La struttura
Si è badato soltanto a miglioramenti di tipo estetico, senza che nessuno rilevasse i difetti strutturali che l’edificio aveva sin dall’inizio. La costruzione, notano i periti, non era antisismica. Il progettista non ha previsto un sistema resistente a movimenti orizzontali provenienti da tutte le direzioni, l’impresa costruttrice non ha eseguito, ciò che invece il progetto prevedeva, staffe di rafforzamento dei pilastri. Il calcestruzzo disomogeneo e di scarsa qualità. Anche gli impianti idrici, elettrici e termici sono stati messi in posa male, causando danni alle strutture. I periti, inoltre, sembrano escludere che, in quell’area, possa aver influito sugli effetti disastrosi del terremoto i sedimenti alluvionali del fiume Aterno che, altrove, hanno amplificato gli effetti del sisma. Anche in questo caso è il raffronto con gli edifici circostanti a far pendere il giudizio verso l’insieme di errori e negligenze degli ex titolari, del costruttore Claudio Bova, dei restauratori (Giorgio Gaudiano, Walter Navarra, Bernardino Pace,Carlo Giovani, Pietro Centofanti, Tancredi Rossicone, Massimiliano Andreassi) e degli amministratori Pietro Sebastiani, Luca Valente e Luca D'Innocenzo. Le imputazioni sono di omicidio colposo e lesioni gravi.
"I pilastri erano senza le staffe". Il rapporto dei periti evidenzia precise e gravi responsabilità che vanno oltre la mancanza di un pilastro nella struttura. Casa dello studente: "Mancavano le staffe nei pilastri" È quanto si afferma, tra l’altro, nella perizia sul crollo della Casa dello studente, dove hanno perso la vita otto ragazzi, redatta dai consulenti incaricati dalla Procura della Repubblica. Un crollo, così come già scritto, provocato da una serie di «errori» che potevano essere evitati, e non dalla violenza del sisma «di magnitudo moderato». Concause che vanno «dalla mancata previsione nel progetto di un pilastro nell’ala nord collassata, alla non disposizione - da parte dell’impresa esecutrice - delle staffe di armatura dei pilastri all’interno dei nodi della struttura, così come previsto dal progetto». E ancora, il calcestruzzo fortemente disomogeneo, tanto «da potersi definire localmente scadente e complessivamente di qualità inferiore rispetto alle specifiche progettuali. Nonché l’assenza - nel corso degli anni - di lavori di adeguamento per quel che riguarda le strutture dell’edificio». Infine, «i danni alle strutture provocati dalla cattiva posa in opera degli impianti termici, idrici ed elettrici». Secondo i due principali periti della Procura Francesco Benedettini e Antonello Salvatori, «eliminando tutti i difetti sopra menzionati, è ragionevole ipotizzare che l’ala nord non sarebbe crollata a causa del terremoto». Dunque, errori progettuali e di esecuzione dei lavori. Ma non solo. «Durante le varie fasi di adeguamento funzionale subite dal fabbricato» rilevano i periti «tutte le lacune strutturali emerse dalla nostra precedente disamina non risultano mai essere state oggetto di valutazione da parte dei responsabili dell’amministrazione dello stabile, dei vari progettisti, dei direttori dei lavori, delle imprese e da tutte le figure professionali che, per un motivo o l’altro, si sono occupate della vita dell’edificio. Tutti i lavori commissionati hanno interessato solamente elementi e parti non strutturali. Anche le modifiche alle configurazioni di peso dell’edificio (spostamento o costruzione di nuovi tramezzi, inserimento di pannelli solari in copertura), per quanto risulta ai consulenti tecnici, non sono state oggetto di alcuna minima considerazione sul loro impatto (nullo, minimo o rilevante che esso sia), sul comportamento struttturale delle singole parti o dell’i nsieme strutturale». Per i periti «questo atteggiamento negligente ha fatto preferire costantemente lavori di cura estetica-funzionale dell’edificio, mentre non sono mai stati rivolti ad assicurare agli abitanti dell’i mmobile una costruzione solida e rispondente alle normative vigenti in tema di sicurezza strutturale». Sempre secondo la perizia disposta dalla Procura, «alcune lavorazioni - quali la demolizione di parti di calcestruzzo di travi e pilastri per consentire il passaggio e l’allocamento di tubazioni e canalizzazioni - eseguite durante ristrutturazioni e adeguamenti funzionali, hanno prodotto effetti molto negativi su alcuni elementi strutturali, come è stato possibile rilevare dai sopralluoghi nelle due ali superstiti dell’edificio. Infatti, molto spesso la posa in opera degli impianti ha comportato un notevole danneggiamento di elementi strutturali». Poi, per quanto concerne le necessarie procedure di manutezione, nei passaggi di proprietà dell’edificio progettato nel 1965, «dalle informazioni e dagli atti documentali reperiti, non risulta essere mai stato richiesto, né eseguito, alcun controllo atto ad avere cognizione delle capacità di resistenza del palazzo ai carichi verticali e alle azioni orizzontali. Il fabbricato che, a parere dei periti, «già nasceva con una concezione strutturale non adatta alla resistenza al terremoto, tale è rimasto anche quando è diventato un edificio pubblico, per di più utilizzato come alloggio per gli studenti». Per i periti, insomma, «il collasso dell’ala nord è prevalentemente dovuto a carenze specifiche e non al terremoto». LE VITTIME. |