I criteri, dunque, sono nove. (1) Ha un senso grandioso d’importanza (per esempio esagera risultati e talenti, si aspetta di essere notato come superiore anche senza un’adeguata motivazione); (2) è assorbito da fantasie di illimitati successi, potere, fascino, bellezza, e di amore ideale; (3) crede di essere “speciale” e unico; (4) richiede eccessiva ammirazione; (5) ha la sensazione che tutto gli sia dovuto: cioè, la irragionevole aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative; (6) sfruttamento interpersonale: cioè, si approfitta degli altri per i propri scopi; (7) manca di empatia: è incapace di riconoscere o di identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri; (8) è spesso invidioso degli altri, o crede che gli altri lo invidino; (9) mostra comportamenti e atteggiamenti arroganti o presuntuosi.
Nel caso, poi, in cui qualcuno non sia d’accordo con me, potrebbe spiegarmene il perché? Evitando, se possibile, gli insulti? Le esperienze infantili che preparano l’hardware del disturbo narcisistico sono collegate regolarmente ad un clima familiare in cui il bambino ha ricevuto una adorazione e un amore disinteressati ma fuori misura in quanto non accompagnati da una sufficiente empatia e da una genuina presentazione dei fatti. Il futuro narcisista non è informato circa i sentimenti e i bisogni distinti dei propri genitori. La lezione è che i genitori vogliono solo apparentemente bearsi dello splendore del soggetto: una lezione che interferisce con il processo di apprendimento del soggetto circa il fatto che gli altri hanno bisogni, punti di vista e desideri loro propri. Il modo in cui questa predisposizione si sviluppa nell’età adulta intorno al “successo” viene bene illustrata, d’altra parte, da una delle studiose più importanti dei disturbi di personalità, Lorna Smith Benjamin: la psicoanalisi sostiene che lo sviluppo del carattere viene fissato in tenera età, in genere nella prima infanzia ma Sullivan già nel 1953 osservò che le prime esperienze interpersonali non sono le uniche a formare il carattere. L’aspetto programmabile (il “software”) dell’NPD si può acquistare anche più avanti.
Le persone ricche e famose sono particolarmente soggette a sviluppare l’NPD da adulte. Quanti ricevono gratificazioni per il successo raggiunto nell’ambito professionale cominciano a pronunciarsi su questioni ben lontane dalla loro sfera particolare! Stelle del cinema e imprenditori di successo si sentono improvvisamente adatti a concorrere per cariche politiche, che dovrebbero, invece, richiedere particolari capacità nell’unire, mobilitare e adempiere le volontà di persone molto diverse fra loro. Le capacità organizzative richieste per il buon governo sembrano non aver nulla a che fare con l’abilità di recitare o di guidare un’impresa. Si badi, tuttavia. Non sono episodi sporadici di successo (e di consenso entusiasta) a far nascere il disturbo, ma è il loro ripetersi. La gente comune può offrire e offrirà adorazione incondizionata, come pure affetto deferente, ai ricchi e famosi. Se si verificano le condizioni adatte, non è mai troppo tardi per sviluppare l’NPD.
Una delle domande più comuni è quella
che riguarda il modo in cui le persone che hanno un disturbo di questo
tipo ottengono l’ammirazione incondizionata di tante persone. Scriveva
in proposito Freud nel 1914: «Appare molto chiaro che il narcisismo
di una persona esercita un certo fascino su quanti hanno rinunciato a parte
del loro stesso narcisismo e che sono alla ricerca dell’oggetto d’amore;
il fascino del bambino si basa in larga parte sul suo narcisismo, sulla
sua autosufficienza e sulla sua inaccessibilità, proprio come il
fascino di certi animali che sembrano non curarsi affatto di noi, come
i gatti e i grandi predatori. È come se invidiassimo loro la capacità
di serbare uno stato di beatitudine, un’inattaccabile posizione di libido,
alla quale noi abbiamo da tempo rinunciato». Carisma, nel tempo dei
media, è sempre più questo e non richiede competenze reali
sui problemi. È telegenico?, ci chiediamo, invece di chiederci:
è davvero preparato e capace? E il più narcisista spesso
vince. Kernberg (1984) parla di come i narcisisti tendono ad essere promiscui
in quanto entrano in relazione solo con delle parti del corpo. I problemi
sessuali del maschio con NPD possono essere attribuiti, secondo lui, ad
un’invidia inconscia e ad una smania di possesso per le donne. Questo genere
di maschio desidera sciupare e svalutare le donne. L’autonomia che così
spesso lo caratterizza, non è altro che una difesa. Rappresenta
una via d’uscita dalla proiezione della propria smania di possesso nei
confronti delle donne. Il narcisista di successo reagisce alle contrarietà
con la collera, con la denigrazione dell’altro o con la teoria del complotto.
Entra davvero in crisi solo quando quello che accade è irreparabile,
come nel caso della morte di una persona cara, della perdita di un legame
importante o dall’incontro, inevitabile, con la vecchiaia del corpo. Il
movimento depressivo può debordare, in questi casi, dando luogo
ad una esasperazione caricaturale dei suoi comportamenti meno riusciti.
Il disprezzo per gli altri (le altre), l’aggressività e la rabbia
vengono allora in primo piano insieme ad un bisogno maniacale di rifugiarsi
nel proprio mondo personale: un mondo in cui trovano posto solo i complici
e gli adulatori, quelli che hanno bisogno di lui e che più o meno
autenticamente lo ammirano. Quando le vicende della vita lo portano ad
una terapia, invece, quello che si può tentare di fare è
di aiutarlo a diventare consapevole della sua potenza distruttiva. La nuova
consapevolezza di nutrire dei sentimenti ostili darà luogo a sensi
di colpa e ad una depressione costruttiva. Via via che la terapia continua,
verrà, poi, fuori una matura considerazione degli altri e dei loro
sentimenti. Voler bene a chi sta male vuol dire stargli vicino, sostenerlo,
ascoltarlo ma, anche e a tratti soprattutto, confrontarlo sulle cose sbagliate
e autodistruttive che fa. Amico del tossicodipendente da eroina è
chi lo confronta per farlo smettere, non chi gli dà i soldi per
comprarla. Amico di una persona che ha problemi di dipendenza dal sesso
non è chi gli porta in casa le escort e le ragazzine: silenziosamente
suggerendogli che lui è il Capo e può fare quello che vuole.
Amico è chi, come fanno a volte le mogli, gli dice che sta sbagliando.
Che deve smettere. I guasti che un leader patologico può produrre
nella struttura o nelle strutture di cui ha il comando o la responsabilità
consistono essenzialmente nell’aumento della conflittualità all’interno
di tali strutture, nella diminuzione brutale della loro efficienza e nel
peggioramento forte della qualità della vita nelle persone che in
esse operano. Si tratta di conseguenza ampiamente descritte nella letteratura
specialistica. Nelle organizzazioni in cui il potere è distribuito
fra diverse persone o gruppi quello cui si va incontro in questi casi è
una mobilitazione delle parti sane del gruppo che spinge per la deposizione
e la sostituzione del leader. L’unificazione nelle sue mani di tutti i
poteri può diventare in questa fase l’obiettivo primario del leader
patologico. L’esito di questa battaglia può arrivare ad essere,
in alcuni casi di cui la storia del ventesimo secolo ci ha dato varie dimostrazioni
(in Italia e in Germania, in Spagna e in Unione Sovietica) la scelta fra
la tirannide o la democrazia.
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