La vera ragione che tiene in piedi la maggioranza:
L'incubo condanna a Berlusconi.
28 settembre 2010 Claudia Fusani

C’è una ragione sovrana per cui il governo Berlusconi non può cadere almeno fino a febbraio-marzo. Se si blocca l’azione dell’esecutivo il premier si potrebbe trovare condannato per corruzione già nei primi mesi dell’anno, tempo stimato entro
il quale il Tribunale di Milano porterà a conclusione il travagliato e tribolato processo stralcio Mills in cui il Presidente
del Consiglio è imputato per concorso in corruzione in atti giudiziari.

E, questo, un elemento che va sempre tenuto in primo piano in queste ore di vigilia in cui si tentano analisi e previsioni.
E che, forse, spiega anche perchè Fli e Mpa stanno alzando la posta e chiedono di essere coautori, e non solo spettatori,
delle linee programmatiche che Berlusconi comunicherà domani a Montecitorio. Sanno, infatti,
che il Cavaliere ha bisogno come dell’aria di un esecutivo che eviti in tutti i modi la sentenza Mills.
«La vera esigenza è che Berlusconi non venga processato» ripete Ghedini.

Evitare la condanna Mills

Il processo, come l’altro sui diritti tv, è stato sospeso una prima volta nel luglio 2008 (lodo Alfano) e poi di nuovo il 7 aprile quando il legittimo impedimento (sospensione dei processi per ministri, premier e alte cariche) è diventata legge. David Mills è l’avvocato inglese mago delle società off shore, inventore di quel Fininvest-group B da sempre cassaforte del Cavaliere all’estero e custode di tutti i percorsi segreti di cui hanno beneficiato negli anni soldi e fondi neri, mazzette e tangenti comprese. Mills fu chiamato come testimone nei primi processi dove Berlusconi era imputato per falso in bilancio e frode (All Iberian e Arces, 1997-1998) e in quei processi testimoniò il falso per tenere coperti e al sicuro i paradisi fiscali di cui godeva, e gode, il Cavaliere. Un favore che gli ha prodotto una ricompensa di 600 mila dollari. Mills è stato condannato in via definitiva il 25 febbraio scorso ma il reato era prescitto da tre mesi. Ora, è chiaro che accanto ad un corrotto ci deve essere un corruttore. E fu proprio Mills, in una deposizione poi ritrattata, a dire «di aver protetto Berlusconi durante le sue deposizioni ai processi». Testimoniando il falso.

In origine Mills e Berlusconi erano imputati nello stesso processo. Poi, il sopraggiungere del lodo Alfano (luglio 2008) aveva consigliato di stralciare le due posizioni. Arriviamo così al processo che, se la Consulta il 14 dicembre dovesse dichiarare incostituzionale il legittimo impedimento, riprenderebbe per chiudersi tra marzo e aprile. Un’eventuale, ma più che probabile condanna per corruzione anche se poi destinata alla prescrizione (autunno 2011), sarebbe indigeribile per il Cavaliere passato indenne, tra leggi ad personam e prescrizioni e poche assoluzioni, da 18 processi.

Questa è la prospettiva certa e più che nefasta per il premier e i suoi nel caso il governo dovesse non avere più la maggioranza. E’ chiaro anche che in caso di governo tecnico la priorità non sarebbe certo quella di trovare una leggina per il premier.
Ecco perchè è obbligatorio trovare il modo per andare avanti almeno fino a marzo. Con qualche mese davanti, l’onorevole avvocato Ghedini, il ministro Alfano e la Commissione Affari costituzionali del Senato possono mettere a segno un paio
di provvedimenti decisivi per blindare il Capo. E’ una strategia su due binari: un nuovo legittimo impedimento (sospensione dai processi) - è sufficiente il testo vecchio con una piccola modifica - che impedisce alla Consulta di pronunciarsi su quello attuale e che ha vita fino ad aprile; il lodo Alfano costituzionale che ha sì bisogno di doppia lettura ed eventuale referendum (almeno un anno di tempo)ma la cui approvazione almeno al Senato potrebbe invitare la Consulta a non bocciare il testo del legittimo impedimento. Il solito intreccio di leggi e leggine. E’ un fatto che anche in questi giorni di grande gelo la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha continuato a lavorare come se tra Fini e Berlusconi non fosse in corso
il duello finale. Dal testo del lodo Alfano sarebbero stati tolti anche i ministri, ulteriore passo di avvicinamento verso i finiani.

Così ragionano le colombe della maggioranza. Ma i falchi sono tanti. Di più.
E l’affaire Montecarlo assicura, proprio in questi giorni, nuove rivelazioni.