Sono ormai al lumicino le possibilità che i candidati del partito del premier
possano gareggiare per le regionali del Lazio nella provincia della capitale
"No" anche dalla Corte d'Appello respinta la lista Pdl a Roma
Le motivazioni sono le stesse del primo grado. Resta solo il Consiglio di Stato

ROMA - 12 marzo 2010
Quinto "no" per lista Pdl (provincia di Roma) nelle elezioni regionali del Lazio. Anche la Corte d'Appello non ha ammesso l'elenco di nomi ripresentati lunedì scorso dal partito del premier alla luce del famoso "decreto interpretativo" approvato dal governo. La decisione di questa sera rappresentava il secondo grado di giudizio dopo quella dell'altro giorno ad opera dell'ufficio elettorale del tribunale.

Resta aperto il ricorso al Consiglio di Stato (che decide domani) contro la prima sentenza del Tar Lazio che aveva negato la sospensiva delle prime due decisioni (Tribunale e Corte d'appello) relative alla prima presentazione. Quella, cioé, del 27 febbraio, il famoso "sabato del pasticcio" con i presentatori che arrivarono prima delle 12 ma che poi uscirono (a mangiare un panino o a cambiare gli elenchi?) e non rientrarono in tempo suscitando le rimostranze delle altre liste e il "no" del tribunale. Questa prima presentazione, dunque, ha già ricevuto tre "no" (Tribunale, Corte d'appello e Tar). Al Pdl resterebbe il quarto livello quello, appunto, del Consiglio di Stato.

Ma, si diceva, l'appello di questa sera si riferiva alla seconda presentazione nata dal "decreto interpretativo" e tentata lunedì sera. Si tratta del secondo "no" su questa strada. Il responsabile elettorale del Pdl, Ignazio Abrignani, ha spiegato che la motivazione "è la stessa resa martedì sera dall'ufficio elettorale circoscrizionale. La lista, cioè, non è stata ammessa per mancanza della prescritta documentazione". In sostanza, i rappresentanti del Pdl avevano sì una cartellina rossa, ma nulla è stato portato per dimostrare che, effettivamente, la cartellina contenesse liste, firme e quant'altro necessario,

Le motivazioni. "In definitiva non risulta assolutamente provato che il delegato incaricato di presentare la lista provinciale del Pdl fosse in possesso, alle ore 12 del 27 febbraio, della 'prescritta documentazione' indispensabile per la valida presentazione della lista". Terminano così le motivazioni che accompagnano la decisione dell'ufficio centrale elettorale presso la corte d'appello di Roma.

Nel testo si legge anche: "Conclusivamente, e la questione è assorbente, il mero possesso della cartellina non può provare sul piano logico, nè in via presuntiva, la presenza all'interno di essa della necessaria documentazione". Il riferimento alla cartellina è perchè i rappresentanti del Pdl, a sostegno della richiesta di ammissione della lista, dichiarano che al momento della scadenza dei termini erano in possesso, nell'ufficio elettorale, di una cartellina contenente tutta la documentazione necessaria.

Ancora, si legge nelle motivazioni a riguardo all'applicazione del decreto interpretativo: "Il fatto che il decreto legge abbia consentito l'ingresso di qualunque mezzo di prova idoneo non autorizza l'utilizzabilità di qualsiasi elemento ai fini della decisione, ma solo di quelli assistiti da una capacità dimostrativa del fatto e quindi corrispondenti, quanto meno, ad indizi caratterizzati da 'gravita', precisione e concordanzà". Inoltre, scrive la corte d'appello, "la circostanza che le informazioni offerte alla valutazione di questo ufficio sono state rese da soggetti la cui attendibilità risulta minata dai rapporti intercorrenti tra i medesimi e di chi dovrebbe trarne beneficio è significativa del fatto che tali informazioni hanno una idoneità attenuata se non addirittura nulla".