Bagnasco contro Berlusconi:
30 agosto 2009: «A Boffo attacco disgustoso»
Atteso invano un gesto di Berlusconi o le scuse di Feltri, la Chiesa reagisce.
Il presidente della cei: «Stima e fiducia a Boffo».
La Lega cerca spazio come interlocutore del mondo cattolico. Anche per non lasciarlo a Casini.

La risposta viene servita a freddo.
Passata la nottata, atteso invano da Berlusconi un gesto più forte della poco credibile «dissociazione» dal proprio giornale, accertato che Feltri, lungi dallo scusarsi, si dichiara non pentito e promette «a brigante, brigante e mezzo», la Chiesa reagisce.

Il presidente della Cei Bagnasco, che la sera prima aveva opposto un «no comment» ai giornalisti,
ieri li convoca prima di celebrare la messa nel santuario della Madonna della Guardia.

«L’attacco a Boffo - scandisce - è un fatto disgustoso e molto
grave».E dato che Feltri aveva bollato la difesa della Cei come «generica e formale», rinnova al direttore di Avvenire
«stima e fiducia mia personale e di tutti i vescovi italiani e delle comunità cristiane».

Un doppio messaggio.
Primo, a Berlusconi: se guerra deve essere, guerra sia.
A chiudere l’incidente non basta una stretta di mano tra Gianni Letta e il cardinal Bertone.

Secondo, destinato alla sua parte del Tevere: la blindatura di Boffo sotto lo scudo dei Vescovi e quello diretto di Bagnasco.
Un segnale d’allarme che viene colto prontamente dalla Lega, se Bossi dichiara: «Io e Calderoli andremo in Vaticano,
serve un chiarimento con la Chiesa». Oltretevere troverà un’apertura di credito: dovuta ai “contatti” di Maroni e Cota, considerati interlocutori affidabili, nonostante le critiche alle politiche leghiste su sicurezza e immigrazione.
Il Carroccio non vuole fare marcia indietro ma «spiegare le radici cristiane». Se il Cavaliere rompe con le gerarchie
ecclesiastiche, insomma, il Senatùr non lo seguirà nè lascerà le praterie a Casini.

L’INTERLOCUTORE PADANO
La «bomba» di Feltri, infatti, ha fatto deflagrare la preoccupazione della Chiesa sia per il fronte bioetico in Parlamento
che per le politiche securitarie e migratorie di stampo anti-cattolico.Ma ha anche fatto emergere due linee distinte:
una morbida, quasi filo-governativa, della segreteria di Stato, e una linea dura della Cei contro ronde e provvedimenti
«razzisti», ma anche scandali sessuali e cadute pubbliche di stile.

Così, Boffo incassa la solidarietà di Scienza & Vita per il «coraggioso alleato nelle grandi battaglie in difesa della vita»:
passate e future. Mentre il neo-direttore del Giornale prosegue la campagna prendendosela con Ezio Mauro, ma punzecchia:
«Non sono affatto pentito di aver divulgato la notizia. Siamo certi che la faccendanonfinirà qui. Finché imoralisti speculeranno su ciò che succede sotto le lenzuola di altri noi ficcheremo il naso sotto le loro».

Si attendono le prossime mosse del premier. Che, dopo aver schiaffeggiato lamanotesa di Bertone, pare al guado.
Eppure, il 28 luglio scorso il segretario di Stato vaticano era stato gradito ospite di Schifani a Palazzo Madama
per presentare l’enciclica papale. Proprio mentre la Cei, dopo un periodo di «disintossicazione » dall’attivismo ruiniano, ricominciava a fare politica. Gli editoriali di Avvenire sul «ciarpame» e la «tracotante messa in mora di uno stile sobrio».
La predica del segretario generale Cei monsignor Crociata alla vigilia del G8, contro «lo sfoggio del libertinaggio irresponsabile». Le risposte di Boffo ai lettori.

Ancora venerdì c’era spazio per una mediazione in extremis.
Mentre Bertone incontrava Letta all’Aquila, l’Osservatore Romano sceglieva di pubblicare un commento critico contro
le posizioni del teologo Vito Mancuso su Repubblica. Un testo scritto prima dell’incidente diplomatico ma che il giornale
della Santa Sede, andando in stampa al pomeriggio, avrebbe avuto tempo di sostituire. Ieri, con le parole pesantissime
di Bagnasco, questo spazio si è chiuso. All’avvio della campagna d’autunno, i Vescovi hanno capito che Letta non è (più?)
un interlocutore sufficiente. Servirebbe Casini di nuovo nella maggioranza.

Quando, in piena campagna elettorale 2008, il Cavaliere ingiunse a Pier: o nel Pdl senza simbolo o da solo, la telefonata
di Ruini non bastò a fargli cambiare idea. Adesso, ad occupare quel ruolo, punta l’alleato padano.