I libici mitragliano un peschereccio di Mazzara del Vallo
finanzieri italiani sulla nave di Tripoli:
La procedura standard: affondare le navi dei migranti clandestini.
Il trattato di amicizia costituisce un modello di diplomazia nell’era della globalizzazione.
È un vantaggio per tutti se le relazioni fra l’Italia e la Libia sono cambiate, chi non lo capisce appartiene al passato.
Silvio Berlusconi, secondo anniversario del trattato italo-libico, 30 agosto 2010
L'aggressione a colpi di mitragliatrice è avvenuta domenica sera.
L'equipaggio è riuscito a evitare l'abbordaggio e ad allontanarsi. La motovedetta è una di quelle che il Governo Berlusconi ha regalato al governo di Gheddafi.
Raffiche di mitra contro nave italiana Motovedetta libica spara a un peschereccio di Mazara
Roberto Maroni Ministro degli Interni:
«Immagino che abbiano scambiato il peschereccio
per una nave che trasportava clandestini»,
A bordo della motovedetta libica anche sei militari
La Farnesina parla di colpi in aria il capitano del peschereccio dice: "Quando io ho mi sono rivolto a quell'uomo,
che parlava perfettamente la nostra lingua, gli ho chiesto se fossero italiani. Mi ha detto che era un guardiacoste libico,
se mi avesse detto che era italiano avrei subito fermato le macchine" miravano alla cabina
La Procura ipotizza il reato di tentato omicidio plurimo aggravato a carico di ignoti nell'ambito dell'indagine sul mitragliamento da parte di una motovedetta libica ai danni del peschereccio mazarese Ariete. Tentato omicidio plurimo aggravato e danneggiamento di natante. Queste le ipotesi di reato avanzate dalla Procura della Repubblica di Agrigento che indaga sul mitragliamento del peschereccio mazarese Ariete da parte di una motovedetta libica. L'inchiesta, coordinata dal procuratore Renato Di Natale e dall'aggiunto Ignazio Fonzo, è condotta dal sostituto procuratore Luca Sciarretta.

AGRIGENTO 13 settembre 2010- "È stato un inferno: i proiettili rimbalzavano dal ponte fino alla sala macchine. Ci siamo distesi tutti a terra pregando che nessuno di noi venisse colpito". Il capitano Gaspare Marrone va in mare da oltre trent'anni, con la sua barca ha affrontato molte volte la burrasca e ha salvato la vita a decine e decine di migranti che avevano fatto naufragio nel Canale di Sicilia. Ma i momenti terribili vissuti ieri sera, insieme con i suoi dieci uomini d'equipaggio, difficilmente potrà dimenticarli.

"Ha ragione il comandante, siamo vivi per miracolo", continuano a ripetere i marinai dell'"Ariete", il peschereccio della flotta di Mazara del Vallo mitragliato da una motovedetta libica perché non si era fermato all'alt. Quello che il capitano Marrone e i suoi uomini non sanno ancora, mentre nel porto di Lampedusa ricostruiscono gli attimi convulsi dell'assalto, è che a bordo dell'unità militare libica c'erano anche sei uomini della Guardia di finanza italiana. Si tratta infatti di una delle sei motovedette consegnate alla Libia dal governo italiano, nell'ambito del trattato di "amicizia" siglato due anni fa tra i due Paesi.

Frattini: "La libia ha chiesto scusa". "A seguito dell'azione della nostra ambasciata, il comandante della Guardia costiera libica ha espresso le sue scuse alle autorità italiane per l'accaduto". Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ai microfoni del Tg1, ha commentato la vicenda del peschereccio colpito da colpi di arma da fuoco da una motovedetta libica. "Il comandante libico ha ordinato di sparare in aria - ha spiegato Frattini - anche se poi purtroppo i colpi sono arrivati sulla barca italiana". Il ministro, poi, ha detto che il ministro degli Interni, Roberto Maroni, ha aperto un'inchiesta sull'episodio: "Posso dire che il ministro Maroni stasera ha deciso di avviare un'inchiesta sui fatti e di convocare già per domani una riunione sul funzionamento delle regole d'ingaggio". Sparare, infatti, "esula dalle regole di ingaggio", sottolinea Frattini.

L'opposizione: "Il governo riferisca". "Chiediamo che il Governo riferisca subito in Parlamento sul caso Libia. Siamo indignati: abbiamo subito le beffe e oggi anche il danno", dichiara il leader Udc, Pier Ferdinando Casini. Analoga richiesta dal Pd con la coordinatrice delle commissioni istituzionali del gruppo del Pd alla Camera, Sesa Amici. E Luigi De Magistris, eurodeputato Idv, osserva: "Se il governo italiano accoglie un dittatore come Gheddafi tra onori e celebrazioni, non ci si può stupire se poi questo stesso dittatore si sente autorizzato a considerare il Mediterraneo come una dependance personale dove poter agire indisturbato violando il diritto internazionale".

La dinamica. Il tentativo di abbordaggio è avvenuto intorno alle 22, quando il motopesca si trovava a circa 30 miglia dalle coste libiche, in acque internazionali: "Ci hanno intimato di fermarci - racconta il comandante - ma io, sapendo quello che ci aspettava, ho preferito proseguire spingendo i motori al massimo. A questo punto hanno aperto il fuoco, continuando a sparare a intervalli di circa un quarto d'ora-venti minuti".

Il capitano ha ancora negli occhi il terrore provocato da quei colpi di mitraglia: "Ci hanno inseguito fin quasi dentro le nostre acque territoriali. Solo all'alba, quando eravamo in vista di Lampedusa, ci siamo sentiti in salvo". Da anni le autorità libiche rivendicano la loro giurisdizione sul Golfo della Sirte, sequestrando le imbarcazioni mazaresi sorprese a pescare in quel tratto di mare.

Ma il capitano assicura che l'"Ariete", al momento del tentativo di abbordaggio, stava navigando e non era impegnato in una battuta: "Non avevano nessun diritto di fermarci".

E invece i militari libici, nonostante la presenza a bordo dei finanzieri italiani, hanno usato le maniere "forti" per convincere i marinai a desistere dalla fuga, come testimoniano la fiancata sinistra e la cabina del motopesca sforacchiati dai proiettili: "Hanno sparato all'impazzata. Solo per un caso non hanno provocato l'esplosione di alcune bombole di gas che erano in coperta", sottolinea Alessandro Novara, uno componenti dell'equipaggio. Gli fa eco Tameur Chaabane, un altro marittimo tunisino imbarcato sull'"Ariete": "I libici sono degli incoscienti, perché sparare all'altezza della cabina di comando significa volere uccidere".

Ed è proprio il comandante Marrone a sollevare, con i suoi marinai, il dubbio che la motovedetta che li ha mitragliati sia uno dei sei pattugliatori italiani "regalati" a Gheddafi. "Non posso esserne certo - spiega - ma era del tutto simile a quelle utilizzate dalla nostra Guardia di finanza e dalla Capitaneria di porto". La conferma arriverà solo qualche ora dopo, quando l'equipaggio dell'"Ariete" ha già ripreso il mare per proseguire la battuta di pesca nel Canale di Sicilia.

La procura apre un'indagine. La procura della Repubblica di Agrigento ha aperto formalmente un'inchiesta sul mitragliamento. I magistrati hanno disposto accertamenti - che sono stati delegati al Ris dei carabinieri - sui fori di entrata dei proiettili per verificare se i militari libici abbiano sparato ad altezza d'uomo.
 

Peschereccio aggredito, il comandante replica a Maroni
"Gli abbiamo detto che eravamo italiani"
Dopo le parole del ministro dell'Interno, che ha parlato di "un incidente", Gaspare Marrone racconta i momenti precedenti la raffica di colpi sparata dal guardiacoste italo-libico contro il suo peschereccio. "Non possono averci scambiati per clandestini, gli ho detto chiaramente che eravamo italiani e che stavamo lavorando. Volevano ammazzarci"

ROMA 14 settembre 2010- "Ma quale incidente, Maroni dica quello che vuole. Ma non possono averci scambiato con una barca di clandestini o con altro. Io ho parlato con il comandante della nave libica in Vhs e glio ho detto con chiarezza che eravamo italiani e che stavamo lavorando". 

Gaspare Marrone, comandante del motopesca "Ariete" crivellato dai colpi 1 della mitragliatrice del guardiacoste italo-libico, non ci sta alla teoria dell'incidente che il ministro Maroni ha sostenuto a Canale5. "Ora è chiaro che su quella nave c'erano nostri militari della Guardia di finanza - commenta Marrone - quando io ho mi sono rivolto a quell'uomo che parlava perfettamente la nostra lingua, gli ho chiesto se fossero italiani. Mi ha detto che era un guardiacoste libico, se mi avesse detto che era italiano avrei subito fermato le macchine". 

Anziché chiarire quanto successo, ora le dichiarazioni del titolare del Viminale sembrano complicare l'intera faccenda: perché se la motovedetta libica era perfettamente a conoscenza - come sostiene Marone - di trovarsi di fronte a pescatori italiani, ha aperto il fuoco? E perché i sei militari italiani non lo hanno impedito ai loro "colleghi" libici che fanno parte dell'equipaggio misto? Quelle motovedette, in base al Trattato dell'Amicizia, devono contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, non impedire ai pescatori italiani la pesca nelle acque internazionali del golfo della Sirte che i libici ritengono di loro proprietà. 

"Era impossibile scambiarci per qualcos'altro - incalza il comandante dell'Ariete - la nostra è una barca di 36 metri attrezzata con macchinari da pesca modernissimi, impossibile fare confusione. Loro invece hanno sparato ad altezza uomo. Se avessero voluto intimidirci, sparavano in aria, in acqua. Invece la mia barca ha 50 fori da una paratia all'altra. Ma che comportamento è questo? E Maroni lo chiama un incidente? Dica quello che vuole, ma le cose non sono così, quelli sparavano per ammazzarci, ad altezza uomo. E sapevano che eravano pescatori"



Mazara, la Cei accusa: "Il governo è inerte"
Frattini riferirà alla Camera, Maroni: "Incidente"
Duro monito dei vescovi. "Question time" in aula per il ministro degli Esteri sugli spari della motovedetta libica contro il peschereccio siciliano. Che, per Frattini, "sapeva di pescare illegalmente". Esaminato il Gps del peschereccio: era in acque internazionali

ROMA 14 settebre 2010- Il ministro degli Esteri Franco Frattini riferirà domani alla Camera, nel "question time", sul motopeschereccio italiano mitragliato da una motovedetta libica. Lo ha annunciato la vicepresidente Rosy Bindi aggiungendo che la Presidenza della Camera informerà il governo anche delle richieste di venire in aula avanzate in apertura di seduta da Pier Ferdinando Casini per l'Udc e dal capogruppo dell'Idv Massimo Donati. Per Frattini, se i libici sapevano su chi sparavano 1, come afferma il comandante del peschereccio "Ariete", anche il comandante "sapeva di pescare illegalmente". Il titolare della Farnesina lo ha sottolineato rispondendo alla domanda di un giornalista a margine di un'audizione al Senato.

Intanto giunge il durissimo monito monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del Consiglio Cei per gli Affari giuridici: nel Mediterraneo si spara e il Governo italiano sta a guardare. La Libia si scusa, ma le scuse non resuscitano i morti. Questo il senso delle parole del religioso dopo aver preso atto delle dichiarazioni con cui il ministro dell'Interno Maroni ha annunciato le scuse di Tripoli e giudicato "incidente, grave ma incidente" gli spari esplosi da una motovedetta libica 2, con a bordo anche militari italiani, contro un peschereccio siciliano. Che il Gps oggi dice essere stato in acque internazionali. "Assistiamo a una vera e propria inerzia del governo italiano - accusa il vescovo -. Preoccupa molto che non ci sia nessuna iniziativa politica sulla questione della competenza circa le acque del Mediterraneo. E la facilità con cui si mette mano alle armi e si attenta alla vita delle persone". Anche l'opposizione non ci sta, contesta le parole del ministro e chiede che sia rivisto l'accordo con Tripoli. Interviene il ministro degli Esteri Franco Frattini: "Incidente grave, ma i rapporti con la Libia non cambiano". La testimonianza dei pescatori 3: "E' stato un inferno. I proiettili rimbalzavano ovunque". 

Il vescovo: "Gheddafi amplia limiti acque libiche". Parlando ai microfoni di Radio Vaticana, monsignor Mogavero chiarisce il punto: "E' sempre lo stesso: il limite delle acque territoriali libiche. Il governo di Gheddafi, con atto unilaterale ha allargato il limite delle acque territoriali fino a 72 miglia marine, contro le 12 previste dal diritto internazionale. Tutte le volte che un peschereccio della nostra flotta, secondo la loro impostazione delle cose, sconfina, per loro è una atto di aggressione. Per noi invece è operare in mare aperto secondo le convenzioni internazionali". Quanto alle scuse libiche, il vescovo è lapidario: "Son buone, ma se ci fosse stato il morto non l'avrebbero resuscitato".

Maroni: "Libia si è scusata". "Quello che è successo l'altroieri sera non doveva accadere, e la Libia si è scusata". Lo annuncia - nel corso del programma Mattino 5, a Canale 5 - il ministro dell'Interno, Roberto Maroni -. Immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave che trasportava clandestini, ma con l'inchiesta che abbiamo aperto verificheremo cos'è accaduto". "La motovedetta - spiega ancora Maroni - è una delle sei che abbiamo consegnato alla Libia sulla base di un accordo siglato nel 2007 dall'allora ministro Giuliano Amato". A bordo, ha precisato, "ci sono militari italiani che per un periodo forniscono assistenza tecnica ai libici ma non hanno funzioni di equipaggio. Ieri abbiamo ricevuto il loro rapporto, non sono stati coinvolti nell'operazione e oggi faremo una riunione al ministero per verificare ciò che è accaduto. Penso che si sia trattato di un incidente grave, ma pur sempre un incidente: studieremo le misure perché non accada più".

Frattini: "Lavoriamo ad accordo sulla pesca". "Nulla cambia nei rapporti" tra Italia e Libia e non c'è stato alcun contatto tra Silvio Berlusconi e il leader libico Muammar Gheddafi dopo la vicenda del peschereccio. Così il ministro degli Esteri Franco Frattini, che poi ricorda come "c'è uno spazio marittimo che, secondo la Libia, fa parte del suo mare territoriale e nel quale i pescherecci italiani vanno pacificamente a pescare. In molti casi non succede niente, in altri avvengono incidenti". "Il problema è in corso di negoziato da molto tempo - prosegue Frattini -, almeno un anno. Si tratta di una questione vitale e abbiamo cominciato a lavorare per definire un accordo di pesca italo-libico. Altra cosa - continua il titolare della Farnesina - è la questione delle regole di ingaggio. L'accordo del 2007 spiegava con chiarezza le caratteristiche delle pattuglie italo-libiche. Ma non si dice in quell'accordo che quelle pattuglie devono lavorare esclusivamente in operazione anti-immigrazione, che potrebbe essere utile". 

Galan: "Pesca, a ottobre ne parlerò con i libici". Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, competente anche in materia di pesca, giudica "incomprensibile e inaccettabile" quanto è accaduto. E rassicura gli uomini del "nostro peschereccio" che "si adopererà in ogni modo per dare un senso accettabile al pericolosissimo episodio". "In ogni caso - conclude la nota di Galan -, nel mese di ottobre, il mio ministero affronterà i temi della pesca con le competenti autorita' libiche".

Le opposizioni: "Indegno difendere la Libia, il Trattato va sospeso". "Episodio gravissimo e inquietante" accusa in aula alla Camera il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, chiedendo che il governo riferisca "immediatamente" al Parlamento sui contenuti del trattato con la Libia. 

Il democratico Giuseppe Lumia sottolinea un altro aspetto della vicenda: "Il fatto che la motovedetta abbia sparato perché aveva scambiato il peschereccio per una nave di clandestini non è meno grave. Non si può liquidare quello che è successo al largo delle coste libiche come un mero incidente. Qui è in discussione il rispetto delle norme internazionali e dei diritti fondamentali della persona umana". 

Leoluca Orlando, portavoce dell'Idv, giudica "indegna" la difesa della Libia da parte del governo italiano. "Maroni e Frattini, invece di difendere i nostri pescatori e alzare la voce, continuano a genuflettersi al dittatore libico in nome degli interessi economici del presidente del Consiglio. Il governo venga immediatamente in Parlamento a riferire. L'Italia non è un piedaterre della Libia". E il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, chiede: "Ai migranti è lecito sparare addosso? E' così che l'Italia vuole gestire i flussi migratori?". E chiede "all'Unione europea di intervenire immediatamente perché un paese dell'Unione non può appaltare la gestione dei diritti umani dei migranti al dittatore Gheddafi".

Indaga la Procura di Agrigento. Tra le ipotesi dell'indagine, anche il reato di tentato omicidio plurimo aggravato a carico di ignoti. Al Ris dei carabinieri spetterà esaminare i fori di entrata dei proiettili per verificare se i militari abbiano sparato ad altezza d'uomo. La Procura ha disposto il sequestro del peschereccio. Intanto è già noto il risultato dell'esame del sistema 'Blue box', sorta di rilevatore Gps che ogni peschereccio al di sopra di una certa stazza deve avere installato a bordo e grazie al quale può essere seguito dalle autorità italiane: il peschereccio 'Ariete' era in acque internazionali, a 30 miglia a nord di Zuwarah, cittadina sulla costa libica non molto lontana dalla Tunisia. Il diritto internazionale stabilisce il limite delle acque territoriali a un massimo di 12 miglia dalla costa di uno stato. Il peschereccio, quindi, si trovava 18 miglia fuori dalle acque territoriali libiche.



Parla Gaspare Marrone, comandante del motopeschereccio 'Ariete' mitragliato ieri
da una motoverdetta libica in acque internazionali, 110 km a sud di Lampedusa.
Con il suo equipaggio, Marrone in passato ha salvato decine e decine di vite
nel Canale di Sicilia, tanto da ottenere anche un riconoscimento da parte dell'Onu.