La morte di Paolo Rossi

Tuttavia i tempi stanno per cambiare e in senso sfavorevole, per il neofascistismo romano, il 27 aprile 1966, durante scontri violentissimi provocati dai picchiatori di Delle Chiaie davanti alla facolta' di Lettere, muore lo studente socialista Paolo Rossi. Un incidente, dira' la polizia: il ragazzo si e' sentito male ed e' precipitato dalla scalinata. Invece ci sono molti testimoni a dichiarare che Paolo Rossi e' stato picchiato e per questo e' caduto sul piazzale, Anche le foto parlano chiaro, dimostrando le violenze dei fascisti che si accaniscono su studenti isolati, mentre i poliziotti stanno a guardare. Riconoscibilissimi sono Serafino Di Luia, Flavio Campo, Saverio Ghiacci, Adrano Mulas-Palomba, Alberto Questa, Loris Facchinetti e Mario Merlino.

La morte di Paolo Rossi risveglia le coscienze, mobilita i giovani della nuova sinistra. Alcune facolta' vengono occupate. La notte tra il 28 e il 29 gli squadristi di Delle Chiaie aggrediscono nuovamente alcuni studenti isolati, bloccano l'auto su cui viaggia la figlia del deputato comunista Pietro Ingrao assieme a due amici assistenti universitari, a uno dei quali un colpo di coltello asporta la falange di un dito. Tra i denunciati per il vile episodio c'e' Serafino Di Luia ed un certo Angrillo, un militare dell'Aereonautica.

Il 2 maggio tutta l'Universita' romana e' occupata. tremila studenti riuniti in assemblea e 51 docenti titolari di cattedra denunciano in una lettera inviata al Presidente della Repubblica "la situazione di violenza e illegalita' che regna nella citta' universitaria dove un'infima minoranza di teppisti che hanno fatto propro i simboli del nazismo, del fascismo delle SS e dei campi di sterminio, possono impunemente aggredire studenti e professori che non condividono metodi e idee appartenenti al piu' vergognoso passato, e condannati dalle leggi di tutti i paesi civili." E concludono: "Di fronte a questo stato di cose, anche noi ci sentiamo responsabili della morte di Paolo Rossi peche' abbiamo tollerato ttuuto cio' sino ad oggi"

Il giorno precedente un corteo di centinaia di operai si era recato alla Citta' Universitaria per portare la propria solidarieta' agli occupanti. Il ministro della Pubblica Istruzione, a scanzo di guai ulteriori, costringe alle dimissioni chi, piu' degli studenti e dei professori democratici, e' stato responsabile per anni della situazione che ha portato alla morte di Paolo Rossi: il rettore Ugo Papi. In un'intervista al giornale "Rome Daily American" l'ex fascista Papi dichiara: "L'unico mio torto e' stato quelo di aver sempre cercato di ostacolare i professori di sinistra." Eppure i fascisti attaccano ancora.

Il 2 maggio 300 squadristi guidati da Caradonna e Delfino danno l'assalto alla Facolta' di Legge: ma ormai gli studenti sono in grado di reagire e di battersi e anche la polizia interviene.

In realta', la presenza dei fascisti si era rivelata utilissima per la creazione nell'Universita' di quel clima di terrorismo e di rissa latente su cui il vecchio corpo accademico, incolto e clientelare, fonda le sue tradizionali fortune. Impossibilitati a sviluppare la dialettica delle idee gli, studenti di sinistra stentavano a mettere a fuoco gli obbiettivi di lotta avanzati e restavano prigionieri della logica anacrinistica -anche se legittimata da esigenze di conservazione fisica- della battaglia antifascista. Dall'esperienza di quegli anni, il corpo accademico, e, piu' in generale, le forze interne dell'apparato statale, trarranno utili indicazioni per il futuro: in quel momento, l'applicazione di alcuni elementari principi costituzionali nell'ambito universitario nasce piu' dalla paura della reazione studentesca che da una, sia pur tardiva, repisiscenza democratica delle autorita'.

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