Carissimi Fratelli,

"Vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio."

Il Papa annuncia le sue dimissioni il drammatico video


Dimissioni Papa, le ‘profezie’. L’Osservatore: ‘Già decise da molti mesi’
Il quotidiano di Città del Vaticano scrive che la scelta di Benedetto XVI è arrivata "dopo il viaggio in Messico e a Cuba (dal 23 al 28 marzo 2012, ndr)". Più di un anno fa, inoltre, sul Fatto e su Libero, erano emerse altre notizie che avevano preannunciato la fine del suo pontificato. Ipotesi poi confermata anche dal vescovo di Ivrea, Luigi Bettazzi
Fonte: Il Fatto Quotidiano 11 febbraio 2013

Per il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, le dimissioni del Papa sono state una “sorpresa”. Ma l’Osservatore romano, quotidiano della Santa Sede, scrive al contrario che “la decisione del Pontefice è stata presa da molti mesi”. Più esattamente “dopo il viaggio in Messico e a Cuba (dal 23 al 28 marzo 2012, ndr) in un riserbo che nessuno ha potuto infrangere, avendo ‘ripetutamente esaminato’ la propria coscienza ‘davanti a Dio‘, a causa dell’avanzare dell’età”. Il direttore del quotidiano Gian Maria Vian sottolinea che si tratta di una”decisione umanamente e spiritualmente esemplare, nella piena maturità di un pontificato che, fin dal suo inizio e per quasi otto anni, giorno per giorno, non ha smesso di stupire e che certo lascerà una traccia profonda nella storia. Quella storia che il Papa legge con fiducia nel segno del futuro di Dio”. Quello di oggi, prosegue, “è un avvenimento senza precedenti, e che di conseguenza ha subito fatto il giro del mondo” anche alla luce della consapevolezza “che il cardinale Ratzinger non ha in alcun modo cercato l’elezione al pontificato, una delle più rapide nella storia, e che l’ha accettata con la semplicità propria di chi davvero affida la propria vita a Dio”. Ma l’Osservatore romano non è l’unico a spiegare che la decisione risale a molti mesi fa.

Il Fatto Quotidiano: “12 mesi da vivere” – A febbraio 2012 Il Fatto quotidiano aveva riportato il contenuto di un appunto anonimo consegnato a gennaio 2011 dal cardinale Castrillòn alla segreteria di Stato e al segretario del Papa, che riferiva quanto detto dal cardinale Romeo, arcivescovo di Palermo, nel novembre 2011 durante alcuni colloqui in Cina. “Sicuro di sé, come se lo sapesse con precisione, il Cardinale Romeo ha annunciato, che il Santo Padre avrebbe solo altri 12 mesi da vivere“, si legge. Un riferimento al tempo che rimane “da vivere” che forse è da intendersi in senso figurato, ovvero in relazione al periodo che Benedetto VXI avrebbe ancora occupato sul trono pontificio. “Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre”. Gli interlocutori cinesi probabilmente hanno frainteso il messaggio e “hanno pensato, con spavento, che sia in programma un attentato contro il Papa”. Tra i nomi dei successori c’era anche quello di Angelo Scola, ma all’epoca queste parole erano considerate da Lombardi “talmente incredibili” da non poter essere commentate.

Romeo dopo l’annuncio delle dimissioni: “Il documento del Fatto? Farneticazioni” – Alla luce di quel documento e delle dimissioni annunciate da Benedetto XVI, il cardinale Romeo per la prima volta ha smentito l’11 febbraio 2013 il contenuto delle “previsioni” dicendo che ‘la storia pubblicata sulle pagine de Il Fatto Quotidiano era ed è frutto di farneticazioni mentali: sono solo e soltanto fandonie”
Poi ha aggiunto: “Il documento pubblicato dal giornale era contraddittorio e inventato totalmente. Del resto se fosse stato veritiero Papa Benedetto XVI sarebbe dovuto morire entro 12 mesi, ovvero nel 2012. Sbaglio o siamo nel 2013? Sono dunque tutte fandonie”. Romeo specifica inoltre che tutti, “non solo ambienti cattolici”, hanno detto che è “un fatto inventato di sana pianta, una bugia dei giornali. Una bugia inventata. Non ha senso insistere su una cosa che non esiste”. Inoltre, visto che la notizia era attribuita a lui, ha tenuto a precisare: “Se mi reco all’estero lo faccio autorizzato dalla Santa Sede che informo responsabilmente. Non vado in giro a parlare dei tempi del pontificato”. Sulla notizia della decisione di Ratzinger ha poi concluso: “Siamo stupiti e pietrificati. Ma il Santo Padre aveva già anticipato nelle interviste che se le forze venivano meno era giusto lasciare la Chiesa in mani più vigorose”.

Dimissioni Papa, le ‘profezie’. L’Osservatore: ‘Già decise da molti mesi’
Il quotidiano di Città del Vaticano scrive che la scelta di Benedetto XVI è arrivata "dopo il viaggio in Messico e a Cuba (dal 23 al 28 marzo 2012, ndr)". Più di un anno fa, inoltre, sul Fatto e su Libero, erano emerse altre notizie che avevano preannunciato la fine del suo pontificato. Ipotesi poi confermata anche dal vescovo di Ivrea, Luigi Bettazzi
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 febbraio 2013
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Papa Ratzinger Benedetto XVI

Più informazioni su: Antonio Socci, Benedetto XVI, Cina, Darío Castrillón Hoyos, Dimissioni Papa, Joseph Ratzinger, Libero, Palermo, Papa, Vaticano, Vatileaks.
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Per il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, le dimissioni del Papa sono state una “sorpresa”. Ma l’Osservatore romano, quotidiano della Santa Sede, scrive al contrario che “la decisione del Pontefice è stata presa da molti mesi”. Più esattamente “dopo il viaggio in Messico e a Cuba (dal 23 al 28 marzo 2012, ndr) in un riserbo che nessuno ha potuto infrangere, avendo ‘ripetutamente esaminato’ la propria coscienza ‘davanti a Dio‘, a causa dell’avanzare dell’età”. Il direttore del quotidiano Gian Maria Vian sottolinea che si tratta di una”decisione umanamente e spiritualmente esemplare, nella piena maturità di un pontificato che, fin dal suo inizio e per quasi otto anni, giorno per giorno, non ha smesso di stupire e che certo lascerà una traccia profonda nella storia. Quella storia che il Papa legge con fiducia nel segno del futuro di Dio”. Quello di oggi, prosegue, “è un avvenimento senza precedenti, e che di conseguenza ha subito fatto il giro del mondo” anche alla luce della consapevolezza “che il cardinale Ratzinger non ha in alcun modo cercato l’elezione al pontificato, una delle più rapide nella storia, e che l’ha accettata con la semplicità propria di chi davvero affida la propria vita a Dio”. Ma l’Osservatore romano non è l’unico a spiegare che la decisione risale a molti mesi fa.

Il Fatto Quotidiano: “12 mesi da vivere” – A febbraio 2012 Il Fatto quotidiano aveva riportato il contenuto di un appunto anonimo consegnato a gennaio 2011 dal cardinale Castrillòn alla segreteria di Stato e al segretario del Papa, che riferiva quanto detto dal cardinale Romeo, arcivescovo di Palermo, nel novembre 2011 durante alcuni colloqui in Cina. “Sicuro di sé, come se lo sapesse con precisione, il Cardinale Romeo ha annunciato, che il Santo Padre avrebbe solo altri 12 mesi da vivere“, si legge. Un riferimento al tempo che rimane “da vivere” che forse è da intendersi in senso figurato, ovvero in relazione al periodo che Benedetto VXI avrebbe ancora occupato sul trono pontificio. “Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre”. Gli interlocutori cinesi probabilmente hanno frainteso il messaggio e “hanno pensato, con spavento, che sia in programma un attentato contro il Papa”. Tra i nomi dei successori c’era anche quello di Angelo Scola, ma all’epoca queste parole erano considerate da Lombardi “talmente incredibili” da non poter essere commentate.

Romeo dopo l’annuncio delle dimissioni: “Il documento del Fatto? Farneticazioni” – Alla luce di quel documento e delle dimissioni annunciate da Benedetto XVI, il cardinale Romeo per la prima volta ha smentito l’11 febbraio 2013 il contenuto delle “previsioni” dicendo che ‘la storia pubblicata sulle pagine de Il Fatto Quotidiano era ed è frutto di farneticazioni mentali: sono solo e soltanto fandonie”. Poi ha aggiunto: “Il documento pubblicato dal giornale era contraddittorio e inventato totalmente. 

Del resto se fosse stato veritiero Papa Benedetto XVI sarebbe dovuto morire entro 12 mesi, ovvero nel 2012. Sbaglio o siamo nel 2013? Sono dunque tutte fandonie”. Romeo specifica inoltre che tutti, “non solo ambienti cattolici”, hanno detto che è “un fatto inventato di sana pianta, una bugia dei giornali. Una bugia inventata. Non ha senso insistere su una cosa che non esiste”. Inoltre, visto che la notizia era attribuita a lui, ha tenuto a precisare: “Se mi reco all’estero lo faccio autorizzato dalla Santa Sede che informo responsabilmente. Non vado in giro a parlare dei tempi del pontificato”. Sulla notizia della decisione di Ratzinger ha poi concluso: “Siamo stupiti e pietrificati. Ma il Santo Padre aveva già anticipato nelle interviste che se le forze venivano meno era giusto lasciare la Chiesa in mani più vigorose”.

Socci su Libero: “Dimissioni decise dopo Vatileaks” – Oltre al documento pubblicato dal Fatto, anche il giornalista Antonio Socci su Libero aveva anticipato la volontà di Ratzinger di ritirarsi a seguito dello scandalo Vatileaks e delle sue condizioni di salute. Il 24 settembre 2011 in un’articolo pubblicato sul quotidiano, prevedeva le dimissioni entro aprile 2012, “allo scoccare dei suoi 85 anni”. Il suo passo indietro in realtà è avvenuto quasi un anno dopo, ma Socci, intervistato da Huffington Post Italia, spiega di avere ricevuto nel 2011 “la notizia da fonti diverse e indipendenti dall’altro. Quando aveva osservato analiticamente la possibilità delle dimissioni nel suo libro intervista con Peter Seewald, spiegò che non sarebbero state comprensibili con la Chiesa nella tempesta. Un mese dopo scoppiò Vatileaks. Probabilmente non ritenne opportuno dimettersi in quel momento, sarebbe sembrata come una fuga. La decisione di dimettersi è stata congelata. Poi un mese fa è arrivata la grazia al maggiordomo Gabriele“.

Il vescovo di Ivrea: “Il Papa è molto stanco” – Una posizione condivisa anche dal vescovo emerito di Ivrea, monsignor Luigi Bettazzi che a febbraio 2012 era intervenuto a Un giorno da pecora su Radio 2 per confermare l’intenzione di Ratzinger di dimettersi, ma prendendo le distanze dall’ipotesi di un attentato contro il Papa (la versione del messaggio di Romeo secondo l’interpretazione dei cinesi, ndr). “Benedetto XVI è molto stanco basta vederlo – aveva detto – è uno abituato agli studi, non a un ruolo pubblico. E di fronte ai problemi che ci sono, forse anche di fronte alle tensioni che ci sono all’interno della Curia, potrebbe pensare che di queste cose se ne occuperà il nuovo Papa”. Quanto alla notizia del ‘complotto’ pubblicata dal Fatto, Bettazzi aveva detto: “Penso sia un sistema per preparare l’eventualità delle dimissioni. Per preparare a questo choc, perché le dimissioni di un Papa sarebbero uno choc, cominciano a buttare lì la cosa del complotto“.


Padre Federico Lombardi, le dimissioni del Papa sono state una “sorpresa”.
“Colti di sorpresa. Situazione inedita”
Il portavoce vaticano in conferenza stampa spiega che la scelta di Ratzinger è stata "fatta in piena libertà".
"Seguendo la sua attività - ha detto - abbiamo notato un pò di stanchezza e affaticamento rispetto al passato, anche se ha svolto fino in fondo tutte le sue funzioni"

“Il Papa ci ha preso un po’ di sorpresa” e questa è “una situazione veramente inedita”. Lo ha detto il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi, aprendo una conferenza stampa a seguito dell’annuncio di Joseph Ratzinger di volere lasciare il soglio pontificio il prossimo 28 febbraio. Una decisione, secondo quanto riferito, dovuta a ragioni di salute anche se “non c’è nessuna malattia”. “Seguendo la sua attività – aggiunge – abbiamo notato un pò di stanchezza e affaticamento rispetto al passato, anche se ha svolto fino in fondo tutte le sue funzioni”. Padre Lombardi però specifica che Benedetto XVI, negli ultimi tempi, ”non era assolutamente depresso, aveva serenità spirituale e padronanza del rapporto con gli alti. Non c’erano segni definiti di depressione o scoraggiamento, anche se può essere stato toccato da vicende difficili, ma non direi che ciò lo ha indotto a decisione”.

Dimissioni Papa, padre Lombardi: “Colti di sorpresa. Situazione inedita”
Il portavoce vaticano in conferenza stampa spiega che la scelta di Ratzinger è stata "fatta in piena libertà". "Seguendo la sua attività - ha detto - abbiamo notato un pò di stanchezza e affaticamento rispetto al passato, anche se ha svolto fino in fondo tutte le sue funzioni"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 febbraio 2013
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Dimissioni Papa, padre Lombardi: “Colti di sorpresa. Situazione inedita”

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“Il Papa ci ha preso un po’ di sorpresa” e questa è “una situazione veramente inedita”. Lo ha detto il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi, aprendo una conferenza stampa a seguito dell’annuncio di Joseph Ratzinger di volere lasciare il soglio pontificio il prossimo 28 febbraio. Una decisione, secondo quanto riferito, dovuta a ragioni di salute anche se “non c’è nessuna malattia”. “Seguendo la sua attività – aggiunge – abbiamo notato un pò di stanchezza e affaticamento rispetto al passato, anche se ha svolto fino in fondo tutte le sue funzioni”. Padre Lombardi però specifica che Benedetto XVI, negli ultimi tempi, ”non era assolutamente depresso, aveva serenità spirituale e padronanza del rapporto con gli alti. Non c’erano segni definiti di depressione o scoraggiamento, anche se può essere stato toccato da vicende difficili, ma non direi che ciò lo ha indotto a decisione”. 

“Dal primo di marzo – ha proseguito – dopo le dimissioni del 28 febbraio, inizierà l’iter per l’elezione del nuovo Papa. Non sappiamo ora la data del Conclave, ma ovviamente non ci saranno i novendiali (i 9 giorni di lutto dopo la morte del Pontefice) così nel giro di un paio di settimane, nel mese di marzo, e dunque per Pasqua avremo il nuovo Papa”. Ratzinger, però, “non parteciperà al conclave” e non avrà nessun ruolo “nella gestione della Chiesa durante la sede vacante che inizia il 28 febbraio alle ore 20. La Costituzione Apostolica non prevede che ci sia un ruolo per il Papa che si dimette”

Dimissioni Papa, padre Lombardi: “Colti di sorpresa. Situazione inedita”
Il portavoce vaticano in conferenza stampa spiega che la scelta di Ratzinger è stata "fatta in piena libertà". "Seguendo la sua attività - ha detto - abbiamo notato un pò di stanchezza e affaticamento rispetto al passato, anche se ha svolto fino in fondo tutte le sue funzioni"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 febbraio 2013
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“Il Papa ci ha preso un po’ di sorpresa” e questa è “una situazione veramente inedita”. Lo ha detto il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi, aprendo una conferenza stampa a seguito dell’annuncio di Joseph Ratzinger di volere lasciare il soglio pontificio il prossimo 28 febbraio. Una decisione, secondo quanto riferito, dovuta a ragioni di salute anche se “non c’è nessuna malattia”. “Seguendo la sua attività – aggiunge – abbiamo notato un pò di stanchezza e affaticamento rispetto al passato, anche se ha svolto fino in fondo tutte le sue funzioni”. Padre Lombardi però specifica che Benedetto XVI, negli ultimi tempi, ”non era assolutamente depresso, aveva serenità spirituale e padronanza del rapporto con gli alti. Non c’erano segni definiti di depressione o scoraggiamento, anche se può essere stato toccato da vicende difficili, ma non direi che ciò lo ha indotto a decisione”. 

“Dal primo di marzo – ha proseguito – dopo le dimissioni del 28 febbraio, inizierà l’iter per l’elezione del nuovo Papa. Non sappiamo ora la data del Conclave, ma ovviamente non ci saranno i novendiali (i 9 giorni di lutto dopo la morte del Pontefice) così nel giro di un paio di settimane, nel mese di marzo, e dunque per Pasqua avremo il nuovo Papa”. Ratzinger, però, “non parteciperà al conclave” e non avrà nessun ruolo “nella gestione della Chiesa durante la sede vacante che inizia il 28 febbraio alle ore 20. La Costituzione Apostolica non prevede che ci sia un ruolo per il Papa che si dimette”. 

Quando lascerà il pontificato e inizierà la sede vacante, poi, si trasferirà a Castel Gandolfo e “successivamente, quando sono finiti i lavori, dove c’era la sede del monastero delle suore di clausura sul colle Vaticano“. Ma non dovrà considerarsi “recluso in nessun modo – perché, ha spiegato Lombardi – avrà la sua normale libertà. Certo è una situazione inedita, vediamo come la vivrà. Non posso dire tutto quello che farà”, ma “più volte lui ha ha detto di voler dedicare l’età anziana alla scrittura, allo studio e immagino lo farà”. Dopo le sue dimissioni, inoltre, “è ragionevole pensare che potrà essere chiamato vescovo emerito di Roma, ma non essendoci precedenti non posso affermare nulla con certezza su questo” ed è certo che il rischio di interferenze del Papa dimissionario con il governo del suo successore non è reale e “Benedetto XVI sarà quanto mai attento e capace a evitarlo in ogni modo”. Nel libro intervista ‘Luce del mondo’ il papa aveva risposto ad una domanda su sue possibili dimissioni nel mezzo delle polemiche per lo scandalo degli abusi fatti da religiosi, spiegando che non ci si dimette in un momento di pericolo, solo in un momento di serenità o “quando semplicemente non ce la si fa più”. 

Dimissioni Papa, padre Lombardi: “Colti di sorpresa. Situazione inedita”
Il portavoce vaticano in conferenza stampa spiega che la scelta di Ratzinger è stata "fatta in piena libertà". "Seguendo la sua attività - ha detto - abbiamo notato un pò di stanchezza e affaticamento rispetto al passato, anche se ha svolto fino in fondo tutte le sue funzioni"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 febbraio 2013
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Dimissioni Papa, padre Lombardi: “Colti di sorpresa. Situazione inedita”

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“Il Papa ci ha preso un po’ di sorpresa” e questa è “una situazione veramente inedita”. Lo ha detto il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi, aprendo una conferenza stampa a seguito dell’annuncio di Joseph Ratzinger di volere lasciare il soglio pontificio il prossimo 28 febbraio. Una decisione, secondo quanto riferito, dovuta a ragioni di salute anche se “non c’è nessuna malattia”. “Seguendo la sua attività – aggiunge – abbiamo notato un pò di stanchezza e affaticamento rispetto al passato, anche se ha svolto fino in fondo tutte le sue funzioni”. Padre Lombardi però specifica che Benedetto XVI, negli ultimi tempi, ”non era assolutamente depresso, aveva serenità spirituale e padronanza del rapporto con gli alti. Non c’erano segni definiti di depressione o scoraggiamento, anche se può essere stato toccato da vicende difficili, ma non direi che ciò lo ha indotto a decisione”. 

“Dal primo di marzo – ha proseguito – dopo le dimissioni del 28 febbraio, inizierà l’iter per l’elezione del nuovo Papa. Non sappiamo ora la data del Conclave, ma ovviamente non ci saranno i novendiali (i 9 giorni di lutto dopo la morte del Pontefice) così nel giro di un paio di settimane, nel mese di marzo, e dunque per Pasqua avremo il nuovo Papa”. Ratzinger, però, “non parteciperà al conclave” e non avrà nessun ruolo “nella gestione della Chiesa durante la sede vacante che inizia il 28 febbraio alle ore 20. La Costituzione Apostolica non prevede che ci sia un ruolo per il Papa che si dimette”. 

Quando lascerà il pontificato e inizierà la sede vacante, poi, si trasferirà a Castel Gandolfo e “successivamente, quando sono finiti i lavori, dove c’era la sede del monastero delle suore di clausura sul colle Vaticano“. Ma non dovrà considerarsi “recluso in nessun modo – perché, ha spiegato Lombardi – avrà la sua normale libertà. Certo è una situazione inedita, vediamo come la vivrà. Non posso dire tutto quello che farà”, ma “più volte lui ha ha detto di voler dedicare l’età anziana alla scrittura, allo studio e immagino lo farà”. Dopo le sue dimissioni, inoltre, “è ragionevole pensare che potrà essere chiamato vescovo emerito di Roma, ma non essendoci precedenti non posso affermare nulla con certezza su questo” ed è certo che il rischio di interferenze del Papa dimissionario con il governo del suo successore non è reale e “Benedetto XVI sarà quanto mai attento e capace a evitarlo in ogni modo”. Nel libro intervista ‘Luce del mondo’ il papa aveva risposto ad una domanda su sue possibili dimissioni nel mezzo delle polemiche per lo scandalo degli abusi fatti da religiosi, spiegando che non ci si dimette in un momento di pericolo, solo in un momento di serenità o “quando semplicemente non ce la si fa più”. 

“La breve dichiarazione del Papa è stata ascoltata con fiato sospeso dai presenti e credo che massima parte dei cardinali presenti” per il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto “non avesse informazione di quello che stava per annunciare”. Alla base della sua decisione “personale, profonda, presa in clima di preghiera”, c’è stato “l’esame di coscienza sulle sue forze in rapporto al ministero da svolgere”. Padre Lombardi ha spiegato che nelle sue parole il Papa si è richiamato al codice di diritto canonico, con una “dichiarazione formale dal punto di vista giuridico importante. Al canone 332 paragrafo 2 infatti si legge: “nel caso in cui il romano pontefice rinunci a suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e vanga debitamente manifestata, non si richiede che qualcuno la accetti”. Le parole di Benedetto XVI secondo padre Lombardi “indicano una scelta fatta in piena libertà” e sono state accolte “con una grandissima ammirazione, per il grande coraggio, la libertà di spirito e la grande consapevolezza della responsabilità per il suo ministero”. La sua è stata “una grande testimonianza di libertà spirituale, di una grande consapevolezza dei problemi del governo della Chiesa nel mondo di oggi”.
 
 


IL contenuto di un appunto anonimo consegnato a gennaio 2011 dal cardinale Castrillòn
“Complotto contro Benedetto XVI entro 12 mesi morirà”
da il Fatto Quotidiano del 10 febbraio 2012
Un appunto consegnato un mese fa dal Cardinale Castrillon, a conoscenza del pontefice, riferisce quanto detto dal cardinale Romeo, arcivescovo di Palermo, nel novembre scorso in alcuni colloqui in Cina: "I suoi interlocutori hanno pensato, con spavento, che sia in programma un attentato contro il Papa". C'è anche il nome di Scola come possibile successore. Lombardi, portavoce della Santa Sede: "Talmente incredibile che non si può commentare"

Mordkomplott. “Complotto di morte”. Fa impressione leggere nero su bianco su un documento strettamente confidenziale e riservato, pubblicato in esclusiva dal Fatto che un Cardinale autorevole, l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, prevede con preoccupante certezza la morte del Papa entro novembre del 2012. Una morte che, per la sicurezza con la quale è stata pronosticata, lascia intendere agli interlocutori del cardinale l’esistenza di un complotto per uccidere Benedetto XVI. L’appunto è anonimo e reca la data del 30 dicembre del 2011. E’ stato consegnato dal Cardinale colombiano Darío Castrillón Hoyos alla segreteria di Stato e al segretario del Papa nei primi giorni di gennaio con il suggerimento di effettuare indagini per comprendere esattamente cosa abbia fatto e con chi abbia parlato l’arcivescovo Romeo in Cina.

Il Pontefice è stato informato del contenuto dell’appunto a metà gennaio scorso direttamente dal cardinale Castrillon durante un’udienza riservata e il Papa deve avere fatto un salto sulla sedia. Il documento si apre con una premessa in lettere maiuscole: “Strettamente confidenziale”. Probabilmente gli uomini che curano la sicurezza del Pontefice – a partire dalla Gendarmeria Vaticana guidata dall’ex agente dei servizi segreti italiani, Domenico Giani – stanno cercando di verificare le circostanze in cui sono state pronunciate quelle terribili previsioni e la loro credibilità. Da sempre si favoleggia sulle congiure vaticane e sono stati scritti molti libri sulla morte sospetta di Giovanni Paolo primo. Qui però siamo di fronte a un inedito assoluto. Mai nessuno aveva messo nero su bianco l’ipotesi di un complotto per far fuori il Papa. Un complotto che potrebbe realizzarsi da qui al novembre prossimo e che è inserito nel documento all’interno di un’analisi inquietante delle divisioni interne alla Chiesa che vedono contrapposti il Papa e il Segretario di Stato Tarcisio Bertone alla vigilia di una presunta successione, che ci auguriamo sia invece lontana nel tempo.

IL COMPLOTTO E I PROTAGONISTI
Secondo la ricostruzione attribuita dal documento all’arcivescovo Romeo sarebbe Angelo Scola, arcivescovo di Milano, il successore designato da Papa Ratzinger. Il documento in possesso del Fatto è scritto in lingua tedesca, probabilmente perché sia compreso appieno solo dal Papa e dai suoi stretti collaboratori e connazionali, come monsignor George Ganswin. Inizia con un lungo ‘oggetto’ in neretto: “Viaggio del Cardinale Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, a Pechino a novembre 2011. Durante i suoi colloqui in Cina, il Cardinale Romeo ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre”.

Dopo questa premessa esplosiva, il testo si articola in tre paragrafi, ciascuno con un titolo in neretto. Il primo è “Viaggio a Pechino”; il secondo “Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone” e il terzo è “Successione di Papa Benedetto XVI”. Nel primo paragrafo si ricostruisce lo strano viaggio in Cina effettuato dall’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, un personaggio influente nella Chiesa: 73 anni, nominato Cardinale nel Concistoro del 20 novembre 2010 dal Papa, parteciperà al prossimo Conclave. Nato ad Acireale da una famiglia ricca e numerosa Romeo è un estroverso, amante della buona cucina e delle tecnologie tanto che sul sito della sua Arcidiocesi si legge “Seguici su Twitter” che secondo lui “il Signore avrebbe potuto usare per i dieci comandamenti”. Dopo una lunga carriera che lo ha portato in Filippine, Venezuela, Ruanda, Colombia e Canada fu nominato Nunzio in Italia e nel 2006 quando doveva essere nominato il presidente della Conferenza episcopale italiana, promosse una consultazione tra tutti i vescovi italiani, mai autorizzata e sconfessata da Benedetto XVI.

Anche il cardinale Castrillon de Hoyos fu sconfessato dal Papa per una sua lettera del 2001 nella quale si complimentava con un vescovo francese condannato per non avere voluto denunciare alle autorità civili un suo sacerdote, colpevole per abusi sessuali su minori. Castrillon, più vecchio di Romeo, appartiene alla corrente più tradizionalista della Chiesa e nel 2009 da presidente della Commissione “Ecclesia Dei“, quando si occupava dei Lefevbriani, non segnalò al Papa il pericolo rappresentato dalle posizioni antisemite del vescovo Williamson. A 80 anni nel 2010 è un pensionato e non parteciperà al prossimo conclave. Castrillon forse avverte come un’invasione di campo la visita di Romeo in Cina. Un paese nel quale è in corso una durissima repressione sulla comunità cristiana che si rifiuta di assoggettarsi al regime. Secondo quanto è scritto nel documento però Romeo non si sarebbe occupato di questo: “A novembre 2011 il Cardinale Romeo si è recato con un visto turistico a Pechino, dove, di fatto, non ha incontrato nessun esponente della Chiesa Cattolica in Cina, bensì uomini d’affari italiani, che vivono o meglio lavorano a Pechino, e alcuni interlocutori cinesi. A Pechino il Cardinale Romeo ha dichiarato di essere stato inviato personalmente da Papa Benedetto XVI per proseguire, o meglio verificare i colloqui avviati dal Cardinale Dario Castrillón Hoyos a marzo 2010 in Cina. Inoltre ha affermato di essere l’interlocutore designato del Papa per occuparsi in futuro delle questioni fra la Cina e il Vaticano”.

I TRE PARAGRAFI DEL DOCUMENTO
Nel primo paragrafo l’anonimo estensore del documento consegnato agli uomini del Segretario di Stato Bertone e del Papa da Castrillon sostanzialmente tratteggia un Romeo un po’ sbruffone. L’arcivescovo di Palermo si accredita come un antico amico del cardinale Castrillon, esperto di rapporti con le chiese clandestine dai tempi della sua esperienza nelle Filippine, e persino come il componente di una sorta di direttorio segreto che governerebbe la Chiesa di Ratzinger. “Il Cardinale Romeo ha sorpreso i suoi interlocutori a Pechino informandoli che lui – Romeo – formerebbe assieme al Santo Padre – Papa Benedetto XVI – e al Cardinale Scola una troika. Per le questioni più importanti, dunque, il Santo padre si consulterebbe con lui – Romeo – e con Scola”.

Poi arriva il paragrafo sulle critiche che Romeo avrebbe rivolto al capo del Governo della Chiesa, il Segretario di Stato Tarcisio Bertone. “Il Cardinal Romeo ha aspramente criticato Papa Benedetto XVI, perché si occuperebbe prevalentemente della liturgia, trascurando gli “affari quotidiani”, affidati da Papa Benedetto XVI al Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Chiesa Cattolica Romana”. Non solo: Bertone e Ratzinger sono descritti come una coppia di litiganti costretti a convivere nelle mura leonine: “Il rapporto fra Papa Benedetto XVI e il suo Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone sarebbe molto conflittuale. In un’atmosfera di confidenzialità il Cardinale Romeo ha riferito che Papa Benedetto XVI odierebbe letteralmente Tarcisio Bertone e lo sostituirebbe molto volentieri con un altro Cardinale. Romeo ha aggiunto però, che non esisterebbe un altro candidato adatto a ricoprire questa posizione e che per questo il Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone continuerebbe a svolgere il suo incarico”.

A questo punto, dopo aver premesso che “anche il rapporto fra il Segretario di Stato e il Cardinale Scola sarebbe altrettanto avverso e tormentato”, arriva il paragrafo nel quale ci si occupa della successione del Papa, che vedrebbe in posizione privilegiata proprio il cardinale Scola, da sempre vicino a Comunione e Liberazione. “In segreto il Santo Padre si starebbe occupando della sua successione e avrebbe già scelto il Cardinale Scola come idoneo candidato, perché più vicino alla sua personalità. Lentamente ma inesorabilmente lo starebbe così preparando e formando a ricoprire l’incarico di Papa. Per iniziativa del Santo Padre – così Romeo – il Cardinale Scola è stato trasferito da Venezia a Milano, per potersi preparare da lì con calma al suo Papato. Il Cardinale Romeo ha continuato a sorprendere i suoi interlocutori in Cina – prosegue il documento consegnato dal cardinale colombiano al Papa – in Cina continuando a trasmettere indiscrezioni”.

Ed ecco che, dopo avere esaminato il quadro dei rapporti conflittuali all’interno del Vaticano in vista della successione a Ratzinger, Romeo, secondo l’appunto, avrebbe gettato di fronte ai suoi interlocutori la bomba: “Sicuro di sé, come se lo sapesse con precisione, il Cardinale Romeo ha annunciato, che il Santo Padre avrebbe solo altri 12 mesi da vivere. Durante i suoi colloqui in Cina ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre”. Per accreditare la veridicità dei fatti riportati il documento maliziosamente chiosa: “Il Cardinale Romeo si sentiva al sicuro e non poteva immaginare, che le dichiarazioni fatte in questo giro di colloqui segreti potessero essere trasmesse da terzi al Vaticano”.

SUCCESSIONE, SMENTITE E IL GROVIGLIO VATICANO
La chiusura è dedicata al tema centrale che angoscia evidentemente l’estensore: la successione a Ratzinger: “Altrettanto sicuro di sé Romeo ha profetizzato che, già adesso sarebbe certo benché ancora segreto, che il successore di Benedetto XVI sarà in ogni caso un candidato di origine italiana. Come descritto prima, il Cardinale Romeo ha sottolineato, che dopo il decesso di Papa Benedetto XVI il Cardinale Scola verrà eletto Papa. Anche Scola avrebbe importanti nemici in Vaticano”. Il Fatto nella serata di ieri ha contattato telefonicamente il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, per chiedere la posizione ufficiale del Vaticano su questo documento ma la sua risposta è stata: “Pubblicate quello che credete ma vi prendete una responsabilità. Mi sembra una cosa talmente fuori dalla realtà e poco seria che non voglio nemmeno prenderla in considerazione. Mi sembra incredibile e non voglio nemmeno commentare”.

Un atteggiamento di totale negazione dei fatti che appare discutibile perché il documento pone quesiti importanti non solo sulla salute e la sicurezza del Papa ma anche sulla situazione a dir poco sconcertante in cui versa la Chiesa. Benedetto XVI è il capo di una delle religioni più diffuse sulla terra. Per i cattolici (1,2 miliardi al mondo) è il custode della dottrina e – al di là della veridicità delle affermazioni contenute nell’appunto che va tutta verificata – questo testo deve essere portato all’attenzione dell’opinione pubblica. Una lettera simile non è una questione che può restare confinata nel circuito epistolare tra gendarmi, Segreteria di Stato e cardinali ma deve essere spiegata ai cristiani sempre più attoniti per quello che leggono sui giornali. Il Fatto ha già pubblicato il 4 febbraio scorso la lettera del Nunzio negli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò, già segretario del Governatorato della Citta del Vaticano, nella quale l’arcivescovo formulava accuse gravissime sulla corruzione, i furti e le false fatturazioni dentro le mura leonine e accusava di presunti reati monsignor Paolo Nicolini, direttore dei Musei Vaticani. Poi abbiamo pubblicato un documento esclusivo sui rapporti Aif-Uif che documentava la scelta del Vaticano di non fornire informazioni bancarie precedenti all’aprile del 2011 alle autorità antiriciclaggio. Ora si scopre un documento nel quale si parla senza remore di morte certa del Papa e si favoleggia persino di un possibile complotto per uccidere il Pontefice. Per questo l’appunto sulla morte del Papa deve essere pubblicato: perché se ne verifichi coram populo l’origine e la veridicità e soprattutto perché finalmente Santa Romana Chiesa esca dal silenzio e spieghi ai suoi fedeli (e non solo a loro) come è possibile che tra i cardinali e il Papa circolino previsioni certe di morte e ipotesi omicidiarie che solo a leggerle fanno venire i brividi.
 

Peter Seewald, spiegò che non sarebbero state comprensibili con la Chiesa nella tempesta.
Il papa malato? Le ipotesi sulla salute di Ratzinger dietro le dimissioni
Dodici mesi fa lo scoop del Fatto sul mordkomplot e sulle condizioni del Papa. Oggi le dimissioni legate "all'esame di coscienza sulle sue forze", come detto da padre Lombardi in conferenza stampa. Dietro alla rinuncia di Benedetto XVI una condizione fisica ormai compromessa. In un libro del 2010 l'ipotesi: "Se un pontefice non è in grado ha il diritto e anche l'obbligo di lasciare"

“Motivo fondamentale è l’esame di coscienza sulle sue forze in rapporto al ministero da svolgere”. Con queste parole padre Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha spiegato in conferenza stampa la rinuncia di Benedetto XVI al soglio papale. Di fatto quindi, lo stesso portavoce del Vaticano ha dato riscontro alle voci che cercano una motivazione di questo gesto senza precedenti – se non quello di Celestino V – nelle condizioni di salute di Joseph Ratzinger. Anche se lo stesso Lombardi ha negato l’esistenza di una “malattia specifica”. “Avendolo incontrato spesso in queste ultime settimane posso dire di non aver mai notato segni di depressione in Benedetto XVI – ha detto – credo che tutti possano essere tranquilli sulla piena libertà con la quale ha preso la sua decisione. Non risulta – ha aggiunto – nessuna malattia in corso che influisca sulla decisione”.

Eppure che il papa sia malato sembra una possibilità più che concreta. Il pontefice soffre, a quanti raccontano fonti mediche a lui vicine, di dolori articolarie reumatici ma è anche il peso del suo ruolo a incidere sul suo stato generale. A questo si aggiunge, dicono le stesse fonti, una fibrillazione atriale cronica ma il papa rifiuterebbe i farmaci anticoagulanti prescritti. Di certo il pontefice si sente vecchio e stanco. Una percezione confermata anche dal fratello Georg, che raggiunto telefonicamente dai media tedeschi ha laconicamente confermato: “Sente il peso dell’età”.

Una scelta storica quella del Papa, “una situazione nuova”, ha ammesso con sorpresa padre Lombardi in conferenza stampa, che stravolge la tradizione e il rito della successione papale e non trova paragone nella vicenda personale del suo predecessore Giovanni Paolo II, che del proprio corpo morente fece quasi una icona da esporre pubblicamente. Così non è per Benedetto XVI, il cui gesto – viene ricordato in queste ore – poteva in qualche modo essere previsto dalle parole che lui stesso aveva pronunciato nel libro-intervista del 2010 “Luce del mondo”. Di fronte al giornalista tedesco Peter Seewald, Ratzinger aveva ammesso che se un Papa si rende conto che non è più in grado “fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, di assolvere ai doveri del suo ufficio, allora ha il diritto e, in alcune circostanze, anche l’obbligo, di dimettersi”. In quell’occasione Benedetto XVI parlò con chiarezza dell’ipotesi-dimissioni.

Un papa, insomma “provato da una fatica insostenibile”, come l’ha definita il presidente Napolitano. In questo scenario assume un peso non indifferente il mordkomplot, il ‘complotto di morte’ rivelato un anno fa dal Fatto Quotidiano. Il famigerato appunto del cardinale Castrillon che, riferendo le parole di un altro prelato, l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, attribuiva al pontefice non più di 12 mesi di vita. La preoccupazione di allora si legò all’ipotesi minacciosa di un attentato contro Benedetto XVI. A 12 mesi di distanza quell’attentato non c’è stato, ma Ratzinger si è dimesso ugualmente. E le sue condizioni di salute sono tornate al centro dell’interesse dei di tutto il mondo cattolico.
 

Un mese dopo scoppiò Vatileaks. Probabilmente non ritenne opportuno dimettersi in quel momento, sarebbe sembrata come una fuga. La decisione di dimettersi è stata congelata. Poi un mese fa è arrivata la grazia al maggiordomo Gabriele“.
Vatileaks, Benedetto XVI concede la grazia al maggiordomo Paolo Gabriele
Il Fatto Quotidiano | 22 dicembre 2012
Benedetto XVI ha concesso la grazia a Paolo Gabriele, l’ex assistente di camera del Pontefice condannato a un anno e sei mesi per furto aggravato con l’accusa di aver trafugato documenti riservati dall'appartamento del Papa. Non potrà più lavorare per la Santa Sede né risiedere in Vaticano

Vatileaks, Benedetto XVI concede la grazia al maggiordomo Paolo Gabriele
Benedetto XVI ha concesso la grazia a Paolo Gabriele, l’ex assistente di camera del Pontefice condannato a un anno e sei mesi per furto aggravato con l’accusa di aver trafugato documenti riservati dall'appartamento del Papa. Non potrà più lavorare per la Santa Sede né risiedere in Vaticano
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 22 dicembre 2012
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Il Papa ha concesso la grazia a Paolo Gabriele, l’ex assistente di camera del Pontefice condannato a un anno e sei mesi per furto aggravato con l’accusa di aver trafugato documenti riservati dall’appartamento del Papa. La notizia è stata data da padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede. Gabriele era in carcere, all’interno del Vaticano, dallo scorso 25 ottobre quando la sentenza di condanna era diventata definitiva al termine del processo. 

Benedetto XVI ha visitato in mattinata l’ex maggiordomo nella caserma della gendarmeria, ha colloquiato con lui per una quindicina di minuti e gli ha confermato il suo perdono e la intenzione di concedergli la grazia. Una visita che , dice Lombardi, “ci ha fatto tornare a mente la visita di Giovanni Paolo II a Alì Agca“. Il portavoce ha precisato che, dopo la scarcerazione, Gabriele non potrà più lavorare per la Santa Sede né risiedere in Vaticano. “Benché non possa riprendere il precedente lavoro e continuare a risiedere in Vaticano, la Santa Sede, confidando nella sincerità del ravvedimento manifestato, intende offrirgli la possibilità di riprendere con serenità la vita insieme alla sua famiglia”.

Benedetto XVI ha firmato la grazia anche per Claudio Sciarpelletti, il tecnico informatico condannato per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta Vatileaks. Sciarpelletti ha ripreso il lavoro da alcune settimane ma anche per lui si aprirà un provvedimento in vista della grazia: non serviva la scarcerazione perché la sua pena era sospesa con la condizionale.