Cosa rischia davvero Silvio Berlusconi
Cinque domande e cinque risposte
Per capire l'ultima tempesta giudiziaria sul Cavaliere e le sue possibili conseguenze:
le accuse, la difesa, i tempi dell'eventuale processo. E, naturalmente, la politica.
Alessandro Gilioli 15 gennaio 2011
Berlusconi dichiarazioni del 18 gennaio 2011
«Ho parlato con i miei avvocati e mi hanno detto che non esiste una competenza
del tribunale di Milano e che non è logico che il premier vada in tribunale», 

L'accusa: "... perché, abusando della sua qualità di presidente del Consiglio, la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, avendo appreso che la minore Karima El Mahroug - da lui in precedenza frequentata - era stata fermata e condotta presso la questura di Milano, si metteva in contatto con il capo di gabinetto del questore, Pietro Ostuni, e rappresentandogli che tale ragazza minorenne, di origine nord africana, gli era stata segnalata come nipote di Mubarak, (circostanza peraltro palesemente falsa), lo sollecitava ad accelerare le procedure per il suo rilascio, aggiungendo che il consigliere regionale Nicole Minetti si sarebbe fatta carico del suo affido e, quindi, induceva Pietro Ostuni a dare disposizioni alla Giorgia Iafrate, (funzionaria della Questura di Milano e quella notte di turno) affinché la citata minore Karima El Mahroug venisse affidata a Nicole Minetti, così sottraendola al controllo e alla vigilanza delle autorità preposte alla tutela dei minori, in contrasto con le disposizioni al riguardo impartite dal pubblico ministero di turno: e infatti la minore Karima El Mahroug, non veniva trattenuta in questura, né inviata in una comunità, ma affidata alle ore 2.00 del 28 maggio alla Minetti, ancor prima che fossero formalmente richiesti dalla questura di Milano (con fax al commissariato di Taormina, a firma della dott. ssa Iafrate, inviato alle ore 02.20), i documenti necessari ai fini di una sua compiuta identificazione, accertata effettivamente solo alle ore 04.00 nonché senza previo interpello dei genitori della minore stessa circa il suo affidamento a terzi; affidamento alla Minetti peraltro solo formale, essendo indicato (così come certificato nel sopra citato fax) quale domicilio quello di Milano Via Villoresi 19, abitazione non della Minetti ma di Michele Santos Oliveira De Conceicao, persona priva di referenze, alla quale la Minetti non appena uscita dai locali della questura consegnava in effetti la minore. In tal modo ottenendo per sé e per la minore un indebito vantaggio di carattere non patrimoniale consistito, per la minore, nella sua fuoriuscita dalla sfera di controllo delle autorità minorili e, per esso indagato (Berlusconi), nell'evitare che Karima El Mahroug potesse riferire del reato di cui al capo che segue (favoreggiamento della prostituzione minorile) e comunque della frequentazione, nonché di altri reiterati episodi di prostituzione verificatisi nella sua dimora privata in Arcore, fatti di rilevanza penale non a lui ascrivibili, ma comunque suscettibili di arrecare nocumento alla sua immagine di uomo pubblico".

"Il Giornale" di famiglia ha già deciso: l'inchiesta è una «mignottata» basata su «chiacchiere», e comunque «le bombe su Silvio non scoppiano mai», sono «solo petardi mediatici». Una linea non molto diversa da quella tenuta sabato sera dal Tg1, che ha dato la notizia dell'indagine sul premier dopo lunghi servizi sulla Tunisia, sul voto a Mirafiori e sulla stella a cinque punte dipinta su un muro a Viareggio, facendo poi ascoltare per vari minuti solo la versione del premier, un audio preso di peso dal sito dei Promotori della Libertà.

Ma aldilà della propaganda, in che cosa consiste veramente la nuova inchiesta giudiziaria di Milano sul Cavaliere e che conseguenze può avere, sia giudiziarie sia politiche? Cerchiamo di capirlo basandoci su quello che si è appreso finora, attraverso cinque domande e altrettante risposte.

1. Di che cosa è accusato Berlusconi?
I reati ipotizzati sono due. Il primo è la violazione della legge numero 38 del 2006: «Chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164».

Non dunque "favoreggiamento" né "sfruttamento" della prostituzione minorile, come alcuni giornali hanno scritto, ma semplicemente atti sessuali "prezzolati" con minori. Si tratta di una legge bipartisan, voluta quindi anche dai berlusconiani, che al tempo della sua approvazione erano maggioranza di governo. In particolare, l'articolo in questione fu rivendicato durante la discussione parlamentare, il 3 maggio 2005, dall'allora ministro per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo: «Particolarmente significativo è l'articolo 1 che prevede l'incriminazione di colui che compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i 14 e i 18 anni in cambio di danaro o di altra utilità economica. Si tratta di una disposizione contenuta originariamente in un altro disegno di legge governativo, quello contenente misure contro la prostituzione, che ha costituito oggetto di un emendamento governativo al presente provvedimento».

Il secondo reato di cui è accusato Berlusconi è concussione, articolo 317 del codice penale nella sua formulazione approvata con la legge 26 aprile 1990: «Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri costringe o induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni».

Nel caso dell'inchiesta in questione, si riferisce alla telefonata alla Questura di Milano del 27 maggio scorso con cui, secondo l'accusa, la polizia sarebbe stata indotta a liberare Ruby prima che fosse conclusa la procedura di identificazione e ad affidarla immediatamente a un "delegato" di Berlusconi (Nicole Minetti) in contrasto con quanto stabilito dal giudice dei minori che ne aveva stabilimento l'inserimento in una comunità.

La concussione contestata sarebbe "per induzione" e non "per costrizione": Berlusconi non avrebbe ordinato formalmente di rilasciare la minore e di affidarla alla Minetti ma avrebbe fatto leva sul proprio ruolo e sulla propria qualità di Presidente del consiglio per influenzare indebitamente le forze dell'ordine, anche mentendo sull'identità della ragazza («è la nipote di Mubarak»).

2. Su che cosa si basa l'accusa?
Le circa 300 pagine scritte dai tre Pm che conducono l'indagine (Boccassini, Forno e Sangermano) sono, nella loro interezza, a disposizione soltanto della procura stessa e della difesa del premier.

Quello che dunque si sa è basato solo su indiscrezioni giornalistiche secondo le quali le accuse si fonderebbero sull'incrocio tra intercettazioni telefoniche, tabulati telefonici, localizzazione delle ragazze in una certa data grazie alla celle telefoniche a cui era agganciato il loro cellulare, analisi di file video e fotografici trovati nel computer di Ruby (e forse di altre ragazze), oltre agli esiti di alcune perquisizioni a diverse ragazze (inclusa la stessa Ruby) e ad alcune testimonianze dirette (anche di ragazze che hanno partecipato ai festini) acquisite dalla magistratura attraverso interrogatori. Le intercettazioni non sono state fatte su utenze di Silvio Berlusconi (essendo parlamentare, questo è vietato) ma su quelle di altre persone (coimputati e possibili testimoni).

Incrociando questi e altri elementi, i Pm sarebbero giunti alla conclusione che Berlusconi avrebbe commesso i due reati in questione in tempi diversi.

I rapporti sessuali con la minorenne Ruby sarebbero avvenuti, secondo il comunicato della procura «dal febbraio al maggio 2010», quindi con una certa continuità e in modo non occasionale. In particolare nel mirino degli inquirenti ci sarebbero le festività di primavera dell'anno scorso: tra il 4 e il 5 aprile (Pasqua), tra il 24 e il 26 aprile 2010 (Liberazione) e il 1° maggio.

La concussione sarebbe invece avvenuta il 27 e 28 maggio 2010, cioè nella notte in cui Karima El Mahroug detta Ruby finì in questura per essere poi liberata e affidata a Nicole Minetti.

Per l'ipotizzato reato di concussione, la procura ha raccolto diverse testimonianze su quanto avvenuto quella notte e ha acquisito le registrazioni delle telefonate fatte quella sera dai poliziotti che furono convinti a liberare la minorenne, accusata di furto.

3. Qual è la linea difensiva?
Gli avvocati del premier contestano tutto, a partire dalla liceità stessa dell'indagine penale aperta dalla procura di Milano. Infatti, dice Ghedini, per l'ipotizzato reato di prostituzione minorile dovrebbe essere competente la procura di Monza e non quella di Milano, perché i fatti si sarebbero svolti nella villa di Arcore.

La procura tuttavia fa leva sulla norma in base alla quale quando si indaga su più reati "prevale" - per determinare la competenza – il luogo dove è avvenuto il reato più grave: cioè la concussione, a Milano.

Ma gli avvocati del premier contestano che anche l'indagine sulla concussione sia di pertinenza della procura di Milano: gli atti, dicono, dovevano essere immediatamente trasmessi al cosiddetto tribunale dei ministri, competente «per i reati commessi (da ministri) nell'esercizio delle loro funzioni». In altri termini, secondo la difesa l'eventuale telefonata in questura sarebbe stata fatta dal Cavaliere nell'esercizio delle sue funzioni di premier.
Dopodiché la difesa nega anche il merito delle accuse.

Per il reato ipotizzato più grave, la telefonata del premier alla Questura di Milano, secondo Ghedini era finalizzata solo ad assumere informazioni sulla vicenda e comunque non costituiva un pressione tale da poter essere configurata come concussiva.

Per i presunti rapporti sessuali tra il premier e Ruby, difficile sostenere che Berlusconi non fosse al corrente dell'età della ragazza: infatti nella telefonata in Questura chiede di «affidarla» alla Minetti, e un maggiorenne non si «affida» a nessuno. Certo, il premier potrebbe sostenere di essere venuto a sapere della minore età di Ruby solo quella sera, ma non si tratta di una strategia difensiva con alte probabilità di vittoria.

Ecco perché Ghedini punta invece a negare, semplicemente, che i rapporti sessuali ci siano mai stati, contando sul fatto che la stessa Ruby nega di averne avuti e che eventuali telefonate tra ragazze in proposito sarebbero, secondo Ghedini, soltanto chiacchiere al limite della mitomania, non prove giudiziarie.

Ma non è detto che, anche in assenza di rapporto sessuale con Ruby, il reato di prostituzione minorile cada. Infatti c'è una sentenza della Corte di Cassazione (la numero 37188 del 2010) che riferendosi alla prostituzione parifica all'atto sessuale vero e proprio qualsiasi forma di «prestazione che oggettivamente sia tale da stimolare l'istinto sessuale». In altri termini, se venisse provato che una minorenne partecipava (con spogliarelli, lap dance e altro) a esibizioni al termine delle quali poi Berlusconi si appartava con maggiorenni, in base a questa sentenza il reato si sarebbe comunque consumato. Compito delle difesa sarà quindi anche evitare che siano provati eventuali comportamenti "sexy" di Ruby nei festini e nelle notti trascorse ad Arcore.

In ogni caso già da mesi, quindi ancora prima che Berlusconi fosse inquisito, l'avvocato Ghedini ha utilizzato la legge sulle "indagini difensive", che possono essere anche preventive (cioè svolte per difendersi da un'inchiesta ancora eventuale e futura), per interrogare diverse ragazze pronte a dichiarare che ad Arcore non si faceva sesso.

4. A questo punto che cosa succede all'indagine?
I Pm hanno chiesto al Gip il giudizio immediato, a cui si può ricorrere quando la prova della responsabilità dell'indagato «appare evidente».

Se il Gip accetta questo percorso, si salta l'udienza preliminare e si va direttamente al dibattimento.

Attenzione, il giudizio immediato non è il patteggiamento (che prevede il consenso dell'imputato nello stabilire la pena): è solo un modo per snellire i tempi e la procedura, viene deciso dal Gip anche se l'imputato non è d'accordo e non implica alcun accordo sulla pena.

Se invece il Gip non accetta il procedimento con giudizio immediato, si procede per via ordinaria.

I tempi dell'indagine e dell'eventuale rinvio a giudizio cambiano dunque a seconda di questa prima decisione del Gip.

In caso di accettazione del giudizio immediato, si potrebbe arrivare a una sentenza di primo grado (sempre che vengano rigettati i conflitti di competenza addotti dalla difesa). Altrimenti, si parla di anni, come in ogni processo penale ordinario.

In vista della richiesta di giudizio immediato, i Pm hanno chiesto a Berlusconi (come previsto dalla legge) di comparire in tribunale in un giorno a sua scelta tra il 21 e il 23 gennaio, cioè tra il venerdì e la domenica della prossima settimana. L'indicazione del weekend non è casuale, perché difficilmente in quei giorni il premier può addurre impegni di governo tali da costituire legittimi impedimenti valutabili come tali dal giudice, secondo quanto deciso pochi giorni fa dalla Consulta.

In ogni caso il Gip può decidere se procedere o no al giudizio immediato anche in assenza (contumacia) dell'imputato.

E' la prima volta, nei diversi procedimenti che hanno convolto Berlusconi, che la procura chiede il giudizio immediato: segno che i Pm credono nella assoluta robustezza del loro impianto accusatorio.

5. Che effetti politici avrà la vicenda?
Non più coperto dal "Legittimo impedimento assoluto" appena corretto dalla Consulta, il premier è al momento privo di solidi scudi giudiziari.

Improbabile tuttavia che cerchi di far approvare in tempi rapidi il Lodo Alfano costituzionale, cioè la riedizione con modifica della Costituzione della legge che rendeva improcessabili le alte cariche dello stato. Infatti è una strada molto in salita: Napolitano ha già espresso forti perplessità (con una lettera formale alla commissione Affari costituzionali del Senato), la discussione è ferma da mesi e i tempi di una modifica della Costituzione rischiano di essere più lunghi di quelli dell'inchiesta milanese (tanto più con l'attuale maggioranza risicata a Montecitorio).

Ecco perché il premier ha detto che questa volta vuole difendersi in tribunale: non ha altre strade a disposizione.

Diversi notisti politici ritengono che, come da carattere, il premier cercherà quindi di trasformare un problema in un'opportunità, rovesciando il tavolo per uscire dalla palude parlamentare in cui era finito negli ultimi mesi, dopo l'uscita dalla maggioranza di Fini e il tentativo di creazione di un nuovo gruppo d'appoggio all'esecutivo (quello dei cosidetti 'responsabili', che tra l'altro rischia di perdere pezzi dopo le vicende delle ultime ore).

In pratica, questo significherebbe che utilizzerebbe quella che lui chiama 'persecuzione giudiziaria' per arrivare a elezioni in primavera, in una sorta di referendum sulla sua persona che si terrebbe in concomitanza con i processi milanesi (non solo il caso Ruby, ma anche quelli già in corso, a iniziare dalla corruzione Mills).

Sarebbe, evidentemente, la sconfitta di quanti – nell'entourage del Cavaliere – fino a ieri gli consigliavano di navigare a vista e di non forzare i toni, accettando come 'accettabile compromesso' anche la sentenza della Consulta.

L'inchiesta Ruby ha insomma indirettamente terremotato lo scenario dell'appeasement e potrebbe portare a uno scontro frontale in cui sarebbe lo stesso premier a muoversi verso lo scioglimento delle Camere, nella speranza di uscire dalle urne abbastanza forte per rintuzzare ogni attacco e proseguire la sua strategia politica, sia per quanto riguarda la permanenza a palazzo Chigi sia per quanto riguarda le possibili ambizioni in vista del Quirinale.

Se però la nuova indagine andasse a dibattimento e se, per ipotesi, i processi si concludessero dopo i vari gradi di giudizio con una condanna definitiva (quindi si parla comunque di almeno due o tre anni) il premier rischierebbe di essere interdetto dai pubblici uffici.
 







Ruby, una frase nei verbali d'inchiesta "Dissi a Berlusconi che ero minorenne"
Confermati anche i pagamenti dopo le feste. Secondo le carte il premier, pur conoscendo l'età effettiva della ragazza,
non la esclude dalle sue ospiti ma al contrario la include ripetutamente nelle sue "serate rilassanti"
e anche in qualcuna con ospiti di riguardo
17 gennaio 2011 PIERO COLAPRICO e GIUSEPPE D'AVANZO

Se non ci si fa distrarre dalle "autoassoluzioni" che ieri il premier ha affidato al suo messaggio-video, questa storia tra Ruby e Silvio Berlusconi è meno pasticciata di quanto la si voglia raccontare. Le questioni che bisogna accertare sono e restano tre. Karima-Ruby, minorenne, si prostituisce? Due: Karima-Ruby si è prostituita con il capo del governo? Tre: il capo del governo era consapevole della minore età di Karima-Ruby?

Meglio non perdere di vista questa "tripletta": sono le risposte a queste tre domande che possono mettere per sempre il premier in ginocchio. E portarlo  -  l'abbiamo scritto ieri  -  persino in galera, e senza scappatoie di legge: perché anche ai "numeri uno" si deve applicare lo stesso giro di vite pensato per sbaragliare i papponi albanesi. E invece come si difende Berlusconi dalle ricostruzioni via via più precise che emergono dalle indagini? Evita di affrontare il "cuore" del suo problema, la prende alla lontana.
Comincia negando di pagare le prostitute. Minimizza e si gratifica.

"Cerco di aiutare chi ha bisogno" e mai, assicura, "in cambio di qualcosa, se non della gratitudine, dell'amicizia e dell'affetto. È assurdo - si lamenta - soltanto pensare che io abbia pagato per avere rapporti con una donna.. mai successa neanche una sola volta nella vita. .. una cosa che considererei degradante per la mia dignità". Questa è la versione di Berlusconi: purtroppo per lui appare, a chi ha letto le carte giudiziarie, "irreale e spericolata".

Le "notti del Drago" hanno ormai decine di testimoni. Ci sono spogliarelli e sesso palese. Ci sono, alla fine, le buste con il denaro per le ragazze. Nel recente passato, la quarantenne barese Patrizia D'Addario è entrata a Palazzo Grazioli, è stata pagata mille euro per amoreggiare sul "lettone di Putin" e s'è portata dietro tanto di registratore. E ha confermato, dopo le foto sarde di Villa Certosa, con docce e bagni e abbracci, l'incredibile vulnerabilità del premier. Che è una questione pubblica, politica e istituzionale. Ma non è - non è mai - un reato penale. Anzi, quanto a questo, aveva avuto ragione Niccolò Ghedini, definendo il Cavaliere un innocente "utilizzatore finale".

Questa linea difensiva, per quanto accorata, è dunque superflua. Anzi, appare a rischio di clamoroso autogol soprattutto quando Berlusconi regala lo scoop. Racconta della sua nuova vita privata: ha, dice, una compagna. Notizia sorprendente. È lo stesso uomo, a scandalo Ruby scoppiato, che aveva lanciato la sua tragica battuta sessista alla Fiera di Milano ("Meglio" il suo stile di vita, rideva, che "essere gay"). Allora si era raccontato come un single che fa per impegno politico "degli sforzi massacranti" e, insomma, "nessuno mi può impedire di passare ogni tanto qualche serata distensiva". Anche Ruby, che lo conosce intimamente, ha detto a Repubblica-tv che Berlusconi è "un uomo solo e infelice".

Invece no, contrordine forzisti: vive "uno stabile rapporto d'affetto con una persona. Non avrei mai voluto dirlo - racconta il premier - per non esporla mediaticamente". E quest'ipotetica signora, secondo Berlusconi, "era assai spesso con me anche in quelle serate". Un alibi, dunque: "Certo non avrebbe consentito che accadessero a cena, o nei dopo cena, quegli assurdi fatti che certi giornali hanno ipotizzato".

Berlusconi sta scommettendo. Scommette sul fatto che questa signora, di cui prima o poi dovrà fare il nome, sia stata presente nei suoi incontri finiti nelle pagine delle varie inchieste. Presente quando la quarantenne D'Addario si spoglia a Palazzo Grazioli? O con Nadia Macrì, invitata a Villa Certosa con altre ventenni? Oppure alle feste raccontate in maniera vivida da Karima-Ruby ai pubblici ministeri nell'interrogatorio del 3 agosto? E all'"imbarazzante" notte dello scorso 19 settembre scorso, quando la testimone - che abbiamo chiamato A. - credeva di conoscere un leader politico e si è trovata ad assistere a un festino con ragazze a seno nudo? C'era questa "compagna"?

La versione berlusconiana sembra a chi ha letto le carte, con le "prove evidenti", fuori bersaglio. Dev'essere nata in gran fretta dalla riunione fiume di sabato ad Arcore. E ricalca - come un format televisivo - quanto già accaduto durante la "crisi di Casoria", quando il premier impegnato sul fronte immondizia andò alla festa di una neo-diciottenne, Noemi, che era già stata sua ospite (senza genitori). E dalla quale veniva chiamato Papi.

Venne inventato - è la parola giusta - uno scenario credibile e utile a confondere le acque: a Noemi venne "dato" un fidanzato e una storia d'amore. C'erano persino le foto sul lungomare, mostrate sul settimanale di famiglia Chi, poi si scoprì che il "figurante" maschile era stato, tanto per cambiare, pagato. Dunque, un inganno a mezzo stampa. Questa volta, però, può riuscire la stessa sceneggiata? A quanto videoascoltato ieri, Berlusconi non riesce a contrastare con fatti accertati gli accertati fatti raccolti dalla procura milanese. D'altronde, una prova decisiva di questa sua difficoltà si avrà presto: forte dei "fatti suoi" e della nuova compagna testimone delle serate, Berlusconi affronterà i magistrati per dire che le loro sono frottole senza senso? Oppure no? Eviterà - come sempre - il confronto?

Lo vedremo presto, ma già sappiamo che nel dispositivo del sistema politico di Berlusconi, la menzogna ha un primato assoluto. Può essere punitiva della "reputazione" di chi si para contro. Può distruggere le verità note. Può creare una fantasia, sostituendo con la cartapesta la realtà oggettiva, e immaginare complotti e accanimenti. Non ha salvato nessuno, questa menzogna "made in Arcore": nemmeno la moglie separata Veronica Lario, che lo accusò - qualcuno lo ricorda? - di "frequentare minorenni"; che parlò anche del "ciarpame"; e delle "vergini che si offrono al drago". Frasi che collimano con quanto emerge dall'inchiesta milanese.

Bisogna capirsi bene. Sinora, cioè sino a prima di Karima-Ruby, la nebbia teatrale sollevata dal berlusconismo ha funzionato con il suo pubblico. La scena però - e siamo arrivati alla tripletta fondamentale nell'inchiesta milanese - si è modificata. E non può essere diversamente se chi si prostituisce è minorenne.

Ripetiamo, pagare le prostitute, disperate o allegre, italiane o straniere, non è reato. Ma un uomo di 75 anni che "compra" i favori di una diciassettenne, in un paese civile, rischia grosso. Il reato del quale viene accusato Berlusconi, a parte la concussione, è pesante: "Chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito - dice l'articolo 600 del codice penale - con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164". E a chi viene condannato per questi reati non viene concesso l'affidamento ai servizi sociali: cella, o arresti domiciliari, niente "benefici".

C'è anche un'altra questione che Berlusconi sembra non capire, o non voler capire, chissà. Quelle sue serate com'erano? Lui le descrive come festicciole familiari "senza nessuna, nessuna implicazione sessuale", durante le quali "nessuno può essere rimasto turbato". Anzi "tutto si è sempre svolto all'insegna della più assoluta eleganza, del più assoluto decoro e tranquillità". Chi ha letto le carte dice ben altro. Ipotizza che al presidente del consiglio possa essere contestato anche il pesantissimo terzo comma dell'articolo 600, che punisce "Chiunque, utilizzando minori degli anni diciotto, realizza esibizioni pornografiche o produce materiale pornografico ovvero induce minori di anni diciotto a partecipare ad esibizioni pornografiche". Ecco quello che Berlusconi forse ha rimosso.

Che cos'è il bunga bunga? Ecco qua. Uscito di scena Apicella la chitarra e i melodici canti composti da Berlusconi, congedati cortigiani e ospiti di rango, l'atmosfera si fa elettrica e disinibita. Perché così pretende il Drago. Ora tocca alle ragazze, che durante la cena sono stare soltanto un sorridente arredo, essere protagoniste. A volte raggiungono i camerini, dove trovano il costume di scena da indossare. (Ma quante sono gli addetti che preparano, curano e osservano questo teatro?) Le ragazze si cambiano, ne escono abbigliate da porno infermiere, da poliziotte a seno nudo.

Da questa prospettiva l'immaginario erotico di Berlusconi ricorda un altro format: quello della sua tv anni Ottanta. Siamo nella riproduzione di un Drive In ad alto tasso pornografico. Non c'è il pubblico, c'è un solo spettatore che è anche l'unico attore principale, per il cui diletto va in scena l'esibizione. E chi si esibisce ci deve dare dentro davvero, perché il compenso può salire. Una notte di sesso con il presidente viene ben ricompensata (per "affetto"?). Ma una stagione come favorita del Drago può rendere ben di più. Il rito, raccontato a Berlusconi da Muhamar Gheddafi, è un agone infernale: le donne danzano, una gara tra di loro, mimano scene di sesso e lo si deve fare con una maliziosità sufficiente ad attrarre l'attenzione dell'ospite generoso. È a una sera di queste che partecipa Ruby-Karima.

Lo racconta lei stessa ai pubblici ministeri: ed è lei che serve a Berlusconi un "sanbitter". Poco dopo, lo stesso Berlusconi le darà succinti abiti bianchi. E chi fa esibire un minore in un simile contesto rischia, stando al codice, "la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 25.822 a euro 258.228".

Proviamo ad anticipare qualche altro frammento del quadro probatorio. Chi ha letto le carte sostiene che intorno alle tre questioni (Ruby prostituta? Sesso tra Ruby e il presidente? Berlusconi consapevole?) le prove "sono schiaccianti". L'indagine deve dimostrare che Karima-Ruby formalmente senza fissa dimora, senza fonti di reddito, ricavava il denaro per la sua vita dispendiosa - sventola spesso banconote da 500 euro - dalla prostituzione. Gli investigatori si sono mossi nel modo più lineare. Non concentrandosi solo nel periodo febbraio-maggio 2010, cioè quei mesi folli in cui Ruby frequenta Berlusconi e Berlusconi "s'incapriccia" di Ruby. Ma cercando di mettere in luce la vita della minorenne marocchina prima di febbraio 2010 e dopo maggio 2010. Come viveva Ruby?

Occorre chiederlo a chi la conosceva. Per esempio, un facoltoso uomo d'affari della Val Camonica che spesso ha frequentato la casa dove la minorenne venuta dal Marocco viveva. E c'è davvero una messe imbarazzante di testimonianze che riferiscono di come Ruby, anche nelle comunità dov'è stata accolta, non facesse mistero, anzi scherzasse un po', in modo caricaturale, sulla sua sapienza amatoria.

Questo il primo punto fermo, necessario ma non ancora sufficiente. Bisogna verificare il resto. Nel verbale del 3 agosto, raccolto dai procuratori di Milano, Ruby parla di sesso, ma si esclude dalla scena. Omette di raccontare tutto? Le indagini hanno accertato attraverso i tabulati telefonici varie date sulla sua frequentazione della villa di Arcore. In tutte queste occasioni, Ruby resta a dormire. E come ormai si sa, ammette con le sue amiche, in varie telefonate, di aver fatto sesso con il presidente. E chi ha letto le carte sostiene che fin dal secondo incontro Berlusconi è stato consapevole che Ruby fosse minorenne.
"Gli ho detto che ero minorenne": è la frase che scolpisce addirittura temporalmente la responsabilità del cavaliere.

Perché è da quel momento, da quell'incontro che Berlusconi pur sapendo l'età effettiva di Ruby, non la esclude dalle sue ospiti, ma al contrario la include ripetutamente nelle "serate rilassanti e anche in qualcuna con ospiti di riguardo.
C'è la terza questione da provare. È stata retribuita? Ora, si sa dei settemila euro ricevuti il giorno di San Valentino. Poi (Repubblica ne ha parlato l'anno scorso) altri settemila euro sono stati ricevuti da Ruby a Milano due, da Giuseppe Spinelli, ufficiale pagatore di Berlusconi e ragionieri delle ragazze del bunga bunga. E c'è un altro indizio.
Primo maggio 2010. Teatro un luogo che in questa pasticciata storia è essenziale: corso Buenos Aires. Qui Ruby viene fermata dalla polizia per furto e finirà in questura, dove diventerà la nipote di Mubarak grazie alla telefonata del premier. Nello stesso luogo viene rapinata da un romeno. Le porta via settemila euro. Intervengono i carabinieri, arrestano il bandito e restituiscono a Ruby la gran parte del bottino, oltre 5mila euro. Il romeno è riuscito, nel frattempo, a farne sparire una parte.

Domanda: quella sera in cui girava con i settemila euro addosso, dove ha dormito la minorenne? Berlusconi ricorda che s'è fermata ad Arcore per una serata rilassante o l'ha dimenticato, distratto dalla nuova compagna? Comunque la si pensi, per Berlusconi dev'essere stato uno shock leggere quello che le ragazze dicono di lui. Chissà che cosa credeva di rappresentare. E chissà come teme il giudizio delle persone care, e degli elettori.

Ma più di tanto non può correre ai ripari: "Com'è noto a tutti, accade spesso che quando si parla al telefono", di esagerare dice. E allora "certe frasi, pronunciate in tono magari scherzoso, sono completamente diverse quando vengono lette sulla stampa nelle trascrizioni. E poi molto spesso nelle conversazioni private, tra amici, ci si vanta magari per gioco di cose mai accadute o si danno giudizi superficiali per amore della battuta".

Sì, meglio per lui pensare che siano solo battute. Meglio per un premier.
E anche per un uomo di quell'età, già nonno. Ma Berlusconi dovrebbe pure rendersi conto che non è su "Scherzi a parte".



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