Brunetta, la escort e i fondi neri
Nei verbali del suo interrogatorio, Perla Genovesi parla
di quando il futuro ministro «gestiva i soldi sporchi di Forza Italia».
E tira in ballo anche Bondi, Fazio (Salute) e il sindaco Moratti
- L'Espresso - Lirio Abbate 11 novembre 2010

Sesso, politica e tangenti. Racconti incredibili che però arrivano da una testimone che ha vissuto in alcuni dei luoghi chiave
del potere berlusconiano: il San Raffaele di Milano, gli uffici lombardi del Pdl, "Il Giornale" di Paolo Berlusconi.
E ha frequentato una schiera di figure chiave del governo, da Ferruccio Fazio a Sandro Bondi, da Renato Brunetta
al comitato elettorale di Letizia Moratti. Tutto questo prima di diventare una trafficante di droga, in affari con personaggi
in odore di mafia, pronta a infilare escort nei festini dei potenti di mezza Italia.

Così Perla Genovesi si è trasformata da collaboratrice di un senatore Pdl a collaboratore di giustizia: una pentita,
che sta riempiendo verbali di rivelazioni, al vaglio delle procure di Palermo e Milano, in cui mette a nudo parlamentari
e affari all'ombra del partito di maggioranza. Primo fra tutti il premier, Silvio Berlusconi.

La trentaduenne di Parma descrive con dettagli, date e circostanze la lunga frequentazione delle stanze del potere.
Parole che potrebbero innescare un terremoto giudiziario, con epicentro a Milano, dove lei ha esordito contribuendo
alla campagna che ha portato Letizia Moratti a Palazzo Marino. Di Milano ricorda in particolare l'incontro avvenuto quattro
anni fa in un ufficio del San Raffaele dove la attendeva Ferruccio Fazio, il futuro ministro della Sanità del governo Berlusconi.
All'epoca era primario di medicina nucleare e radioterapista all'istituto scientifico universitario fondato da don Verzè.
Fazio conferma l'ncontro e precisa: "Pianetta mi aveva chiesto di vedere la Genovesi. Ho letto il curriculum e mi sembrava
adatto per un lavoro di due mesi per ricerche bibliografiche e di segreteria. Tutto è stato fatto in buona fede".

La ragazza in quel periodo aveva cominciato a collaborare con il senatore di Forza Italia, Enrico Pianetta, anche lui con un
passato professionale al San Raffaele: oggi ricostruisce nei verbali i finanziamenti che Pianetta avrebbe fatto avere all'istituto di don Verzè. E racconta di essere stata compensata con una consulenza da 10 mila euro: un modo per pagarla senza lavorare. Perla sostiene che prima di quell'incarico ebbe un breve colloquio con Fazio che poi portò alla firma del contratto sul quale sono indicati studi relativi "al metabolismo regionale di glucosio in oncologia" e traduzioni in inglese. Ma a specifiche domande dei pm Ferrara e Viola, la Genovesi dice di conoscere l'inglese senza essere in grado di tradurre i testi e di non sapere alcunché di oncologia.

Nel lungo interrogatorio la ragazza spiega che nel 2006 "a decidere le candidature era pure la massoneria" - "Erano i massoni a gestire i politici" - e avrebbe trovato riscontro a queste affermazioni parlando con un suo amico massone che lavorava per Sandro Bondi. L'amicizia della narcos con il futuro ministro dei Beni Culturali era nata nel 2005 quando Bondi, dopo averla incontrata in diverse occasioni, "voleva farla lavorare a Sky". "Poi non si era arrivati a nulla", ma lei ricorda che "era nata un'amicizia e si fidava di me". Si fidava così tanto che Bondi le avrebbe chiesto consigli su chi candidare a Parma per le elezioni politiche.

 Le sorprese che Perla riserva ai pm non finiscono qui: ha pure lavorato per "il Giornale" di Paolo Berlusconi. Nel periodo in cui viveva a Milano ed era in cerca di occupazione - ed aveva già un piede nello spaccio di droga - ottiene un contratto da Franco Riva, che per gli inquirenti è stato consigliere della Società europea di edizioni spa, ossia l'editrice del "Giornale".
Riva è legato al fratello del premier, e la Genovesi riceve l'offerta - poi accettata - di un incarico della durata di quattro mesi per la vendita di spot su Internet per conto dell'agenzia pubblicitaria del quotidiano.

La pentita ramifica le sue conoscenze in ogni angolo di Forza Italia e aggancia pure ex socialisti come Brunetta.
E su questo futuro ministro Perla riserva ai magistrati che la interrogano nuovi particolari. "Per lui ho sempre avuto un'alta considerazione, nonostante sapessi che era quello che aveva amministrato i fondi neri di Forza Italia". I pm si stupiscono
per l'affermazione, ma la Genovesi non si scandalizza, tanto che sottolinea che si tratta di "cose che sanno tutti":
"Lui amministrava i soldi e ha amministrato per un periodo i fondi del partito. E si vantava con me di avere insegnato
a Berlusconi l'economia". È sempre lei a presentare la sua bella amica Nadia Macrì, 28 anni - che si prostituiva -
a Brunetta per sostenerla in un momento di bisogno. "Brunetta invece di aiutarla ha approfittato della situazione".

Il ministro, secondo Nadia, avrebbe avuto con lei un rapporto sessuale pagato con 300 euro.
Circostanza smentita dal ministro. La Genovesi che lo conosce dice: "Brunetta non era uno che dava soldi, faceva regali,
poi da quando si è fidanzato avrà smesso anche di fare regali. Non è mai stato uno che pagava le donne, faceva dei regali costosi e non usava droga". Ma il ministro avrebbe compensato Nadia accompagnandola pure dall'avvocato Carlo Taormina per farla assistere in una causa per l'affidamento del figlio. Circostanza che il penalista conferma.

Passano settimane e la escort arriva fin dentro il letto di Berlusconi che per due rapporti sessuali le consegna 10 mila euro. Nadia non fa mistero della sua attività ed è lei a rivelare il modo con il quale a Milano imprenditori o arabi ricevono giovani prostitute. "Lavoravo con uno che era un immobiliarista e forniva ragazze immagine a locali di Milano pagate con cento euro a sera e 500 per un'eventuale marchetta". Ai magistrati Nadia dice che c'è anche un'agenzia di modelle, il cui proprietario è uno sloveno, "che ha tante ragazze che ufficialmente fanno le hostess, ma in realtà è una copertura per la prostituzione".

Un'altra circostanza che i pm dovranno verificare, in questo feuilleton da basso impero che non sembra avere limiti.


Perla Genovesi e quei giri di coca per la politica romana
- L'Espresso - 13 novembre 2010 Claudia Fusanitutti

«Mi dicevano che se volevo entrare nella stanza dei bottoni dovevo fingere, avere pelo sullo stomaco, me lo diceva uno di Parma, amico di un ministro oggi in carica...». A trentadue anni si possono aver vissuto già molte vite, narcotrafficante, assistente parlamentare col pallino della politica e informatrice di polizia e carabinieri. E sapere e aver visto così tanto da diventare testimone imbarazzante per molte. Perla Genovesi, 32 anni, originaria di Parma, diploma di perito tecnico, bionda, carina, spigliata, è agli arresti domiciliari con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti e sta collaborando con i magistrati di Palermo che le stavano addosso, ai suoi cellulari, dal 2004.

Racconta di avere avuto un nome in codice "Corallo" perchè tra i 21 ai 24 anni (dal 1999 al 2004) «facevo l'informatrice a Parma per la squadra narcotici di polizia e carabinieri». Infiltrata nel giro dello spaccio, diventa lei stessa spacciatrice per conto di un gruppo di siciliani che fanno capo a Paolo Messina e a Vito Faugiana ed è protagonista di rocamboleschi viaggi in Spagna, a Barcellona «trasportando ogni volta chili di cocaina, 12, 20...». Una pusher che doveva servire «per aprire contatti e canali di spaccio negli ambienti che contano perchè la mia faccia era spendibile». Missione compiuta quella di Perla Genovesi. «Ho sempre avuto il pallino di fare politica e mi avvicino a Faugiano (e quindi al giro del narcotraffico ndr) perché tramite lui potevo entrare in contatto con i politici».

Nei due verbali resi il 27 luglio e il 19 agosto, oltre trecento pagine, ce n'è abbastanza per far tremare i polsi a vari politici, chi sniffava «qualche riga di cocaina», chi ha approfittato dei soldi pubblici per affari privati. Segreti e affari. Perla comincia il suo cammino agli Stati generali di Forza Italia in Emilia Romagna nel 2004 (qualche mese prima di conoscere Messina). Si fa apprezzare dal capogruppo Luigi Villani che la porta con sè in Regione un anno. Le offre un lavoro anche l’onorevole Fulvio Martusciello («mi fece avviare il museo aperto di Napoli») che poi fa con lei un viaggio a Barcellona. La voleva con sé anche un altro senatore, Mario Ferrara. Frequentava il giro di «quelli amici di Miccicchè» e di «un europarlamentare a Bruxelles di cui non ricordo il nome». Nel 2006 «in un bar vicino al Senato» Perla vede Faugiano «passare una busta sotto il tavolo a Nanni Ricevuto, nuovo Psi, sottosegretario alla Pubblica istruzione».

Più volte Perla, sempre con Faugiano, incontra anche Bobo Craxi. La ragazza parla di incontri «in cui tiravamo qualche riga di cocaina» a Palermo e a Roma. I pm chiedono i nomi dei politici. Perla indica Ricevuto, un sindaco (Daniele Mangiaracina, di Campobello di Mazara) e due suoi assessori, le festa a casa di Francesco, figlio del senatore Pizzo, e un noto ristorante romano. Per due anni, dal 2004 al 2006, ha fatto l'assistente parlamentare del senatore Enrico Pianetta (Pdl) di cui racconta essere diventata il «personal trainer» («l’ho riprogrammato»): «Pianetta mi raccontò che grazie a lui, presidente della Commissione Diritti Umani, il San Raffaele e Don Verzè avevano avuto un grosso finanziamento del valore di una finanziaria di cui una fetta era andata a Berlusconi». È stata una che poteva chiamare il centralino di Villa S. Martino a Arcore in ogni momento (48 contatti tra il 2005 e il 2006), 570 volte l’allora coordinatore del partito Sandro Bondi («si fidava di me, mi aveva dato il suo biglietto da visita, voleva farmi andare a lavorare a Sky, era nata un’amicizia»).

Ha avuto un rapporto «di amicizia e di lavoro con Brunetta che «si vantava di aver insegnato l’economia a Berlusconi» e di cui «tutti dicevano che gestiva i fondi neri di Forza Italia». Incrociando varie inchieste, sono venti e non tredici tra il 2005 e il 2006, le telefonate tra Perla e Ignazio la Russa di cui una di 45 minuti e una di 63 minuti e una serie di messaggi la notte del primo agosto 2006, tutte in orari lontani da quelli di ufficio. Tra i contatti di Perla anche Riccardo Ossola, palermitano coinvolto nel 2003 in un’inchiesta di spaccio, socialista vicino ad ambienti del Pdl che le chiedeva di vendere foto di Di Pietro con alcune minorenni. Delle foto non si è saputo più nulla. Di Ossola si sa però che un suo telefonino, alla fine del 1995, contattava il diretto di Arcore.