Francia, contro il precariato notte di fiamme e protesta
17.03.2006

 Notte di scontri in Francia tra polizia e studenti che contestano il contratto di primo impiego (Cpe), la controversa riforma introdotta dal governo Villepin per favorire l'occupazione giovanile. Il presidente Jacques Chirac, ha affermato che il governo è «aperto al dialogo» e ha chiesto di avviare «il prima possibile» una trattativa. E in vista della nuova manifestazione convocata per domani dai sindacati e dagli studenti, il capo dell'Eliseo ha chiesto la «responsabilità» di tutti e un clima di «calma e rispetto» per evitare nuove violenze.

A Parigi gli studenti hanno concluso una giornata di proteste erigendo barricate nel Quartiere latino: auto e cassonetti rovesciati e dati alle fiamme e lancio di molotov con gli agenti che hanno risposto con idranti e lacrimogeni. Una trentina di poliziotti sono rimasti contusi. Contemporaneamente studenti di destra sfilavano per chiedere la fine dell'occupazione delle università. Le violenze del giovedì di mobilitazione in tutta la Francia contro il Cpe si è conclusa con 300 fermi, 180 dei quali Parigi.

Gravi disordini si sono verificati a anche a Rennes fino alle due di notte. Una cinquantina di poliziotti sono stati assaliti da un migliaio di contestatori che hanno lanciato pietre e molotov. Venticinque studenti sono stati fermati. Ora l'appuntamento dei contestatori è per sabato quando sono in programma nuove manifestazioni nazionali contro il Cpe. L'Unep, il potente sindacato studentesco di sinistra, ha promesso una mobilitazione senza precedenti.

È stata una «dimostrazione di forza» dicono gli studenti, che si apprestano a tornare in piazza sabato, questa volta insieme alle organizzazioni sindacali. «Il governo dovrebbe venire a vedere nella strada - ha detto Bruno Julliard, presidente dell' Unef, il più potente sindacato degli studenti, di sinistra - che manifestano insieme disoccupati, giovani agiati delle università e giovani dei quartieri difficili delle banlieue. De Villepin non dividerà la gioventù». «E la manifestazione di giovedì non è che una prova generale di quella di sabato», ha aggiunto Julliard, 25 anni, studente di giurisprudenza a Lione, leader del movimento.

A Tolosa, invece, ci sono stati momenti di tensione fra studenti che avevano occupato l' università e i loro colleghi che volevano entrare per studiare. Ci sono stati lanci di sedie, di estintori. Poi un voto serrato, in assemblea generale, ha deciso il prolungamento dello sciopero degli studenti.

Il premier Dominique de Villepin si è detto «aperto al dialogo, nel quadro fissato dalla legge, per migliorare il provvedimento». Il governo sembra unito, ma non troppo solidale con lui. Il ministro del lavoro, Jean-Louis Borloo, non è voluto andare in tv per difendere un provvedimento sul quale aveva espresso riserve. Ma studenti, sindacati ed opposizione politica - socialisti in testa - chiedono il ritiro puro e semplice del Contratto primo impiego, una misura che - sostengono - accresce la precarietà, dando la possibilità agli imprenditori di licenziare nei primi due anni, senza giusta causa, i giovani sotto i 26 anni.

Sull'argomento si è fatta sentire anche Segolene Royal, star socialista nei sondaggi per l' Eliseo del 2007, con un messaggio quasi presidenziale: «i giovani vogliono lavorare, coinvolgersi, partecipare alla ripresa del paese. C' è un non riconoscimento profondo da parte del governo di questa
 

Francia, la marcia degli studenti: mezzo milione in piazza
16.03.2006 di Gianni Marsilli

 Quanti sono scesi nelle strade? A Parigi 120mila secondo l'Unef (Unione degli studenti), 25mila secondo la prefettura. In tutto il paese 500mila secondo gli organizzatori, meno della metà secondo la polizia. Giovedì è stata la giornata della protesta studentesca, venerdì sarà quella dei sindacati e dell'opposizione politica. A noi è sembrato che nella capitale, a sfilare da place d'Italie fino al centro in boulevard Raspail, fossero almeno in 50mila, cifra ragguardevole ma lontanuccia da altre "manif" degli ultimi anni. La novità è che molti, moltissimi di questi erano liceali, unitisi al movimento iniziato dai fratelli maggiori universitari. Il Cpe (contratto di primo impiego), la creatura di Dominique de Villepin, è stato il bersaglio di tutti gli slogan: ribattezzato "contratto di precarietà eterna", è diventato il simbolo di un avvenire incerto, avvertito come tale anche dai sedicenni. È andato tutto liscio, nella solita gioiosa sarabanda giovanile, fino alla fine, al grande incrocio di Sevres-Babylone. Lì sono spuntati i passamontagna, le pietre, qualche molotov e la voglia di spaccar la testa a qualcuno dei tanti gendarmi schierati in assetto antisommossa: qualche centinaio di anarchici, o casseurs, o black-bloc, cloni transalpini di quelli che hanno devastato corso Buenos Aires a Milano, hanno incendiato un'edicola, spaccato vetrine, bersagliato i "flic". Ragazzi di città, non certo di banlieue, un lancio di pavé e un sorso dalla lattina di birra. La polizia li ha lasciati fare e poi, una volta arrivata la coda del corteo, li ha sgomberati con le spicce. Un centinaio di fermi, un numero imprecisato di feriti, arredo urbano devastato. In serata gli scontri continuavano nei pressi della Sorbona. Poteva andar peggio, ma i gendarmi si sono attenuti alle disposizioni ricevute dal ministro degli interni Sarkozy: "Calma, sangue freddo e stretto rispetto della deontologia".

Strana giornata, questa di ieri. Sembrava che avessero mandato avanti i bambini. C'era Christophe, quindicenne biondino tutto eccitato: "De Villepin deve far marcia indietro. Io con il Cpe se starò antipatico al mio padrone potrò essere mandato a casa quando gli gira!". C'era una Marie Laure, 16 anni, sulla fronte scritto "contrat", sulla guancia destra "poubelle", sulla sinistra "emploi" ("poubelle" vuol dire immondizia: ovvero contratto di prima monnezza): "Certo, mi preoccupo del mio avvenire", e via a cantare con grande allegria un rap irripetibile. C'era anche un George dall'aria tutta seria, che ci ha spiegato che "magari no, ritirare il Cpe no, però almeno modificarlo questo sì". Ma la gran parte aveva trovato il suo totem da abbattere: Cpe all'inceneritore, via, da abolire all'istante. E poi c'erano trecento del servizio d'ordine, solidi cinquantenni prestati dai sindacati, che alla fine tentavano inutilmente di contenere i gruppetti degli anarchici casseurs. Stesse scene e stessa partecipazione molto giovanile nelle altre città di Francia: Marsiglia, Bordeaux, Rennes, dove un gruppetto ha pensato di occupare il palazzo del Comune, per esserne rapidamente espulso. Le università occupate sono 27, altrettante quelle "perturbate", il terzo che resta (sono 84 in tutto il paese) funziona normalmente. Il fronte studentesco non è proprio unito. Non sono pochi gli studenti contrari al Cpe ma anche al blocco delle lezioni, spesso votato in disordinate assemblee, e che avvertono, in questo braccio di ferro, odor di manipolazione politica. A Tolosa ieri mattina si è passati a vie di fatto, tra i "duri" che occupavano l'ateneo, e qualche centinaio che ne esigeva la riapertura. C'è stata battaglia, e gli occupanti hanno avuto la peggio. Il weekend per ripulire i locali dalle schegge di vetro e altri detriti, e la settimana prossima i corsi dovrebbero ricominciare.

Dominique de Villepin ha avuto ieri parole meno categoriche del solito. Piuttosto che ribadire che "la legge verrà applicata", ha preferito dirsi "aperto al dialogo per migliorare il Cpe". Oggi vedrà i rettori degli atenei, che hanno discusso della situazione e chiesto al governo se non il ritiro della legge, quantomeno l'apertura di un vero negoziato. L'opposizione, socialisti in testa, chiede invece il ritiro secco del Cpe, cercando di mettersi in sintonia con gli studenti. I quali, ancora una volta, fungono da rompighiaccio ai sindacati che domani scenderanno in piazza: Cgt-Fo-Cfdt non riuscivano a organizzare una manifestazione decente da tre anni, da quando il governo Raffarin condusse in porto la sua riforma delle pensioni. Per la Cgt il Cpe è il simbolo della protervia liberista, per la Cfdt piuttosto l'emblema dell'arroganza del potere, che gli aveva promesso concertazione e negoziato e invece niente. Agli uni interessa il ritiro del Cpe, agli altri piegare la schiena di de Villepin. Ultima annotazione: in questo bailamme c'è chi fa da spettatore, e sono i ragazzi che quattro mesi fa misero a ferro e fuoco le banlieues di tutta la Francia. Eppure il Cpe, nell'intento del governo, era indirizzato soprattutto a loro, a facilitare il loro ingresso nel mondo del lavoro. Ma questo è un conflitto classico, tipico della "vieille France": non li riguarda.