documentino la presenza, magari il sostegno, di alcuni di questi parlamentari
o anche di uno solo nei fatti di cui dicevamo? Per me è sufficiente
che si dica che si può escludere tutto ciò. Lei si è
soffermato a lungo sui black bloc, in gran parte tedeschi. Le chiedo di
sapere, perché non vorrei aver percepito qualcosa di differente
da quello che è stato lo sviluppo dei fatti di Genova, in che misura
gli episodi violenti di saccheggio e di devastazione di Genova sono attribuibili
ai black bloc stranieri ed in che misura – le chiedo sostanzialmente una
percentuale – erano presenti ed attori principali di quei fatti di violenza
giovani (o meno giovani) italiani.
In questo senso, vorrei anche conoscere quale ruolo abbiano avuto
tra i tanti italiani, che mi risulta abbiano partecipato a quei fatti di
violenza, i centri sociali, in particolare quelli appartenenti alle cosiddette
tute bianche.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
La mia risposta non può che essere parziale, molto parziale, perché,
come ho precisato, i nostri compiti e la nostra concreta attività
esulavano dall’impegno dell’ordine pubblico. Quindi, non sono in grado
di rispondere se alla manifestazione abbiano partecipato, ed a quale titolo,
dei parlamentari di diversa appartenenza, né tanto meno sono in
grado – ma non mi risulta – di dire se fossero presenti ad azioni di violenza.
Posso solo rispondere in senso negativo sull’esistenza di nostre intercettazioni
che abbiano avuto parlamentari come soggetto passivo. Per sgombrare il
campo da possibili dubbi, se ci fossero state intercettazioni non avrei
potuto ovviamente rispondere per ragioni di segreto
investigativo; ritengo di poter escludere che ci siano state intercettazioni
di tal genere proprio perché non vi è alcun segreto investigativo.
Per quanto concerne le azioni di violenza, nella misura in cui sono
state percepite attraverso le nostre attività (che sono per lo più
di tipo tecnico e non quindi di osservazione diretta), posso confermare
quello che più autorevolmente è stato detto da parte di ufficiali
di Polizia giudiziaria e comunque di autorità istituzionali che
hanno seguito espressamente ed attentamente questi aspetti, e cioè
che le devastazioni, i saccheggi e le violenze hanno avuto luogo oltre
che da parte di componenti stranieri, sicuramente anche da parte di folte
componenti provenienti da gruppi antagonisti italiani.
GIANNICOLA SINISI. Saluto e ringrazio il generale Ganzer, che anche
qui ha dato una precisa conoscenza del valore del suo contributo professionale,
di un’attività che svolge soprattutto per quanto riguarda la lotta
all’eversione, da moltissimi anni, con meriti ampiamente riconosciuti nel
nostro paese.
Le pongo cinque questioni. La prima: vorrei sapere se tra il 19
e il 20 luglio la sua base operativa, chiamiamola così, si sia trovata
presso il comando provinciale di Forte San Giuliano, a Genova.
La seconda questione è se il Reparto anticrimine interprovinciale
del ROS di Genova (e anche il supporto ulteriore del ROS centrale che lei
ha fornito) era collegato con la sala operativa del comando provinciale
e con la sala operativa comune che era stata realizzata presso la questura
di Genova.
La terza questione, signor generale, è un po’ più
complessa. Lei ci ha dato contezza di questo lavoro di investigazione preventiva
e di investigazione giudiziaria che è stato compiuto in relazione
al G8, ma soprattutto al grande pianeta, che è il movimento antagonista,
delle frange eversive che si muovono nel nostro paese: ci ha parlato di
intercettazioni telefoniche e ambientali. Allora, la mia domanda è
questa: quale fu il contributo del ROS alla elaborazione dei servizi di
ordine pubblico che si andavano predisponendo nei giorni del vertice, proprio
sulla base della conoscenza delle
modalità operative di questi organismi eversivi o comunque
antagonisti? Segnatamente, informaste il questore di Genova quando scrisse
la sua ordinanza di servizio del 12 luglio?
Inoltre, siccome il collega Bressa le ha fatto una domanda molto
precisa, alla quale lei ha dato una risposta altrettanto precisa, dal momento
che esiste una norma molto trascurata del codice di procedura penale, secondo
la quale bisogna dare al ministro dell’interno ogni informazione acquisita
anche durante le attività di polizia giudiziaria, anche sotto la
guida dell’autorità giudiziaria, che sia rilevante per l’ordine
e la sicurezza pubblica (l’articolo 118 del codice di procedura penale
l’abbiamo applicato in alcune occasioni, ma sempre troppo limitatamente),
l’altra domanda è la seguente:
queste informazioni, da voi direttamente o dall’autorità
giudiziaria – e le chiedo di sapere quali siano le autorità giudiziarie
con cui avete collaborato -, vennero fornite al ministro dell’interno?
Ebbe il ministro dell’interno l’opportunità di fermare alle
frontiere le persone che erano state identificate, di svolgere tutta quell’attività
di sua competenza? Chiedo di sapere quali siano le autorità interessate
perché c’è ovviamente un profilo di diretto interesse: abbiamo
saputo di Napoli e di Roma, abbiamo sentito anche di Bologna, se non vado
errato, che si sono occupate dell’attività di cui lei ha fatto cenno.
La quarta questione è la seguente: dal momento che lei si
trovava a Genova, fu informato della perquisizione compiuta alla scuola
Diaz? Sappiamo che ne venne informato il colonnello Tesser, ma lui venne
informato?
Le chiedo anche se durante quei giorni partecipò all’attività
di perquisizione che – come è evidente – portò all’arresto
di un certo componente del centro sociale: nell’ordinanza di servizio cui
si riferiva il collega Fontanini si afferma che il centro sociale Immensa
fa parte del blocco blu. È nell’ordinanza di servizio del questore:
quel centro sociale, cui apparteneva la persona che lei ha così
abilmente arrestato con una pipe bomb, faceva parte del blocco blu. Vorrei,
quindi, sapere – lo ribadisco – se durante i giorni del G8 partecipò
ad altre perquisizioni e se fu informato della perquisizione operata
alla scuola Diaz.
La quinta ed ultima domanda è la seguente. Non intendo alimentare
alcuna polemica sulla questione degli infiltrati dei carabinieri e, certamente,
non faccio assolutamente riferimento alla fotografia pubblicata, in quanto
reputo del tutto chiaro ed evidente – tanto per sgombrare il campo da equivoci
– che si trattasse di personale che stava smontando dal servizio e che
abitualmente non opera in
divisa. Le chiedo se lei, per le sue investigazioni, utilizza personale
sotto copertura e se ne abbia fatto uso durante le attività di investigazione
preventiva e giudiziaria che ha svolto per il G8.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Nel periodo tra il 19 e il 22 luglio ho fatto capo essenzialmente alla
sede del comando provinciale di Forte San Giuliano, poiché è
la sede della sezione anticrimine del ROS presso il comando provinciale.
Quindi, il nostro personale ovviamente utilizzava gli uffici della
sezione, che era costantemente collegata con la sala operativa del comando
provinciale; ma, oltre al collegamento tramite mezzi tecnici con la sala
operativa, esisteva il doveroso collegamento diretto del comandante della
sezione con il comandante provinciale stesso.
L’unico referente per il ROS è sempre stato – come peraltro
previsto dalle disposizioni – il
comandante provinciale competente e, in questo caso, il comandante
provinciale di Genova che – lo ripeto – era il referente ed il responsabile
di tutte le attività, anche se in questo caso non ha trovato applicazione
la direttiva Napolitano, perché siamo nel campo dell’eversione che
non è ricompresa nel novero delle attività in materia di
criminalità organizzata comune. Comunque, riteniamo – e in questi
termini abbiamo applicato la disposizione sulla circolarità interna
– che il raccordo tra componente anticrimine e componente territoriale
debba essere assolutamente stretto.
Per quanto riguarda il contributo del ROS ai servizi di ordine pubblico,
potrei rispondere che non vi è stato; come ho precisato, il nostro
è stato un contributo che ha riguardato esclusivamente attività
di polizia giudiziaria, con qualche ricaduta informativa che poteva contribuire
a valutazioni che lo stesso comandante provinciale, unitamente ad altri
elementi di valutazione, poteva utilizzare. Quindi, era sempre il comandante
provinciale a sfruttare tutti i suoi canali informativi e tutte le attivazioni
che comunque gli giungevano per le proprie valutazioni e per raccordarsi
con il questore di Genova.
Personalmente, pur essendo sul posto e pur avendo un rapporto anche
personale ed amichevole con funzionari della Polizia di Stato, a cominciare
dallo stesso direttore del servizio centrale operativo, dottor Gratteri,
in quei giorni non ho mai tenuto contatti con responsabili omologhi, proprio
per mantenere quella linea e quel canale istituzionale ed esclusivo che
doveva essere rappresentato dal rapporto fra questore e comandante provinciale.
Pertanto, non fui neppure informato della perquisizione alla Diaz:
lo seppi la mattina successiva; ovviamente non partecipai a quella perquisizione
e neppure a perquisizioni condotte dalle stesse articolazioni del ROS,
in quanto un comandante di sezione, ufficiale di polizia giudiziaria anziano
nel grado di tenente colonnello, mi sembrava più che sufficiente
per dirigere le attività.
Per quanto riguarda l’ultima domanda, escludo che vi siano stati
infiltrati del raggruppamento operativo speciale in qualsivoglia attività
anche, per connessione riconducibile al G8.
GIANNICOLA SINISI. Vi è una domanda che le ho rivolto e a
cui lei non ha dato risposta. Vorrei sapere se ci può indicare le
autorità giudiziarie che sono state interessate dall’attività
preventiva, investigativa e anche giudiziaria di raccordo che lei ha svolto
come ROS e se il ROS o queste autorità giudiziarie informarono tempestivamente
il ministro dell’interno in merito alle evenienze di interesse per l’ordine
e la sicurezza pubblica che via via risultavano dalle intercettazioni telefoniche
e ambientali, sulla base di quanto previsto dalle norme. Mi sono permesso
anche di citare un articolo del codice di procedura penale anche se è
sempre una cosa sconveniente.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Per quanto
concerne le autorità giudiziarie presso cui erano già
in corso alcune attività investigative, posso ricordare a memoria
Brescia, Bologna, Trento, Trieste, Padova, Firenze, ovviamente Genova,
Torino e qualche altra (ricordo quelle su cui erano incentrate le attività,
dal nostro punto di vista, più significative).
Ovviamente non abbiamo esteso di nostra iniziativa alcuna informazione
e comunicazione formale sugli esiti delle attività investigative
se non alle procure della Repubblica. Quindi, mentre alcuni spunti informativi
che potevano consentire o contribuire ad una valutazione della minaccia
sono state, previo assenso informale delle autorità giudiziarie,
partecipate ai responsabili e, in particolare, al comandante provinciale
di Genova, altre attività formali sono state comunicate alla procura
della Repubblica di Genova dalle stesse procure della Repubblica; non sono
in grado di dirle se comunicazioni formali siano state inoltrate al ministro
dell’interno anche dall’autorità giudiziaria.
FRANCO BASSANINI. Rispondendo al presidente Violante, lei è
stato molto chiaro. Ha detto: la grande maggioranza del movimento di dissenso
e di contestazione è formata da organizzazioni pacifiche, poi vi
è una minoranza di organizzazioni violente e pericolose. Più
avanti, fornendo un’altra risposta, ci ha detto che la sua impressione
è che tali organizzazioni manifestino un apparente disinteresse
per le problematiche del G8, il che mi fa capire – non so se me lo conferma
– anche per le problematiche dell’antiglobalizzazione.
Mi chiedevo se quello che lei pensa sia simile a quanto ci ha detto
il dottor Andreassi, cioè che la tecnica di queste organizzazioni
è quella dell’infiltrazione parassitaria nel movimento. Se tali
organizzazioni possono venire allo scoperto utilizzando diversi tipi di
manifestazione, anche non necessariamente quelle antiglobalizzazione, mi
chiedo se l’obiettivo non debba essere, a suo avviso, quello di cercare
il più possibile di realizzare una mappatura precisa delle organizzazioni
pericolose e violente e di organizzare il loro isolamento. Alcuni decenni
fa si fece lo stesso nei confronti del terrorismo e delle BR: anche allora
il problema fondamentale era quello di impedire che reclutassero in un
ambiente più ampio.
Vorrei sapere se, sotto questo profilo, vi siate dati un programma
di mappatura e di definizione ed isolamento e se, quindi, si possa sperare
che in futuro i risultati siano migliori di quelli di Genova.
In quella sede, purtroppo, l’operazione di isolamento e di prevenzione
delle organizzazioni violente non è riuscita e queste hanno potuto
confondersi ed infiltrarsi in un movimento in grande maggioranza pacifico.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Per quanto
concerne una valutazione, seppure empirica, di una percentuale di
partecipazione alle violenze, ho risposto in termini di una minoranza di
frange violente, ovviamente rispetto a quella che era la massa dei manifestanti
del giorno 21 luglio. Credo infatti – anche se non sono probabilmente l’interlocutore
più adatto per una valutazione esatta in tema di ordine pubblico
– che i gruppi ed i soggetti che hanno prodotto le devastazioni ed i saccheggi
possano essere quantificati nell’ordine di alcune migliaia di persone,
che, comunque, in termini di problemi di gestione dell’ordine pubblico,
non sono poche, anzi.
FRANCO BASSANINI. È evidente che, poiché si stimano
in 200-300 mila i manifestanti, alcune migliaia di persone sono tante ma,
per fortuna, sono comunque una piccola minoranza.
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Per quanto
concerne una mappatura delle organizzazioni e dei vari centri sociali
secondo una loro dichiarata partecipazione a certe componenti, mi risulta
che questa fosse stata effettuata. Mi riferisco alla nota suddivisione
nei blocchi rosa, giallo, blu e nero.
Indubbiamente si tratta di valutazioni, di organigrammi e di aggiornamenti
perfettibili, che
richiedono un lavoro continuo sia di tipo informativo sia di tipo
investigativo. Mi riferivo, però, in modo particolare alle attività
investigative nei confronti di soggetti e di esponenti che riteniamo siano
riconducibili non a queste strutture di massa, ma al livello di attività
clandestina di alcune componenti.
Riteniamo, infatti, che queste siano costituite su un doppio livello,
di cui quello pubblico, quello appariscente, quello della violenza diffusa
in occasione delle manifestazioni è solo uno degli aspetti.
FRANCO BASSANINI. Perché parla di componenti? Sono organizzazioni!
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Per parlare di organizzazioni dovrei già avere elementi tali da
configurare un’associazione sovversiva o una banda armata. Parlo ancora
di ipotesi investigative (Commenti del deputato Boato). Sto parlando di
componenti che, per essere ancora più specifico, possono essere
soprattutto questi gruppi di affinità, o pseudogruppi di affinità.
FRANCO BASSANINI. Dunque, componenti per lei significa soggetti?
GIANPAOLO GANZER, Vicecomandante del ROS dell’Arma dei carabinieri.
Componenti
significa aggregazioni aventi caratteristiche tali per cui nella
fattispecie viene ipotizzata una valenza eversiva e, quindi, un’ipotesi
associativa. Quello che abbiamo registrato nella fase delle manifestazioni,
quindi nel periodo 19-22 luglio, è che i soggetti su cui erano in
corso le indagini per questa specifica ipotesi di organizzazione di cellule
clandestine non hanno partecipato alle manifestazioni.
PRESIDENTE. Generale Ganzer, la ringrazio ancora una volta e le
auguro buon lavoro anche a nome di tutto il Comitato.
Prima di procedere ad una breve sospensione dei lavori informo i
colleghi che, in assenza di obiezioni, le audizioni del dottor Adriano
Lauro e del dottor Maurizio Fiorillo saranno svolte congiuntamente. Sospendo
la seduta.
![]() |