L'aquila “Mo basta”, dicono i cartelli. Quando è iniziato il movimento delle carriole,
il prefetto Gabrielli li definì “quattro cialtroni”, ora in piazza ci sono tutti,
persino il presidente Pdl della Provincia.
«Mo' basta!» all'Aquila la rabbia nelle strade
16 giugno 2010 Jolanda Bufalini
L'ipnosi mediatica non ha più effetto
17 giugno 2010 Stefania Pezzopane
Il volantino distribuito al corteo de L'Aquila:
Il nostro futuro è ora
Comitato 3e32 @ casematte

Siamo di nuovo per strada, siamo tanti e più forti di chi ci vorrebbe in ginocchio. Di nuovo in piazza per opporci al meccanismo che ci prende alla gola e ci ricatta. L'ennesima proroga di sei mesi nella restituzione delle tasse arretrate è solo un ulteriore presa in giro. Dover pensare ogni 6 mesi a ripagare le imposte serve a fiaccare energie. Ancora non si vuole stabilire in che forme e in che tempi questo debba avvenire e ciò costituisce un ulteriore incertezza che si scaglia sulle nostre esistenze già da sé iper precarie qui a L'Aquila e nel cratere sismico. Questa strategia di sistematica produzione dell'incertezza deve interrompersi. Pretendiamo il diritto ad una relativa tranquillità che ci permetta di pianificare le nostre vite investendo tempo e energia su ciò che ci interessa e di cui abbiamo veramente bisogno. Tutto ciò è impossibile se non si danno delle certezze come è accaduto per la restituzione delle tasse per il terremoto umbro e come la piattaforma di questa manifestazione suggerisce. Certezze che devono dirci quanti soldi ci sono per questo territorio, dove sono, come e quando vengono stanziati. Il sistema delle ordinanze è un altro dei meccanismi di ricatto che ci permette di avere il minimo solo quando siamo affamati e tirano venti di rivolta.

Qui non c'è lavoro, non c'è una prospettiva. Invece di elemosinare l'autonoma sistemazione si potrebbe attuare una così detta microzonazione sociale che permetta di individuare le misure giuste per differenti situazioni come ad esempio un reddito sociale garantito.

Non vogliamo altro assistenzialismo. Sappiamo che sarà dura e vogliamo essere messi in grado di rialzarci in maniera autonoma senza dover aspettare sempre l'intervento dello Stato. Siamo stufi di essere trattati da terremotati sfortunati. Siamo persone in carne ed ossa con i nostri corpi e i nostri desideri, individui liberi e pensanti e per questo contro il fascismo, la xenofobia, il razzismo, l'omofobia, la segregazione. Che sanno bene di trovarsi in una situazione particolare ma simile a tante altre di disagio. Che non ci stanno però a soccombere, ad abbassare la testa e ad accettare i privilegi e le ingiustizie. Vogliamo vivere!!! al di là del terremoto Vogliamo che smettano le parate di governo su questo territorio e si smetta definitivamente di parlare di miracoli. Fate quello che vi spetta fare, sinceramente. Senza operazioni solo di facciata e per il proprio tornaconto.

Come si capiva già dal decreto Abruzzo i soldi - e ora iniziano a dirlo anche le istituzioni - non bastano a causa degli sprechi di quest'emergenza affrontata male. "Dalle tende alle case" il dogma assoluto del governo, è significato quasi un miliardo di euro per un assistenzialismo forzato e non ancora terminato che ha assicurato solo ad una parte degli sfollati il diritto ad una abitazione degna. La disgregazione scientifica di una città in 19 quartieri dormitorio lontani dalla città e in cui ognuno, ogni nucleo familiare, è lontano dai luoghi che prima viveva e dai vicini di sempre. A fronte di una cifra spropositata per costruire quartieri senza nessuna logica e definitivi, migliaia di persone vivono da un anno e mezzo ancora negli alberghi lontani dalla città e nelle caserme. Gli anziani e i più deboli in generale vengono lasciati ai margini. Gli adolescenti stanno crescendo in una non-città con l'unica attrattiva del centro commerciale.

Manca un'idea di città. A L'Aquila attualmente non esiste una piazza. I militari fastidiosamente ancora sulla strade fanno sembrare questo un territorio di guerra. Intanto si è rivoluzionato un territorio in maniera permanente senza prevedere un piano urbanistico. Sembra che tutti girino dappertutto alla ricerca di tutto come atomi impazziti o restino nella funzionale solitudine di una TV al plasma in comodato d'uso. Una (ri)costruzione quella del piano c.a.s.e., priva di ogni significato sociale e culturale in una città che almeno fino al 6 Aprile era soprattutto Universitaria e che vogliamo ci rimanga. Ma dove sono gli alloggi per gli studenti fuorisede? Quali sono le strutture e i luoghi che possano in qualche modo supplire alla non agibilità del centro storico, la vera attrattiva per gli studenti.

E' chiaro che se le cose sono andate così e ci ritroviamo nell'attuale situazione è soprattutto a causa di una classe politca locale inconsistente e incompetente che si è facilmente lasciata imporre un modello, incapace nemmeno di ottenere qualcosa in cambio. Lo spettacolo del miracolo dell'Aquila è stato possibile grazie alla sistematica prostrazione del sindaco dell'Aquila, della provincia e della regione verso i poteri forti che venivano dall'alto. Sindaco che se oggi partecipa alla manifestazione - sappia- che lo fa anche contro se stesso, verso i suoi errori che ci hanno condotto fin qui.

Su questo territorio manca ogni tipo di progettazione e prospettiva economica e sociale. Molti piccoli comuni e frazioni il loro terremoto lo vivevano già da tempo, da prima del 6 Aprile e si chiamava spopolamento. Cosa sarà di tutti i borghi? Ci si è resi conto della vera entità del danno? C'è la vera intenzione di ripararlo e con quale progetto? Sono problemi la cui risposta non va delegata alle istituzioni ma di cui si deve far carico la cittadinanza costruendo esperienze di partecipazione dal basso.

Come 3e32 da più di un anno ci battiamo per il 100% di ricostruzione, della partecipazione e della trasparenza. In maniera drammatica e sistematica si è andati dall'inizio in un'altra direzione. Ma forse ancora non è troppo tardi.


«Mo' basta!» all'Aquila la rabbia nelle strade
16 giugno 2010 Jolanda Bufalini

«Mo' vengo» diceva il sindaco Federico Trecco negli Anni Cinquanta, e si metteva in macchina sulla Salaria diretto a Roma a qualche ministero, per perorare la causa della sua città. “Mo' vengo” ieri l'hanno detto in 20.000 e più incamminandosi a piedi sull'autostrada: “Tremonti mo' facciamo i conti”. Sindaci con la fascia tricolore in testa, insieme ai parlamentari e i gonfaloni dei paesi del cratere. Caschetto giallo e bandiera verde e nera, è stata Sara Vegni, portavoce del centro sociale 3 e 32 a vincere la tenue resistenza delle forze dell'ordine, schierate all'ingresso autostradale. Poi entrano gli altri, gli aquilani in una manifestazione mai vista in una città come questa, paziente, gentile, democristiana, anche. Ma che non ne può più.

“Mo basta”, dicono i cartelli. Quando è iniziato il movimento delle carriole, il prefetto Gabrielli li definì “quattro cialtroni”, ora ci sono tutti, persino il presidente Pdl della Provincia, Antonio Del Corvo, “Mi criticava perché portavo in piazza il gonfalone”, nota Stefania Pezzopane, “ora viene anche lui, per non prendersi i fischi”. Tutti insieme per dire che “Non si vive di sole CASE”, per ricordare che “308 aspettano giustizia”, e che “16.000 sono i senza lavoro” mentre “100.000 rivogliono la loro città”. La protesta è anche contro le “passerelle” che hanno fatto comodo a Berlusconi e Bertolaso.

Massimo Cialente è l'unico dei sindaci che non indossa la fascia tricolore, per protesta ,dal 2 giugno: “E' surreale – prende a prestito il lessico dal suo vecchio mestiere di medico – siamo siamo dissanguati e ci chiedono di donare il sangue”. Il no alle tasse e alla restituzione degli arretrati è corale, ci sono tutti dai commercialisti agli imprenditori ai ragazzi dei centri sociali. “E' il popolo dell'Aquila, una manifestazione così non si era mai vista”, commenta il parlamentare Giovanni Lolli: “L'aquila è una polveriera e non basta la promessa di Letta dell'ultimo minuto, quando l'Inps ha già fatto partire le cartelle”. Sos recita lo striscione più grande: s come sospensione dei pagamenti, o come occupazione, s come sostegno allo sviluppo. Ma, spiega la sindaco di Montereale, Lucia Pandolfi, “non è nulla di più di quello che hanno avuto gli altri territori colpiti”. Vincenzo Merlini, presidente dell'ordine dei commercialisti, sfila in elegante completo lino, non ha proprio l'aria di uno del popolo delle carriole: “Questa è la manifestazione più compatta, siamo tutti uniti, al di là del colore politico, per la sopravvivenza della città. Dopo l'alluvione di Alessandria il pagamento è stato diluito in dieci anni e al 10%. Noi dovremmo pagare tutto, subito, in 60 rate”.

Raffaele “terremotino” è nato la notte fra il 5 e il 6 aprile 2009, ora è in braccio alla mamma che lo ringrazia ancora, per essere nato nella notte del terremoto e aver portato fuori la famiglia dal centro storico dove è la loro casa distrutta. Giuliano è il papà, fa l'odontotecnico: “La questione economica è centrale ma non è la sola. La verità è che non sappiamo quando torneremo nelle nostre case”.Gaetano è un giovane in carrozzina, per un incidente avuto con il deltaplano. Partecipa al corteo: “Le dichiarazioni di Gianni Letta, ieri sera, mi sembrano una presa in giro”. “Ancora non hanno capito la differenza fra le case che hanno costruito loro e le nostre, quelle in cui vogliamo tornare”, dice Anna Lucia Bonanni e aggiunge: “Hanno speso 500 milioni in opere inutili alla Maddalena e ora non trovano i soldi per la ricostruzione”.


L'ipnosi mediatica non ha più effetto
17 giugno 2010 Stefania Pezzopane

Questa volta a Letta non gli è riuscita.
Gli aquilani non li incanta più con il suo diplomatico nulla.
La situazione è talmente grave che l’ipnosi mediatica a queste latitudini non ha più effetto.
Il Governo ha osato troppo, ha abusato anche della gratitudine che pure c’era. Alla manifestazione di ieri c’erano tutti gli aquilani che non vogliono più essere presi in giro. Forse è questo l’unico vero miracolo che è riuscito a fare Berlusconi: riunire L'Aquila in un’unica voce, da destra a sinistra. Un popolo orgoglioso che il mondo ha visto soffrire in silenzio e che raramente mostra i propri sentimenti e le proprie debolezze, oggi si è arrabbiato, è esploso. Si è rotto l'incantesimo. Dopo che l’efficienza dell’emergenza è stata soppiantata da un sistematico gioco a oscurare, i cittadini hanno cominciato a sentire odore di fregatura. Il sipario dell'armata mediatica di Berlusconi si è chiuso sull’ultima inaugurazione del progetto CASE, che ha sistemato appena la metà dei senzatetto. Si è chiuso su aquilani sorridenti e grati. Dopo un anno i soldi non ci sono, non c’è uno straccio di legge che ci permetta di programmare tempi e modi.

Ma questo i TG del Cavaliere imbavagliatore ed i suoi giornali che sputano fango sui rappresentanti politici degli aquilani, e sulle nostre sofferenze, non lo raccontano mai. Ma ora capiranno, quelli che ci stanno mettendo la faccia, come Gianni Letta, Gianni Chiodi ed altri fedeli difensori ed occultatori della verità, sia nazionali che locali, ovviamente non aquilani, che qui la pazienza è finita, i problemi sono irrimandabili e la faccia la stanno perdendo davvero. Ignobile il tentativo di sabotare la manifestazione di oggi con l’annuncio della vigilia. Uno stonato trionfalismo che voleva risolto il problema quando invece ci si stava ripropinando niente di più di quello che già ci avevano dato come generosa concessione e non come diritto: proroga dell’esenzione dalle tasse solo per gli autonomi sopra a 200.000 euro di fatturato. Tutti gli altri ricominceranno a pagare dal 1° luglio, pensionati, famiglie monoreddito con case distrutte. In un posto in cui l’economia è in ginocchio, le attività sono ferme, i disoccupati al massimo storico ed i cassintegrati anche.

Il centro storico è chiuso e le macerie che il ministro Prestigiacomo aveva annunciato di sgombrare in due settimane, prima delle scorse elezioni, sono ancora là, con le case aperte sotto le intemperie. È la seconda volta che si ricorre al trucchetto dell’annuncio di cosa fatta alla vigilia di una manifestazione. Era già successo alla prima proroga della sospensione delle tasse (persino quella ci siamo dovuta guadagnare alzando la voce), quando gli aquilani si stavano organizzando per protestare a Roma, sotto Montecitorio. Fu Bertolaso, quella volta a farsi portavoce di Berlusconi e ad annunciare che la proroga c'era. Che tecnica è? Demotivazione civica? Sfiancamento? Smembramento della cittadinanza? Ora ci aspettiamo una controffensiva tutta mediatica, perché la politica vera non è di questo Governo. Sappiamo che dovremo lottare ancora per i nostri diritti più banali. Ma contarci oggi ci ha dato la forza ed il coraggio per affrontare tutto.