Un bianco Natale, senza immigrati
Coccaglio (bresciano: Cocài) Comune di 7.035 abitanti della provincia di Brescia.
Operazione "White Christmas"
La caccia ai clandestini si fa in nome del Natale, l'assessore leghista alla Sicurezza Claudio Abiendi:
«Per me il Natale non è la festa dell' accoglienza, ma della tradizione cristiana, della nostra identità».
Un bianco Natale, senza immigrati
18 novembre 2009

ACOCCAGLIO la caccia ai clandestini si fa in nome del Natale.

L' amministrazione di destra - sindaco e tre assessori leghisti, altri tre Pdl - ha inaugurato nel piccolo comune bresciano
l'operazione "White Christmas", come il titolo della canzone di Bing Crosby, usato per ripulire la cittadina dagli extracomunitari.
UN NOME scelto proprio perché l' operazione scade il 25 dicembre. E perché, spiega l' ideatore dell' operazione,
L' assessore leghista alla Sicurezza Claudio Abiendi:
«Per me il Natale non è la festa dell' accoglienza, ma della tradizione cristiana, della nostra identità».

È così che fino al 25 dicembre, a Coccaglio, poco meno di settemila abitanti, mille e 500 stranieri, i vigili vanno casa per casa a suonare il campanello di circa 400 extracomunitari. Quelli che hanno il permesso di soggiorno scaduto da sei mesi e che devono aver avviato le pratiche per il rinnovo. «Se non dimostrano di averlo fatto - dice il sindaco Franco Claretti - la loro residenza viene revocata d' ufficio».
L' idea dell' operazione intitolata al Natale nasce dopo l' approvazione del decreto sicurezza che dà poteri più incisivi
al sindaco, che poi chiede ai suoi funzionari di verificare i dati dell' Anagrafe sugli stranieri. Nel paese, in dieci anni,
gli extracomunitari sono passati dai 177 del 1998 ai 1562 del 2008, diventando più di un quinto della popolazione.
Con marocchini, albanesi e cittadini della ex Jugoslavia tra i più presenti. «Da noi non c' è criminalità - tiene a precisare Claretti - vogliamo soltanto iniziare a fare pulizia». A Coccaglio fino a giugno e per 36 anni ha governato la sinistra.
«È solo propaganda - dice l' ex sindaco Luigi Lotta, centrosinistra - Io ho lasciato un paese unito, senza problemi
d'integrazione. L' unico caso di cronaca degli ultimi anni, un accoltellamento tra kosovari, nemmeno residenti da noi,
c' è stato sotto la nuova amministrazione». L' idea di accostare la caccia agli irregolari al Natale, ha provocato le proteste
di un pezzo di città. «Io sono credente, ho frequentato il collegio dai Salesiani. Questa gente dov' era domenica scorsa?
Io a Brescia dal Papa», replica Abiendi, che si definisce «tra i fondatori della Lega Nord, nel 1992».
Poi enumera i risultati dell' operazione "Bianco Natale": «Dal 25 ottobre abbiamo fatto 150 ispezioni.
Gli irregolari sono circa il 50% dei controllati». E ora al modello Coccaglio guardano anche i sindaci leghisti dei comuni vicini, due (Castelcovati e Castrezzato) l' hanno già copiato. Lo scorso 24 ottobre, alla prima convention di sindaci leghisti,
a Milano, la "White Chistmas" ha avuto l' appoggio convinto dello stato maggiore del partito.
«Il ministro Maroni è un uomo pratico - dice ora Claretti - ci ha dato dei consigli per attuare il provvedimento
senza incorrere nei soliti ricorsi ai giudici». Sul riferimento al Natale, il sindaco accetta le critiche. «Forse è stato infelice.
Ma l' operazione "White Christmas" scadrà proprio il giorno di natale».

Ruspe contro i Rom nella Milano «per bene» del sindaco Moratti
20 novembre 2009 Via Rubattino, quella dell’Innse, ore 7:

il sindaco di Milano, Letizia Moratti, può aggiungere un altro sgombero in un campo rom a quelli vantati nell’opuscolo
di propaganda distribuito quindici giorni fa ai milanesi (con quali soldi?): «…erano tre nel 2006 – sta scritto –
oggi ne abbiamo effettuati 143». Più uno, in via Rubattino, per liberare un’area, che fu dell’Enel, da duecento rom,
buttati giù dal letto da poliziotti e carabinieri in assetto antiguerriglia: tra di loro ottanta bambini, una quarantina dei quali frequenta (frequentava, ormai) le scuole del quartiere. Domenica scorsa c’era stata una manifestazione: insegnanti e genitori (dei compagni di classe). Fatto strano: manifestavano perché il campo non venisse cancellato. «Sono bravi, questi bambini – spiegava una maestra – sono attenti, sono puliti, imparano. Abbiamo faticato insieme: non si può mandare tutto all’aria proprio adesso». Le maestre sono tornate ieri mattina, a prendersi i bambini: «Almeno perché abbiano ancora un tetto sopra la testa e un pranzo decente. Ma dove andranno, quando nel pomeriggio la scuola chiuderà?». Dove andranno gli altri rom? Qualcuno, separando famiglie, uomini e donne e bambini, verrà sistemato, forse, in un centro di accoglienza, gli altri si arrangeranno in uno dei tanti prati incolti o dei tanti scheletri di fabbrica alla periferia. Il Comune prevede solo le ruspe. 

Protestava l’opposizione, ma questa degli sgomberi è la linea, anzi questo è il «nos Milan, la nostra Milano, our Milan», come dice il titolo dell’opuscolo preelettorale, titolo ritagliato ai bordi di una immagine di scorcio del Duomo rivestito di fiori di pesco, forse per significare la religiosità cittadina e un’eterna primavera urbana. Titolo “trilingue”, come per dire: contenti tutti, siamo locali (e dialettali, come il festival di Sanremo), nazionali e internazionali. Il libretto sta nella strategia della Moratti per difendere il posto e la ricandidatura, insieme con alcuni altri passi: ha annunciato che prenderà la tessera del Pdl, ha candidato Marina Berlusconi all’Ambrogino (direttamente, senza neppure lasciare l’onere della proposta a un consigliere qualsiasi). La tesserà arriverà, l’Ambrogino per la figliuola del Presidente ci sarà, come ha deciso a maggioranza nella notte la commissione consiliare, la stessa che ha negato il riconoscimento ai lavoratori della Innse (e che ha, invece, assegnato all’unanimità la cittadinanza onoraria a Saviano). L’opuscolo citato presenta brillanti quadretti di vita cittadina, merito della Moratti, della sua esperienza «di sindaco, di imprenditrice, di mamma». Con alcuni inciampi, ad esempio nel capitoletto “Milano vivibile”, dove si dice trionfalmente di ambiente ed ecopass…, proprio mentre si è completato lo smantellamento dell’assessore Croci, l’inventore della tassa d’ingresso alle vetture inquinanti nel centro cittadino, odiata dalla Lega, osteggiata da una parte del centro destra: prima gli hanno tolta la delega al traffico (affidata al vicesindaco De Corato), poi gli hanno scippato (l’altro ieri) anche l’ambiente. Dell’ecopass (che ha “incassato” quattro milioni meno dei 15 previsti) non si conosce il destino, lo sdoppiamento dell’assessorato cancella un piccolo progresso culturale: il riconoscimento che il traffico è tra le prime insidie alla qualità ambientale. Seguono pagine dedicate a biciclette, metropolitane, trasporto pubblico e parcheggi (tutti interventi a carico del silurato Croci), casa , famiglia, anziani… 



Conclusione sotto il capitolo: “Milano sicura”.

Primo titolo: “giro di vite”, aggiornamento del precedente “tolleranza zero”
(importato dal predecessore della Moratti, Gabriele Albertini), nel segno di una interpretazione poliziesca e pure militaresca della sicurezza (grazie ai tre fanti dislocati qui e là dal ministro La Russa).

Secondo titolo: “abusivismo”, dedicato ai rom e agli sgomberi.
I numeri della Moratti saranno trionfali (o trionfalistici e fasulli). Ma la Moratti non avverte la necessità di dire qualcosa
ai suoi concittadini a proposito dell’Expo, del bilancio (salvato pescando nel maxidividendo dell’Azienda trasporti)
o dei soldi persi con la manovra sui derivati o della sua urbanistica al calcestruzzo? Era cconta anche di un centrodestra diviso e litigioso, sconfitto ripetutamente malgrado la larga maggioranza, in un consiglio comunale che il sindaco, sulla traccia del predecessore, ignora. Il Pd ha presentato cento interrogazioni, una per ciascun punto del programma della Moratti: s’è visto arrivare solo dieci risposte. Prima della tessera del Pdl, il sindaco ha preso le abitudini del suo capo:
dopo i lunedì di Arcore, da un po’ di tempo si contano a Milano anche le serate in casa Moratti, quando un’allegra brigata, che comprende De Corato, La Russa e, tra gli altri, Maurizio Lupi (futuro sindaco?), decide tra caffè e pasticcini, di aree fabbricabili e di poltrone, di autostrade urbane e di viadotti e di trafori, come quello che l’assessore all’urbanistica vorrebbe scavare da un capo all’altro di Milano, per quindici chilometri sotto case, metropolitane, fogne, con svincoli e pedaggi,
come fossimo Metropolis.