Manovra economica, tagli per polizia, esercito e magistrati:
ipotesi riduzione delle tredicesime
L'emendamento in Commissione Bilancio al Senato. Casini: "Ipotesi sconcertante".
Ma il blocco nella P.A. potrà essere flessibile.
Sparisce intanto l'innalzamento dei 40 anni di contributi, corretto il "refuso"

ROMA 2 luglio 2010
Per Forze di Polizia, Vigili del fuoco, Magistrati,
Professori universitari e Diplomatici potrebbe arrivare una riduzione delle tredicesime.
E allo stesso tempo sarà data la possiblità di 'esentare' alcune voci delle retribuzioni dal blocco previsto per i dipendenti
del pubblico impiego. Lo prevede uno dei tre nuovi emendamenti del relatore, Antonio Azzollini, depositato in commissione Bilancio al Senato. Oltre a magistrati e polizia la riduzione, che dovrà essere decisa attraverso un Dpcm, su iniziativa dei ministri competenti di concerto con il Mef, potrebbe riguardare anche avvocati e procuratori dello Stato e il personale di carriera diplomatica (che compare interamente nella legge 165 del 2001). Mentre per i magistrati potrà essere emanato un decreto su delibera degli organi di autogoverno.

Secondo il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini si tratta di un'ipotesi sconcertante. "Spero solo che l'emendamento che prevede il taglio delle tredicesime per le Forze dell'Ordine, assieme a quelle di molte altre categorie, sia solo un nuovo clamoroso refuso di questa maggioranza sulla manovra - ha detto - Sarebbe gravissimo colpire il simbolo della legalità e della sicurezza nel nostro Paese, già vessato da una situazione in cui è contingentata persino la benzina per le auto di pattuglia. Chi è incaricato di garantire la sicurezza dei cittadini ha già subito troppe umiliazioni negli ultimi anni. Ma se questa fosse davvero la volontà del governo, contrasteremo con ogni mezzo in Parlamento questa sconcertante iniziativa".

Lo stesso decreto prevede che alcune voci vengano escluse dal blocco triennale per i dipendenti del pubblico impiego, tra cui: le variazioni dipendenti da eventuali arretrati, il conseguimento di funzioni diverse in corso d'anno e gli effetti derivanti da eventi straordinari della dinamica retributiva. Inoltre si stabilisce che a partire dal primo gennaio 2011 e fino al 31 dicembre 2013 "l'ammontare complessivo delle risorse destinate annualmente al trattamento accessorio del personale" non potrà superare "il corrispondente importo dell'anno 2010" che dovrà essere ridotto in misura "proporzionale alla riduzione del personale in servizio".

"Conseguentemente" l'emendamento prevede, al fine di assicurare i risparmi di spesa previsti dalla manovra, la possiblità di intervenire sulla tredicesima mensilità: "La tredicesime spettante al predetto personale può essere ridotta con decreti di natura non regolamentare" del presidente del Consiglio e degli organi di autogoverno. Possono inoltre essere emanati "distinti decreti" per: il personale dirigente e non delle forze armate, dei vigili del fuoco, il personale di magistratura, i professori e ricercato universitari, per il personale di carriera prefettizia, per il personale diplomatico e il personale della carriera dirigenziale penitenziaria.

Intanto si registra un colpo d'acceleratore sull'agganciamento dei requisiti di pensionamento all'aumento dell'aspettativa di vita. Una nuova versione dell'emendamento del relatore alla manovra prevede infatti che la riforma (secondo cui l'aggiornamento dei requisiti alla speranza di vita deve esserci ogni tre anni) parta il primo gennaio del 2015. La novità della proposta di modifica è che il secondo adeguamento scatterà già dal primo gennaio 2016, e non tre anni dopo, come previsto originariamente.

Sempre sul fronte pensionistico, come annunciato ieri dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi, nella nuova versione dell'emendamento in cui non c'è nessun riferimento all'innalzamento dei 40 anni di contributi come sufficienti per andare in pensione. Era stato il titolare del Lavoro a parlare di "refuso da correggere" 1, dopo che la novità introdotta nel testo del relatore Antonio Azzolini aveva scatenato critiche feroci da parte di sindacati e opposizioni.  Quindi, chi matura 40 anni contributivi può andare in pensione indipendentemente dall'età anagrafica e senza ulteriori attese.

"Non c'è problema, è tutto risolto - ha detto questa mattina Sacconi a margine dell'assemblea di Coldiretti - parliamo solo della norma relativa ai 40 anni di contributi, solo di questo segmento piccolo, purtroppo. È già risolto. E' stato risolto e il testo è stato pulito". A chi gli chiedeva come fosse stato possibile un refuso di questo tipo, il ministro ha ripetuto: "Mi spiace, è tutto risolto. Basta, la negatività è stata risolta. Risolto, risolto, non c'è più".

Per Piero Fassina, responsabile Economia e lavoro del Pd, "non c'è stato nessun refuso. L'emendamento, infatti, è stato scritto direttamente dal ministero dell'Economia. La retromarcia di Sacconi è dovuta, quindi, alle contraddizioni del governo, alla superficialità e all'approssimazione con cui intervengono sui diritti dei lavoratori". Ancora più duro l'ex ministro Cesare Damiano: "L'armata brancher-leone ha colpito ancora: un altro scivolone del governo, questa volta sulle pensioni di anzianità. Deve intervenire il ministro Maurizio Sacconi che declassa un grave incidente a semplice refuso. L'importante è che il governo faccia marcia indietro sul tentativo di allungare la permanenza al lavoro per coloro che hanno maturato i 40 anni di contributi. Nessuna delle riforme precedenti, Maroni e Damiano, aveva toccato questo diritto pensionistico. Il Partito democratico si batterà anche per impedire che questi lavoratori siano coinvolti nelle nuove finestre mobili".

"Mai una volta che si sbaglino a vantaggio dei cittadini -  commenta il capogruppo dell'Idv in commissione Finanze al Senato, Elio Lannutti - il governo ogni tanto prova a far passare qualche porcheria nelle more di un emendamento, poi vede la reazione sdegnata e fa finta che sia stato un errore". Sacconi, fa notare il senatore, "poco prima aveva detto che quella controriforma non avrebbe interessato una grande platea di cittadini, poi ha fatto marcia indietro parlando di refuso".