Chi e' Giorgio Chiesa

Giorgio Chiesa, 27 anni. Nel 1965 se ne va da Parma, sua cittta' natale, e ritorna dopo tre anni raccontando di essere stato prima nella Legione straniera e poi legionario in Congo. Lavora alle dipendenze di un'avvocato missino di Piacenza, quindi si trasferisce a Milano. Gira armato di pistola calibro 7,65, perche', dice, e' stato assunto come guardia del corpo del senatore Gastone Nencioni.

Tra il 9 e il 12 frebbraio 1969, assieme ai fascisti Bruno Spotti e Paolo Maini, lancia bottigli molotof contro la sede del PSIUP, la Camera del Lavoro e l'Associazione Partigiani, di Parma.

Nel marzo 1969 si trasferisce a Rimini dove frequenta Adolfo Murri, attivista di Ordine Nuovo, Ennio Murri attivista del movimento Pace e Liberta' e amico di Serafino Di Luia, e l'avvocato missino Giuseppe Pasquarella amico di Caradonna e Romualdi, del Tassinari di Pace e Liberta' e dell'avvocato Cavallari della pacciardiana Nuova Repubblica, intervistato nell'aprile di quest'anno da un giornalista di "Panorama", avvocato Pasquarella ha profetizzato che in Italia "sta per avvenire qualcosa di grosso per merito del PSU e del suo capo"

Giorgio Chiesa fa frequenti viaggi tra Roma e Milano. Ai primi di aprile del '69, assieme ad altri quattro fascisti che indossano come lui tute mimetiche e caschi, fa irruzione nel manicomio di Colorno occupato da medici e malati. Sono tutti armati di pistole lanciarazzi e bottiglie molotof, ma vengono ugualmente respinti. Per fuggire ai loro inseguitori i fascisti si rifugiano nella Questura di Parma., da dove escono qualche ora piu' tardi in abiti civili. La mattina dopo alle sei sono davanti alla Facolta' di Scienze, occupata, a sparare razzi contro le finestre.

A meta' aprile, a Rimini, Giorgio Chiesa marcia assieme all'avvocato Pasquarella, al capo dei Volontari dell'MSi Alberto Rossi e a Nestore Crocesi, alla testa di una spedizione punitiva contro i "rossi", al termine di un comizio del missino Romualdi.

(Nestore Crocesi e' il bracio destro dell'avvvocato Pasquarella. Ha due reidenze, a Rimini in Via Clementina, e a Milano in Via Albricci. Tre giorni prima degli attentati sui treni del 9 agosto, Crocesi e' partito da Rimini. Anche il 9 dicembre 1969 e' andato a Roma, a bordo della sua auto Fulvia coupe', ma gia' un'ora dopo la strage della Banca Nazionale dell'Agricultura, era a Milano, ad arringare la folla di Piazza Fontana. Poco dopo, con altri fascisti, ha aggredito il senatore comunista Giuseppe Maris).

Ai primi di maggio 1969, Giorgio Chiesa e' di nuovo a Milano. Dorme nella pensione Sicilia di Via S. Maurilio, e' in contatto con Antonio Sottosanti, detto Nino il fascista (infiltrato tra gli anarchici) e Gian Luigi Fappani (infiltrato per conto del SID nel Movimento Studentesco).

Economicamente il Chiesa se la passa piuttosto male. Va per qualche giorno a Rimini da dove ritorna con un passaporto falso, una lettera firmata da uun colonnello dell'esercito e indirizzata ai "camerati spagnoli" e un grosso rotolo di biglietti da 10.000 lire: dice che deve fare un lavoro che, se va bene, gli fruttera' altri soldi e parla con molto timore dei suoi "superiori" ("se mi ordinassero di ammazzare mio figlio lo farei. Con quelli non si scherza).

A Gian Luigi Fappani confida che quelli di Rimini, tra cui c'e' un avvocato del quale non vuole fare il nome, sono disposti a pagare bene se "buttiamo le bombe mei posti giust, spaventiamo la gente e facciamo cadere il governo". Nella casa di Fappani confezionano assieme dei congegni elettrici con innesco a tempo che Chiesa prende in consegna "per metterli al sicuro in casa di un amico".

In quei giorni e' ospite di Serafino Di Luia (appena tornato da Francoforte con una Volkswagen targata Germania e molti soldi) nella casa che il boss del neofascismo romano ha affittato sopra la sede della CISNAL milanese di Via Torino 48. Con i due stanno Nino Sottosanti e un certo Ercolino, sardo disoccupato, appartenente alle SAM (Squadre Azione Mussolini).

Il 25 luglio, nel Palazzo di Giustizia di Milano, viene rinvenuto un ordigno esplosivo a orologeria. Giorgio Chiesa e Di Luia non sono piu' in citta'.

Nella notte tra l'8 e il 9 agosto, nove attentati sui treni. Il capo della polizia Vicari afferma che si tratta dello stesso tipo di quello trovato inesploso nel Palazzo di giustizia di Milano. Gian Luigi Fappani fa dicendo in giro che lui sa chi sono i dinamitardi e viene interrogato dalla polizia. Piu o meno i congegni usati per gli attentati sui treni sono simili a quelli cha Fappani ha confezionato tempo prima con Giorgio Chiesa: le pile e i contenitori sono gli stessi che hanno acquistato alla ditta Rime e in un negozio vicino a Piazza Fontana (tuttavia di questi attentati verranno incolpati gli anarchici e lo stesso Giuseppe Pinelli durante il suo ultimo interrogatorio.

Chiesa e Di Luia, ricercati dalla polizia secondo quanto dichiarato da alcuni quotidiani, sono scomparsi: il primo e' a Parigi, il secondo viene segnalato a Rimini e quindi a Milano, assieme ad un certo Victor Pisano. Nessuno pensa invece di fermare Nino Sottosanti.

Attualmente Giorgio Chiesa dovrebbe trovarsi in Spagna, forse in carcere per reati comuni. Serafino Di Luia, ufficialmente in Germania, e' stato segnalato in piu' occasioni a Milano e a Roma. Nino Sottosanti a Piazza Armerina in Sicilia. Gian Luigi Fappani ha tentato di suicidarsi il 3 giugno 1970. Come Giorgio Chiesa, Fappani era balzato agli onori della cronaca ai tempi del giallo di Parma: ambedue erano stati indicati come i sicari assunti da Tamara Baroni per uccidere la baronessa Bormioli. Fappani, in marzo, doveva essere l'autore di una provocazione organizzata dal giornalista del "Borghese" Piero Cappello e da un dirigente dell'MSI milanese, Alberto Tarturri. In cambio di soldi, passaporto e un lavoro in Francia, avrebbe dovuto fare clamorose rivelazioni a dei giornali di sinistra, dimostrando come i fascisti fossero implicati in una serie di attentati: salvo poi a ritattare il tutto e permettere alla stampa di destra di montere una grossa speculazione sui sistemi usati per incolpare i fascisti. La provocazione di Fappani pero' non e' riuscita.

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