Un banchetto a piazza del Popolo per "parlare con tutti gratis"
Sistemato in piazza del Popolo, nel tardo pomeriggio di domenica, un banchetto e tre sedie.
Un cartello eloquente: "Parlo con chiunque, di qualunque cosa, gratis".
Si poteva parlare di cose serie, come il calciomercato della Fiorentina, come il conflitto arabo-israeliano,
oppure di problemi che sono nella testa e nel cuore di tutti, come la fecondazione assistita
dei fenicotteri nani della Papua Nuova Guinea e delle Isole Kiribati."


Autore di questa iniziativa è Giovanni Fontana, ragazzo toscano, trapiantato a Roma, blogger e viaggiatore,
con un'esperienza di volontario in Palestina. Sul suo blog,
ha documentato con foto e testi le due ore trascorse in piazza del Popolo,
tra gli sguardi incuriositi di romani e turisti.
Due ore durante le quali ha incontrato complessivamente 14 gruppi di persone:
ragazze, coppie, signori anziani.

Piazza del Popolo, 12 luglio 2009. Ore 18.30->20.15

Era un sacco di tempo che lo volevo fare. Oggi, domenica, il giorno più adatto.
Tardo pomeriggio, quando non fa troppo caldo. E andare.
Dice che “non si parla più”, sarà una cretinata dico io, il problema è che non la si fa mai parlare la gente, e allora vediamo!

Principalmente per vedere l’effetto che fa. È stato un successo strepitoso, in meno di due ore sono venuti quattordici gruppi diversi, e non sono mai stato per più di 3 minuti senza nessuno a parlare. Anzi, si son tutti lamentati che non ho portato abbastanza sedie.
A chi mi chiedeva di cosa si potesse parlare rispondevo che si poteva parlare di cose serie, come il calciomercato della Fiorentina, di cazzate, come il conflitto arabo-israeliano, oppure di problemi che sono nella testa e nel cuore di tutti, come la fecondazione assistita dei fenicotteri nani della Papua Nuova Guinea e delle Isole Kiribati.

Le storie e le facce:

Loro sono Igor e Bogdan, con loro abbiamo parlato di poesia, e ho recitato loro la Quercia del Tasso:

Con Sara e Ilaria abbiamo parlato dello shopping, degli emo, poi mi hanno chiesto di raccontar loro una barzelletta:
ho raccontato loro quella di quello che aveva tre palle, hanno riso.

Lina mi ha raccontato di lei, del marito morto di recente,
e un vecchio pretendente – vecchio di 52 anni fa – prima che lei si sposasse, che l’ha richiamata per farle le condoglianze.
Dice che papà, giù in Sicilia, le aveva impedito di sposarlo, e ora era tentata, a mezzabocca,
di tornare a Ribera (Agrigento) per rivedere questo Pietro.
Io l’ho cercata di spingere in tutti i modi a smettere di fumare, e ad andare giù in Sicilia da questo suo vecchio grande amore.

Con Federica e Valerio abbiamo parlato della fine del mondo, decidendo che non arriverà. E poi dei buchi neri. All’inizio avevo detto loro che io potevo assumere qualunque posizione: volevano litigare con un fascista? Facevo il fascista! Volevano discutere con un leghista tifoso del Palermo? Facevo il leghista tifoso del Palermo.
Lui ce l’aveva a morte con le religioni, non ho avuto il cuore di difendere le religioni.

Domenico ha voluto sapere soltanto di me. Gli ho detto di me.

Con Christian e Marta abbiamo parlato del mio cognome. In verità ho detto loro di chiamarmi Amadori di nome e Valter di cognome, perché mio nonno si chiamava Valter Walter, poi siccome durante il Fascismo regolarizzavano i nomi stranieri, lo chiamarono Valter Valter, ma tutti si confondevano, andava all’anagrafe e doveva ripetere mille volte nome e cognome, in comune, e doveva ripetersi. Allora ha deciso che tutta la sua progenie si sarebbe chiamata con un cognome, mio padre si chiama Lanfranchi Valter, io mi chiamo Amadori Valter, e se devo decidere un nome per mio figlio (maschio, per le femmine non c’è il problema della confusione) devo decidere un cognome: per esempio io ho pensato di chiamarlo Ariosto. Ariosto di nome, e Valter di cognome.

Mariangela è brasiliana, è venuta in Italia per amore, ma il suo amore è finito, poi però…
…sono arrivati Julieta e Tibo,
lei argentina e lui francese: non c’è stato verso, a quel punto è diventato un derby Brasile-Argentina-Francia con discussione
sul calciatore più forte del mondo. Ronaldo, Batistuta o Zidane. Ovviamente, a mio insindacabile giudizio, ha vinto Batigol.

Lino e Enrica.
Ho detto loro che c’era già stata una Lina, e che mia sorella mi chiama “Lino”, sarebbe il vezzeggiativo di lello.
E poi ho spiegato loro, erano di Napoli, perché Roma fosse la città più bella del mondo,
sempre la storia della ragazza che si trucca al semaforo e del camionista:

Marianna, Nasser, Carola, Penelope, Fabiana e Sonia.
Mi hanno istruito sull’emozione fugace del fare i commessi, e abbiamo parlato di Nuvolari.
Una di loro voleva darmi dei soldi: credo non avesse proprio capito bene lo spirito, ma effettivamente quale spirito?

Shakespeare, no non è lui. Lui è uno che scrive madrigali,
e li canta, si chiamano Giuseppe ed Eleonora, abbiamo parlato di Shakespeare, appunto,
dei poeti siciliani, e dell’instabilità come concetto filosofico in relazione allo stendino.
Potevo raccontar loro questo episodio, e me ne son dimenticato.

Lei è stata la più noiosa, Veronica,
del resto era l’unica che conoscevo già. Il dilemma era se fosse più opportuno comprare
una Nikon o una Canon, io ricordandomi di Nikoletta ho suggerito la Nikon.

Lorenzo (a destra), l’altro è Tommaso,
aveva un problema con la sua ragazza. Innamoratissimo lui, lei era arrabbiata per una scemata che lui ha fatto
(non troppo grave, nesusn tradimento, se mi ha detto la verità).
Così gli ho detto tutte le sorprese che le doveva fare
per riconquistarla, lui ha preso appunti. Spero che gli vada bene.

Infine Ivana e Enertina (che nome!), abbiamo parlato dell’insensatezza della gelosia.
Abbiamo disquisito, alla fine tutti concordi, del perché essere gelosi significa non essere innamorati. Un finale degno!

E alle 20.15, mi sono ritenuto soddisfatto e ho sbaraccato.

Ecco l’occorrente – per chi volesse provare di persona:
uno stendino, un cartellone, un lenzuolo, due sedie, uno sgabello, un po’ di scotch:

Qui la postazione appena prima d’andare via:

Mi son divertito un sacco,
solo vedere le facce della gente che passava, valeva il gioco.
Va rifatto, e la prossima volta m’invento qualcosa di nuovo.