Acqua, e la Puglia dice no ai privati.
Mentre in Parlamento vota un decreto legge sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali,
anche quelli idrici, la Regione di Vendola approva una delibera che va in direzione opposta.

Bari 2o ottobre 2009– L’ACQUA è un bene comune dell’umanità, un diritto di tutti, non assoggettabile a d alcuna logica di mercato: è quanto sancito dalla delibera, proposta dell’assessore regionale alle Opere Pubbliche Fabiano Amati, che è stata approvata oggi dalla Giunta regionale pugliese. La delibera, partendo da quanto stabilito dall’articolo 2 della nostra Costituzione nonché dal Parlamento Europeo e dall’UE, ha approvato e fatto propri i principi basilari della concezione dell’acqua quale “bene comune”.

La delibera approvata demanda innanzitutto all’Avvocatura regionale l’incarico di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale l’art. 15 del D.L. n. 135 del 2009, entro il 24 novembre, data entro cui il decreto dovrà essere convertito in legge. Con tale impugnazione la Regione punta ad ottenere il riconoscimento della propria competenza esclusiva in una materia che non può essere regolata come se fosse un ordinario servizio pubblico di rilevanza economica e pertanto assoggettabile alle regole della concorrenza. Inoltre: la delibera istituisce un gruppo di lavoro che entro il 31 dicembre 2009 proponga alla Giunta regionale un disegno di legge con il quale introdurre il principio dell’acqua bene comune dell’umanità, il riconoscimento del Servizio idrico integrato quale servizio pubblico essenziale, di interesse generale e privo di rilevanza economica, il tutto nell’ambito del concreto riorientamento del sistema di tariffazione in base alle condizioni reddituali, pur nell’assicurazione di una dotazione minima pari per tutti i cittadini.

I principi approvati dalla deliberazione, inoltre, dovrebbero garantire la disponibilità e l’accesso da parte di tutti all’acqua potabile e la priorità del consumo umano delle risorse idriche rispetto ad altri usi. “L’acqua bene comune dell’umanità è un principio unanimemente riconosciuto sul quale è giunta l’ora senza totem e tabù – ha commentato il presidente Vendola – di applicarsi per giungere ad una regolamentazione di dettaglio che tenga conto del principio ed allo stesso tempo non ci faccia tornare indietro, con strumenti di gestione che hanno abbondantemente segnalato la loro inadeguatezza”. La delibera approvata contiene inoltre la candidatura della Puglia quale sede ONU per l’organizzazione di una conferenza internazionale per la formalizzazione del riconoscimento del diritto universale all’acqua per tutti.
Va ricordato che in mattinata il Consiglio Regionale della Puglia ha approvato il piano di tutela delle acque della regione Puglia, strumento di conoscenza ed analisi della tutela, riqualificazione ed utilizzo sostenibile del patrimonio idrico. “Il Piano di Tutela delle acque rappresenta il primo passo di un lungo cammino che punta a preservare la risorsa idrica pugliese, ad offrire al mondo agricolo la possibilità di utilizzare le risorse reflue e a tutti i cittadini pugliesi di poter prendere nel migliore dei modi l’acqua potabile”. Questo il commento rilasciato dall’assessore regionale alle Opere Pubbliche Fabiano Amati subito dopo l’approvazione.

Il Piano di tutela delle acque sostituisce il vecchio piano di risanamento risalente al 1983. Il Piano riguarda tutti i corpi idrici dell’intera regione, dalle falde al mare, dai fiumi ai laghi, fotografa e classifica lo stato dell’arte, individuando gli obiettivi di tutela, nel rispetto delle direttive comunitarie in materia.


Deliberazione della Giunta Regionale Pugliese (n.1959 del 20/10/2009)
Approvazione di principi orientati al concetto dell’acqua
quale “bene comune dell’umanità”
R E G I O N E P U G L I A

AREA POLITICHE PER L’AMBIENTE, LE RETI E LA QUALITÀ URBANA
SERVIZIO RISORSE NATURALI

Deliberazione della G.R. n.1959 del 20/10/2009

Codice CIFRA: RIS / DEL / 2009 / 00008

OGGETTO: Approvazione di principi orientati al concetto dell’acqua quale “bene comune dell’umanità”.

L’Assessore alle Opere Pubbliche Avv. Fabiano Amati, sulla base dell’istruttoria espletata dal dirigente dell’Ufficio Utilizzazione Risorse Idriche, confermata dal dirigente del Servizio Risorse Naturali, riferisce quanto segue.

PREMESSO che:

L’acqua è un bene essenziale ed insostituibile per la vita. Pertanto, la disponibilità e l’accesso all’acqua potabile ed all’acqua necessaria per il soddisfacimento dei bisogni collettivi, costituiscono un diritto inviolabile dell’uomo, un diritto universale, indivisibile che si può annoverare fra quelli di riferimento previsti dall’ art. 2 della Costituzione; a partire dalla promulgazione della Carta Europea dell’Acqua (Strasburgo 1968) la concezione dell’acqua come “bene comune” per eccellenza si è affermata a livello mondiale.

Peraltro, il “bene acqua”, pur essendo rinnovabile, per effetto dell’azione antropica può esaurirsi: è quindi responsabilità individuale e collettiva prendersi cura di tale bene, utilizzarlo con saggezza, e conservarlo affinché sia accessibile a tutti nel presente e disponibile per le future generazioni.

La risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2006 dichiara “l’acqua come un bene comune dell’umanità” e chiede che siano esplicati tutti gli sforzi necessari a garantire l’accesso all’acqua alle popolazione più povere entro il 2015 ed insiste affinché “la gestione delle risorse idriche si basi su un’impostazione partecipativa e integrata che coinvolga gli utenti ed i responsabili decisionali nella definizione delle politiche in materia di acqua livello locale e in modo democratico”.

Inoltre, la risoluzione del Parlamento europeo dell’11 marzo 2004 sulla strategia per il mercato interno - priorità 2003-2006 – già affermava, al paragrafo 5, "essendo l’acqua un bene comune dell’umanità, la gestione delle risorse idriche non deve essere assoggettata alle norme del mercato interno".

Gli stessi organi della UE hanno più volte sottolineato che alcune categorie di servizi non sono sottoposte al principio comunitario della concorrenza; si veda ad esempio la Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo COM (2004) 374: “…le autorità pubbliche competenti (Stato, Regioni, Comuni) sono libere di decidere se fornire in prima persona un servizio di interesse generale o se affidare tale compito a un altro ente (pubblico o privato)”; è peraltro noto che non esiste alcuna norma europea che sancisce l’obbligo per le imprese pubbliche di trasformarsi in società private (come ribadito da: Corte di giustizia CE, 2005; Commissione CE 2003 e 2006; Parlamento CE, 2006).

CONSIDERATO che già diversi esponenti istituzionale della Regione Puglia hanno proclamato “che l’acqua è un diritto e non una merce, un bene comune e pubblico” (relazione del Presidente della Regione Nichi Vendola al Consiglio del 25/02/2009) che, “al pari dell’aria che respiriamo, l’acqua non può né deve avere padroni, ma – in quanto risorsa fondamentale – deve essere a disposizione di tutto il genere umano” (intervento del Presidente del Consiglio Prof. Pepe del 28/05/2009);

CONSIDERATO altresì che solo in Puglia 30.000 cittadini dei 400.000 a livello nazionale, hanno apposto la propria firma a sostegno della Legge di Iniziativa Popolare concernente “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”;

CONSIDERATO inoltre che diverse Amministrazioni provinciali e comunali pugliesi hanno sottoscritto con propria delibera la Legge di Iniziativa Popolare sopra citata ed hanno contestualmente dato vita ad un Coordinamento Regionale degli Enti Locali per la ripubblicizzazione dei servizi idrici;

CONSIDERATO infine che per sostanziare il principio del diritto dell’acqua come universale e inalienabile, nonché per riorientare il sistema di tariffazione agevolata per le fasce sociali meno abbienti verso un sistema che assicuri maggiore responsabilizzazione degli utenti e politiche di risparmio idrico, appare opportuno introdurre all’interno dell’ordinamento la definizione del servizio idrico integrato come servizio pubblico essenziale, di interesse generale, privo di rilevanza economica.

VISTO l’articolo 23-bis del D.L. 25/06/2008 n.112 convertito nella legge 6 agosto 2008, n.133 e successive modifiche ed integrazioni e l’art. 15 del D.L. n. 135/2009.

RILEVATO inoltre che l’ente autonomo acquedotto pugliese (EAAP) nasce, grazie alla volontà e all’impegno finanziario dello Stato, con la finalità di sopperire all’insostenibilità e all’inadeguatezza dell’industria privata ad assicurare le opere di interesse generale a garanzia dell’approvvigionamento idrico e del risanamento igienico-sanitario e ambientale, ed ha ottenuto in concessione la gestione del servizio idrico ai sensi della legge fino al 2018, e che il D.Lgs 11/05/1999, n. 141 trasforma l’EAAP in società per azioni, riconfermando all’art. 2 l’affidamento alla nuova società delle finalità precedentemente attribuite all’Ente.

CONSIDERATO infine che nel condividere sostanzialmente gli obiettivi del movimento mondiale per il diritto all’acqua, che coinvolge un sempre maggior numero di Enti Locali in tutto il Paese, appare opportuno che la Regione Puglia si doti degli strumenti istituzionali e di un quadro legislativo di riferimento per sviluppare un’azione in tal senso.

PRESO ATTO della necessità di individuare e fare propri alcuni principi basilari in tema di concezione dell’acqua come “bene comune”.

Copertura finanziaria di cui alla L.R. n.28/2001 e successive modificazioni e integrazioni.

La presente deliberazione non comporta implicazioni di natura finanziaria sia di entrata che di spesa e dalla stessa non deriva alcun onere a carico del bilancio regionale. 
Il presente provvedimento è di competenza della Giunta regionale ai sensi dell’art.4 comma 4 della L.R. n. 7/97.

L’Assessore relatore, sulla base delle risultanze istruttorie come innanzi illustrate, propone alla Giunta l’adozione del conseguente atto finale.

L A G I U N T A R E G I O N A L E
Udita la relazione dell’Assessore alle Opere Pubbliche avv. Fabiano Amati;
Vista la sottoscrizione posta in calce al presente provvedimento dal dirigente dell’Ufficio Utilizzazione Risorse Idriche e dal dirigente del Servizio Risorse Naturali;
A voti unanimi e palesi espressi nei modi di legge

D E L I B E R A
 di approvare e fare propri i seguenti principi:

l’acqua è un bene comune, un diritto umano universale non assoggettabile a meccanismi di mercato; 
la disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile sono garantiti in quanto diritti inalienabili e inviolabili della persona umana e si estrinsecano nell’ impegno a garantire ai cittadini un minimo vitale giornaliero;
la proprietà e la gestione del servizio idrico devono essere pubbliche e improntante a criteri di equità, solidarietà (anche in rapporto alle generazioni future) e rispetto degli equilibri ecologici; 
il consumo umano delle risorse idriche deve avere la priorità rispetto ad altri usi; 
il servizio Idrico Integrato è un servizio pubblico essenziale, di interesse generale, privo di rilevanza economica, e come tale non soggetto alla disciplina della concorrenza ma rientrante nella competenza esclusiva della Regione (art. 117 Cost.) che deve essere gestito con meccanismi che garantiscano la partecipazione sociale.
 di dare atto che la Giunta Regionale si impegna:

a proporre l’introduzione dei principi suesposti nello Statuto della Regione Puglia;
a presentare, in attuazione di tali principi, una legge regionale che regolamenti il servizio idrico integrato come servizio privo di rilevanza economica e che conseguentemente trasformi l’AQP S.p.a. in un soggetto giuridico di diritto pubblico improntato a criteri di economicità, efficienza e trasparenza nei confronti dei Cittadini.
ad avanzare alla Assemblea delle Nazioni Unite, tramite il Governo Nazionale, la proposta di organizzare in Puglia una conferenza internazionale per la formalizzazione del riconoscimento del diritto universale all’acqua per tutti;
a formare, al fine di dare attuazione agli obiettivi di indirizzo programmatico prima indicati, a cura della Presidenza della Giunta Regionale e di concerto con l’Assessorato alle Opere Pubbliche, un Gruppo di lavoro composto da 1 presidente, da 5 membri nominati dalla Giunta e da 5 membri designati dal Comitato Pugliese Acqua Bene Comune e dal Forum dei Movimenti dell’acqua con il compito di presentare, entro il 31 dicembre 2009, alla Giunta una proposta di concretizzazione dei principi suesposti;
a dare mandato al dirigente coordinatore dell’Avvocatura affinché predisponga l’impugnazione dell’art. 15 del D.L. n. 135/2009 dinanzi alla Corte Costituzionale con un ricorso a difesa dell’autonomia regionale entro il 24 novembre, data entro cui dovrà essere convertito in legge. di trasmettere il presente atto, ad avvenuta esecutività, all’Avvocatura per i conseguenti adempimenti di competenza.
IL SEGRETARIO IL PRESIDENTE

I sottoscritti attestano che il procedimento istruttorio è stato espletato nel rispetto della normativa comunitaria, nazionale e che il presente schema di provvedimento, predisposto ai fini dell’adozione dell’atto finale da parte della Giunta regionale, è conforme alle risultanze istruttorie.

Il Dirigente dell’Ufficio Utilizzazione Risorse Idriche
(Ing. Maurizio Montalto)

Il Dirigente del Servizio Risorse Naturali 
(Dr. Gianluca Formisano)

Il sottoscritto Direttore di Area non ravvisa/ravvisa la necessità di esprimere sulla proposta di deliberazione le seguenti osservazioni ai sensi del combinato disposto degli artt. 15 e 16 del DPGR n. 161/2008:

Il Direttore dell’Area Politiche per l’ambiente, le reti e la qualità urbana
(Arch. Pier Paolo Cavalcoli)

L’ASSESSORE ALLE OPERE PUBBLICHE (Avv. Fabiano AMATI)



L’acqua è un bene comune, un diritto umano universale non assoggettabile a meccanismi di mercato. Con questo principio la regione Puglia sta preparando la sua rivoluzione dell'acqua. La delibera recentemente approvata dalla giunta Vendola è una sfida alla privatizzazione del servizio idrico avviata dal governo nazionale.

Mentre il governo nazionale stabilisce che nelle aziende ex municipalizzate la proprietà pubblica dovrà scendere al 30% entro il 2015, la regione ha intenzione di togliere dal mercato la società Acquedotto Pugliese (AQP) e di cambiare il sistema delle tariffe basandolo anche sul reddito familiare. Entro dicembre la Regione Puglia dovrà presentare un disegno di legge ad hoc.

Che si tratti di una vera e propria sfida lo dimostra il fatto che la Puglia impugnerà dinanzi alla Corte Costituzionale il decreto legge 135, con cui il governo ha dato il via libera alla privatizzazione della gestione idrica e ha sancito la fine delle società per azioni a capitale pubblico. Entro novembre 2009 il testo dovrà essere trasformato in legge. Ma secondo la Puglia il servizio idrico deve rimanere di competenza esclusiva delle regioni. Non solo: essendo un servizio essenziale e un diritto inalienabile dell'uomo, l'acqua deve rimanere fuori dalle logiche di mercato e della concorrenza.

Un acquedotto, mille problemi. L'acquedotto pugliese, la cui costruzione iniziò nel 1906 e si protrasse anche durante la Grande Guerra, è uno dei più imponenti d'Italia con 20.000 chilometri di rete. Attinge da invasi fuori dalla Puglia e serve anche diversi comuni della Campania e della Basilicata. Dal 1999 la società che gestisce l'infrastruttura si è trasformata in società per azioni a capitale pubblico. Del 2002 la Puglia e la Basilicata detengono il 100% delle azioni.

Ma una grande opera ha bisogno di una costante manutenzione. Oggi l'acquedotto pugliese perde il 35% dell'acqua che trasporta. A questa quota vanno aggiunti i furti d'acqua. Non bisogna dimenticare, poi, gli evasori che non pagano la bolletta. Alla fine dei conti, AQP non riesce a fatturare il 47% dell'acqua che immette nelle condotte.

Ma c'è anche l'altro lato della medaglia: la Spa, che conti alla mano è un'azienda sana, sta realizzando un ambizioso piano di investimenti, che ammonteranno a 1,5 miliardi di euro entro il 2018. Gli interventi sulla rete stanno già dando i risultati sperati: “Negli ultimi quattro anni – dicono dall'Acquedotto Pugliese – le perdite sono diminuite dal 53% al 47% per un risparmio di 25 milioni di metri cubi d'acqua”.

Bollette meno care. O no? Se l'acquedotto dovesse tornare in mano pubblica chi dovrà sopportare il peso di questi investimenti? Secondo Fabiano Amati, assessore regionale per le Opere Pubbliche, non i cittadini. Anzi: “Dal 2010 al 2018 le tariffe scenderanno gradualmente. E introdurremo un sistema secondo il quale chi ha un reddito basso avrà un conto meno salato. Ferma restando, ovviamente, una quota fissa che sarà uguale per tutti”.

Dopo la Toscana, la Puglia è la regione con le tariffe dell'acqua più care d'Italia (consulta la tabella completa). Dovendo attingere acqua da altre regioni, AQP ha dei costi di gestione molto più alti rispetto ad altre aziende più “fortunate”, che operano in territori dove laghi e fiumi abbondano. Ma lo spettro del rincaro non è infondato, visto che la vecchia legge Galli impone che i costi del servizio debbano ricadere sul servizio stesso, quindi in bolletta.

Cosa cambierà. Secondo l'assessore Amati, trasformare l'azienda idrica in un soggetto di diritto pubblico implica un grande vantaggio, quello della trasparenza: “I cittadini avranno finalmente la garanzia che le loro esigenze non saranno più valutate secondo criteri di convenienza economica ma di utilità pubblica. Quando si parla di un bene primario come l'acqua, questo è un diritto fondamentale”.

Le voci critiche non mancano. Anche all'interno di Federutility, la federazione che rappresenta le aziende di servizi pubblici locali, c'è un certo scetticismo verso quella che viene vista come una scelta politica. “In concreto non cambierà nulla per i cittadini, non si capisce perché proprio ora che AQP sta realizzando importanti investimenti la Regione interviene per cambiare tutto”.

Giuseppe Altamore, giornalista esperto di risorse idriche, vede nell'iniziativa della regione Puglia “un po' di demagogia. Bisogna vedere se ci sono le risorse economiche per togliere dal mercato una società grande come AQP. Certo, bisogna anche dire che in Toscana, dove ci sono state le prime privatizzazioni dell'acqua, le tariffe sono aumentate a vista d'occhio”.