Mafia: Chi parla deve morire:
Ha testimoniato contro Berlusconi e Dell'Utri:
il Viminale, "No alla protezione del pentito Spatuzza"
Il collaboratore di giustizia non avrà protezione speciale.
Il procuratore Lari: «Danno fastidio le sue dichiarazioni».
16 giugno 2010
Pm contro il no del Viminale a protezione a Spatuzza
Pm disorientati. Per il procuratore Lari hanno inciso le dichiarazioni del pentito al processo Dell'Utri. A anche Granata, Pdl e della Commissione antimafia, è stupito dalla decisione del Ministero degli Interni. Il boss della mafia Gaspare Spatuzza non è stato ammesso al programma di protezione. Lo ha deciso la Commissione centrale del Viminale per la definizione e applicazione delle misure speciali di protezione. La proposta era stata avanzata dalle procure di Firenze, Caltanissetta e Palermo che indagano sulle stragi di via D'Amelio e del '93.

La richiesta è stata rifiutata perché il pentito ha cominciato a fare le sue dichiarazioni ben oltre il limite dei 180 giorni dal giorno in cui ha espresso la disponibilità a collaborare. Restano dunque confermate per l'ex boss mafioso «le ordinarie misure di protezione.

«Siamo disorientati perché è la prima volta che viene negato il programma di protezione dopo che tre procure e la procura nazionale antimafia ne avevano sostenuto fortemente la necessità. Le motivazioni cui si riferisce la commissione erano già state valutate come una specificazione di anticipazioni che Spatuzza aveva fatto nei 180 giorni». Lo ha detto al Gr1 Rai il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, titolare delle nuove indagini sulla strage di via D'Amelio. Sono state le dichiarazioni rese al processo Dell'Utri ad avere dato fastidio? «Credo che sia evidente», risponde secco Lari: «Mi voglio augurare che non abbia un significato il fatto che ciò avvenga alla vigilia della sentenza». E a Repubblica chiarisce: «Il collaboratore che ci ha consentito di riscrivere la verità sulla strage Borsellino potrebbe anche fare marcia indietro. Spero davvero che non accada». «Siamo di fronte alla decisione di un organo amministrativo - spiega inoltre il pm - che non incide sui profili di attendibilità del collaboratore. Per noi Spatuzza resta attendibile».

Il deputato Pdl e vicepresidente della commissione Antimafia, Fabio Granata, si dice «colto di sorpresa come tutti» dopo la decisione. «Non è successo molte volte, a mia memoria - sottolinea Granata alla Stampa - , con tutte le procure che indagano sulle stragi del '92 e '93, cioè Firenze, Palermo e Caltanissetta, e la Superprocura antimafia, che ci fosse tanta collegialità nella richiesta. Non vorrei ora che la polemica si aprisse non tanto su ciò che Spatuzza ha detto ma su ciò che Spatuzza non ha detto». «Ovviamente - aggiunge - la decisione avrà delle motivazioni che la commissione Antimafia chiederà subito, già tra oggi e domani, al ministero dell'Interno. Le leggeremo con attenzione».

«È gravissima. la decisione del governo non ha nessun fondamento tecnico-legislativo. È solo una ritorsione per le dichiarazioni fatte da Spatuzza nel processo Dell'Utri. la commissione antimafia non può restare inerte, deve intervenire e chiedere conto al governo di questa scelta». Lo affermano i senatori del Pd componenti della commissione antimafia Giuseppe Lumia, Teresa Armato, Gianrico Carofiglio, Luigi de Sena, Silvia della Monica, Costantino Garraffa, Maria Leddi, Alberto Maritati, Achille Passoni:

«Lo Stato non può mettere il suo timbro sulla lealtà e l'affidabilità di chi si muove a fare rivelazioni a così lunga distanza di tempo dal momento in cui ha deciso di collaborare, dobbiamo impedire le dichiarazioni a rate». Lo afferma il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano,  al Corriere della Sera a proposito della decisione della commissione centrale sui pentiti del Viminale, da lui presieduta. Alla Stampa, Mantovano definisce il pentito «attendibile» in quanto «indica alcuni particolari sulla 126 utilizzata per uccidere Paolo Borsellino che sono stati riscontrati. Ma noi dobbiamo impedire le dichiarazioni a rate».

Chi è contento è il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto: «Salutiamo positivamente, la decisione della Commissione centrale del Viminale perché non si è lasciata influenzare da teoremi politici, ma ha valutato la qualità del pentito sulla base delle innumerevoli contraddizioni emerse dalle sue dichiarazioni».
Ma anche il pm di Palermo Nino Di Matteo, che pure inizialmente aveva manifestato riserve su alcune dichiarazioni di Spatuzza, si dice «molto sorpreso. Per quanto ricordi è la prima volta che si nega l'ammissione al programma di protezione per i pentiti, in presenza della richiesta di ben tre procure della Repubblica».

Arrestato nel 1997, dal 2008 si è dichiarato collaboratore di giustizia. Il 4 dicembre 2009 ha deposto al processo dell’Utri parlando delle srtagi di via D’Amelio, dei Georgofili a Firenze, delle bombe del 1993 e degli intrecci fra mafia e politica. Ha testimoniato contro Berlusconi e contro Dell'Utri.

Per lo meno Spatuzza «ribadisce la propria disponibilità a collaborare». Lo ha fatto sapere il procuratore capo a Firenze, Giuseppe Quattrocchi.
 

Spatuzza: 'Ora la mafia brinda'
   15 giugno 2010 Lirio Abbate
Il pentito Gaspare Spatuzza in una letterapubblicata da L'espresso commenta la decisione presa dalla commissione
presieduta dal sottosegretario Alfredo Mantovano, di non ammetterlo al programma di protezione previsto
per i collaboratori di giustizia. L'ex boss con le sue dichiarazioni, fino adesso riscontrate in ogni punto dalle procure
di Palermo, Caltanissetta e Firenze, ha fatto riaprire importanti processi come quelli per la strage di Falcone e Borsellino,
e poi per le bombe del 1993. E in base alle sue rivelazioni i pm hanno avviato nuove indagini su probabili depistaggi
che ci sarebbero stati nell'inchiesta sulla morte del giudice Borsellino


Le 11 pagine firmate da Alfredo Mantovano che negano la protezione a Spatuzza
Ecco il provvedimento della commissione centrale del Viminale che ha negato il programma di protezione a Gaspare Spatuzza, l'ex sicario di Cosa nostra che dal 2008 ha deciso di confessare i retroscena delle stragi volute da Cosa nostra nel 92-''93. In 11 pagine, la ricostruzione fatta dal gruppo di lavoro presieduto dal sottosegretario Alfredo Mantovano, che tante polemiche sta suscitando, soprattutto fra i magistrati che indagano sui misteri di Cosa nostra. Il documento, desecretato, è stato trasmesso da Mantovano al presidente della commissione parlamentare antimafia Giuseppe Pisanu.